Due chiacchiere con uno dei piloti della serie europea endurance, classe LMP3
P300.it ha avuto il piacere di intervistare Jacopo Baratto, pilota italiano attualmente impegnato nella classe LMP3 della European Le Mans Series. Passato quest’anno al Team Eurointernational, ha ottenuto nello scorso appuntamento di Monza un ottimo secondo posto. Ringraziamo Jacopo per il tempo dedicatoci.
Jack, come è nata la tua passione per il motorsport?
“La mia passione, un po’ come per tutti, è nata quando ero ancora bambino. Mio padre seguiva la Formula 1 e leggeva Autosprint, dove ho iniziato a scoprire anche altre categorie e campionati. Inoltre aveva una bellissima collezione di modellini di sport prototipi, che mi ha fatto innamorare del mondo endurance e delle auto da corsa a ruote coperte. La passione si è poi concretizzata più avanti negli anni nel sogno di diventare un pilota, iniziando a correre con i kart intorno ai 16 anni e dando di fatto il via a un percorso molto poco convenzionale per un mondo dove, a chi vuol provare a diventare professionista, viene messo in mano il primo volante già a 4 o 5 anni”.
Aspiravi alla Formula 1 e più in generale alle ruote scoperte, o ti sempre orientato verso le ruote coperte?
“No, la Formula 1 non è mai stata il mio obbiettivo, per quanto ogni pilota sogni di poter guidare una di quelle vetture. Avendo intrapreso la carriera di pilota a un’età più adulta, e arrivando da una famiglia normalissima e senza particolari disponibilità economiche, ho deciso fin da subito di indirizzarmi verso altri percorsi. Ho avuto la possibilità di fare qualche test con delle piccole vetture come la Formula Junior, ma quando ho capito di avere il potenziale per crescere ho iniziato a cercare occasioni per fare gavetta direttamente nel mondo delle ruote coperte. Come ti dicevo, ho sempre amato i prototipi e la verità è che il mio sogno è sempre stato e rimane Le Mans”.
Come ti trovi con il Team Eurointernational e con i tuoi attuali compagni?
“Con Eurointernational mi trovo molto bene. Il livello di performance di tutto il team di Antonio Ferrari è davvero alto, per me è stato un bel salto e allo stesso tempo un bel test e, dopo due gare, posso dirmi soddisfatto del fatto che le mie prestazioni siano state all’altezza della situazione. Stesso discorso per Niko Kari e Nicolas Maulini, con cui ho subito instaurato un rapporto molto buono. Sono due piloti diversi, sia per età che per esperienza, ma entrambi sono davvero veloci e ottimi team players, con cui è possibile avere un dialogo molto aperto sul piano tecnico e altrettanto positivo sul piano umano”.
A Monza, nell’ELMS, quest’anno siete saliti sul secondo gradino del podio, un risultato di tutto rispetto. Raccontaci com’è andata e se sarebbe potuta andare anche meglio.
“Questo secondo posto è davvero un grande risultato per me. Il team aspirava alla vittoria e, come nelle gare precedenti, il potenziale c’era tutto. Purtroppo una qualifica difficile ci ha rovinato i piani e ha reso tutto più complicato, ma siamo stati tutti molto bravi nel mettere in piedi una rimonta non facile. Il mio primo stint ci ha messo in una posizione ideale, che Maulini è riuscito a preservare nel suo doppio stint centrale e Kari ha difeso con i denti nell’ultima ora di gara, riuscendo per un pelo a tenere dietro la #2 di United Autosports sotto la bandiera a scacchi”.
Per quanto riguarda la categoria in cui attualmente corri, la LMP3, cosa ne pensi? Potrebbero essere migliorati alcuni aspetti a livello regolamentare?
“Il nuovo kit di aggiornamento sviluppato da Ligier, che include upgrades di aerodinamica, motore ed elettronica, si è rivelato un bel passo avanti. Ora è più facile difendersi dalle GT, soprattutto in certe condizioni, e le prestazioni sono migliorate sensibilmente, non tanto sul giro secco quanto sul passo gara. Sarebbe bello, a livello di regolamento, poter disporre anche delle gomme intermedie, ad esempio in situazioni di umido come nel mio stint di Monza, ma in generale è davvero un’ottima vettura e un’ottima categoria, lo step ideale per chi punta ad arrivare in LMP2 o LMP1”.
Sappiamo che il tuo idolo è Stefan Bellof. C’è un motivo particolare dietro ciò?
“Mi ha affascinato fin da bambino. Faceva parte di quella razza di campioni che appartengono a una categoria tutta loro. Era veloce, talentuoso e non si accontentava di stare davanti, voleva abbattere ogni record ed essere il numero uno ovunque corresse. Inoltre non si limitava alla Formula 1, dove sicuramente sarebbe stato un rivale eccezionale per Ayrton Senna e gli altri campioni di quegli anni, ma ha fatto cose meravigliose anche con le Gruppo C, macchine incredibili di cui Bellof è stato uno dei migliori interpreti”.
Ci sono altri piloti che stimi? Anche andando oltreoceano.
“Ci sono sicuramente molti piloti che meritano tutta la stima di cui godono sul piano sportivo. Se devo sceglierne uno sul piano delle prestazioni ti dico Fernando Alonso, che considero uno dei più completi delle ultime decadi, velocissimo e con un’intelligenza strategica fuori dal comune. Personalmente però amo quei piloti che sanno trasmettere il loro amore per il motorsport e per questo stimo molto anche Jenson Button. È uno che ha saputo sfruttare molto bene tutte le occasioni che ha avuto e ha sempre trovato il modo di essere veloce pur non essendo un talento puro. Ora che è fuori dalla Formula 1 poi continua a dare molto a questo sport, corre nei campionati GT e ha anche fondato un suo team. Insomma, è davvero uno di noi”.
La tua gara più bella?
“Enzo Ferrari direbbe ‘la prossima’, ma la verità è che l’ultima 4h di Monza è stata sicuramente la gara più bella della mia carriera fino ad oggi. La European Le Mans Series è il campionato di livello più alto in cui ho corso e un secondo posto con una prestazione eccellente di tutto il team regala tanta soddisfazione. Personalmente, ho fatto un’ottima partenza, dove ho sì avuto fortuna ma sono stato anche bravo nel cercarla e trovarla, recuperando nel primo giro da decimo a quarto e andando in testa intorno al decimo giro. Correre in quelle condizioni di umido è stato speciale, ho sfruttato la mia conoscenza della pista e le mie qualità di guida in condizioni di poca aderenza non commettendo errori gravi. In una situazione del genere sarebbe bastato davvero un niente per rovinare tutto”.
Infine, c’è un qualche aneddoto particolare da paddock che puoi raccontare?
“Mi viene in mente la mia prima esperienza in ELMS, due anni fa al Paul Ricard con BHK Motorsport. Alle verifiche del giovedì il commissario fa l’appello e dopo il mio nome sento chiamare ‘Senna’. Per un attimo mi sono stranito e ho quasi pensato ad uno scherzo, poi mi sono girato e di fianco a me c’era Bruno Senna, che quell’anno correva con United Autosports in LMP2. È un momento che ricordo con molto piacere, anche perché è stato il primo vero passo nel mondo dei professionisti”.
Immagine copertina: Jack Baratto Twitter
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