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Ivan Capelli ci racconta la Ferrari F92A

di Andrea Ettori
AndreaEttori
Pubblicato il 17 Luglio 2018 - 18:00
Tempo di lettura: 3 minuti
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Ivan Capelli ci racconta la Ferrari F92A

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Nel corso dell’ultima edizione del “Minardi Day” ho avuto il piacere di incontrare Ivan Capelli mentre stava osservando quella che 26 anni fa era la “sua” Ferrari, ovvero la bellissima ma sfortunata F92A.

L’occasione per fargli qualche domanda sulla monoposto con il doppio fondo, che lo stesso Capelli ha guidato nel corso di quel 1992 e con cui ha raccolto solo 3 punti mondiali a causa della scarsa competitività del mezzo, era troppo ghiotta e non me la sono lasciata sfuggire.

Ivan, parlaci prima di tutto dell’aspetto estetico di questa vettura.
“Come si vede questa macchina progettata da Migeot, rispetto a tutte le altre, aveva un disegno, un’idea, un qualcosa che andava oltre a qualsiasi altro progetto di quel periodo. Il problema è che dovevamo combattere contro le Williams, che adottavano le sospensioni attive che noi non avevamo e hanno fatto la differenza”.

Quale era il problema principale della macchina?
“L’intera efficienza aerodinamica non funzionava e di fatto la vettura risultava essere poco veloce. Il monoammortizzatore anteriore lavorava male, eravamo costretti ad adottare assetti molto rigidi e a ‘tenerla’ molto ferma. Anche su circuiti piatti, come quello di Magny-Cours, che potevano darci qualche vantaggio, in realtà la macchina non funzionava”.

Puoi entrare ancora di più nel dettaglio, soprattutto del famoso doppio fondo?
“L’idea, ovviamente, era quella di trovare tanto carico aerodinamico grazie al doppio fondo. Il problema era che tutti i pesi erano rialzati, con serbatoio e radiatori che erano più in alto di 15 centimetri rispetto al fondo della macchina. Quando la differenza la fanno anche pochi millimetri, alzare così tanto tutto questo ha dato diversi problemi”.

Eppure in galleria del vento i risultati erano più che buoni.
“Vero, i risultati in galleria del vento erano positivi. Solo che la macchina era ferma, mentre in pista cambiava radicalmente tutto”.

Le velocità di punta della F92A erano piuttosto basse, ci spieghi il motivo?
“La vettura aveva una resistenza all’avanzamento molto importante, perché non aveva sfoghi dietro. Questa entrata così particolare, a caccia, dei radiatori fungeva quasi da paracadute e quindi non permetteva all’aria di sfogarsi. Purtroppo, tutto quello che doveva dare in efficienza non è mai riuscita a darlo”.

Avete provato anche a sigillare il doppio fondo?
“Sì, abbiamo provato a sigillarlo a Silverstone ma i risultati erano identici e non c’era nessun tipo di miglioramento”.

Un tuo pensiero su questa macchina, che purtroppo non ti ha permesso di raggiungere i risultati che speravi di ottenere?
“Tra gli appassionati questa macchina, per la sua forma e storia, è diventata quasi iconica, e io nonostante i risultati sono stato orgoglioso di averla guidata e di avere corso per la Ferrari”.

Ringraziamo Ivan Capelli per la gentilezza nell’avere risposto a queste domande sulla Ferrari F92A.

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