Vorrei, ma non posso, stringere la mano a Daniil Kvyat. Perché oggi merita senza se e senza ma il premio orgoglio di questo Gran Premio di Singapore.
Più di Rosberg, più di Vettel, è lui quello che oggi ha tirato fuori le palle in una situazione che probabilmente aspettava da tempo. Come può essere, altrimenti? Ti trovi alle spalle quello (Verstappen) che ti ha rubato macchina e forse sogni, quello che probabilmente (spero di no) ha posto fine anticipata alla tua carriera in F1.
Dopo una stagione, la 2015, in cui non hai sfigurato contro il Signor Ricciardo, dopo poche gare vieni messo da parte come un vecchio decrepito (a 22 anni) per far posto al nuovo fenomeno della F1. Torni in Toro Rosso, ti deprimi, vivi da pilota a fine carriera in un’età nella quale, 10 anni fa, si esordiva in F1.
Insomma, l’umore non dev’essere proprio dei migliori. Poi capita, per una coincidenza di eventi, che in gara ti trovi alle spalle proprio lui, il tuo usurpatore, ed ecco che scatta la scintilla. “Piuttosto che farmi passare, mi metto di traverso” avrà pensato. Detto, fatto. Difese arcigne, cattive, al limite proprio come quelle che mini Max ha già mostrato in più e più occasioni. Il Karma, la vendetta, un grido di dolore: “Mi avete tolto la macchina, ma non mi toglierete la dignità”. E così è: Max non passa, si deve accodare, addirittura si lamenta via radio, proprio lui che ha fatto incazzare già mezzo paddock da quando è entrato nel giro, Raikkonen compreso (ed è tutto dire).
Niente, Max non ce la fa. Apoteosi, Daniil eroe di giornata. Il duello si ripropone più avanti ma in condizioni nettamente diverse di gomme e prestazioni, e lì Max non ha problemi a passare.
Ma quel paio di giri a rendersi più largo del possibile, a chiudere ogni pertugio e vietare di farsi violentare anche l’anima, rende onore ad un ragazzo di soli 22 anni arrivato presto al vertice e tornato prestissimo nell’ombra, forse definitivamente per quanto riguarda la F1.
Oggi, Daniil, è stato semplicemente maestoso, emozionante, quasi commovente. E sono queste le cose che mi piacciono. Alla faccia di Marko, dei disegni divini e della politica all’interno della Red Bull.
Bravo.
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