Larson, Pagenaud, Abt: la bolla del virtuale è già esplosa?

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
28 Maggio 2020 - 00:18
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Le settimane di gare virtuali che ci stanno accompagnando in questo periodo stanno proponendo diversi spunti di discussione e riflessione. Se inizialmente l’idea di intrattenere il pubblico attraverso i videogame ed i simulatori è sembrata ottima, intelligente e, a tratti, anche rivoluzionaria in chiave futura, negli ultimi tempi si è mostrato anche il rovescio della medaglia, i lati negativi di questo mondo.

Come al solito, la colpa è delle persone più che delle piattaforme. Il caso del GP di Monaco virtuale corso senza danni è una questione puramente regolamentare, che ha portato ad uno spettacolo decisamente poco gradevole per tutti.

Ma non è tanto questo il punto della discussione, quanto il fatto che tre episodi in tre diverse categorie hanno minato pesantemente l’immagine di questi eventi e, di fatto, degli eSport in generale. eSport che, per essere corretti, sono un’altra cosa rispetto a quello a cui stiamo assistendo.

La nota importante è che in due di questi tre casi le ripercussioni sono state pesantissime e non nel virtuale, ma nella vita vera. A metà aprile il primo caso è stato quello di Kyle Larson in NASCAR, beccato ad epitetare utenti in chat su iRacing con termini di stampo razzista, non accorgendosi di essere ascoltato da tutti. Per scherzo o meno, Larson ha pagato carissime le conseguenze con il licenziamento da parte del suo team.

Ad inizio maggio il guaio si è verificato in Indycar, nella gara corsa sull’ovale di Indianapolis con protagonista anche Lando Norris. Qui il cattivo di turno è stato Simon Pagenaud: il vincitore della 500 miglia 2019 ha ammesso candidamente di aver ostacolato il pilota McLaren per favorire i colleghi impegnati full time nella serie. Una bravata andata in onda anche in televisione che ha rovinato uno spettacolo, fino a quel momento assolutamente godibile come per tutti gli eventi disputati su iRacing.

Infine abbiamo il caso più fresco, quello di Daniel Abt che, per aver fatto correre un altro pilota al posto suo nella Race at Home della Formula E di sabato, è stato addirittura messo alla porta da Audi.


La reazione del colosso tedesco potrebbe sembrare esagerata anche se il comportamento del suo pilota, al di là delle scuse, è stato assurdo.

Viene da pensare che, forse, gli stessi piloti non abbiano inteso completamente quanto questo movimento delle gare virtuali sia stato preso seriamente dai vari campionati. Ognuno a modo suo ha macchiato non solo la propria immagine, pagandone fisicamente le conseguenze nei casi di Larson ed Abt, ma anche quella della rispettiva categoria mandando al diavolo quanto di buono fatto per avere un prodotto fruibile e distribuibile anche su canali TV, con perdita d’immagine da parte della serie, del team, degli sponsor.

Se dal punto di vista delle piattaforme abbiamo sottolineato più volte le differenze tra quelle dedicate al pubblico di massa e quelle più improntate alla simulazione, quello che spiace è dover notare che spesso anche le iniziative più sincere vengono rovinate dai comportamenti delle persone, in questo caso i piloti. Il che è ancor più grave visto che si tratta degli stessi protagonisti che vediamo lanciati a 300 e passa all’ora.

Non a caso c’è chi lamenta il fatto che gli eSport, dopo un boom iniziale causato implicitamente dall’emergenza COVID-19, stiano ora perdendo credibilità a causa di eventi che, con l’eSport vero, non hanno a che fare, come appunto il Virtual GP di domenica.

C’è del vero in questo. Al di là della piattaforma, le vere gare eSport vedono al volante dei veri e propri professionisti della simulazione, mentre non è detto che i piloti veri siano anche altrettanto forti al PC. A sfavore della F1, in questo caso, va il fatto di aver invitato personaggi extra sport per colmare il vuoto di oltre mezza griglia titolare assente. E, sinceramente, fa un po’ sorridere vedere calciatori o cantanti dotati di postazioni da migliaia di euro che, alla fine, non sanno neanche dove si trovano e girano da fantasmi solo per portare un po’ di pubblico.

Se dopo un paio di settimane non avevo molti dubbi sul fatto che questo genere di iniziative sarebbe diventato la norma durante le pause invernali, gli ultimi eventi mi hanno fatto un po’ ricredere. Non vorrei che il grande entusiasmo fosse già scemato e che, al riprendere delle vere attività, il tutto tornasse come prima senza averci lasciato nulla. Come in tutte le cose ci sono lati positivi e negativi. Vedremo cosa resterà.

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