“Jacques contro Robert!”. Ne siamo proprio sicuri?

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
28 Marzo 2019 - 14:35
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Hanno sollevato un putiferio in questi giorni alcune dichiarazioni di Jacques Villeneuve sul ritorno di Robert Kubica in Formula 1 con la Williams. 

L’intervista del canadese, rilasciata a Formule1.nl, è stata riportata dai media di tutto il mondo che si sono concentrati su una frase in particolare, ovvero questa: “Non è buono per lo sport se qualcuno con una disabilità, perché di questo si tratta, può partecipare”. La frase è stata utilizzata, in molti casi, come titolo per puntare il dito contro quella che, vista così, appare come una grave mancanza di rispetto nei confronti del polacco per tutta una serie di ragioni che conosciamo.

Piloti, giornalisti e molti addetti ai lavori si sono detti indignati per le parole del Campione del mondo 1997. Vorrei però portare all’attenzione come alcuni passaggi dell’intervista nel suo complesso siano passati in secondo piano e, in alcuni casi, totalmente ignorati.

Il virgolettato di Villeneuve, infatti, si apre così: “È ovviamente un grande risultato che Kubica sia tornato dopo tanti anni: è davvero incredibile. Se hai fatto un qualcosa che ami e questo ti è stato portato via capisci quello che hai perso. Quindi lavorerai ancor più duramente per tornare al punto in cui ti eri fermato. Sono sicuro che farà tutto il possibile per restare al top. Se fossi al suo posto farei lo stesso. Sono chance che non devi lasciarti sfuggire”.

Il canadese, poi, continua parlando del ritorno in sé nel contesto F1: “Penso che sia terribile e non buono per lo sport. L’ho già detto un anno fa, non cambierò opinione. La Formula 1 dovrebbe essere il top delle corse, la classe regina. Quindi non è positivo per lo sport se qualcuno con una disabilità, perché di questo si tratta, può partecipare. Almeno non in Formula 1, magari in altre categorie. La Formula 1 deve essere pesante, difficile, quasi irraggiungibile. Il ritorno di Robert non è il messaggio giusto”.

La seconda parte dell’intervista fa sicuramente scalpore e non mi stupisce il fatto che sia stata utilizzata ad arte. Infatti, nella maggior parte dei casi, è stata fatta passare come una sorta di insulto personale nei confronti del polacco. Qui mi permetto di dissentire, perché c’è tutta una prima parte di intervista, volutamente messa in grassetto, che elogia gli sforzi fatti da Kubica per tornare nel suo mondo e che non può non essere considerata solo perché fa comodo.

C’è però un altro discorso sul quale io voglio puntare il dito. Da quanti anni sentiamo dire che la Formula 1 è diventata uno sport per fighette? Da quanto leggiamo che “anche una scimmia/mia nonna/fate voi” potrebbe guidare queste monoposto? Cosa c’è di sbagliato nella frase “La Formula 1 deve essere pesante, difficile, quasi irraggiungibile?“.

L’ho letta e riletta mille volte e sono convinto che Jacques volesse muovere critiche alla F1 in sé e non a Kubica in quanto pilota disabile, poco o tanto che lo sia non importa. Credo che non si permetterebbe mai. JV è uno che non le manda mai a dire, ma mi rifiuto di credere che il suo intento fosse quello di attaccare un collega in questo modo. Per tutte le volte in cui ci siamo lamentati – TUTTI – che la Formula 1 sia diventata uno sport troppo narcisista e “facile” (per quanto non sia facile guidare una F1, ovviamente), non possiamo ora lamentarci di chi lo dice pubblicamente perché, in mezzo, c’è una questione sentimentale.

Robert Kubica è un eroe sportivo al pari di Alex Zanardi e Billy Monger. Non si discute. Ma che la F1 sia progredita negli ultimi vent’anni tanto da non essere più fisicamente impossibile è cosa di cui si è sempre parlato.

JV ha espresso in modo forse non perfetto un concetto di cui in realtà si parla da anni. Ed era dovere riportare tutto ciò che ha detto e non solo quello che serviva per fare un po’ di rumore. Come al solito.

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