Brembo

Intervista a Ken Roczen: “Mi sento libero, è bello avere una squadra che crede in me”

di Federico Benedusi
federicob95
Coautore: Andrea Ettori
Pubblicato il 5 Ottobre 2023 - 09:00
Tempo di lettura: 8 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
Intervista a Ken Roczen: “Mi sento libero, è bello avere una squadra che crede in me”

Impegnato su tutti i fronti più importanti del motocross mondiale, “Kenny” sta vivendo un 2023 lungo ma soddisfacente

È notizia di due giorni fa il prolungamento del contratto che lega Ken Roczen e il team Suzuki HEP Motorsports. Il pilota tedesco guiderà la RMZ 450 anche nel 2024 tra i campionati AMA e quello che rappresenta il suo impegno principale, il mondiale Supercross.

A 29 anni “Kenny” è riuscito a ridare slancio ad una carriera che in Honda sembrava avere imboccato un lungo tunnel fatto esclusivamente di problemi fisici e, di conseguenza, poco divertimento in pista. Il 2023 del campione del mondo indoor è stato lungo, poiché si è impegnato praticamente su ogni fronte dagli Stati Uniti al WSX passando per il Motocross delle Nazioni di questo weekend, ma anche tanto soddisfacente. E non è ancora finita.

Nell’intervista rilasciata a P300.it, il campione di Mattstedt si è raccontato a proposito di questa annata così intensa e di ciò che potrà riservargli il futuro prossimo.

Per la prima volta nella tua carriera professionistica, quest’anno hai gareggiato per un team non ufficiale. Come è cambiata la tua percezione delle corse? Hai avvertito più libertà, meno pressioni, ti sei posto qualche obiettivo particolare prima dell’inizio della stagione…?
“La parte migliore del correre in un team non ufficiale, e specialmente in un team ‘aperto’ come il mio, è la possibilità di fare un po’ quello che voglio con la moto ed è bello avere una squadra che crede ciecamente in me. Abbiamo fatto davvero di tutto per capire cosa fosse meglio per la moto in relazione al tipo di gare che dovevamo affrontare. Naturalmente devi avere già un’idea di cosa fare per rendere una moto competitiva. Abbiamo trovato una buona soluzione ma le cose possono sempre migliorare, nulla è mai perfetto. Si tratta di provare, di avere il giusto team e la giusta atmosfera al suo interno. Posso passare dalle sospensioni KYB alle Showa, possiamo fare ciò che vogliamo per il semplice fatto di non avere restrizioni”.

Durante il Supercross AMA, tu e la squadra avete lavorato senza sosta sul set-up delle sospensioni. C’è un momento preciso in cui avete trovato una soluzione soddisfacente? Come divideresti il merito di questi risultati tra la tua guida e il lavoro riposto sulla moto?
“Difficile dirlo, perché abbiamo cambiato un paio di marche di sospensioni nel frattempo. La squadra aveva già un tecnico prima che arrivassi io (Dave Cruz, ndr), ma il suo modo di lavorare e di testare non combaciava con quelli che erano i bisogni della squadra. All’inizio ho cercato una strada sicura e sono partito con Factory Connection, perché ho lavorato bene assieme a loro in Honda e in loro avevo fiducia, ma poi sono sorti dei grossi problemi. Il mio compagno di squadra Kyle Chisholm stava già lavorando assieme a Matt (Andruk, attuale tecnico delle sospensioni di HEP Motorsports, ndr) e a quel punto gli abbiamo proposto di occuparsi di tutta la squadra. Abbiamo trovato un diamante grezzo. Ha svolto un lavoro eccezionale perché non è una persona trasportata da egocentrismo, abbiamo cambiato tutto dalla mattina alla sera cercando di capire come muoverci per arrivare a qualcosa di soddisfacente.

Attorno a metà stagione abbiamo trovato una soluzione efficace e da quel momento abbiamo dovuto apportare solo qualche piccola modifica ogni tanto. Penso che i risultati riflettano tutto questo, siamo migliorati e siamo diventati più costanti. È difficile definire un momento o una gara precisa, è stato un processo. Ma poi non si è trattato solo delle sospensioni, abbiamo svolto tanti test su frizioni e motori. Le sospensioni sono state uno dei fattori principali, ma il lavoro si è concentrato anche su tante altre cose”.

Hai firmato un contratto triennale per correre nel WSX ed è molto bello vedere un pilota del tuo calibro abbracciare una sfida di questo genere. Come è stato il primo evento di Birmingham, a livello di corsa e di pubblico, e cosa ti aspetti dagli ultimi due round?
“Mi sono divertito molto a Birmingham. A quanto ho capito abbiamo avuto un buon numero di spettatori, considerando il periodo dell’anno. Per quanto mi riguarda la cosa migliore è stata uscire dagli Stati Uniti e tornare in Europa per vedere cose diverse, ritrovare i miei vecchi amici e allo stesso tempo gareggiare in un ambiente diverso, in stadi nuovi, in città nuove, che magari parlano la stessa lingua ma che hanno una cultura differente. Ai tempi del mondiale motocross ero abituato a viaggiare di Paese in Paese e questa esperienza mi ha ridato una specie di sensazione familiare.

