Indycar | Texas 600 2019: Come Newgarden ha costruito il suo successo

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Andrea Gardenal
9 Giugno 2019 - 11:30
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La Texas 600 di questa notte si è decisa in corrispondenza del terzo round di pit stop, quando il terzetto di testa composto da Hunter-Reay, Dixon e Rossi, che fino a quel momento aveva condotto la gara, è stato incredibilmente beffato da Josef Newgarden, sbucato fuori quasi dal nulla visto che prima del round di pit stop si trovava in ottava posizione a circa 3 secondi dai primi.

Per capire come ha fatto Newgarden a costruire un successo che a priori sembrava impossibile ci avvarremo, ancora una volta, dei dati messi a disposizione dalla Indycar nel suo sito ufficiale. L’analisi inizia al giro 177, due giri prima del rientro ai box di Hunter-Reay per la sua terza sosta, e si concluderà al giro 200, due giri dopo il pit stop di Newgarden; ci limiteremo a considerare le prestazioni di Newgarden, Hunter-Reay, Dixon e Rossi, i quattro protagonisti principali negli avvicendamenti al vertice in questa fase di gara; per questo motivo tra i giri 198 e 200 ci riferiremo a Newgarden come al “leader della gara”, anche se in realtà in quel frangente i veri leader erano Ericsson e Bourdais.

Iniziamo quindi dal giro 177: la classifica vede Dixon al comando con 36 centesimi su Rossi, 97 su Hunter-Reay e 3,03 secondi su Newgarden, che in questo momento si trova all’ottavo posto; va detto che rispetto al 143° giro, quando sono riprese le ostilità dopo la caution provocata dall’incidente di Veach, il divario del pilota del Team Penske dalla prima posizione non ha subito grosse variazioni, essendo sempre rimasto tra i 3 e i 4 secondi.

Al termine del 179° giro Hunter-Reay imbocca la corsia dei box per effettuare il suo terzo rifornimento; riportiamo i dati dei suoi giri di ingresso e di uscita dai box, per valutare quanto ciascun pilota ha guadagnato o perso durante le operazioni di rifornimento: il giro di rientro viene effettuato da Hunter-Reay in 26,99 secondi, la pit lane viene percorsa in 28,20 secondi e il giro di uscita viene completato in 34,85 secondi. Al 180° giro, quando ormai il pilota del team Andretti ha ripreso la sua normale velocità di gara, la classifica vede Dixon sempre al comando con 36 centesimi su Rossi, 3,27 secondi su Newgarden e 42,99 secondi su Hunter-Reay.

Il successivo pit stop è quello di Rossi, che avviene al termine del giro 187: durante questi passaggi i due piloti di testa si sono infastiditi in più di un’occasione, tanto che nel giro precedente a quello del pit stop il californiano era perfino riuscito a prendere il comando delle operazioni. In questi giri Dixon, Rossi e Newgarden hanno girato costantemente tra le 211 e le 213 miglia orarie mentre Hunter-Reay, grazie alle gomme nuove, gira tra le 217 e le 218 mph.

Al 186° giro, quello precedente il pit stop di Rossi, la classifica vede la #27 del team Andretti in prima posizione con 12 centesimi di margine su Dixon e 2,69 secondi su Newgarden; Hunter-Reay insegue ad un giro e mezzo, ma in questi 6 giri ha abbattuto il suo ritardo dai primi portandolo a 38,26 secondi, quasi quattro secondi in meno rispetto a quando era appena uscito dai box.

Ora tocca a Rossi rientrare in pit lane per il suo ultimo rifornimento: il giro di rientro viene effettuato in 26,61 secondi, la pit lane viene percorsa in 28,96 secondi e il giro di uscita viene completato in 35,34 secondi; tra l’entrata e l’uscita box, Rossi si ritrova quindi a perdere quasi 9 decimi rispetto al suo compagno di squadra.

Dixon rimane in pista altre tre tornate: al giro 189, quello precedente il suo ingresso, la classifica vede il neozelandese al comando, ma quel che è interessante notare è che il suo vantaggio su Newgarden è sceso a 2,02 secondi, quasi 7 decimi in meno rispetto a tre giri prima; questo si spiega sia col rallentamento di Dixon, che percorre due giri sulle 209 mph di media, sia con la contemporanea accelerazione del pilota del Team Penske, che innalza il ritmo portandolo a 216 mph al 189° giro. Dietro ai primi due, Hunter-Reay alza il piede assestandosi sulle 215 miglia orarie di media mentre Rossi non riesce a sfruttare le gomme nuove come fatto dal compagno di squadra e percorre i suoi primi giri dopo il rifornimento tra le 213 e le 215 miglia orarie. Il distacco dei due dalla vetta è di 37,24 e 41,78 secondi, con Hunter-Reay che in tre giri ha mangiato quasi un secondo a Dixon. È interessante inoltre notare che il distacco di Hunter-Reay da Newgarden è sceso da 38 a 35 secondi.

