Indycar | St. Petersburg 2022 | Anteprima

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di Andrea Gardenal
25 Febbraio 2022 - 09:00
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Inizia questo weekend da St. Petersburg, in Florida, la stagione 2022 della NTT INDYCAR SERIES, la 27esima dalla nascita della IndyCar in chiave “moderna”, la 15esima dall’unione con la Champ Car (ex-CART) nonché la numero 111 del campionato americano a ruote scoperte. Si va alla caccia di colui che è stato incoronato nuovo Re nel gran finale di Long Beach dello scorso 26 settembre, lo spagnolo Álex Palou.

Ed è proprio dal campione in carica e dal suo team che ci sembra giusto partire: dopo un anno di apprendistato al Dale Coyne Racing, al suo primo tentativo con il Chip Ganassi Racing si è subito aggiudicato il campionato forte di tre successi e di numerosi piazzamenti a podio, compreso un prestigioso secondo posto alla 500 Miglia di Indianapolis alle spalle del vincitore Helio Castroneves. La sua unica battuta d’arresto è arrivata in piena estate, quando un doppio ritiro tra il Big Machine Grand Prix di Indianapolis e la 500 km di St. Louis aveva minato la sua leadership. Lo spagnolo aveva poi prontamente ristabilito le gerarchie trionfando a Portland, prima di chiudere la stagione con il secondo posto di Laguna Seca ed il quarto di Long Beach che gli è valso il titolo.

I primi che proveranno ad opporsi alla riconferma di Palou saranno, ovviamente i suoi compagni di squadra: per la prima volta in un decennio Scott Dixon è stato battuto da un compagno di squadra in un confronto diretto, “abdicando” così dal ruolo di prima punta del Chip Ganassi Racing. A 41 anni suonati ed alla vigilia di un importante cambio regolamentare dal punto di vista tecnico, per il neozelandese il 2022 rischia di essere l’ultima chance per eguagliare AJ Foyt a quota 7 titoli nella NTT INDYCAR SERIES (in tutte le sue forme). Più realistico, ma non per questo meno ambizioso, è l’obiettivo di toccare e superare le 52 vittorie ottenute in carriera da Mario Andretti, un traguardo che lo renderebbe il secondo pilota più vincente nella storia della serie.

Invariato anche il resto del team Ganassi: dopo aver ottenuto le sue prime due vittorie in carriera alla terza stagione nel campionato, Marcus Ericsson è stato confermato alla guida della #8. Novità minime anche per quanto riguarda la #48, che per il secondo anno di fila sarà portata in pista da Jimmie Johnson; l’unica differenza importante rispetto al 2021 è legata al fatto che il 7 volte campione della NASCAR Cup Series non correrà solamente su stradali e cittadini, ma anche nelle cinque gare su ovale, compresa la 500 Miglia di Indianapolis. Se da un lato è difficile pensare ad exploit significativi di Johnson sui tracciati “tradizionali”, sarà interessante vederlo in azione con una monoposto sugli anelli ad alta velocità che per più di vent’anni sono stati il fulcro della sua carriera.

Il primo avversario del team Ganassi sarà ovviamente la squadra di Roger Penske, che negli ultimi anni è sempre stata il punto di riferimento dal punto di vista tecnico. Va infatti rimarcato che, prima dello scorso anno, dal 2013 in poi solamente Scott Dixon era riuscito a sconfiggere i piloti di colui che da un paio d’anni è il padrone dell’intera categoria.

Per anagrafe, esperienza e talento, l’uomo di punta di Penske non potrà che essere Josef Newgarden, che da St. Petersburg andrà a caccia del suo terzo titolo in carriera nella NTT INDYCAR SERIES. Per il secondo anno consecutivo le ambizioni di campionato del pilota del Tennessee sono state compromesse da un inizio di stagione in salita, caratterizzato da pochi risultati di peso e da numerose battute a vuoto, non sempre per colpe sue: emblematico in tal senso è stato il ritiro arrivato al penultimo giro del GP di Road America al termine di una gara dominata fin dalle prime battute.

