La mia prima volta

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 8 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
4 Giugno 2018 - 21:43

Fino a venerdì scorso, uno dei miei più grandi rimpianti da appassionato di motociclismo (e di corse in generale) era quello di non aver visto mai dal vivo un Gran Premio. Essendo cresciuto in una famiglia che non vedeva di buon occhio questa mia passione (non la disprezzava, ma la sopportava in silenzio), non ho mai avuto l’occasione da piccolo di ammirare gli eroi della MotoGP e delle classi limitrofe dal vivo. Anche da adolescente le cose non sono cambiate: non conoscendo di persona molta gente appassionata di motori in generale, per me è stato impossibile organizzare qualcosa per andare al Mugello piuttosto che a Imola o a Misano. Quindi un po’ per queste situazioni, un po’ per pigrizia mia, quest’appuntamento tardava ad arrivare.

Questo fino al 2 giugno 2018 verso le 23, momento in cui mi presento all’ingresso Scarperia del Mugello col biglietto (giallo tra l’altro, giusto per non smentirsi) per vedere la gara del giorno dopo. Sono con una combriccola di sei persone, che mastica pane e Rossi e che veste per la maggior parte di giallo fluo, al contrario mio. È l’inizio del mio primo weekend di corse vissuto dal vivo, almeno per eventi di questo livello.

Dopo una buona mezz’ora passata a cercare posto, posso finalmente vedere coi miei occhi ciò che il Mugello ha da offrire: vedo la pista dall’entrata del Correntaio, nascosta dal buio della notte ma assolutamente inconfondibile: sono davvero al Mugello. Già solo osservare una delle piste più belle al mondo è un onore per me.

Da sopra le colline, prima del prato, si ode un chiasso da inferno. Non sono ancora le moto dei protagonisti essendo l’una di notte, ma sono gli scalmanati pazzoidi del Mugello. “Al Mugello non si dorme” dicono, e a quanto pare anche solo provarci è deleterio visto il casino fatto dai (cosiddetti) fan di Valentino Rossi. Insieme alla musica house che viene da un palco allestito, motori truccati e vere proprie invenzioni-Frankenstein si fanno vedere e soprattutto sentire. Nel vedere quel pubblico però la domanda mi sorge spontanea: saranno davvero appassionati di motociclismo? O è solo gente che si è messa una maglietta fluo per farsi vedere e dire che è fan di Valentino? Mentre provo con fatica a dormire ci penso su.

Passata una notte a litigare con il sacco a pelo, esco per vedere coi miei occhi la pista durante il giorno: l’alba rende il tracciato ancora più bello di quanto è, scatto una foto e poi mi avvio verso la stradina sopra. Lo spettacolo è indicibile e mi fa trovare risposta anche riguardo alla domanda della notte prima: sporcizia ovunque, gente ancora sbronza a urlare e a far casino alle sei di mattina, bagni che comuni umani non potrebbero immaginare. In tutto ciò, rispetto zero per il Mugello e per la pista che ospita un evento di questa portata, a dimostrazione di come chi era lì quella notte (per la maggior parte) non si sia preoccupato minimamente dello sport che andava a vedere, ma del contorno dell’evento.

Alle 8:40 scattano finalmente i warm-up, e le premesse datemi da Andrea Ettori si dimostrano vere: dalla zona in cui siamo si vedono ottimamente le moto che sfrecciano, e anche una Moto3 riesce a fare un chiasso infernale da una distanza così ravvicinata. A darci il buongiorno è Giovanni Di Pillo, accompagnato da DJ Ringo. Primo nel warm-up Jorge Martín, mentre per il dispiacere del pubblico cade Bezzecchi. Dalla nostra posizione, per la sessione Moto2, vediamo anche la caduta di Lowes al Correntaio, ma già dal warm-up il pubblico è in delirio per il ritmo di Pasini, Bagnaia e degli altri italiani.

Col turno della MotoGP, iniziano i primi dolori: sapevo perfettamente cosa aspettarmi dai “tifosi” sentiti la sera prima, ma speravo in un atteggiamento quantomeno dignitoso che purtroppo non arriva. Alla minima comparsa di Marc Márquez sullo schermo, il pubblico inizia coi fischi e gli insulti, cosa che un po’ si affievolisce per Jorge Lorenzo. Chiaramente, le trombette suonano a palla appena Rossi saluta lo schermo, ma anche Dovizioso e gli altri italiani hanno la loro buona dose di tifo.

Mentre aumentano caldo e afa costringendo alla crema solare tutti quanti, dopo una lunga attesa iniziano le gare. Il pubblico mi sorprende in positivo durante la corsa della Moto3, dove a vincere è Jorge Martín battendo proprio i due azzurri Bezzecchi e Di Giannantonio: tutti si dimostrano molto sportivi verso lo spagnolo, autore di una gara sensazionale, che premia i tifosi con una bella impennata durante il giro di rientro ai box. Durante la Moto2, nella gara più bella della domenica, il pubblico si dimostra ancora più caldo delle temperature: i sorpassi alla Casanova-Savelli mandano in delirio tutti quanti e la sfida nelle posizioni di testa rende partecipi tutti quanti. La delusione è tanta alla caduta di Pasini alla San Donato (premiato comunque da sinceri applausi durante il rientro ai box), mentre il duello tra Oliveira e Baldassarri rende vivace l’ultimo giro per tutti quanti. La vittoria di Oliveira manda in visibilio dei tifosi portoghesi vicino a noi, strappandomi un sorriso.

