Sotto il podio di Roma, colmo di gente, tra due ali di folla si fanno spazio Sam Bird, André Lotterer e Lucas Di Grassi. Sono a pochi metri da noi: li vediamo camminare sulla nostra stessa erba. Vengono annunciati uno ad uno e con la bandiera del loro paese a fare da mantello danno il cinque a chiunque gli si pari davanti mentre salgono sul palco delle premiazioni. Bird, il vincitore del Roma ePrix, sbatte a terra il bottiglione di champagne facendo saltare il tappo e partono festeggiamenti, selfie e coriandoli con i suoi compagni di podio. È la fine di una giornata intensa, che Roma rivivrà per altri cinque anni: al termine della premiazione il sindaco Raggi, accolta inizialmente da chiarissimi “Virginia, tappa ‘e bbuche!”, annuncia insieme al gran capo della Formula E Alejandro Agag che la capitale sarà ancora protagonista per un lustro riscuotendo poi dalla folla un bel boato di approvazione: “Questo era un test”, dice. Ed il test è andato in generale bene, benissimo. Organizzazione internazionale, pulizia, ordine. Solo qualche piccolo intoppo ma andrò in ordine, anche se ci sono diversi aspetti da considerare.
Quello che più mi preme, dopo aver assistito con i ragazzi dal vivo a questo evento, è esattamente quanto scritto nel titolo: basta con la borghesia, con la puzza sotto al naso del voler sostenere per partito preso che la Formula E è Serie B, non è motorsport, è solo fuffa, frullatori, lavatrici, centrifughe e via dicendo solo perché vanno lente e non fanno casino. È una stronzata. Non ne avevo l’esatta percezione ma ora che ho toccato con mano il tutto le miriadi di critiche che leggo da quattro anni se non di più perdono senso. Si chiama Motorsport, non PetrolMotorSport. Una volta c’erano le corse con le bighe, non c’erano i motori. Poi sono arrivati loro e si è arrivati fino ad ora. L’elettrico è una novità degli ultimi dieci anni e non possiamo negarlo, né considerarlo feccia solo perché a noi (me compreso) piaceva e piace di più il rombo di un V10 che ti sposta le orecchie sulla nuca.
La Formula E è altro. È un’altra categoria che viene confrontata con la Formula 1 dalla maggior parte delle persone che la criticano con il fine unico di sminuirla, senza capire che l’unica cosa che le accomuna è l’utilizzo di una monoposto. Fine. Eppure, volendo, potrei ribaltare il concetto e trovare punti con i quali sminuire la Formula 1 senza troppi complimenti. Quella Formula 1 che ha una storia partita come campionato mondiale nel 1950 e non nel 2014: questo per dire che è anche scorretto mettere sullo stesso piano qualcosa di storico e consolidato nel panorama motoristico e qualcosa di nuovo ed in pieno sviluppo come la serie elettrica. Ma, visto che ci siamo, vediamo un po’ quali sono i tre punti più criticati.
Vanno lente | Bene, quindi escludiamo dal Motorsport tutto ciò che non arriva comodamente e sistematicamente a 300 all’ora? Via F2, GP3, F3, F4, DTM e tutte quelle che ho dimenticato? La spettacolarità di una serie va, quindi, di pari passo con la velocità massima che raggiunge? Ecco, questa è una roba che mi fa imbestialire. Sono lente? Passano di poco i 200? Va benissimo. L’anno prossimo andranno un po’ di più, ma corrono pur sempre in luoghi nei quali velocità più alte sarebbero pericolose oltre che poco raggiungibili. È anche per questo che il paragone non regge. Poi mi piacerebbe chiedere a Bird, Di Grassi e Lotterer, tutta gente che almeno una volta in F1 ci ha girato, se è più difficile prendere una curva a 150 all’ora (non dico 300, dico 150) con una F1 con le slick e carico aerodinamico o con una Formula E dotata di gomme di marmo e con ali inesistenti, quasi estetiche. Sono sicuro che ne sentiremmo delle belle: avete visto un onboard di una Formula E? Avete notato quanto si deve remare col volante per tenere la monoposto in pista? Lì non si tratta di avere piloti di Serie C, ma di avere auto senza carico, che scivolano continuamente a causa di:
– quattro gomme che devono durare per tutto l’evento con evidenti caratteristiche
– una distribuzione dei pesi che obbliga il pilota a lavorare con il volante a causa dell’anteriore decisamente leggero
– asfalti cittadini e non da pista di lusso
Sono lente? Va bene, ma non sono così sicuro che in certi frangenti siano più facili da guidare di diverse sorelle a benzina. E comunque, per chiudere il discorso, quando ti passano davanti agli occhi il concetto di lento è sempre molto relativo.
