La vittoria degli idioti

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
5 Novembre 2018 - 00:18
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“Al di là dell’incidente, non ho mai visto Rossi così consistente. Più di dieci giri nello stesso decimo nel più caldo e lungo circuito mi hanno impressionato. Ed alcuni dopo l’ultima gara hanno detto che inizia a sentire l’età…”

Non è Uccio, non è papà Graziano né mamma Stefania. Non è Luca Marini né qualsiasi altro membro dello Sky VR46. L’autore di questo messaggio si chiama Jorge Lorenzo ed è stato, anzi è ancora, uno degli avversari più agguerriti di Valentino Rossi. 

Potrebbe bastare questo a chiarire quello che si è visto in Malesia, la testimonianza di chi in teoria dovrebbe fare tutto tranne che elogiare un avversario per pura questione psicologica. Che sia proprio Lorenzo a lasciarsi andare ad un messaggio così è sintomatico di un’opinione che dovrebbe essere oggettiva. Perché quando un pilota a fine carriera, a pochi mesi dai quarant’anni, mette su uno spettacolo come quello visto a Sepang da parte di Valentino Rossi bisognerebbe quanto meno portare un mimimo di rispetto. 

Come dicevo un messaggio simile potrebbe bastare se non fosse che in Italia non serve a nulla. Perché l’Italia è il paese che vanta la più alta concentrazione di pseudotifosi che negli ultimi vent’anni non hanno semplicemente evitato di tifare per Valentino, scelta che sarebbe assolutamente rispettabile se fine a se stessa, ma hanno anzi parteggiato ciclicamente per tutti gli avversari che si sono messi di traverso sul suo cammino. In principio fu Max Biaggi, poi arrivarono Sete Gibernau, Stoner, lo stesso Lorenzo ed infine il fenomeno Marquez.

Pseudoappassionati dalla bandiera cangiante, che si sono scelti il nemico sportivo facendo finta di tifare per tutti coloro che l’hanno sfidato dal 1996 in avanti. Perché Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo e Marquez sono convinto che non sarebbero felici di sapere di aver avuto tifosi a tempo. Giusto il periodo di conflittualità con il re dei canarini: quello che ha vinto un centinaio di gare e nove mondiali esclusivamente grazie a gomme, Michelin o Bridgestone, prodotte e stampate ad personam con l’etichetta VR46 sulla spalla. Quello che per alcuni è addirittura colpevole della scomparsa del Sic, perché in certi ambiti vomitevoli di internet anche questo si dice. Quello che in condizioni normali sarebbe una mezza calzetta, insomma.

A poco serve che arrivi ancora costantemente tra i primi in campionato, e con 15 anni di differenza rispetto al compagno riesca ancora a restargli davanti in classifica o arrivi comunque lì, perché là fuori c’è un esercito, un partito, un movimento anti canarini che sgomita, insulta, sporca il web, spreca byte con una lotta che autoincensa i suoi protagonisti, impegnati a dare dei coglioni a tutti quelli che hanno sempre sostenuto Rossi. Perché ovviamente solo in Italia le tribune sono tinte di giallo. Quelle di Sepang stamani immagino inneggiassero al Lipton Ice Tea, quelle di Assen a chissà quale altro sport. 

Sapete cosa c’è, cari Napalm51 di pseudofede motociclistica? Ve lo sussurriamo all’orecchio, con delicatezza: alla fine della fiera anche gli haters sono fan. Quindi, nel vostro ghigno, nella vostra goduria internettiana (e magari anche fisica, chissà) del vedere Rossi scivolare consegnando la vittoria a Marquez, dimostrate ancora una volta che per sentirvi social-mente distinguibili, per ergervi a protagonisti del movimento anti canarino, proprio di lui avete bisogno. Ed il giorno che tanto attendete, quello del ritiro, in realtà lo attendiamo anche tutti noi con la speranza che la sua uscita di scena porti via serenamente anche voi per qualche tempo.

Perché anche voi, alla fine, siete figli di Rossi e non certo di quelli che avete tifato a squarciagola per convenienza. Purtroppo questo è un concetto difficile da comprendere, soprattutto dopo anni, così come quello del rispetto.

Anche se su questo potreste iniziare a lavorare con il Tweet che segue. 

Ascoltate il vostro penultimo pilota preferito. Si sa mai che possiate imparare qualcosa. Anche se dubito.

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