A seguire la cronaca e le classifiche della Texas 375 2022 vinta da Josef Newgarden davanti a Scott McLaughlin e a Marcus Ericsson
La cronaca
In partenza Rosenqvist tiene la prima posizione davanti a McLaughlin, ma già al termine del primo giro il neozelandese si porta al comando; alle sue spalle Power, Castroneves, Sato e Dixon. Nelle battute iniziali guadagnano posizioni Sato e Herta, che nell’arco di una decina di passaggi salgono in terza e quarta posizione.
La prima caution arriva già al Giro 11, quando Alexander Rossi rallenta improvvisamente a causa di un problema elettrico: il caliorniano si porta all’interno della pista, ma la sua andatura impone l’entrata in pista della pace car. Per la vettura #27 la gara è già finita. I pochi giri trascorsi dalla bandiera verde fanno sì che solo una manciata di piloti a centro e a fondo gruppo rientrino ai box nel corso di questa prima neutralizzazione.
La ripratenza arriva al giro 18 con McLaughlin che tiene la prima posizione davanti a Rosenqvist e Sato. Più indietro, O’Ward risale dal dodicesimo all’ottavo posto nei primi giri dopo la ripartenza, ma ancor più significativa è la prestazione di Kirkwood che nel primo giro di bandiera verde risale dalla 21esima alla 14esima posizione.
Per i successivi 40 giri non si vede molta azione in pista: la classifica rimane stabile e l’unico brivido vede per protagonista Graham Rahal, che al Giro 52 allarga pericolosamente la traiettoria in Curva 3-4 per evitare Van Kalmthout che procedeva piuttosto lentamente.
Escludendo le soste effettuate sotto caution ad inizio gara, il primo vero round di pit stop inizia al termine del Giro 53: ad aprirlo è proprio Van Kalmthout, che in precedenza aveva propiziato l’errore di Rahal a causa dell’elevato consumo dei suoi pneumatici; questo fatto sarà una costante che si protrarrà per l’intera gara.
Il leader McLaughlin si ferma al termine del Giro 57 lasciando in testa Takuma Sato, che nel corso del giro precedente aveva scavalcato Rosenqvist. La maggior parte dei piloti si ferma al termine del Giro 62, esattamente dopo un quarto di gara. Sato è costretto ad evitare David Malukas e questo lo porta ad allinearsi male alla sua piazzola e a perdere svariati secondi e posizioni.
I pit stop si protraggono fino al Giro 70: McLaughlin tiene la testa della gara, ma ora alle sue spalle ci sono Newgarden e O’Ward che avevano anticipato il pit stop. Rosenqvist è scivolato in quinta posizione davanti al connazionale Ericsson, a Herta e a Dixon.
Il neozelandese si trova in testa con una dozzina di secondi di vantaggio nei confronti del compagno di squadra (circa mezzo giro), ma ben presto il suo vantaggio inizia a ridursi a causa della presenza di alcuni doppiati davanti a lui. Anche in questo secondo stint di gara si vedono ben pochi avvicendamenti, soprattutto tra le prime posizioni. L’unico avvicendamento significativo è quello tra i due piloti McLaren, con Rosenqvist che nel corso del Giro 89 passa il compagno di squadra.
Questa fase di relativa tranquillità viene interrotta nel corso del Giro 99 dalla seconda caution: in Curva 2 Sato si tocca con DeFrancesco (anteriore sinistra contro posteriore destra) e allarga finendo contro il muro. Il giapponese prosegue, ma la sua vettura ha riportato dei danni ed è costretto ad una lunga sosta ai box per le riparazioni.
Al Giro 103 viene aperta la pit lane e, con un po’ di anticipo rispetto alla tabella di marcia, inizia il secondo round di pit stop: i primi due mantengono le loro posizioni e alle loro spalle si infila il loro compagno di squadra Power, che risale dall’ottava alla terza posizione. È invece disastrosa la sosta delle due vetture del team McLaren, che sprofondano in 16esima e 17esima posizione. Entrambi i piloti sono arrivati lunghi nelle rispettive piazzole allungando i tempi di sosta, con O’Ward che è andato anche a colpire il meccanico addetto alla sostituzione dell’anteriore sinistra.
Durante questa tornata di pit stop, si ritira Romain Grosjean, il cui motore fumava vistosamente già da alcuni giri.