Il pilota del team Ganassi rientra ai box al termine del 190° giro: la tornata di ingresso viene effettuata in 26,34 secondi, la pit lane viene percorsa in 27,99 secondi e il giro di rientro in pista viene completato in 34,84 secondi; in tutte e tre le fasi del rifornimento Dixon è stato il più rapido tra i tre piloti che si sono fermati fino a questo momento, con un guadagno nei confronti di Hunter-Reay prossimo ai 9 decimi.

A questo punto al comando della gara c’è Newgarden perché in questi stessi giri si sono fermati ai box anche i quattro piloti che lo separavano dal terzetto di testa: grazie al precedente pit stop effettuato sotto caution, il pilota del Team Penske ha quasi 10 giri di etanolo ancora nel serbatoio e li sfrutta al massimo dando il tutto per tutto: tra il 189° e il 197° passaggio il suo giro più lento viene percorso a 214,98 mph; tutti gli altri si attestano costantemente al di sopra delle 216 mph, con un picco di 218,35 mph nel suo ultimo giro completo prima della sosta.

Nessuno riesce a seguire la sua progressione: Hunter-Reay gira tra le 211 e le 213 miglia orarie, con un unico giro al di sopra delle 214 mph; Rossi, per contro, gira quasi sempre tra le 214 e le 216 miglia orarie, con un paio di picchi al di sopra delle 217 mph. Dixon è molto più regolare, con un ritmo compreso tra le 216 e le 217 mph, ma al tempo stesso viene penalizzato dal primo giro completo dopo la sosta, completato a “sole” 211 miglia orarie. Vediamo l’evoluzione dei distacchi in questi giri.

Al 191° passaggio, il primo dopo il ritorno in pista di Dixon, Newgarden è al comando con 35,79 secondi su Hunter-Reay, 39,14 su Dixon e 39,71 su Rossi; al giro successivo Hunter-Reay e Dixon perdono tra i 6 e i 7 decimi, mentre Rossi si riavvicina al neozelandese guadagnando mezzo secondo nei suoi confronti; la classifica vede quindi Newgarden sempre davanti a tutti con 36,37 secondi su Hunter-Reay, 39,86 su Dixon e 39,94 su Rossi; come si può notare, meno di un decimo separa questi ultimi due.

Il 197° giro è l’ultimo prima della sosta di Newgarden: il suo vantaggio su Hunter-Reay è aumentato di quasi 3 secondi, arrivando a 39,27 secondi; Dixon per contro ha perso meno di due decimi, scivolando a 40,05 secondi dal leader; Rossi segue a 40,89, quasi un secondo in più rispetto a 5 giri prima.

Newgarden rientra in pit lane alla fine del 198° giro: il giro di rientro viene completato in 25,26 secondi, oltre un secondo in meno rispetto a Dixon; la pit lane viene percorsa in 27,33 secondi, 6 decimi in meno rispetto al neozelandese, probabilmente anche in virtù della necessità di dover imbarcare un minor quantitativo di etanolo; nel giro di rientro in pista Newgarden è un pochino più lento rispetto al pilota di Ganassi (35,36 secondi contro 34,84), ma il vantaggio accumulato nelle due precedenti fasi del pit stop è tale da permettergli di tornare in pista davanti al terzetto che solamente 20 giri prima guidava la corsa.

Sul traguardo del 199° giro Newgarden ha 19 centesimi di vantaggio su Hunter-Reay, 35 su Dixon e 1,23 su Rossi.

A questo punto è fatta: Newgarden e Rossi completano il 200° giro sulle 213 miglia orarie, mentre Hunter-Reay e Dixon si ostacolano a vicenda girando al di sotto delle 210 miglia orarie. La Penske #2 mette tra sé e la gialla #28 del team Andretti un margine di 64 centesimi con Dixon più indietro a 86 e Rossi a 1,33 secondi. Nei giri successivi il suo margine aumenta costantemente arrivando a sfiorare i 3 secondi, prima che l’incidente di Hinchcliffe richiami in pista la pace car annullando il vantaggio costruito fino a quel momento.

Sono questi dunque gli elementi che hanno permesso a Newgarden di trionfare: un’andatura conservativa durante la prima parte del terzo stint di gara per preservare gli pneumatici, 10 giri tiratissimi prima dell’ultimo rifornimento nei quali ha chiesto l’anima alla sua monoposto, un giro di rientro completato ad un’andatura inavvicinabile per i suoi tre rivali e l’ottimo lavoro dei meccanici Penske ai box, che hanno permesso al pilota americano di guadagnare tra i 6 decimi e 1,6 secondi rispetto ai suoi avversari. La decisione di Cindric di rientrare durante la prima caution è stata sicuramente corretta, ma ci è voluto un Newgarden in stato di grazia per trasformare una buona strategia in una mossa vincente.

Per completezza, ecco i tempi registrati dai quattro protagonisti della gara tra il 177° e il 200° giro; in giallo sono segnalati i due giri di ingresso e di uscita dai box.

 

Immagine di copertina da https://twitter.com/TXMotorSpeedway

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