Indycar | Texas 300 2021: La cronaca e le classifiche

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Andrea Gardenal
2 Maggio 2021 - 10:47
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A seguire il resoconto e le classifiche della Texas 300 2021, vinta da Scott Dixon davanti a Scott McLaughlin e a Pato O’Ward.

La cronaca

Rispetto al programma originale, la partenza viene anticipata di mezz’ora per ridurre al minimo i rischi legati al meteo. A seguito dell’annullamento delle qualifiche, la griglia di partenza viene definita dagli entrant points accumulati nelle prime due gare: Palou si ritrova quindi in pole position con Will Power al suo fianco mentre Dixon e Herta si allineano in seconda fila.

Dixon ci mette pochissimo a prendere il comando delle operazioni: già in partenza si libera di Power e al termine del secondo giro affianca Palou all’esterno nella zona del traguardo, completando il sorpasso all’inizio del terzo passaggio. Dietro ai due piloti del team Ganassi ci sono Power, Herta, Harvey e Pagenaud, mentre Newgarden scivola all’11° posto.

Le monoposto procedono in fila indiana senza grossi cambiamenti per una cinquantina di giri finché non iniziano le soste ai box. Al 51° giro il valzer dei pit stop viene aperto da Graham Rahal, che si trovava in 12esima posizione, ma è solo dal 54° giro che la pit lane inizia ad affollarsi; tra i piloti di testa, i primi a rientrare sono Pagenaud e Power.

Proprio mentre l’australiano sta ricevendo l’assistenza del suo box arriva la prima caution di giornata: durante una delicata fase di doppiaggio, Bourdais è costretto ad alzare il piede tra in Curva 1-2; alle sue spalle, Newgarden non fa in tempo a reagire e con il suo muso tocca il retrotreno della monoposto #14, la quale si scompone e va a sbattere violentemente contro le barriere; nessuna conseguenza invece per Newgarden, nonostante in uscita di curva abbia sfiorato a sua volta il limite estremo della pista. L’incidente viene messo sotto investigazione dai commissari, i quali decidono di punire il pilota del Team Penske spedendolo in fondo al gruppo al momento della ripartenza.

La caution arrivata nel bel mezzo del primo round di pit stop favorisce chi era rimasto in pista: in Texas una sosta sotto bandiera verde fa perdere più di un giro, pertanto al momento dell’interruzione chi era già rientrato ai box era stato doppiato almeno una volta da Dixon.

Quando la pit lane viene aperta si conclude il primo giro di pit stop: Dixon e Palou ripartono in prima e seconda posizione mentre Colton Herta si porta in terza posizione passando Harvey. Le soste dei primi permettono ai doppiati di recuperare il giro perso e di accodarsi al gruppo dei leader. Chi ha perso di più da questa fase di gara è ovviamente Will Power, scivolato dalla terza alla 12esima posizione.

All’inizio del Giro 72 la gara riprende con Dixon al comando davanti a Palou, Herta, Harvey, Rossi, McLaughlin, VeeKay e Kanaan, con quest’ultimo che si porta immediatamente in settima posizione superando l’olandese.

Anche la seconda parte di gara non regala molte emozioni, fatta eccezione per qualche sporadico sorpasso: tra i piloti più attivi in pista c’è Ed Jones, che nel corso del secondo stint guadagna due posizioni scavalcando prima VeeKay e poi Kanaan.

Chi sta incontrando grosse difficoltà è invece VeeKay, che in termini di velocità massima perde molto terreno a causa di un danno alla carenatura della sospensione anteriore che aumenta notevolmente la resistenza all’avanzamento della sua monoposto. Al Giro 97 l’olandese viene passato da Rosenqvist all’esterno di Curva 1 e, nel momento in cui lo svedese piazza la propria macchina davanti alla sua, finisce leggermente fuori traiettoria nella zona della resina PJ1; VeeKay è costretto ad alzare il piede dando modo a Fittipaldi e a Ericsson di scavalcarlo.

Per il resto la gara procede tranquillamente fino alla seconda tornata di pit stop, inaugurata molto precocemente da Pato O’Ward al Giro 110. Ancora una volta i primi a fermarsi sono i piloti a centro-fondo classifica, mentre i leader rimangono fuori: al Giro 122 si ferma McLaughlin, al Giro 124 tocca a Rossi e a Harvey i quali vengono imitati alla tornata successiva da Dixon. Il round di pit stop si completa in regime di bandiera verde con le fermate di Herta e Jones (Giro 126), Power (Giro 127), Palou (Giro 128) e Fittipaldi (Giro 129).