Si riparte all’inizio del Giro 114 con McLaughlin in testa davanti a Newgarden, Power, Dixon, Ericsson e VeeKay, con quest’ultimo che viene attaccato senza successo da Colton Herta. In curva 3-4 Kirkwood perde il controllo della vettura e va a sbattere violentemente con il posteriore. L’intervento della pace car è obbligato.
Durante la neutralizzazione si registrano solamente una manciata di pit stop tra i piloti in fondo alla classifica; tra questi va segnalato quello di O’Ward, che approfitta della bandiera gialla per sostituire il musetto precedentemente danneggiato. La sosta non è rapidissima e per questo motivo il messicano viene doppiato dai piloti di testa.
La bandiera verde sventola all’inizio del Giro 129, ma come nel tentativo precedente la speranza di rivedere azione in pista ha vita breve: alla ripartenza DeFrancesco prova ad attaccare Rahal portandosi nell’apron dell’ovale, ma così facendo perde il controllo della vettura e va a colpire il pilota americano; quest’ultimo, a sua volta, va in testacoda e coinvolge nella carambola anche l’incolpevole Castroneves, che finisce a muro esattamente come gli altri due piloti. Inevitabile, ancora una volta, l’ingresso della vettura di sicurezza. Durante la neutralizzazione si ritira il poleman Rosenqvist, fermato dalla rottura di un semiasse.
Si riparte all’inizio del Giro 150 e questa volta fila tutto liscio. Nei primi giri dopo la ripartenza non mancano i cambi di posizione: già al termine del giro della ripartenza, Newgarden scavalca McLaughlin e si porta al comando della gara, ma un paio di giri dopo il neozelandese si riprende la posizione. Alle loro spalle, nell’arco di una manciata di tornate Van Kalmthout passa Ericsson, Dixon, Power e lo stesso Newgarden, risalendo così in seconda posizione; l’americano del Team Penske, dal canto suo, perde terreno e si fa sfilare da Power, Dixon ed Ericsson scivolando al sesto posto.
Al Giro 159 Van Kalmthout si porta al comando della gara passando McLaughlin all’ingresso di Curva 1, ma dopo aver preso la prima posizione non riesce a scappare. La leadership dell’olandese dura appena cinque tornate: all’inizio del Giro 164 Power scavalca sia McLaughlin che lo stesso Van Kalmthout in entrata di Curva 1, prendendosi la prima posizione. La manovra dell’australiano spiazza i primi due e Dixon ne approfitta per scavalcare a sua volta McLaughlin.
Per alcune tornate la situzione si stabilizza con Power al comando davanti a Van Kalmthout, Dixon, McLaughlin, Ericsson e Newgarden, tutti sempre molto vicini l’uno all’altro.
La classifica torna a muoversi al Giro 177, quando McLaughlin scavalca prima Dixon e poi Van Kalmthout portandosi in seconda posizione; l’olandese inizia a soffrire di problemi di consumo carburante e, in una manciata di giri, viene scavalcato da Ericsson, Dixon (che nel frattempo era stato superato dal compagno di squadra) e Newgarden, finendo così al sesto posto. Alle spalle dei primi sei Pagenaud scavalca Herta, poi prova un attacco anche nei confronti di Van Kalmthout ma deve alzare il piede e desistere.
Durante questa lunga fase di bandiera verde si assiste anche alla bella rimonta di Jimmie Johnson: ripartito 12°, l’ex campione della Nascar Cup Series infila nell’ordine Kirkwood, Palou, Ferrucci e Herta, andando così ad occupare l’ottava posizione.
Al Giro 184 si verifica un nuovo cambio al vertice: Ericsson passa McLaughlin in Curva 1 e poi Power in Curva 3 portandosi in prima posizione; l’australiano, a sua volta, viene scavalcato dal compagno di squadra davanti al traguardo.
L’ultimo round di pit stop si apre al Giro 186: come a St.Petersburg, anche in questo caso il primo a fermarsi è Van Kalmthout, che nel giro successivo viene imitato da Colton Herta. La sosta del californiano è molto lenta a causa di un problema nella sostituzione dell’anteriore sinistra che gli fa perdere diverse posizioni.
