La F1 va in vacanza… fino a marzo 2024. È già tempo di riflessioni

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
31 Luglio 2023 - 00:19
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L’interminabile weekend di Spa ha sancito la fine della prima parte di stagione di F1 ma, di fatto, anche la fine di tutto l’anno

Inutile girarci attorno: così come per otto anni i risultati di stagione sono stati soddisfacenti ed entusiasmanti esclusivamente per i tifosi Mercedes, questo 2023 rappresenta l’apice delle quasi venti stagioni di presenza Red Bull nel mondiale.

Mai il team di Milton Keynes aveva dominato come ora: solo le nove vittorie consecutive di Vettel nel 2013 sono paragonabili e, manco a dirlo, sono a serio rischio di essere raggiunte da Max Verstappen tra un mese a Zandvoort, a casa sua.

Max ha raggiunto Schumi nel record di 10 gare vinte nelle prime 12, con Michael che nel 2004 aveva fatto bottino pieno in 12 delle prime 13 gare, vincendo poi il mondiale (il settimo) a fine agosto, proprio a Spa. Al tempo le corse in stagione erano 18 e non 22 (e dovevano essere 24), pertanto bisognerà aspettare ancora un po’ per vedere il terzo titolo assegnato all’olandese. È solo questione di tempo e, con 125 punti di vantaggio su Pérez, si potrebbero anche già iniziare a fare i calcoli.

Il mese di agosto, più che di vacanza, dovrà già essere tempo di riflessioni per una F1 che mostrerà sì compiaciuta il record di spettatori presenti in circuito ma, dal punto di vista del tanto promesso spettacolo, pecca clamorosamente.

GP Belgio 2023 Max Verstappen gara

Come avevo scritto poco tempo fa, questo dominio marchiato Verstappen è l’ultima cosa che un’azienda come Liberty Media sperava di vedere, perché non fa altro che diminuire l’interesse e ridurre il valore del prodotto F1. Il primo trennio ibrido Mercedes visse, per lo meno, con la lotta interna tra Hamilton e Rosberg. Il distacco siderale che le frecce d’argento impartivano agli avversari veniva compensato con lo scontro nello stesso box che trovò nel 2016 il punto più alto. I due vinsero 19 gare su 21 ma il mondiale fu il più combattuto fino a quello del 2021.

In questo caso Pérez non può garantire una battaglia interna e questo rende Verstappen solitario in un dominio che anestetizza tutto. L’aumento delle gare non aiuta e le Sprint sono solo un altro modo per far guadagnare punti a chi già vince tutto. Le monoposto ad effetto suolo e il Budget Cap dovevano garantire miglioramenti che sono rimasti sulla carta. Nessuna delle due novità del 2022 sembra aver risolto problemi di cui si parla da decine di anni.

La F1 è uno sport in cui chi lavora meglio vince. La chiamano meritocrazia, anche se ultimamente ha perso di valore. Al tempo dell’introduzione dell’ibrido si disse che Mercedes fosse già “pronta” da un paio d’anni, ma è anche vero che prima di vedere una PU al suo livello è stato necessario tantissimo tempo.

Il dettaglio che fa sorridere è che se non ci fosse stato il cambio di regolamento nel 2022 forse saremmo già al terzo anno di scontro tra Verstappen e Hamilton. Immaginate un 2021 replicato per tre anni a livello di competizione, interesse, coinvolgimento dei fan e dei media. Il tanto voluto regolamento “pro spettacolo”, invece, ha azzerato tutto e riportato la F1 al 2009 o 2014, scegliete voi.

Il budget cap è un sistema complicatissimo da gestire e non sta dando i frutti sperati neanche alla seconda stagione. I team che restano davanti sono sempre gli stessi di prima e per un motivo semplice: il capitale umano vale sempre più dei soldi. Così come la Toyota vent’anni fa spese un capitale per non vincere nulla, così se domani Adrian Newey si trasferisse in Haas le farebbe fare un salto in griglia.

Il punto è che è giusto che sia così. Una Formula 1 in cui possono vincere tutti è una stella irraggiungibile con una scaletta. Credere di poterla trasformare in una specie di Formula E (ma costosissima), dove ogni anno vince qualcuno di diverso, è impossibile a meno di fornire a tutti la stessa vettura. E non è neanche detto che possa funzionare perché, come dimostra la IndyCar, a parità di macchina i team che lavorano meglio sono comunque quelli che vincono.

Continuare a cambiare format, fare tentativi in corso d’opera, ridurre le prove libere sperando nell’imprevedibilità sono tutti palliativi. E sia chiaro, non è neanche facile trovare una soluzione arrivati a questo punto. Perché gli unici modi per ridare spettacolo alla F1 di oggi sono, in ordine sparso: fermare Verstappen (inteso come non farlo correre), inventarsi un cambio di regolamento stile 2004/2005 quando si mise in crisi la Ferrari, sostituire Pérez con Leclerc/Alonso/Norris/Hamilton/Russell e sperare in una lotta interna stile Mercedes. E non sono neanche sicuro che funzionerebbe.

Quello che è sicuro, comunque, è che una riflessione deve essere fatta. Perché il rischio odierno è che 2024 e 2025 siano già prenotati e perché non deve essere rifatto lo stesso errore nel 2026, quando cambierà ancora il regolamento. Un altro dominio dal primo anno sarebbe un suicidio sotto tutti i fronti.

Immagine: Media Red Bull

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Un Commento su “La F1 va in vacanza… fino a marzo 2024. È già tempo di riflessioni”
fenixfavaretto dice:

Ovviamente i domini non fanno bene a Liberty Media, in primis perchè gli spettatori si stufano di veder vincere sempre la stessa macchina (a meno che non siano tifosi Red Bull)… poi ripeto, sono convinto che a meno di noie tecniche perlomeno questo mondiale, se non anche i prossimi (si spera nei passi avanti altrui) siano già scritti…

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