Tuttavia, come Palou ha sovvertito le gerarchie in casa Ganassi scalzando dal ruolo di pilota di punta Scott Dixon, allo stesso modo Newgarden dovrà guardarsi le spalle da Scott McLaughlin, che fin da subito avrà la necessità di capitalizzare e concretizzare l’esperienza accumulata lo scorso anno. La prima stagione completa del neozelandese è stata forse meno brillante del previsto e paradossalmente i suoi migliori risultati sono arrivati dagli ovali, un terreno a lui completamente ignoto. McLaughlin è atteso ad un importante salto di qualità, magari accompagnato dalla prima vittoria in carriera nella categoria.

Dopo l’addio di Simon Pagenaud, passato al Meyer-Shank Racing, il gruppo dei piloti del Team Penske si completa con il veterano Will Power, che come Scott Dixon si sta avvicinando alla fine della sua carriera. L’australiano non parte certamente tra i favoriti alla conquista del titolo, ma la conquista di una o due vittorie nel corso di questo campionato è più che realistica. Come Dixon punta ad eguagliare Mario Andretti nel computo delle vittorie, Power punta a fare altrettanto in termini di pole position: per 63 volte il pilota del Team Penske è stato il più veloce in qualifica contro le 67 dell’italo-americano, che al momento detiene il record assoluto per la NTT INDYCAR SERIES.

Dopo Ganassi e Penske è obbligo parlare del team Andretti, che come lo scorso anno porterà in pista quattro macchine, ma con due novità importanti: dopo una dozzina di stagioni di militanza, Ryan Hunter-Reay ha abbandonato la squadra di Michael Andretti e la storica vettura gialla #28 sponsorizzata dalla DHL; il suo posto è stato preso da Romain Grosjean, che dopo tanti anni in Formula 1 ci ha messo davvero poco a calarsi nella sua nuova realtà: al suo terzo weekend di gara ha ottenuto la prima pole position in carriera sullo stradale di Indianapolis e la sua prima stagione si è chiusa con tre podi e con il titolo di Rookie of the Year che gli è sfuggito solo per aver scelto di saltare le due gare in Texas e la 500 Miglia di Indianapolis. Potendo finalmente godere del supporto di un top team, sembra solo questione di tempo prima che il francese arrivi in quella Victory Lane da lui già sfiorata più di una volta lo scorso anno.

L’altra novità della Andretti Autosport è rappresentata dall’esordio dell’italo-canadese Devlin DeFrancesco sulla monoposto #29 al posto di James Hinchcliffe: DeFrancesco, proveniente dalla Indy Lights ma con dei trascorsi anche in Europa, ha faticato molto a mettersi in luce nelle categorie minori, dove ha conquistato ben pochi risultati degni di nota. Il canadese inizierà il campionato con il chiaro obiettivo di fare esperienza e portare a casa quanti più punti possibili, ma al momento è difficile pensare che possa ottenere qualcosa di più.

A chiudere il gruppo di piloti della Andretti Autosport ci sono i confermati Colton Herta ed Alexander Rossi: il primo ha chiuso la stagione con due vittorie consecutive, la seconda delle quali a Long Beach con una clamorosa rimonta dalla 14esima posizione dopo un errore in qualifica. Da ormai tre anni Herta frequenta stabilmente le parti alte della classifica e gara dopo gara ha consolidato la sua reputazione di pilota di grande talento, in particolare sui circuiti cittadini: emblematica in tal senso è stata la sua performance a Nashville, dove solo il gioco delle caution in una gara a dir poco assurda e un errore da parte sua gli hanno impedito di chiudere il weekend in maniera trionfale. Fondamentale per lui sarà trovare quella costanza che, un po’ per colpe sue e un po’ per episodi avversi, negli ultimi anni gli è sempre mancata.