È sempre dalla classe maggiore che arrivano le delusioni più grandi purtroppo, preceduta fortunatamente dal mio idolo Max Biaggi in sella alla MotoE. Sulla griglia di partenza, bastano nuovamente pochi minuti con Márquez sul megaschermo per rendersi conto di come l’astio nei suoi confronti non solo non cali, ma sembri addirittura aumentare anno dopo anno, successo dopo successo. A meravigliare il pubblico prima della partenza è la formazione delle Frecce Tricolori che passano proprio sopra le nostre teste durante il loop, facendomi sobbalzare il cuore in gola soltanto nel vederle.

L’enfasi più grande non si ha però né per la vittoria di Lorenzo, meritatissima, né per i podi di Dovizioso e Rossi, ma per la caduta di Márquez nei primi giri. Lo spagnolo tenta di recuperare l’impossibile anche stavolta ma, come se spinto verso il basso proprio dall’urlo dei tifosi, finisce nella ghiaia della Scarperia-Palagio. Negli ultimi giri la battaglia a tre tra Rossi, Iannone e Rins concentra le attenzioni di tutti, che trascurano così il successo della Ducati #99 davanti alla gemella #04.

All’apertura dei cancelli l’enfasi dei tifosi si confonde di nuovo con il rispetto quasi nullo per gli altri, con la marea gialla che spintona in maniera maleducata pur di arrivare il prima possibile verso il traguardo, prima della festa del podio. Io e il mio amico Kevin decidiamo di lasciar perdere e di non immischiarci in una tale confusione, esagerata e soprattutto poco educata; molto meglio andare verso il Correntaio e passare per il magnifico tratto delle Biondetti, dove sono ancora presenti i segni delle Michelin dei piloti che hanno pattinato in quei tratti.

Con questo, sostanzialmente, si è conclusa la mia esperienza al Mugello ed è tempo di fare un bilancio dell’evento per quanto possibile. Sicuramente il GP d’Italia 2018 rimarrà nel mio cuore per avermi dato l’occasione di ammirare gli eroi di Moto3, Moto2 e MotoGP sul posto, ma sarò onesto con voi: se mi dovessero chiedere di andarci anche l’anno prossimo o in futuro, probabilmente risponderei di no. Ovviamente, se dovessi ripensarci, dovrei migliorare la mia organizzazione in vista dell’evento, e magari pensare di andare in tribuna piuttosto che passare una notte intera in autodromo.

Ma non credo siano questi i veri punti che mi fanno desistere dall’andarci. È ciò che ho visto che non mi ha convinto per nulla, da parte di chi è andato all’evento ed è stato incivile verso certi piloti, Márquez in primis, e verso l’autodromo che li ha ospitati. Quando prima parlavo di presunti tifosi di Rossi, venuti già dal sabato sera a fare baldoria, intendevo una fetta di pubblico che non credo sappia nemmeno chi è e chi sia stato Rossi in passato, e che quindi la propria conoscenza sul Motomondiale sia ridotta all’osso (a essere larghi). È già tanto per loro sapere che Rossi è italiano e ha il 46 come numero, ma dubito mi saprebbero dire altro, o almeno questa è la sensazione che ho avuto.

In poche parole, il sabato sera dell’evento si sarebbe potuto svolgere in qualsivoglia discoteca d’Italia che non sarebbe cambiato assolutamente nulla per loro, se non forse il prezzo per l’entrata. I tifosi, a mio modo di vedere, sono sia il bene che il male di qualsiasi sport: senza di essi lo sport non può pensare di sopravvivere per un discorso puramente economico (più gente va agli autodromi e si abbona ai servizi televisivi, più denaro entra nelle casse di chi organizza), ma un atteggiamento sbagliato dalla loro parte si può rivelare un’arma a doppio taglio affilata, capace di mostrare il marcio dello sport che seguono.

Nonostante questo, non mi pento di aver trascorso queste giornate sulle colline toscane, né delle quasi sei ore passate in macchina per il ritorno. Nel bene e nel male è stata un’esperienza da vivere, che ogni appassionato deve provare e, in qualche modo, affrontare. Il consiglio che posso darvi da ciò che ho visto comunque è questo: nonostante la spesa superiore, andare in tribuna è una scelta migliore rispetto al prato, in primis per la maggior comodità (per quanta ce ne possa essere). In quel caso, l’obbligo è andare di mattina presto, in modo da poter vedere anche il warm-up ma evitare il più possibile la coda agli ingressi.

E con ciò saluto il Mugello, ringraziandolo. Non so se sarà un addio come quello di Jorge alla Ducati, per il momento è un arrivederci.

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