La RAI saluta: cala il sipario sulla F1 in Italia

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
26 Gennaio 2018 - 01:00
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È arrivata la notizia che ancora più dell’Halo e dei tre motori a stagione rappresenta la mazzata definitiva per la Formula 1 nel nostro paese.

La RAI, dopo ventuno stagioni consecutive di trasmissione della massima serie nel nostro paese con le ultime cinque vissute in coabitazione con Sky, appende la telecamera al chiodo e saluta il Circus. Niente più TG delle 13 seguito dal collegamento, niente più Gianfranco Mazzoni ed il suo “cordiale saluto”, niente più segreti del tracciato con Ivan Capelli, l’instancabile Ettore Giovannelli a destra e a manca ad intervistare chiunque, Giorgio Piola a svettare in fatto di tecnica accompagnato dall’Ing. Bruno e Stella Bruno a farsi, ogni tanto, prendere in giro da questo o quel pilota per qualche domanda fuori posto. I dettagli della nuova stagione li abbiamo raccontati oggi: ma, a mio modo di vedere, con questa novità la F1 in Italia si avvia verso il tramonto. 

Per la TV di Stato si parlava di soli 4 GP invece dei 9/10 delle ultime stagioni: sarebbe stata, per quanto mi riguarda, una presa per i fondelli. Sotto questo punto di vista è meglio che abbia mollato completamente ma il danno sarà grande, enorme. Già con il rientro di Sky nel 2013 gli ascolti hanno visto un tracollo clamoroso, sia per quanto riguarda le dirette che (soprattutto, ma era ovvio) le differite. La sola spartizione dei diritti ha visto tanta gente dedicarsi ad altro alla domenica: in questi cinque anni sono state pochissime le occasioni in cui la somma degli spettatori in diretta delle due emittenti ha raggiunto i valori del 2012, ultima stagione di esclusiva RAI. Se già ai tempi si era capita la deriva di una situazione mista, con gli appassionati confusi alla ricerca degli orari di ogni singola gara, siamo ora arrivati alla fine della storia. Per quanto tecnicamente cambino solo il canale ed il numero delle gare che verranno trasmesse in differita (si passa a TV8 con sole quattro gare in diretta in chiaro) il contraccolpo vero sarà maggiore. 

È colpa della RAI che ha tradito gli italiani? Non credo. Al di là delle dichiarazioni del DG Orfeo che lasciano il tempo che trovano, è da tempo che la TV pubblica fatica a trovare l’accordo (economico soprattutto) per la trasmissione della F1. Evidentemente questa volta il gioco non valeva davvero la candela. Poi si possono recitare le accuse sul favoritismo verso il calcio, sugli stipendi d’oro di alcuni presentatori, sul canone, ma per dirne una chi NON pone il calcio di fronte a tutto nel nostro paese? Forse solo gli specializzati che non parlano di nessuno sport. Quando sul Corriere della Sera si trovano le foto delle vacanze di Icardi, perché lamentarsi se la RAI acquista i diritti della Champions League?
È colpa di Sky che ha “troppi soldi”? No. È semplicemente il mercato: chi può investire lo fa, d’altronde si tratta di affari e non di gloria ed ognuno pensa al suo. Detto questo, non credo che l’uscita di scena della RAI riverserà abbonati al satellitare, esattamente come non è successo in modo clamoroso tra 2012 e 2013. Semplicemente penso che calerà ancora di più il pubblico interessato alla F1.

Alla fine, comunque, quello che davvero conta non è trovare il colpevole di questo colpo basso ma immaginare come da qui a qualche anno la F1 sarà identificata non più come uno sport nazionalpopolare, quello che alla domenica riuniva le famiglie davanti alla TV, ma come uno dei tanti. Quei 14 milioni e quattrocento mila persone che hanno seguito il Gran Premio degli Stati Uniti del 2000 all’ora di cena resteranno un record inarrivabile per sempre nel nostro paese, per tutta una serie di motivi tra cui, ovviamente, il fatto di avere una Ferrari vicinissima al ritorno al titolo. Certo, in questi lustri sono anche aumentate le alternative. Gli anni d’oro erano ancora quelli del tubo catodico: quei dieci, quindici canali della cara vecchia antenna analogica tra i quali scegliere in cui la F1 spiccava per interesse, emozioni e quant’altro. Ora siamo invasi dal digitale terrestre, dai millemila canali, da Internet. Sono cambiate priorità, interessi: è anacronistico che in un mondo iperconnesso, in cui puoi seguire live da Instagram anche la vecchina che fa la spesa, l’appassionato di F1 che non può permettersi un abbonamento a Sky debba adeguarsi nel 2018 a vedere una gara in differita. È proprio per questa assurdità che è più facile che l’appassionato lasci perdere, com’è successo in passato e come succederà ora.

Se tra 2000 e 2012, anni di esclusiva RAI, si sono persi quattro milioni di spettatori in media da 10.6 a 6.5, con la spartizione tra la Tv pubblica e Sky si sono persi altri milioni con una punta minima di 3.8 nel 2014, primo anno dell’ibrido. Cosa succederà ora che le prime tredici gare del 2018 saranno in differita e su un canale diverso rispetto al solito, dettaglio psicologicamente non trascurabile? Magari si arriverà al GP d’Italia con il titolo già indirizzato, ed allora le già poche dirette saranno totalmente inutili. Sky pensa davvero di rimpinguare gli abbonamenti con una F1 ibrida che lascia dubbi da quattro stagioni? Io non ne sarei così sicuro fossi in loro. 

Si tratta, comunque, di una scelta senza via di ritorno. In questi tre anni di esclusiva a Sky il solco che si aprirà sarà tale che, qualora si dovesse fare marcia indietro al termine dell’accordo, ormai sarà già troppo tardi. Le nuove generazioni conosceranno la F1 come uno sport tra i tanti, senza più quel rito domenicale che aveva iniziato tanti piccoli decine d’anni fa. Non credo di essere eccessivamente pessimista: semplicemente ho ascoltato tanta, troppa gente che per i più svariati motivi non segue più già dal 2013, perché la differita nel 21° secolo è semplicemente indegna. 

Ci si lamentava tanto (anche noi a volte) di Bernie Ecclestone, ma casualmente il banco è saltato ora che è andato via lui: avrebbe permesso che in Italia si arrivasse a questo punto? Avrebbe taciuto di fronte al paese della Ferrari, da sempre ritenuto un simbolo irrinunciabile, che resta senza F1 in chiaro? E poi: possibile che la Ferrari stessa non abbia detto una parola una su questa storia? Che non abbia sottolineato minimamente quanto sia importante per i tifosi poter seguire la Rossa? Liberty Media, da par suo, sembra non interessarsi minimamente alla questione, anche perché è pronta a lanciare il suo servizio di streaming online. E questo, prezzo permettendo, potrebbe rappresentare un altro scossone nel modo di seguire lo Sport.

Sempre che, almeno da noi, non sia passata prima la voglia.

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Un Commento su “La RAI saluta: cala il sipario sulla F1 in Italia”
mau65 dice:

La F1 era la Bernie. Senza di lui, sparirà (merzario Docet)

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