La telenovela Red Bull – motori continua

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 29 Settembre 2015 - 15:00
Tempo di lettura: 3 minuti
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Abbiamo scelto un’immagine di copertina emblematica. GP d’India 2013, ultimo dei quattro titoli consecutivi conquistati dalla Red Bull in coppia con Renault. Una partnership fortissima che ha regalato in totale otto titoli (quattro costruttori più quattro piloti) al team di Mateschitz, Horner e Marko. L’anticamera della bufera. Tempi lontanissimi.

L’introduzione dei motori turbo ha stravolto i valori in campo, con Mercedes che nel 2014 è passata dal ruolo di eterna promessa a quello di leader, non senza polemiche (ricordate i 1000 km di test illegali a Barcellona del 2013?) e la Red Bull che si è trovata in difficoltà con la nuova monoposto. Un terremoto che ha avuto ripercussioni anche su Renault, principale indiziata del fallimento del 2014, nonostante le tre vittorie ottenute da Daniel Ricciardo.

L’uscita di Sebastian Vettel direzione Ferrari a fine 2014 ha tolto anche parte dell’esperienza nel team (Kvyat è ancora molto giovane), mentre Renault nel 2015 non è stata capace di colmare il gap con chi è davanti (Mercedes, Ferrari e Williams). Da qui la scelta di non continuare nel 2016 il rapporto con il motorista francese, che dal canto suo è pronto ad uscire dalla finestra e rientrare dalla porta principale, con il proprio team, acquistando Lotus, o meglio riacquistando se stessa dopo il passaggio di fine 2010.

Ecco l’errore grave di Red Bull, però: abbandonare Renault senza avere alternative valide. La prima ipotesi è stata quella della fornitura Mercedes, che poi si è tirata indietro. Poi è stato il turno della Ferrari, che sarebbe stata criticata dalla stessa Red Bull la quale pretenderebbe trattamento pari rispetto al team principale, ossia la stessa specifica di power unit. Pretesa quanto meno assurda, partendo dal presupposto che a Milton Keynes rischiano di restare a piedi. Forse sarebbe meglio accontentarsi di quello che si trova a disposizione all’alba della fine di settembre.

Ora, per voce niente di meno che di Bernie Ecclestone, pare che i contatti tra Red Bull e Mercedes si siano rifatti vivi dopo lo screzio con Ferrari. Red Bull è in estremo ritardo sulla tabella di marcia verso il 2016, e non può permettersi altre settimane senza conoscere i dettagli della power unit che monterà sulla futura RB12. L’alternativa, paventata da Marko a Singapore, è quella di lasciare la F1. Si tratta probabilmente di una semplice minaccia, ma la F1 in questo momento storico non potrebbe permettersi l’uscita di scena di due team (c’è anche Toro Rosso di mezzo).

La questione, quindi, si sta spostando più sull’aspetto politico che su quello puramente manageriale. E la voce di Bernie potrebbe contare come al solito quando ci sono pericoli in vista.

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