Il poker della Andretti Autosport si completa con Alexander Rossi, che ha la necessità di rimettersi in carreggiata dopo due brutte stagioni: se tra il 2017 e il 2019 il californiano era stato senza dubbio il pilota di punta della sua squadra, l’arrivo di Herta nel team ufficiale sembra aver cambiato gli equilibri. L’appuntamento con la vittoria manca oramai da più di due anni, ma al di là di questo dato fa specie che nel 2021 Rossi abbia ottenuto un solo podio in tutto l’anno.

Se per anni la NTT INDYCAR SERIES si era abituata alla presenza di tre top team e di un nutrito gruppo di centro, forse ora è lecito ampliare la platea delle squadre di vertice: dopo un 2020 di transizione, la Arrow McLaren SP ha finalmente dimostrato di poter dire la sua anche nella lotta per il campionato, perlomeno con Patricio O’Ward. Il messicano ha colto la sua prima vittoria in carriera in Gara-2 al Texas Motor Speedway bissando il risultato poche settimane dopo a Detroit e in alcuni frangenti della stagione si è trovato anche a condurre il campionato piloti. Con un anno in più di esperienza e con un supporto sempre più forte da parte della McLaren (che in autunno è diventata proprietaria del 75% del capitale della squadra), O’Ward rientra di diritto tra i favoriti al titolo; fondamentale per lui sarà imparare a gestire al meglio l’usura degli pneumatici, che lo scorso anno ha rappresentato un cruccio in più di un’occasione.

Chi è invece chiamato al riscatto dopo un’annata terribile è Felix Rosenqvist, l’altro pilota del team Arrow McLaren SP, il quale ha incontrato parecchie difficoltà nel passaggio ad una nuova squadra dopo due stagioni con il team di Chip Ganassi. Due soli piazzamenti in Top-10 rappresentano il misero bottino del 2021 dello svedese, reduce tra l’altro dal terribile botto di Detroit in Gara-1 che l’ha costretto a saltare le due successive gare. L’augurio non può che essere quello di vedere Rosenqvist tornare ai livelli del 2020.

Tra le squadre del gruppo di centro, quella che porta i maggiori spunti di interesse è sicuramente il Rahal-Letterman-Lanigan Racing: al di là dell’atteso ritorno di Graham Rahal, che già nel 2018 aveva esteso il contratto con il team del padre fino al termine del 2023, sono gli altri due i piloti che destano grande curiosità. Il primo è Jack Harvey, che dopo 5 anni ha lasciato il team Meyer-Shank Racing; l’inglese in passato è già andato vicino più di una volta alla prima vittoria e quest’anno potrebbe finalmente fornire l’occasione giusta. Non meno agguerrito sarà Christian Lundgaard, il secondo rookie che incontriamo in questa carrellata di inizio anno: il danese ha ben impressionato al suo esordio assoluto al Big Machine Grand Prix di Indianapolis di metà agosto e, per mezzi e per talento, è sicuramente il favorito alla conquista del titolo di Rookie of the Year. Va rimarcato come il team del vincitore della Indy 500 del 1986 ha ampliato le proprie operazioni passando da due a tre monoposto.

Chi ha lasciato il team Rahal-Letterman-Lanigan Racing è invece Takuma Sato, che però nonostante i 45 anni già compiuti non pensa ancora di appendere il casco al chiodo: il giapponese è stato ingaggiato dal Dale Coyne Racing per sostituire Romain Grosjean sulla vettura #51, quella schierata in collaborazione con il Rick Ware Racing. Anche la seconda metà del team di Coyne è stata soggetta ad importanti cambiamenti: giubilato Ed Jones dopo una stagione anonima, il suo posto è stato preso dal vice-campione in carica della Indy Lights, ovvero David Malukas, che fino alla fine era rimasto in corsa per il titolo. Il pilota statunitense di origini lituane sarà “seguito” in questa avventura dal team HMD Motorsport di proprietà di suo padre, il quale andrà a sostituire il Vasser-Sullivan Racing in qualità di co-owner della #18.

