IndyCar | Road America 2023, Gara: suicidio tattico di Herta, Palou trionfa ancora!

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Tempo di lettura: 16 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
19 Giugno 2023 - 00:20
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Herta controlla per tutta la prima fase di gara davanti a Palou, poi una caution al momento sbagliato mette tutti in fuel saving. Colton pitta ai -15, un giro prima di Alex, e perde tutto nel finale dovendo risparmiare benzina per sei lunghissimi kilometri in più. Il pilota del Chip Ganassi Racing, alla 250esima vittoria nella sua storia, si invola verso il titolo


In questo momento Alex Palou sembra imbattibile. Dopo i successi sullo stradale di Indianapolis e quello di Detroit, ora arriva il tris sull’impegnativa pista di Road America. Non è stata una vittoria “alla Palou” ovvero dominante in maniera travolgente, anche perché a lungo lo spagnolo del Chip Ganassi Racing ha dovuto inseguire un Colton Herta sempre molto veloce in Wisconsin. La fuga non ci sarà stata in gara, ma in campionato sì: ora Palou a poco dal giro di boa ha ben 74 punti di vantaggio sul primo degli inseguitori.

La gara

Dopo il sabato di passione firmato quasi esclusivamente Will Power che si è arrabbiato (giustamente) prima con Romain Grosjean, reo di averlo stretto nel rettilineo verso Canada Corner, Scott Dixon (un botto violento e decisamente evitabile) e la stessa pista di Road America (la riasfaltatura è perfetta, ma fuori dalla riga bianca nelle vie di fuga in asfalto e in erba ci sono dossi paurosi) si arriva alla domenica della gara.

Dopo il warm-up a firma di Alexander Rossi, si può pensare alla corsa. Non è chiaro se Romain e Will si siano rappacificati, ma è chiaro invece che Power e Dixon sorridono e scherzano davanti alle telecamere mentre il presidente di Road America risponde per le rime a Power anche se il pilota non aveva tutti i torti nelle critiche relative alla sicurezza del circuito anche alla luce delle velocità notevolmente maggiori con l’asfalto nuovo.

Non è caduto il record assoluto (ancora a firma di Dario Franchitti di 23 anni fa) della pista per la debacle delle gomme morbide che non reggono un giro e alla fine non cadrà nemmeno quello in gara (addirittura di Alex Zanardi del 1998). E le gomme rosse sono il tema strategico. Nessuno vorrebbe montarle se non per lo stretto necessario. Al via le usano soltanto Ferrucci, Malukas, Ilott, Rosenqvist e poi tanti in coda come Dixon, Castroneves, Hunter-Reay (che da questa gara sostituisce Daly sulla #20), Canapino, Robb, Harvey ed un Grosjean fin qui disastroso.

In una giornata di tarda primavera con tanto sole arriva la bandiera verde per i 55 giri in programma. Herta scatta bene dalla pole position, meno O’Ward al suo fianco che dunque viene attaccato da Palou passandolo in frenata all’interno. Pato è all’esterno e probabilmente alza il piede prima del solito appunto per non ostacolare Alex e lasciarlo passare, dietro di lui Kirkwood invece stacca pesante per superare Newgarden e finisce per toccare il retrotreno della Arrow McLaren #5. Il messicano finisce così lungo, Kirkwood invece in testacoda e dal sesto posto scivola all’ultimo.

La confusione non è finita qui: O’Ward ovviamente ha perso velocità e rientra nel gruppo in lotta per la top5. Viene infilato anche da Armstrong, Newgarden, Rossi e Lundgaard, poi verso la staccata di curva5 stringe Ferrucci che giustamente ci prova su un avversario indifeso. Santino deve a sua volta alzare il piede e così lo sfilano sia DeFrancesco che Ericsson.

Nel frattempo i commissari cercano di far ripartire Kirkwood ma non ce la fanno e così già nel primo giro arriva la caution. La bandiera gialla permette sia di vedere altri contatti (come Pedersen mandato nell’erba nella cieca curva6 in un 3-wide iniziato da McLaughlin) e penalizzare sia Pato (due posizioni in meno) per il blocking ma anche Kirkwood (end of the line ma Kyle è già doppiato) per aver danneggiato O’Ward.

