Nell’immaginario di Liberty Media la Sprint doveva dare quel tocco in più di imprevedibilità a gare e campionati, per la serie “Piatto ricco, mi ci ficco”. Come se dare più gare in pasto al pubblico potesse garantire maggiore incertezza, mentre l’unica certezza è rappresentata dai maggiori introiti dalle TV.
Il risultato, ormai si può dire, è invece l’opposto. Nelle condizioni in cui un team vince con ampio margine, come succede quest’anno, la Sprint non è altro che un elemento che accorcia la vita di un campionato. Con Verstappen che anche oggi ha conquistato la Sprint austriaca davanti a Pérez, Red Bull e l’olandese hanno messo in cascina altri punti validi a distaccare chiunque sta alle spalle.
Per assurdo, la Sprint invece che un’opportunità è diventata un rischio per chi insegue, vedasi oggi quanto successo a Mercedes e alla stessa Ferrari con Leclerc. La smania di recuperare e di avere una chance al sabato non fa altro che aumentare rischi ed eventualmente errori; tutto questo a vantaggio di chi, il vantaggio, invece ce l’ha e comodamente può gestirlo davanti a tutti.
Il riassunto di tutto questo è che, in un mondiale lunghissimo, le Sprint offrono l’opportunità per chiudere i conti ancora prima di quanto previsto grazie ai 48 punti in più che offrono al vincitore su sei appuntamenti. E, se questo vincitore rischia di essere quasi sempre lo stesso, è evidente che i tempi di chiusura del mondiale si accorciano.
L’anno scorso Verstappen ha vinto il titolo alla gara 18 su 22, a Suzuka. Il rischio concreto, se le cose vanno avanti così, è che l’olandese possa conquistare il terzo titolo sempre in Giappone, quest’anno anticipato e fissato in calendario alla gara 16. Soluzione possibilmente gradita a Red Bull, meno a tutti gli altri, TV comprese.
Immagine: Media Red Bull
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