Kenny Roberts e il test con la Cagiva C10 del 1985

Storia
Tempo di lettura: 4 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
20 Marzo 2020 - 09:00
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25 anni fa la Cagiva scese in pista per l’ultima volta in una gara valida per il campionato del mondo con Pierfrancesco Chili al Mugello. Una storia meravigliosa e piena di passione, quella che grazie ai fratelli Castiglioni gli appassionati hanno potuto ammirare tra gli anni ’80 e ’90.

La Cagiva porta con sé successi, sconfitte, gioie, delusioni e aneddoti che l’hanno resa mitica. Il 1985 è l’anno del “double” di Freddie Spencer, del primo titolo mondiale di Alain Prost in F1 e della Cagiva C10. Riconfermato Marco Lucchinelli, nonostante una parabola discendente piuttosto marcata, la Cagiva dopo anni di apprendistato voleva a tutti i costi avvicinarsi alle moto giapponesi.

La C10 venne dotata di un motore V4 per la prima volta rispetto al quadricilindrico in quadrato usato nelle versioni precedenti. Rispetto a questo motore, il V4 grazie alle dimensioni ridotte permetteva anche vantaggi in termini aerodinamici. Il telaio su schema “Deltabox”, cioè del tipo perimetrale con doppio trave e doppia culla, venne realizzato prendendo come punto di riferimento quello delle Yamaha dell’epoca.

Le premesse per fare bene c’erano tutte, la realtà dei risultati fu ben differente. Il binomio C10-Lucchinelli semplicemente non andava e i tempi sul giro, in alcuni casi, arrivarono ad essere anche superiori di 10″ rispetto a quelli dei big di quel tempo, su tutti Freddie Spencer ed Eddie Lawson. I fratelli Castiglioni decisero quindi di intervenire e con un colpo di teatro chiamarono Kenny Roberts dagli USA per testare la C10 a Misano.

“The King” si era ritirato a fine 1983 dopo un lungo duello per il titolo perso contro Freddie Spencer in un confronto memorabile a Imola. Il tre volte campione del mondo venne quindi chiamato dai Castiglioni per stabilire se la C10 era una moto top oppure flop. Il sì da parte del pilota americano arrivò subito ad una condizione, ossia che il test venisse svolto a porte chiuse. In realtà, con un doppio comunicato prima di conferma e successivamente di smentita, la Cagiva fece confusione creando l’attesa a diversi appassionati, un centinaio circa, che presenziarono all’avvenimento. Questa cosa non andò particolarmente giù a Roberts, come confermato da Claudio Castiglioni in una intervista rilasciata a Motosprint.

“Kenny ce lo ha rimproverato ma anche lui sapeva che per l’organizzazione sarebbe stato difficile non fare sapere nulla a nessuno. Qui siamo in Italia, lui è Kenny Roberts e probabilmente ha più tifosi qui da noi che a casa sua. Ha fatto comunque il professionista, chiedendoci solamente un minimo di servizio d’ordine per lavorare con tranquillità”.

Il 19 e 20 agosto del 1985 Kenny Roberts, con la tuta Yamaha del 1983, salì sulla Cagiva C10 sul circuito di Misano sotto un sole cocente e fu subito magia. Al campione americano bastarono pochi giri per prendere in mano il mezzo e girare su tempi incredibili. Dopo appena quattro tornate “The King” girava costantemente sul tempo dell’1:23 per poi passare nel pomeriggio ad un 1:22.77. Il giorno successivo arrivò l’exploit che lasciò tutti a bocca aperta. Dopo una serie di giri veloci in costante progressione, quindi frutto di un lavoro mirato, Roberts fermò il cronometro sul tempo di 1:21.86, appena qualche centesimo superiore al record della pista stabilito da Spencer nel 1984. La soddisfazione nei volti dei fratelli Castiglioni e di tutto il team fu davvero tanta.

La C10 era una moto top e la strada intrapresa dal reparto corse era quella corretta. Tre le Cagiva messe a disposizione di Roberts durante quel test (marchiate 13-14-15) di Misano, più un motore di scorta. La moto con cui Roberts ottenne il “tempone” fu la numero 13, dotata di un telaio che presentava anche un rinnovato imbiellaggio del motore. Questo venne definito da Roberts “molto buono ma non perfetto nell’erogazione” mentre del telaio, derivato da quelle Yamaha che conosceva così bene, disse: “Quando non flette, ed facile accorgersene, ci si deve solo preoccupare delle sospensioni”. 22° di forcella, l’ammortizzatore dello sterzo quasi bloccato, tanta velocità e una sensibilità di guida fuori dal comune sono i dati che lasciarono a bocca aperta tutto il team Cagiva.

Ancora oggi non è chiaro quale fu il compenso che i fratelli Castiglioni riservarono a Kenny Roberts. Molto probabilmente, 3000 dollari e una Ferrari Testarossa vennero recapitati a casa Roberts per un test entrato nella storia della Cagiva e del motociclismo.

Immagini: Cagiva, Pinterest

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