La caution è un’autentica gioia per chi aveva osato montare le gomme rosse al via: Dixon, Grosjean, Malukas, Castroneves, Hunter-Reay, Harvey e Robb (ma anche Power alla ricerca di una strategia alternativa) cambiano mescola e da qui in poi avranno gara libera sugli pneumatici duri senza più patemi. Alla fine sarà la svolta soltanto per uno di questi piloti e potrete già intuire chi sia. La gara strategicamente è cambiata subito.

Si riparte dopo una veloce caution con ancora 52 giri da disputare. La bandiera verde arriva presto e già all’ultima curva (in maniera regolamentare) Ericsson attacca e passa DeFrancesco. Più avanti invece un ottimo Armstrong ci prova all’esterno di curva1 su Palou ma si deve riaccodare. Lundgaard invece riesce nella manovra su Rossi per la quinta posizione mentre Pato (che deve ancora scontare la penalità) non riesce ad approfittarne.

L’attenzione però è anche sulla coda del gruppo dove i tre protagonisti del sabato sono vicini: Grosjean passa di forza Power, evidentemente ancora risentito per i giudizi poco lusinghieri espressi da Will, e Dixon ne approfitta per superare pure lui il pilota Penske. Non è felice nemmeno Lundgaard che al quinto giro viene mandato largo sull’erba da un Newgarden in difesa all’ingresso del Carousel; Rossi ringrazia e si prende la quinta posizione dalla #45.

Davanti intanto Herta e Palou, separati da circa mezzo secondo, cercano l’allungo su un ottimo Armstrong, ma nei giri successivi Marcus reagisce e quindi si forma un lungo trenino con i piloti leggermente separati a tirarsi la scia l’un l’altro.

Al quinto giro O’Ward sconta la sua penalità e quindi scivola al nono posto dietro a DeFrancesco e Ferrucci riuscendo però a non farsi fregare da Ericsson che chiude la top10 davanti a McLaughlin ed Ilott che ha appena sorpassato VeeKay. Canapino invece deve ancora adattarsi a questa nuova pista molto impegnativa e dopo uno snap della vettura finisce nella ghiaia dell’ultima curva. Al giro successivo Power rischia grosso sollevando un polverone alla curva precedente.

Siamo al giro 8, appena cinque dopo la ripartenza, e le gomme morbide vanno già in crisi. Ferrucci inizia la sua discesa (malgrado una difesa fatta di Push2Pass) venendo ripassato in curva1 da O’Ward che al giro successivo si ripete nello stesso punto su DeFrancesco malgrado un po’ di sottosterzo.

Al nono giro l’episodio probabilmente più discusso di tutta la corsa. Rosenqvist attacca VeeKay in curva1 completando il sorpasso, l’olandese cerca l’incrocio in curva3 ma lo spazio non c’è e Rinus manda in testacoda lo svedese. In cabina di commento danno per scontata una penalità per RVK per “contatto evitabile”, ma incredibilmente la direzione gara non ritiene che l’azione di VeeKay sia stata scorretta. E così la gara di Rosenqvist viene stravolta dato che la #6 finisce in fondo al gruppo.

Mentre davanti prosegue la caduta libera di Ferrucci, passato anche da Ericsson (che poi imitando Pato scavalcherà anche DeFrancesco), McLaughlin e persino un Rahal che zitto zitto sta recuperando dopo essersi liberato di Ilott, si inizia a pensare alla prima sosta che dovrebbe arrivare attorno al giro 15.

Dopo il giro di boa del giro 11 si inizia in territorio sconosciuto. Le prove libere sono state molto frammentate e nessuno è riuscito a fare long run maggiori di otto giri, nemmeno sulle gomme dure quindi figurarsi con le morbide che ormai sono da buttare con tempi circa 1.5″ peggiori rispetto all’altra mescola.

E invece lo stint viene congelato al 12° giro. Il weekend già disastroso di Grosjean riesce a peggiorare ulteriormente dato che in frenata di curva3 mette la posteriore sinistra sull’erba e il testacoda è garantito. Romain si pianta nella ghiaia. Ai box però sono tutti molto svegli e quindi Herta si infila subito in pit lane seguito da tutti gli altri che dunque la tengono aperta. La direzione gara è costretta ad aspettare che tutti entrino ai box prima di esporre la bandiera gialla.

