Le 10 Pillole del GP di Singapore 2015

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
22 Settembre 2015 - 21:30
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Un uomo solo al comando: questa la copertina delle Pillole di Singapore, dedicata all’unica Mercedes che ha tenuto alto l’onore di Stoccarda. Mentre le altre due, sabotate con motore di un qualsiasi Vito e gomme vecchie di 40 anni, pascolavano per la pista supplicanti che l’agonia finisse presto.

In tutto questo un vero vincitore c’è, ed è il ditino di Sebastian Eroe Vettel, passato in pochi mesi dai fischi ai sacrifici umani, dalle stalle alle stelle, dall’odio all’ammmore, quello con tre “m”. Misteri della fede, in attesa di una puntata del Mistero “vero quanto finto”, quello televisivo.

Via con le Pillole:

1 – Sebastian Vettel | Dalle bambole Voodoo piene di spilli alle bambole regalate ai figli, dai commenti ironici sulla sottomissione al nuovo re Ricciardo all’orgasmo televisivo, dal dubbio incontestabile alla certezza incrollabile. Tutto Sebastian Vettel in 12 mesi. Quando lo si diceva da queste parti, che il ragazzo era buono, insulti a non finire. Il tempo è galantuomo.

2 – Alexander Rossi | Dalla pagella di un noto quotidiano nazionale: “Voto 2: stava per esser doppiato anche dalla Safety Car. Incosciente lui e chi lo fa correre in F1”. Se essere giornalisti a volte significa disporre di quantità di saggezza simili come questa, tanto vale rimanere ignoranti come capre. Primo weekend in F1 su pista difficilissima, ginocchia sul volante per misure non ancora prese a dovere, davanti al compagno in gara di 15 secondi con due Safety Car. Voto di Passione a 300 all’ora: 6.9, con buona pace degli esperti, santoni intoccabili, dell’informazione sportiva italiana.

3 – Kimi Raikkonen | E’ finito il digiuno! Hallelujah! Hallelujah, Hallelujah! Finalmente Kimi può festeggiare a suo modo un podio che per lui ha un sapore particolare. Non quello annacquato dello sciroppo di rose che viene versato in Bahrain, ma quello dello Champagne vero, al quale il biondo può dedicarsi finalmente e sbattendosene altamente delle interviste degli altri sul podio. L’obiettivo stagionale è stato finalmente conquistato, da ora in poi la stagione cambierà piega.

4 – Rubens Barrichello | Viene informato telefonicamente dell’invasione di pista da parte di un suo fan e si precipita a tempo di record a Singapore, con una delle sue Ferrari del periodo d’oro. Il contratto da seconda guida con la Scuderia, che prevedeva vittorie sicure in caso di invasione di pista (come da esempi Hockenheim 2000 e Silverstone 2003), è però scaduto alla fine del 2014 e quindi viaggio inutile, speranza vana, statistiche non aggiornate. Povero Rubinho, rimasto col volante della Chicco in mano.

5 – Le Mercedes | Svelato il trucco della prestazione opaca di Singapore. Niente pressione delle gomme sistemata col misuratore da braccio, niente power unit aggiornata con Windows ME (Millennium Edition, ricordate? AHAH), niente complottismo da strapazzo. Semplicemente i carrelli per spostare le macchine dimenticati sotto il fondo delle due frecce d’argento, per l’occasione ridenominate in “cetrioli d’argento” come ai bei, brutti tempi dello zio Schumi.

6 – Lewis Hamilton | C’è un denominatore comune ai problemi che la Mercedes ha patito a partire da Monza, ovvero l’acconciatura illegale del buon Jerry Lewis Hamilton, improbabile biondo platino che non conosce senso del pudore estetico. C’è da dire però una cosa. Se il rapporto mistico biondo-rotture è valido (anche le F1 hanno un’anima, d’altronde), si può sperare che a Lewis l’accounciatura piaccia da matti e la mantenga fino al termine della stagione…

7 – Fernando Alonso e Jenson Button | Accomunati da un destino crudele, i due alfieri della palafitta di Woking devono far fronte al quarto doppio ritiro stagionale. Sono stati trovati, durante la notte di Singapore, intenti nell’imbrattare le serrande dei garage Mclaren con delle bombolette spray. I testi sono al vaglio del signor Zanichelli che potrebbe uscire, presto, con un volume in libreria dal titolo “Dizionario degli insulti, degli epiteti e loro sinonimi”.

8 – Pastor Maldonado | Mesi di cure presso uno psicologo di fiducia hanno reso possibile il rinnovo del nostro idolo con la futura Lotus 2016 (sempre che venga chiamata così). L’input fu chiaro: “Se riesci a farti centrare due volte dallo stesso pilota durante l’anno senza restituire i danni, il rinnovo sarà scontato con aumento dell’ingaggio”. Detto, fatto. E’ già la seconda volta che il buon venezuelano si fa centrare dal povero Jenson. Danno subìto, rinnovo assicurato.

9 – Max Verstappen | Aria di invida intorno al minorenne, che ancora una volta spaccia classe e arroganza sportiva ad ogni curva. Sorpassa dove non si può, frena dove non si può, se ne sbatte dei team order. Ma soprattutto parte con un giro di ritardo e (grazie anche a Maylander e ai suoi trucchetti –> leggasi dopo) torna in gara e pure a punti con il fumo che esce dal casco. Potenziale “iradiddio” assoluta.

10 – Toro Rosso | Giusto per chiarire la situazione: L’ingegnere via radio dice a Verstappen di lasciare la posizione a Sainz. Verstappen dice “No!”. Sainz s’incazza. Papà Jos dice che se l’avesse fatto lo avrebbe preso a calci nelle palle. Tost dice che Verstappen ha fatto bene. L’ingegnere fa la figura del pirla. Se tanto mi dà tanto, Jos a breve lo troviamo Team Principal. Bell’ambientino che si sta creando, ultimamente.

Fuori Concorso – Bernd Maylander | L’idolo dei tre mondi (di cui due di sua proprietà) questa volta fa tutto da solo. Abbaglia Hulkenberg mentre sopraggiunge Felipe Massa. Entra in pista per la prima volta lasciando un uomo del posto a bordo tracciato, indicandogli che deve percorrere una cinquantina di metri mentre passano le vetture. Entra una seconda volta. Ormai se le canta e se le suona da solo. Chapeau.

MENZIONI SPECIALI

L’invasore | Per assistere ad un Gran Premio di Formula 1 bisogna donare il sangue tipo Renato Pozzetto ne “Il ragazzo di campagna”. Paddock inaccessibile a meno di essere VIP o addetti ai lavori. Poi trovi il primo pirla che passa che passeggia amabilmente lungo la pista con visione privilegiata sulle monoposto. Quant’è ingiusto il mondo! E lo arrestano anche? Ma è il mio idolo!

La Virtual Safety Car | Verrà presto rinominata Real Idiot Car (RIC) per lo studio che ne ha proposto l’introduzione, le modalità di applicazione e i risultati in pista. Roba tanto assurda che qualcuno avrebbe fatto più bella figura a non proporla nemmeno. Ennesima dimostrazione di come si possa rovinare con un’applicazione assurda un’idea anche buona.

Smog, non smog | Alla fine a Singapore s’è corso senza particolari problemi, ma durante la settimana si era temuto il peggio con la città praticamente invisibile. Se Volkswagen ultimamente ha venduto bene i suoi diesel anche lì, potremmo avere la spiegazione del problema.

Appuntamento a settimana prossima con le Pillole di Suzuka!

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