Passa ancora qualche tornata prima che anche i leader si fermino: al Giro 191 rientra ai box McLaughlin, il quale ha anche rischiato la collisione con Herta che, per sdoppiarsi, lo stava attaccando dalla parte interna della pista proprio mentre il neozelandese stava e per fermarsi. A ritmo serrato seguono le soste di Newgarden, Power, Pagenaud (Giro 192), Dixon (Giro 193) ed Ericsson (Giro 194), che completa così il round di rifornimenti per i piloti di testa.
Restano in pista solamente alcuni piloti più lenti con la speranza di fermarsi sfruttando una caution che però non arriverà. Dopo i rifornimenti Van Kalmthout si era riportato in prima posizione (virtuale) davanti a McLaughlin, Newgarden, Ericsson, Power e Dixon; quest’ultimo a 50 giri dal traguardo viene scavalcato da Johnson e Pagenaud dopo essere stato ostacolato da Ilott, davanti a lui in classifica ma molto più lento a causa delle gomme usate.
Al Giro 199 Ericsson prova un attacco su Newgarden all’esterno di Curva 1-2, ma l’americano tiene la posizione; anche nei due-tre giri successivi lo svedese si avvicina per provare un attacco, ma la difesa del pilota del Team Penske è impeccabile.
Tra il Giro 206 e il Giro 207 crolla Van Kalmthout, che nell’arco di pochi secondi scivola al quarto posto dopo essere stato sfilato da McLaughlin, Newgarden ed Ericsson. L’olandese è sicuramente il pilota più in difficoltà in questa fase di gara, anche per via della necessità di gestire l’etanolo per più giri rispetto ai suoi rivali. Al Giro 215 viene passato da Power e tra il Giro 225 e il Giro 235 perde altre quattro posizioni a vantaggio di Pagenaud, Johnson, Dixon e Palou.
Nel frattempo il gruppo si è spaccato: i primi tre restano vicini tra loro, anche se sono rallentati da un gruppetto di vetture più lente; ciononostante, il loro vantaggio nei confronti di Power cresce giro dopo giro, mentre l’australiano non ha grandi difficoltà a mantenere la quarta posizione; seguono Pagenaud, Johnson e Dixon, che come i primi tre si trovano a distanza tra loro ravvicinata.
Al Giro 232 si rischia l’ultimo incidente della gara quando Lundgaard va larghissimo in Curva 3-4 andando a toccare le barriere esterne; l’ala anteriore della vettura #30 si piega, ma il danese mantiene il controllo della vettura fino a riportarla ai box e la direzione gara non chiama la caution.
I giri successivi vedono ulteriori cambiamenti nelle posizioni di rincalzo: dopo Van Kalmthout, anche Pagenaud è costretto ad alzare il piede e in pochi giri viene scavalcato da Johnson (che sale in quinta posizione), Dixon e Palou; a tre giri dalla fine Dixon scavalca Johnson conquistando la quinta posizione finale.
In testa alla gara, nel frattempo, il ritmo è dettato dai doppiati: al Giro 244 McLaughlin riesce a mettere Herta tra sé e Newgarden, che però a sua volta effettua il doppiaggio il giro successivo.
Nel corso dell’ultima tornata McLaughlin ha sempre davanti a sé David Malukas, come accaduto nelle tornate precedenti. L’ex pilota della Supercars Australiana ha un’esitazione all’uscita di Curva 2 e permette a Newgarden di riavvicinarsi; McLaughlin tiene la traiettoria interna, Newgarden si butta all’esterno in Curva 3-4, acquista slancio e all’uscita di curva mette il muso della sua macchina davanti a quello della vettura di McLaughlin, tagliando il traguardo con appena mezzo decimo di vantaggio nei confronti del compagno di squadra.
Newgarden vince così la sua prima gara stagionale battendo McLaughlin quasi in volata, andando così a conquistare la vittoria numero 600 nella storia del Team Penske. Ericsson non ha problemi a conservare la terza posizione, Power chiude quarto con meno di un secondo di vantaggio nei confronti di Dixon, quinto. Per Jimmie Johnson c’è invece un ottimo sesto posto che rappresenta di gran lunga il suo miglior piazzamento in carriera nella NTT INDYCAR SERIES e che accresce ulteriormente l’attesa per la sua futura partecipazione alla 500 Miglia di Indianapolis.
Le classifiche
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