Non fanno rumore | Non è vero: ne fanno ma è semplicemente diverso, in linea con quello che c’è sotto il cofano. Credevo fossero molto più silenziose da quello che si capisce in TV. Invece si sentono, a modo loro ma si sentono e le varie vetture hanno suoni leggermente diversi tra loro. Certo, lo so, sono elettriche e tutte quelle cose lì: ma signori mettete una F2, una GP3 ed una Porsche Supercup vicino ad una F1 ed ognuna fa più casino della regina. Enormemente di più. Quindi qual è il vero problema? Per me torniamo sempre al discorso del pregiudizio: opinione personale ovviamente.
Gare non spettacolari | Evidentemente chi lo dice non ne ha vista una, mi spiace. Solo le due magie di Ricciardo di questa mattina hanno elevato il livello di un GP in Cina comunque condizionato dalla Safety Car, altrimenti non ci sarebbe stata storia con la gara vista ieri. E non è un problema, sia chiaro. Le gare NON devono essere necessariamente spettacolari, questa è una puttanata pro-tv che ha portato al DRS e palle varie. Se in una gara non ci sono sorpassi è perché non ci devono essere, poche storie. Non è che trent’anni fa ce ne fossero 280 a gara, si tratta di una deviazione della realtà ad uso e consumo di chi oggi vorrebbe vederne 280 finti al giro. Detto questo, le battaglie viste ieri a Roma nella seconda parte di gara sono state tante e combattute fino all’ultimo, dal tasso di interesse da non invidiare ad altre categorie nella maniera più assoluta. Tutto questo nonostante le velocità più basse rispetto a gran parte del mondo a quattro ruote.
Nessuno vuole dire cosa sia meglio o peggio, perché ognuno ha i suoi gusti com’è giusto che sia: quello che cerco di spiegare è l’inutilità della denigrazione gratuita, del dispregiativo facile, del pregiudizio basato su canoni del tutto starati. E chi lo scrive è uno che fino a dieci anni fa guardava solo la Formula 1 (e la MotoGP, ma in questo contesto non conta) disinteressandosi totalmente del resto. Avevo l’apertura mentale di un organismo monocellulare: iniziando a scrivere ho comrpreso che se avessi voluto capire di più di Motorsport non avrei dovuto mantenere l’associazione 1:1 con la Formula 1, ma imparare a seguire anche altro. Ho iniziato con l’Endurance e la 24 ore di Le Mans, poi sono arrivate la Indy, le Formule minori. Insomma, ho ampliato le vedute e la Formula E non è che un altro step che mi pare stupido non fare per un semplice cruccio relativo a velocità e sound. È inutile dire che dopo due minuti si cambia canale, perché fa parte del pregiudizio: vuol dire che in realtà quella categoria non l’hai mai voluta mettere alla prova. E ripeto, nessuno (me compreso) vuole convincere che la Formula E sia il top del Motorsport. Ma non concepisco come la si possa osteggiare in questo modo con argomentazioni che, permettetemi, non reggono poi molto. Che poi possa non piacere va benissimo, ma allora se non piace basta non seguirla e finita lì.
Che poi la Formula E di problemi ne abbia è pacifico, sia chiaro. Il cambio vettura, la differenza maggiore rispetto al resto della truppa a quattro ruote, per fortuna verrà eliminato nella prossima stagione portando la categoria al livello delle altre. Il Fan Boost personalmente è un DRS meno invasivo ma più penalizzante. Serve per fare audience e coinvolgere il pubblico, ma questo genere di cose a me piace zero. I tracciati, sebbene quello di Roma sia sembrato discretamente buono e difficile, a volte sono angusti ma bisogna capire che una caratteristica insita nel progetto Formula E è quella di portarla tra la gente, nelle città. E non si possono costruire tracciati permanenti nel centro di Londra o attorno alla Tour Eiffel.
