Intervista a Stefan Johansson: “Il tavolo da cucina della Honda e il mio 1983”

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
25 Febbraio 2023 - 19:00
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La storia di Honda in F1 è fatta di tanti esordi, abbandoni e rientri. Sono due le costanti che hanno caratterizzato la Casa giapponese, cioè la sconfitta (anche umiliante) iniziale e il successivo successo arrivato dopo tanto lavoro.

Nel 1983, dopo quasi 15 anni di assenza dal Circus, Honda decise di rientrare intraprendendo la strada del motorista e non più quella del team come fatto in precedenza. Un ritorno non in pompa magna ma costruito e sviluppato attraverso la Spirit, team di F2 che bene si prestava allo sviluppo del V6 turbo. Le aspettative su quella Spirit, gestita da Gordon Coppuck e John Baldwin che in passato avevano condiviso la loro storia in McLaren, non erano elevate perché la prima monoposto portata in pista in quel 1983, ovvero la 201, era diretta derivata dalla monoposto di F2. Successivamente sarebbe arrivata la prima vera vettura da F1, la 201C.

L’esordio della monoposto avvenne nella Race of Champions il 10 aprile sul circuito di Brands Hatch. Con Stefan Johansson alla guida la vettura si qualificò al 12° posto su tredici partecipanti, accusando un distacco di quasi 20 secondi dalla pole siglata dal campione del Mondo in carica Keke Rosberg su Williams-Cosworth aspirata.

La gara dello svedese durò solo quattro giri a causa di un problema tecnico del V6 Honda che lo costrinse al ritiro. L’esordio nel mondiale, qualche settimana dopo sul “pentagono” velocissimo di Silverstone, fu condito da un problema al motore. Il risultato migliore di quella stagione fu il settimo posto di Zandoort e fu il preludio al divorzio tra Spirit e Honda, che già dal Gran Premio del Sudafrica di quel campionato lasciò la piccola squadra inglese per iniziare una nuova avventura, quasi da subito vincente, con una un’altra britannica ben più quotata, cioè la Williams.

P300.it ha avuto il piacere di incontrare chi è stato parte in causa del ritorno di Honda in F1, ovvero Stefan Johansson. Nelle sue parole una bella sintesi di quel 1983.

Stefan, puoi raccontarci di come sei arrivato alla Spirit?
“Conoscevo John Wickham (team principal, ndr) abbastanza bene da prima, dai giorni della F3 e poi in F2, quando ho guidato per Alan Docking negli anni precedenti”.

Com’era la prima versione del motore Honda?
“Era molto potente ma anche molto fragile, come la maggior parte dei motori turbo in quel periodo”.

Alcuni giornali dell’epoca dicono che il budget stanziato da Honda per sviluppare il turbo era di 24 milioni di dollari: è vero?
“Niente di simile, il bilancio della Spirit nel primo anno non era nemmeno una frazione di quello che scrivevano. Non credo ci fosse una squadra sulla griglia con un budget del genere. Più tardi forse, quando hanno iniziato a sviluppare i nuovi motori, ma nei primi tempi era un budget molto piccolo. Ricordo che i meccanici Honda facevano la ricostruzione del motore sul tavolo della cucina nella casa che stavano affittando a Slough, fuori Londra”.

Hai sentito la responsabilità di sviluppare per un costruttore che tornava in F1 dopo tanti anni?
“È stato un lavoro di squadra come sempre, tutti facevano la loro parte nel miglior modo possibile”.

Cosa ricordi dell’ultima gara dei campioni di Brands Hatch?
“Ricordo che abbiamo scioccato tutti perché eravamo subito molto veloci. Ma il motivo era più perché la nostra auto era molto sovrappeso: le condizioni della pista erano molto rigide quel fine settimana e nessuno poteva ottenere alcun tipo di calore sulle gomme. Noi con il peso surriscaldavamo le gomme, così abbiamo avuto enorme grip rispetto a tutti gli altri!”.

Com’è stato lavorare nel team Spirit e qual è stato il tuo rapporto con i tecnici Honda?
“È stato davvero fantastico, ho avuto un rapporto fantastico con tutti i tecnici Honda, anche oggi abbiamo ancora un buon rapporto”.

A Zandvoort speravi di entrare in zona punti?
“Sì, certo. Ogni gara speravamo di segnare punti, ma era particolarmente difficile farlo a quei tempi, poiché solo le prime sei vetture ottenevano punti!”.

Sei mai stato vicino alla Williams, dopo che la Honda si era unita alla squadra di Sir Frank?
“Sì, ho fatto alcuni test anche per la Williams in seguito, ma poi ho ottenuto il volante della Ferrari e la mia carriera ha preso una direzione diversa”.

Che anno è stato 1983 per te?
“È stato un grande anno, finalmente ho fatto il mio esordio in F1 come pilota di un costruttore. È stato un sogno che si è avverato!”.

Immagine copertina: Wikimedia Commons

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