Intervista ad Alex Barros: l’esperienza in Suzuki e non solo

IntervisteMotoGP
Tempo di lettura: 5 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
3 Maggio 2022 - 10:30

Nelle ore dell’annuncio del ritiro di Suzuki dalla MotoGP a fine stagione, P300.it dedicherà diversi speciali e interviste ai protagonisti che hanno fatto grande il marchio di Hamamatsu. Uno di questi è sicuramente Alex Barros, che con Suzuki ha conquistato la sua prima vittoria in 500 a Jarama nel 1993.

Pilota eccezionale, dotato di una staccata tra le migliori della storia dell’intero motomondiale, Barros ha corso due stagioni con Suzuki dopo gli anni in Cagiva che lo avevano portato alla ribalta nella top class. Successivamente i passaggi in Honda e Yamaha gli hanno permesso di ottenere un totale di sette vittorie in carriera fino al ritiro, avvenuto nel 2007 dopo una stagione più che positiva in sella alla Ducati Pramac.

L’intervista che leggerete è interamente dedicata al biennio di Barros in Suzuki, con un unico spunto sulla mitica e leggendaria Honda RC211V.

Sei arrivato in Suzuki nel 1993 dopo l’esperienza in Cagiva, come ricordi il tuo adattamento alla RGV?
“Sono rimasto quasi sorpreso quando sono arrivato in Suzuki, la moto era buona e il compromesso tra motore e telaio era davvero equilibrato. A fine 1992 ho vinto a Sugo la mia prima gara con la Suzuki nel campionato giapponese e quindi mi sono detto che andasse bene!”.

Che feeling avevi con la tua “prima” Suzuki?
“Il feeling con la moto era splendido, la moto era equilibrata ma mancava solo di un po’ di potenza. In staccata ed entrata curva, caratteristica storica della Suzuki, la moto era equilibrata e andava bene”.

Rispetto a Honda e Yamaha quali erano i vantaggi e gli svantaggi della RGV?
“La Honda aveva un motore davvero forte e la Yamaha un’ottima ciclistica. La Suzuki come dicevo prima era molto equilibrata e specialmente in entrata curva eravamo anche superiori alla Yamaha”.

Che rapporto avevi con Schwantz negli anni in cui siete stati compagni di squadra?
“Sono stati due anni bellissimi per me insieme a Kevin. È chiaro che lui fosse il punto di riferimento della squadra, per quello che rappresentava per Suzuki. Era un punto di riferimento anche per me, ci ‘tiravamo’ spesso per andare più forte e quando io a volte riuscivo a essere più veloce di lui, voleva andare ancora più forte. Il 1993 è stato un grande anno perché lui ha vinto il titolo e siamo stati campioni del mondo come squadra”.

Cosa ricordi della gara di Assen del 1993?
“Assen è stata una bellissima gara, dove ho battagliato contro Kevin e Doohan. Un giro prima di cadere avevo fatto il giro più veloce. La botta è stata tremenda, non mi sono rotto nulla ma sentivo parecchio dolore. Ero davvero dispiaciuto perché in quella gara pensavo di poter vincere, ma purtroppo è andata così”.

Che sensazioni ti aveva lasciato la prima vittoria di Jarama?
“A Jerez avevo rimontato molto bene, ma sono caduto come ad Assen. In Austria ho perso un podio quasi fatto e finalmente a Jarama all’ultima gara ho vinto. È stato bellissimo e una ricompensa per tutti gli sforzi e errori che avevo fatto. Battere gli americani è stato davvero bello. Nel 1993 avevo 22 anni e quel campionato è stato di alti e bassi, ma ho imparato tanto”.

Com’è stato correre contro piloti come Schwantz, Doohan e Rainey?
“Correre contro di loro è stato un onore, così come con Lawson, Mamola e Gardner. Io ero giovane e battagliare con loro è stato fantastico. Nella mia carriera ho gareggiato contro quattro generazioni: Spencer e Lawson, Crivillé, Cadalora, Capirossi, Biaggi, Rossi, Stoner, Pedrosa”.

Nel 1994 ti aspettavi di ottenere qualcosa di più? Che tipo di moto era la versione 1994 della RGV?
“Nel 1994 Kevin si era fatto male in mountain bike e quindi non aveva partecipato allo sviluppo della moto durante la pre-stagione. Io con gli ingegneri dicevo che la moto avesse dei problemi ma loro volevano aspettare il parere di Kevin. Il problema è che Kevin è rientrato per la prima gara e anche lui ha confermato che esistevano problemi di ciclistica, in particolare la moto non girava. È stata una stagione complicata per tutti”.

Cosa hai imparato in quel periodo in Suzuki e che ricordo hai di quei due anni?
“Ho imparato che con una moto competitiva avevo potenziale per stare davanti. Dopo la Suzuki è stato difficile per me ed è passato diverso tempo prima di tornare competitivo. Nel 1994 è stata dura comunque, perché psicologicamente pensavo di essere io a non riuscire ad andare forte. In una gara del Super Prestige in Spagna ho corso con una ROC Yamaha insieme a piloti come Abe, Criville e Checa e ho terminato secondo. Quel risultato mi ha convinto ad andare avanti ed è stato una grande spinta. Ringrazierò sempre Suzuki e Gary Taylor per l’opportunità che mi hanno dato”.

Ultima domanda, diversa dall’argomento Suzuki. Parliamo della RC211V: ti chiedo cosa ricordi di quella moto, nata 20 anni fa esatti.
“La RC211V è stata la moto più completa che ho guidato nella mia carriera. Era equilibrata in tutto, dal motore alla ciclistica fino alle sospensioni. Era bellissimo sfruttare tutto il potenziale di quella moto e il cinque cilindri che Honda ha realizzato è stato il motore più veloce che ho guidato nella mia carriera”.

Per chi volesse guidare insieme ad Alex Barros, in MotoGP 22 è possibile farlo con la Suzuki del 1993 e la Honda del 2002. Un modo per rivivere, anche se in modo virtuale, la bellezza di due moto totalmente differenti ma iconiche allo stesso modo.

Immagine copertina: Ansa Foto

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