Kocinski, Assen e Suzuki: speranze in fumo 30 anni fa

Storia
Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
23 Giugno 2023 - 14:13
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Il contesto è questo: dopo un deludente 1992 in sella alla Yamaha 500, John Kocinski decide di scendere di cilindrata e sposare il progetto Suzuki Lucky Strike in 250 nella struttura diretta da quell’Hervé Poncharal che ovviamente ritroviamo anche oggi nelle vesti di team manager.

Le motivazioni di questa scelta da parte del pilota americano sono sostanzialmente due: la voglia di correre ancora con un team factory ma soprattutto la prospettiva di un contratto per la 500 in ottica 1994. A rovinare i piani dell’ex pupillo di Kenny Roberts due cose sostanzialmente, la poca voglia di Kevin Schwantz di averlo nello stesso box ma soprattutto l’episodio del motore rotto ad Assen esattamente 30 anni fa.

La RGV 250 denominata XR93 è in una buona fase di sviluppo, già dai test di Jerez la moto si dimostra agile e competitiva in inserimento di curva ma terribilmente lenta sul dritto e con qualche problema di troppo al cambio che spesso fa le bizze. In Australia però il talento di Kocinski sopperisce a queste lacune e il secondo posto in volata contro la Yamaha di Tetsuya Harada, dopo aver dominato la gara, è però il preludio a quello che vedremo qualche mese dopo ad Assen.

In effetti, la sconfitta sulla pista di Eastern Creek era arrivata esclusivamente per colpa della poca potenza del motore: ad ogni giro Harada si riprendeva sul lungo rettilineo quello che Kocinski si era guadagnato faticosamente nel tratto misto del circuito australiano. Le gare successive non avevano portato grandi risultati e Hockenheim e Salisburgo avevano dimostrato una volta di più come il motore della Suzuki non fosse all’altezza di quello di Honda, Yamaha e Aprilia. Il gap era di circa 10-15 km/h, troppi anche per un talento cristallino come Kocinski campione del mondo 1990 in 250.

Il caos scatta alla vigilia della gara in Germania, quando Kocinski ad una TV spagnola attacca apertamente Poncharal minacciando di scioperare e di non scendere in pista se il manager francese non venisse licenziato dalla squadra. Il venerdì di Hockenheim si trasforma in una sorta di “conclave” con riunioni su riunioni e comunicati, come quello di Poncharal che attacca Kocinski per la scarsa professionalità, con la rottura tra le parti che pare imminente. A fare da garanti della situazione il manager di John, Gary Howard, e la fidanzata che lo convincono a fare un passo indietro con tanto di dichiarazioni a mezzo stampa: “Voglio mettermi tutto alle spalle per portare alla Suzuki la vittoria che merita”. Dichiarazioni invecchiate malissimo qualche giorno dopo.

Nella vecchia Assen, dove il pilota poteva fare maggiormente la differenza nonostante un mezzo non al top, Kocinski si esalta. Lotta come un leone contro (di nuovo) Harada e nonostante i (soliti) problemi al cambio e al motore sembra quasi certo il secondo posto sul traguardo. Ma la poca velocità della Suzuki gli fa perdere una posizione, oltre che la pazienza. Nel giro di rientro, Kocinski manda fuori giri di proposito il motore della sua Suzuki numero 19 e non contento, salta anche la procedura del podio beccandosi circa 3.000 franchi di multa. Per la Suzuki è troppo e nel paddock di Assen licenzia in tronco il suo pilota di punta, sostituendolo con Simon Crafar.

Per Kocinski si apriranno le porte di casa Cagiva, con il successo di Laguna Seca sempre nel 1993, e la super stagione del 1994 con il terzo posto nel mondiale non senza le solite polemiche contro la squadra.

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