Parlando di Indy Lights, due parole vanno ovviamente spese anche nei confronti di chi ha vinto il campionato lo scorso anno: Kyle Kirkwood è stato ingaggiato come pilota full-time dal team di AJ Foyt, dove guiderà la vettura #14; l’americano prenderà il posto di Sebastien Bourdais, passato definitivamente al mondo delle competizioni di durata. Tra i piloti provenienti dalla trafila del “Road to Indy”, Kirkwood è sicuramente il pilota più interessante: tra il 2017 e il 2021 ha vinto il titolo nella Formula 4 statunitense, nella Formula 3 americana, nella Formula 2000 nazionale, nella Indy Pro 2000 e, ovviamente, nella Indy Lights. Pochi giovani piloti sono sbarcati nella NTT INDYCAR SERIES con un curriculum più ricco di questo e per questo motivo le aspettative su di lui sono molto alte, soprattutto nel medio-lungo termine.

Al fianco di Kirkwood ci sarà Dalton Kellett, confermato per il secondo anno consecutivo come pilota a tempo pieno della monoposto #4. Come il team Rahal, anche quello di Foyt ha espanso le sue attività da due a tre monoposto. Al fianco di Kirkwood e Kellett ci sarà infatti Tatiana Calderón, al suo esordio assoluto nella serie, che porterà in pista la vettura #11 nelle 12 gare sui circuiti stradali e cittadini. Il destino della terza vettura del team Foyt per le cinque gare su ovale non è ancora stato definito: è probabile che il volante verrà preso da un pilota di esperienza (nelle scorse settimane circolava con insistenza il nome di Hunter-Reay), ma una decisione definitiva verrà presa solo tra qualche tempo.

Per un Bourdais passato a tutti gli effetti all’endurance, c’è un nome storico che invece ha compiuto (a sorpresa) il percorso inverso tornando al suo primo amore. Dopo essere entrato nella storia vincendo la quarta 500 Miglia di Indianapolis nel 2021, Hélio Castroneves è tornato a tempo pieno nella NTT INDYCAR SERIES proprio con la squadra che gli ha permesso di aggiungere la gemma definitiva sulla sua enorme carriera: Meyer-Shank Racing. Il 46enne paulista ritroverà l’ex compagno di squadra Pagenaud per formare una coppia di outsider di lusso.

Tra i giovani più attesi resta invece Rinus VeeKay, confermato da Ed Carpenter Racing dopo un 2021 di alti e bassi al di là del suo primo successo in carriera conquistato nel Gran Premio di Indianapolis. Il pilota olandese sarà affiancato da Conor Daly ma questa volta l’impegno del figlio d’arte sarà full-time, mentre il patron Carpenter prenderà parte (almeno secondo i programmi attuali) alla sola 500 Miglia dell’Indiana.

A completare il lotto delle vetture iscritte a tutto il campionato c’è la Dallara motorizzata Chevrolet del Juncos-Hollinger Racing pilotata da Callum Ilott, che ha lasciato l’Europa e la Ferrari Driver Academy per lanciarsi nella nuova sfida a stelle e strisce già assaggiata sul finire del 2021. La squadra non è nuova nella NTT INDYCAR SERIES e men che meno nelle competizioni americane per monoposto in generale, ma l’ultima stagione a tempo pieno di Ricardo Juncos e dei suoi ragazzi risale al 2018.

Sparisce invece la squadra di Trevor Carlin, perlomeno come team impegnato in prima persona: la squadra britannica ha infatti ceduto uomini e mezzi proprio al team Juncos-Hollinger, col quale ha formato una partnership tecnica in vista della prossima stagione. Oltre a Carlin esce di scena anche Max Chilton, che è stato pilota titolare del team per tutti i quattro anni di permanenza nella NTT INDYCAR SERIES.

