Nell’intervista che Stefan Johansson ha concesso a P300 qualche settimana fa il pilota svedese ci ha raccontato lo sviluppo del turbo Honda, di ritorno come motorista in F1 nel 1983 e portato in pista da lui stesso con la Spirit.
Uno sviluppo che nel corso dei chilometri, tra rotture e diversi esperimenti, aveva permesso al costruttore giapponese di legarsi con la Williams proprio nell’ultima gara di quel campionato, il GP del Sudafrica. L’anno successivo, a Dallas, Keke Rosberg conquistò il primo successo del binomio Williams-Honda con quella stessa motorizzazione sviluppata e aggiornata nel corso dei mesi.
Il grande passo Honda decise di compierlo nel 1985, portando in pista un motore turbo completamente nuovo e finalmente da… Formula 1. Con uno schieramento imponente, classico dei “Jap” di quel periodo, nei test di fine maggio al Paul Ricard debuttò il primo motore Honda concepito per la F1. Infatti quello utilizzato in precedenza non era altro che un derivato dell’unità adottata in F2 e successivamente sovralimentata.
Un motore completamente nuovo che seguiva la filosofia adottata da BMW, quella delle unità “monstre” da oltre 1000cv in qualifica. Rispetto ai tedeschi, però, grazie a questo sviluppo Honda riuscì a riconvertire un grande numero di cavalli anche per i propulsori da gara, arrivando a potenze e consumi eccezionali che nel corso delle gare e delle stagioni ne avrebbero fatto il punto di riferimento motoristico della categoria. In Belgio (nei pochi giri effettuati prima del rinvio della gara a causa dell’asfalto disastroso di Spa) e a Montreal avvenne il debutto del nuovo motore in due differenti versioni, la D e la E.
A Detroit, su un circuito fondamentale per i motori con la potenza a basso regime, Keke Rosberg ottenne una strepitosa vittoria, dimostrando a tutti la bontà del nuovo motore. L’estate ad alta velocità della F1 ribadì quanto Honda avesse lavorato bene. Nonostante qualche rottura di troppo, soprattutto nelle prove libere, Rosberg ottenne due pole incredibili al Paul Ricard e a Silverstone. Soprattutto quest’ultima entrò di diritto nella storia della F1 moderna: Assecondato da una Williams-Honda perfetta, Rosberg riuscì nell’impresa di stampare una pole position da record in 1’05”591, alla media mostruosa di 259,005 km/h. La potenza del motore Honda venne sprigionata in tutta la sua forza grazie ai nuovi pistoni con il cielo in ceramica, uno sviluppo arrivato dalle precedenti esperienze in campo motociclistico del costruttore giapponese. La stagione vide poi la Williams conquistare altri tre successi consecutivi, che furono la base per il fantastico binomio Williams-Honda del 1986-1987.
Pazzesche le velocità nel GP di Sudafrica, a 1800 metri d’altitudine:
- Piquet (Brabham-BMW) 339,516 km/h
- Rosberg (Williams-Honda) 336,134 km/h
- Mansell (Williams-Honda) 333,128 km/h
- Surer (Brabham-BMW) 329,168 km/h
HONDA RA165E
6 cilindri – 11.800 giri – 800 cv in gara – circa 1100 in qualifica.
Immagine copertina: Wikimedia Commons
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