Passo ora all’evento vero e proprio, a quello che abbiamo vissuto in prima persona. Parto dai lati negativi, che sono stati sostanzialmente due: con le prime libere che iniziavano alle 8, i cancelli sono stati aperti a sessione già iniziata e con le monoposto in pista (e si sentivano chiaramente…), non so per quale motivo. Per quanto riguarda la nostra tribuna, la 3B, abbiamo perso diverso tempo perché le indicazioni non erano chiarissime e, soprattutto, diversi addetti non sapevano indirizzarci nella giusta direzione nonostante le tribune stesse non fossero moltissime. Sotto questi due aspetti ci sarà da rivedere qualcosa per la prossima edizione, ma confido nel fatto che il “test”, come l’ha chiamato la Raggi, porti i dovuti miglioramenti per il 2019.
Per il resto, ci sono diverse considerazioni da fare:
Lo spettacolo | La gara è stata intensa soprattutto nella seconda parte, come accade di solito visto il cambio auto. Il pubblico in tribuna ha seguito tutta la corsa con attenzione, anche grazie al generoso maxischermo di fronte a noi e si è agitato più volte nelle fasi finali tra sorpassi e contatti vari. In generale, l’evento è stato molto gradito già dalle qualifiche dove i migliori giri sono stati accompagnati da applausi vari.
La giornata unica | Condensare tutto l’evento in una sola giornata è sicuramente complicato per i team, che non hanno praticamente sosta per tutto l’arco della giornata e nel caso di un incidente che richiede interventi sulla vettura non hanno materialmente tempo per intervenire. Al contrario, per la città che ospita l’evento i disagi sono circoscritti ad un solo giorno oltre a quelli necessari per montare e smontare tutte le varie infrastrutture. Dal punto di vista sportivo non cambia molto: sicuramente è meno stancante rispetto ad un intero weekend.
Prezzo | Il prezzo del biglietto di tribuna era di 35€ per tutto l’evento. Meno ovviamente di qualsiasi accesso F1 ma più di altri eventi. Tutto sommato abbiamo trovato il prezzo adeguato, anzi sottostimato rispetto a quanto offerto. Considerato che il tutto si svolge in singola giornata, si risparmia anche sull’eventuale alloggio.
Il podio | Figata. Al termine della gara l’organizzazione ha annunciato che la procedura del podio sarebbe iniziata alle 17.30, quasi mezz’ora dopo il termine della gara, in modo da permettere a tutti gli spettatori di raggiungere l’area del palco. Come per tutti gli altri eventi, i tre piloti a podio sono giunti in mezzo al pubblico e hanno salutato i tifosi restando in mezzo a loro. Trovo che sia importante mantenere il rapporto diretto pilota-tifoso e questa soluzione è sicuramente positiva.
Ordine | Ottima la manutenzione delle strade durante l’arco della giornata. Rifiuti portati via regolarmente, niente disordine ed un’area davvero grande di ristoro senza code eccessive nonostante le 30.000 persone presenti all’evento.
In conclusione: ho scelto come copertina uno scatto fortunato a Di Grassi, con il casco che spunta tra la gente in tribuna. È il simbolo della Formula E che si promuove andando nelle città, là dove nessuno è mai stato fino ad ora. Ancora giovane, certamente migliorabile (lo vedremo a partire dalla prossima stagione), vista dal vivo secondo me non merita le critiche che sta riscuotendo da chi è affezionato morbosamente al classico motore a scoppio. Non le meritava prima, ora che ho assistito personalmente ad un evento non ho dubbi che l’astio sia in gran parte ingiustificato e mosso da pregiudizio. La Formula E è semplicemente altro. Può piacere o non piacere, ma sotterrarla solo perché non è come tutte le altre a mio modo di vedere non ha senso.
Se mettiamo da parte per un momento velocità e sound, le gare sono godibili come e più che da altre parti. E, secondo me, dovrebbe essere questo l’importante in una corsa, il saper regalare emozioni indipendentemente da tutto. Per quanto mi riguarda, sotto questo aspetto la Formula E è promossa. Non solo da oggi.
Vi lascio con la buonanotte ed una foto dove ci siamo anche noi. Da qualche parte, ovviamente.
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