Questa volta chi ha tratto maggior vantaggio dalle soste è chi ha giocato d’anticipo: a posizioni stabilizzate la classifica vede Dixon ancora al comando ma alle sue spalle ora c’è Rosenqvist, risalito dal nono al secondo posto grazie ad una sosta molto anticipata; un discorso analogo vale per McLaughlin, passato dal sesto al terzo posto. Al contrario Palou, che è stato uno degli ultimi a fermarsi, è scivolato dal secondo al quarto posto davanti a O’Ward, passato dalla tredicesima alla quinta posizione. Buona anche la rimonta di Ericsson, sesto, mentre Herta, Harvey e Rossi hanno pagato la scelta di ritardare la sosta perdendo quattro posizioni a testa.

Al momento di tornare in pista Dixon ha ben sette secondi di vantaggio su Rosenqvist, ma il vantaggio evapora in poche tornate a causa della presenza delle vetture più lente davanti a lui: la resina PJ1 non ostacola solamente i sorpassi, ma anche le “semplici” manovre di doppiaggio. Il pilota del team Ganassi preferisce non correre rischi e si accoda ad Hinchcliffe, ma così facendo permette il ricongiungimento degli altri piloti alle sue spalle.

Proprio Hinchcliffe è la causa della seconda ed ultima caution della gara: all’inizio del Giro 160 il canadese viene passato da Rosenqvist, che nel momento in cui si piazza davanti a lui gli toglie parte del carico aerodinamico; Hinchcliffe finisce sul PJ1, perde il controllo della vettura e va a sbattere.

Con appena 50 giri ancora da compiere, i tempi sono maturi per dare il via all’ultima tornata di pit stop. Dixon esce tranquillamente in prima posizione mentre alle sue spalle Rosenqvist perde diversi secondi sia a causa di una sosta lenta, sia per evitare la monoposto di Ericsson che aveva perso la ruota posteriore destra alla ripartenza dalla piazzola.

All’uscita dalla pit lane la classifica vede Dixon al comando davanti a McLaughlin e O’Ward, il quale ha recuperato una posizione nei confronti di Palou; Herta risale al quinto posto davanti a Harvey e Rossi.

Si riparte al Giro 175 con 38 tornate ancora da compiere. Alla ripartenza il pilota più attivo è Newgarden, che nei primi due giri di bandiera verde riesce a scavalcare Rossi e Harvey; alle sue spalle, Rahal sfrutta il varco creato dal pilota del Team Penske per superare a sua volta Rossi e Harvey

Giro 175: si riparte con Dixon davanti a McLaughlin, O’Ward, Palou e Herta. Tra i primi chi parte peggio è Rossi, che nel giro della bandiera verde viene sfilato prima da Newgarden e poi da Rahal.

Il pilota del Team Penske dà il tutto per tutto per recuperare qualche posizione e all’inizio della tornata successiva passa anche Harvey, sempre all’esterno di Curva 1; da dietro si fa sotto anche Graham Rahal, ma il pilota inglese si porta verso l’interno della pista per chiudere la traiettoria; Rahal, tuttavia, non molla, mette tre quarti di macchina oltre la linea bianca interna e all’ingresso di Curva 3 riesce a prendersi la settima posizione. La manovra di Harvey verrà successivamente analizzata, ma la Direzione Gara stabiirà che la chiusura del pilota inglese è stata preventiva e non in reazione alla mossa di Rahal, in conformità pertanto con il regolamento.

L’ultimo sorpasso nelle posizioni di testa lo compie proprio Rahal, che passa all’esterno Newgarden in entrata di Curva 1, strappandogli il sesto posto. L’ultimo colpo di scena arriva al Giro 190, con Colton Herta che è costretto al ritiro dall’incendio del freno posteriore destro.

In testa alla gara, Dixon controlla senza problemi McLaughlin e regola il proprio passo in funzione di quello dei doppiati, per non correre il rischio di trovarseli davanti proprio negli ultimi giri di gara. La mossa funziona, Dixon si porta vicino a Daly solamente nell’ultimo giro e mezzo, ma rimane comunque sufficientemente lontano da lui per non rischiare di venire ostacolato.

Dopo 212 giri Dixon taglia il traguardo con meno di tre decimi di vantaggio su Scott McLaughlin e un paio di secondi su O’Ward, al suo secondo podio stagionale. Per Dixon è la vittoria numero 51 in carriera contro le 52 di Mario Andretti e le 67 di Foyt, gli unici due piloti che lo precedono nella classifica dei piloti più vincenti di tutti i tempi.

Con questo successo, Dixon si porta anche in testa al campionato con 118 punti contro i 100 di Palou e gli 81 di Will Power, che nonostante il 14° posto finale conserva la terza posizione in classifica generale.

Le classifiche

Immagine di copertina da IndyCar Media/Joe Skibinski

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