Per quanto riguarda gli ultimi due round sono entusiasta di correre ad Abu Dhabi, non ci sono mai stato ma ho sentito che è grandiosa, in Australia ci sono andato l’anno scorso per la prima volta e ho molta voglia di tornarci, è uno dei miei luoghi preferiti. L’idea di correre in posti nuovi è elettrizzante ma lo è ancora di più il fatto di vedere Paesi e scenari diversi”.

Hai avuto modo di conoscere i nuovi investitori del WSX? Quali sono le tue sensazioni in chiave 2024 dopo un periodo così complicato?
“Non ho ancora avuto modo di conoscerli, ma sono sicuro che presto lo farò. Da quello che ho capito, siamo in buone mani. Sono entrambi grandi appassionati di motocross e supercross e penso che se sei fan di questo sport nel profondo del cuore, sai cosa ci vuole per guidare questo business. Spero di poterli incontrare presto”.

Gli eventi del SuperMotocross sono stati grandiosi e sei anche andato molto forte! I circuiti mi sono sembrati un po’ strani, a mio parere l’obiettivo delle piste “ibride” non è stato perfettamente raggiunto. Qual è la tua idea a riguardo?
“Penso anche io che siano stati degli eventi grandiosi. Ogni volta abbiamo trovato una tipologia differente di pista e penso che abbiano colto il concetto di ‘ibrido’. Soprattutto Charlotte ha avuto una dimensione ibrida, Chicago è andata decisamente verso il motocross e Los Angeles era più sul supercross. Questo ha reso tutto più complicato sul fronte sospensioni, ma credo che l’obiettivo sia stato raggiunto. Tutto quello che ci hanno promesso riguardo ciò che doveva essere il SuperMotocross è stato rispettato e mi sono divertito tanto. Volevo tornare a correre ed è andata anche molto bene. Posso solo parlare bene del SuperMotocross, è stato molto divertente”.

Ti piace il format del SuperMotocross? Manterresti l’attuale format dei playoff o preferiresti qualcosa di più simile alla Nascar con un calendario misto tra le tre discipline, pur mantenendo i titoli singoli, e un taglio ad un certo punto della stagione per selezionare i piloti eleggibili per il titolo assoluto?
“Non è facile dirlo. Ora è tutto separato, questo era il primo anno del format ma penso che abbia funzionato bene. Ora come ora, terrei tutto così. Supercross e National dovrebbero restare sempre campionati a sé stanti, perché hanno una tradizione e un peso molto importante ed è così da tanto tempo. Per il momento manterrei le cose per come sono”.

Durante l’estate sembrava che tu non dovessi partecipare al Nazioni, ma alla fine sarai ad Ernée! Perché hai deciso di gareggiare e quali sono le tue aspettative? Conosci i tuoi compagni di squadra?
“È una storia molto singolare. Volevo correre ma doveva nascere il mio secondo figlio. Con le gare del WSX mi sarei dovuto trasferire da Los Angeles a Singapore, poi fare il Nazioni e in seguito Düsseldorf ma questo avrebbe significato lasciare mia moglie da sola per quattro-cinque settimane. Avrebbe dovuto badare da sola ad un neonato e ad un bambino di tre anni, impossibile. Non avrei potuto proprio gareggiare, pur volendo, ma poi le gare del WSX sono state cancellate e immediatamente ho deciso di fare il Nazioni. Volevo davvero correrlo e abbiamo organizzato tutto velocemente.

Conosco molto bene Tom Koch perché suo fratello Tim è uno dei miei migliori amici, siamo cresciuti assieme, mentre con Simon Längenfelder ci siamo sentiti di recente e sono contento di riuscire anche a rivederlo. Sono entusiasta, siamo un buon team”.

Come vedi il tuo futuro? Continuerai a correre negli Stati Uniti assieme al WSX o stai pensando anche a fare qualche wildcard in MXGP ogni tanto?
“Bella domanda. A questo punto della mia carriera posso fare un po’ quello che voglio. Per ora correrò sicuramente il Supercross AMA, dovrei fare più gare nel National e poi ovviamente c’è il WSX. Ho l’opportunità di poter fare quello che ritengo più opportuno, ora mi concentrerò sulle ultime gare di quest’anno e poi ci sarà una lunga stagione di Supercross, quindi il focus principale è su quello. Mi piacerebbe correre qualche gara in MXGP, nel caso bisognerà vedere come organizzarsi”.

Immagini: supermotocross.com, supercrosslive.com, WSX Media, promotocross.com


Condividi

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA
COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

RICEVI LA NEWSLETTER
Iscriviti per rimanere sempre aggiornato
(puoi sempre iscriverti in seguito)