Ecclestone, Lacrime di coccodrillo

Autore: Giancarlo Marseglia Ceccoli
Pubblicato il 21 Ottobre 2015 - 10:30
Tempo di lettura: 5 minuti
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Ecclestone, Lacrime di coccodrillo
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“Okay Lewis, it’s hammer time“.

Quando il nostro arrogantissimo capo (ma lui, nonostante sia arrogante, non ama questa definizione) mi ha chiesto che titolo dare al mio blog, non ho avuto alcun dubbio. Questa frase è quella che l’ingegnere di Lewis Hamilton dice per lasciarlo libero di dare il tutto per tutto, di sfogarsi, di “martellare”, per l’appunto. E, quindi, mi è venuto naturale intitolare così il mio spazio personale sul nostro sito: di “martellate” ne darò parecchie, nei miei post, ma state tranquilli, saranno martellate costruttive, almeno spero. Mi è sempre piaciuto scrivere ciò che penso, anche a costo di attirarmi critiche come se piovesse. Sono profondamente convinto che le opinioni, giuste o sbagliate che siano, vadano espresse sempre e comunque (restando sempre nei limiti della decenza, s’intende), perché anche da un’opinione sbagliata si può costruire qualcosa. Con questo voglio, in un certo modo, mettere le mani avanti (furbo, io…): non ho alcuna intenzione di ergermi su un piedistallo per pontificare, anche perché non ho nessun titolo, e nemmeno il suddetto piedistallo, per farlo. Però, al tempo stesso, spero di poter stimolare qualche sana discussione con degli spunti del tutto personali sul motorsport, con qualche digressione qua e là. Bando alle chiacchiere adesso, “It’s Hammer Time!” 

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Bernie Ecclestone ha detto che il regolamento della Formula 1 andrebbe riscritto da capo.

Bene! Bravo! Bis! Applausi a scena aperta!

Come dargli torto? Il regolamento attuale è un guazzabuglio inimmaginabile fatto di norme stupidamente pedanti, alternate a zone grigie in cui volpi e volponi amano sguazzare. Detto in parole povere, il regolamento attuale è troppo restrittivo quando sarebbe necessaria un po’ di libertà di movimento e troppo vago quando, al contrario, sarebbe necessario stabilire dei punti fermi.

E quindi, tornando a Ecclestone, ha ragione da vendere, ci mancherebbe altro. Un regolamento simile non fa altro che confondere (e magari fuggire) gli spettatori e, di conseguenza, fa diminuire l’audience del “prodotto-Formula 1”. Ecclestone ha quindi capito perfettamente che questa situazione va in primis contro i suoi stessi interessi.

Eppure, non so a voi che leggete, ma a me qualcosa non torna…

Per esempio mi chiedo chi sia il capo della Formula 1 da svariati anni a questa parte e c’è un nome che frulla nella mia testa: Bernie Ecclestone.

È chiaro che si tratti di omonimia.

Non possono certo essere la stessa persona! Colui che ormai da decadi spadroneggia sul Circus, e che di conseguenza l’ha portato alla situazione attuale, non può essere lo stesso che critica il regolamento come se fosse il peggiore abominio mai concepito!

Eppure, mi dicono, pare che sia possibile.

La F1 è come Cerbero, il cane a tre teste che nella mitologia greco-romana sorvegliava l’ingresso dell’Oltretomba: le tre teste sarebbero la FIA, lo stesso Ecclestone (per conto delle sue società che gestiscono i diritti commerciali) e i team. Ognuna di queste teste ha una percentuale di responsabilità su tutto ciò che, nel corso degli anni, è accaduto nella massima formula e, di conseguenza, queste responsabilità bisognerebbe anche assumersele, di tanto in tanto.

Altrimenti è troppo facile fare dichiarazioni come quella di Bernie, criticando e basta, senza riconoscere i propri errori e, come dicevamo, soprattutto le proprie responsabilità.

Questa pessima usanza, va detto, non è del solo Ecclestone: anche i team, nel corso delle ultime stagioni, hanno più e più volte attaccato le regole della F1 per motivi via via diversi. C’è chi si è lamentato per le regole sui motori, chi per l’abolizione dei test, chi per i presunti “imbrogli” delle squadre rivali, chi per le gomme, poi c’è chi rivorrebbe i rifornimenti, etc.

Praticamente non si finisce più, tutti si lamentano di tutto e, nella maggior parte dei casi, hanno anche ragione.

Il paradosso sta tutto qui: quelli che si lamentano sono gli stessi che si sono messi d’accordo per rendere la Formula 1 quella che è adesso! Questa è una cosa che spesso sfugge allo spettatore medio (e con la memoria corta) ma che, invece, è di fondamentale importanza. Un appassionato, come noi che scriviamo, ha tutto il diritto di lamentarsi, visto che (purtroppo, dico io che sono un utopista) i regolamenti sono scritti da “altri”. Questi “altri” sono i primi a criticarli, i regolamenti. Non vi sembra una follia?

Ecclestone, fosse stato un appassionato, avrebbe avuto la mia piena approvazione, così come, qualche volta, l’avrebbero avuta i vari Montezemolo, Horner, Dennis, Arrivabene, Wolff e compagnia ma, mi dispiace per loro, non potranno mai averla.

Ho come la sensazione che chi comanda abbia, per una volta, le idee confuse: probabilmente ha capito che la situazione stia sfuggendo di mano, con un’attenzione da parte del pubblico ormai ai minimi storici, e sta cercando disperatamente di salvare il salvabile, affidandosi magari proprio a quegli appassionati che per tanti lustri sono stati snobbati e trattati come dei limoni da spremere fino all’ultima goccia, credendo forse che fossero inesauribili.

A tirar troppo la corda, prima o poi questa si spezza, è risaputo, ed è proprio quel che è successo con gli appassionati della Formula 1: per anni si è detto che le cose stavano andando nella direzione sbagliata, che bisognava tornare alle origini, che bisognava ritornare alla competizione sportiva di un tempo, mentre ai piani alti pensavano solo a rendere questa competizione un qualcosa di sempre più artificiale e chiuso in se stesso.

Ora si è (forse) capito che questi appassionati sarebbe meglio ascoltarli, cestinando in toto tutte le regole che hanno rovinato la Formula 1 e ripartire dalle origini per recuperare il prestigio andato perduto.

Quello che però temo è che, ormai, sia troppo tardi per tornare indietro e che queste, quindi, siano solo lacrime di coccodrillo; lacrime versate quando ormai c’è ben poco da fare per rimediare.

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