Il campionato, che consta di 17 eventi su 15 piste differenti, inizia appunto dal circuito cittadino di St. Petersburg per la 19esima edizione dell’omonimo Gran Premio. Dopo essere stato palcoscenico del finale di stagione nel 2020 e secondo appuntamento nel 2021, il tracciato della Florida riabbraccia il suo consueto slot di apertura di campionato. Weekend a suo modo storico perché sarà il primo della NTT INDYCAR SERIES nel mese di febbraio dal lontano 2004, quando la stagione che incoronò per la prima e unica volta Tony Kanaan iniziò il giorno 29 dall’ovale di Homestead. Come ogni tracciato cittadino della serie che si rispetti, St. Petersburg offre spesso e volentieri gare dall’esito incerto e dall’andamento imprevedibile, come dimostra ad esempio l’edizione 2017 vinta da Bourdais ultimo sulla griglia di partenza.

Per il resto non ci sono molti cambiamenti rispetto agli ultimi anni: la notizia più gradita è sicuramente quella del ritorno in calendario dell’Iowa Speedway, che nella seconda metà di luglio ospiterà l’unico double header stagionale; per contro tornano al format della singola gara gli appuntamenti del Texas Motor Speedway e di Detroit, con quest’ultimo che, con ogni probabilità, si disputerà per l’ultima volta sull’isola di Belle Isle. Oltre all’appuntamento dell’Iowa, tornerà in calendario dopo due anni di assenza anche il GP di Toronto, l’unico ad essere stato cancellato a causa della pandemia per due anni consecutivi.

Per quanto riguarda la trasmissione televisiva, la stagione 2022 della NTT INDYCAR SERIES coinciderà con il ritorno sui canali Sky dopo il triennio targato DAZN. In occasione del Gran Premio di St. Petersburg, per la prima volta nella storia del campionato in Italia, saranno trasmesse in diretta anche le prove libere (in particolare la seconda sessione, sabato) e le qualifiche oltre alla gara.

2022 Firestone Grand Prix of St. Petersburg
Round 1/17
25-27 febbraio 2022

INFO CIRCUITO

Tipologia del circuito: Cittadino
Lunghezza del circuito
: 1,8 mi (2,897 km)
Giri da percorrere: 100
Distanza totale: 180,0 mi (289,682 km)
Numero di curve: 14 (9 a destra, 5 a sinistra)
Senso di marcia: orario
Primo Gran Premio: 2003
Sanctioning body: CART: 2003; IRL 2005-2010; INDYCAR 2011-2022

RECORD

Miglior giro: 1:00.0476 – Jordan King – Ed Carpenter Racing – 2018
Distanza: 1h51:51.4115 – Colton Herta – Andretti Autosport – 2021 (su 100 giri)
Vittorie pilota: 3 – Helio Castroneves
Vittorie team: 10 – Team Penske
Pole pilota: 9 – Will Power
Pole team: 10 – Team Penske
Podi pilota: 6 – Helio Castroneves, Tony Kanaan, Scott Dixon
Podi team: 21 – Team Penske

ALBO D’ORO

PROGRAMMA

Venerdì 25 febbraio
15:40-16:25 (21:40-22:25) Prove Libere 1

Sabato 26 febbraio
9:00-9:45 (15:00-15:45) Prove Libere 2 – SkySport F1
12:30-13:45 (18:30-19:45) Qualifiche – SkySport F1

Domenica 27 febbraio
8:45-9:15 (14:45-15:15) Warm-Up
12:25 (18:25) Gara – Diretta su SkySport 1 e SkySport F1 a partire dalle 18:00

Mappa del circuito dal sito ufficiale Indycar

Immagine di copertina da IndyCar Media/Joe Skibinski

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