Trulli, Liuzzi, Fisichella, Pantano. Zanardi, Badoer, Larini. Morbidelli, Martini, Modena, Papis. De Cesaris, Capelli, Nannini, Alboreto. De Angelis, Patrese. E poi indietro ancora, da Brambilla, a Merzario, a Bandini, fino ad arrivare ad Ascari e Farina. Ne ho dimenticati altri, sicuramente.
Tanti i piloti italiani che hanno partecipato o vinto in Formula 1. Nessuno, dal 2012, è al via del mondiale.
Ricordo i primi anni in cui seguivo la F1. Quando la schiera di nostri connazionali al via era folta. Magari molti navigavano nelle acque più basse dell’acquario, ma ce n’erano alcuni che qualche buona posizione la ottenevano. Alcuni vincevano ancora, come Patrese. Purtroppo, il periodo nel quale ho iniziato a seguire questo sport è coinciso con la tendenza negativa del nostro paese. L’ultimo a vincere, dei nostri, è stato Fisichella. Se non ricordo male era il GP della Malesia del 2006. Sette anni fa.
Oltre alle vittorie, anche le stesse presenze sono andate calando man mano. Fino a scomparire quest’anno. Gli ultimi a calcare il palcoscenico della F1 sono stati Liuzzi, sulla HRT, e Trulli sulla Catheram. Comprimari, comparse, monoposto utili a riempire lo schieramento, non certo a guidarlo. Comunque, presenze. Che ti facevano pensare “Beh, in minima parte ci siamo anche noi”.
Ora siamo stranieri in un luogo dove la nostra lingua si parlava eccome, due decenni fa. Distrattamente, qualcuno potrebbe dire che non ci sono italiani bravi abbastanza da meritarsi la F1. E potrebbe essere vero, se solo in F1 ci si arrivasse unicamente per meriti sportivi.
Perchè basta scendere al piano inferiore, alla GP2, per vedere che di italiani bravi in questi anni ce ne sono stati e ce ne sono. Pantano, Filippi, il fresco Campione Valsecchi. Davide l’ho incrociato a Monza, in occasione della presentazione del Rally. Ero in Pitlane con Dindo Capello e Davide stava passando, quando si è fermato a salutare proprio Dindo. Che si complimenta con lui per il campionato appena conquistato e riceve la seguente risposta: “Grazie, sono stato fortunato”. Fortuna, certo.
La domanda è sempre la stessa. Perchè ci fermiamo alle categorie inferiori? Purtroppo, anche la risposta è sempre identica: perchè mancano soldi e sponsor. Non è una novità che al momento solo i piloti delle 4 scuderie top (Red Bull, Ferrari, Mclaren, Mercedes) non paghino per correre. E così ci troviamo un Valsecchi che stampa un miglior tempo nei test per giovani piloti ad Abu Dhabi ma, presumibilmente, la F1 la vedrà ancora dal televisore a meno di miracoli.
Mancano finanziatori, manca voglia di promuovere il motorsport italiano. La crisi incombe, certo, e un segnale in questo senso è anche la soppressione della Formula 3 nostrana, decisa il 6 di Dicembre, per lasciare spazio (e fondi) per il campionato europeo FIA e per la messa a punto di una nuova categoria, la F4, che dovrebbe partire nel 2014.
Gian Carlo Minardi preme sulla mancanza di un sostegno concreto da parte di una casa automobilistica, o comunque di aziende che lavorano nell’ambito del motorsport. Quelle italiane sono tantissime e famose in tutto il mondo. La stessa Ferrari porta avanti il progetto FDA, che conta al momento due italiani (Marciello e Maisano), con inoltre Bianchi dal futuro incerto e Perez che ha lasciato per andare in Mclaren al fianco di Button. Ma di nomi che potrebbero investire ce ne sono davvero molti.
Insomma, la questione è delicata. Mi spiacerebbe molto se anche Valsecchi non dovesse trovare sbocchi e fosse costretto a scegliere altre categorie pur di correre. Immagino anche lo scoramento nel percorrere tutta una gavetta dalle categorie inferiori per poi assaporare il sogno della F1 (con anche un test) e rimanere a bocca asciutta.
Chissà mai che il 2013 non ci riservi delle sorprese. Ma se anche un Kobayashi tenta di raccogliere fondi con una colletta in patria per rimanere in F1, le cose si fanno discretamente difficili.
Brutta rogna, il denaro.
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