La classifica alla ripartenza vede dopo le soste Herta ancora al comando su Palou, Newgarden, Armstrong, Rossi, Lundgaard, O’Ward, McLaughlin, Ericsson e DeFrancesco (gli unici due ad aver montato gomme morbide), poi Ferrucci e VeeKay. Arrivano anche delle penalità: l’attività in pit lane è stata molto confusa, VeeKay e Armstrong vengono pizzicati per unsafe release rispettivamente nei confronti di Kirkwood e Pagenaud, ma mentre Rinus deve andare in coda, Marus deve solo cedere la posizione a Rossi. Anche qui permane il mistero sulla direzioen gara. Power invece rabbocca più volte dopo alcuni problemi al rifornimento.

Si riparte ai -40, ma la caution è immediata: Harvey nell’elastico in coda di accelerazioni e frenate viene colto di sorpresa e finisce nelle gomme all’ultima curva. Nella breve fase di green non c’erano stati scambi di posizione, ma sicuramente festeggiano Ericsson e DeFrancesco che così possono usare di più le gomme morbide senza doverle spremere.

Nuova ripartenza ai -36 e stavolta fila tutto liscio, Armstrong prova a riprendersi la posizione su Rossi usando la spinta aerodinamica di Lundgaard; non ci riesce in curva1, ma poco più tardi – stavolta da solo – in curva5 sì. Tutti invece vogliono attaccare Ericcson che viene sfilato da DeFrancesco in primis, ma anche da Ferrucci e da un Dixon già 11°.

In molti sono in fase di attacco. O’Ward deve ancora recuperare le posizioni perse al via. Al giro 21 torna a rimettersi davanti a Lundgaard ed è sesto, ma a fare sempre più paura è quel volpone strategico di Dixon che con il sorpasso su Ferrucci, malgrado abbia un muletto dopo l’incidente con Power, entra in top10. Al giro successivo Scott supera pure DeFrancesco, sempre in curva1.

Davanti Armstrong è in grande forma e tenta di riprendersi la posizione su Newgarden in curva5 non riuscendoci. La loro battaglia permette l’allungo di Herta e Palou (che pure lui ha un muletto dopo l’incidente all’ultima curva nelle FP2) che non devono nemmeno sforzarsi e lo dimostra il fatto che non hanno praticamente mai toccato il Push2Pass.

Il grande treno dei leader (top12 racchiusa in 5.5″) vede parecchi movimenti e la gara è vivace; a fine gara ci sarà il record di sorpassi (444) dal 2016 ad oggi di cui 386 per la posizione, di questi 110 nella top10 e 32 nella top5.

Ad aprire le danze ci pensa Rossi su Armstrong in curva1 per il quinto posto, Marcus prova la contromanovra ma deve guardarsi dall’arrivo di O’Ward. Al 23° giro il colpo di scena: Palou commette probabilmente l’unico errore della sua corsa, finisce leggermente lungo in curva5 e Newgarden ne approfitta subito passando anche fin troppo di forza. Alex prova la reazione in curva1 ma è all’esterno, Josef resta secondo ed Herta scappa con 1.3″ di vantaggio.

Armstrong entra all’improvviso in crisi e al giro 24 viene saltato sia da O’Ward che da Lundgaard; Ericcson invece va in difficoltà, non solo DeFrancesco gli è davanti, ma scivola al 13° posto dietro a Rahal.

Un nuovo giro di soste è all’orizzonte e probabilmente Marcus lo vorrebbe. E la caution arriva, forse troppo presto però dato che mancavano ancora circa quattro giri ai pit stop previsti. La motivazione è Malukas fermo in curva8 si pensa per un problema meccanico.

L’occasione è ghiotta per tornare ai box, anche se da qui in poi arrivare al traguardo con una sola sosta è al limite. Si fermano tutti ma non Power, che aveva rabboccato più volte alla caution precedente, ma soprattutto a sorpresa Armstrong che passa al comando. Il muretto della #11 vuole giocarsi tutto su una caution veloce, ma questa non arriverà e per Marcus il blunder strategico è clamoroso dato anche l’ottimo risultato che si stava prefigurando.

Dunque dietro ad Armstrong e Power le posizioni vengono decise in pit lane. Il pit di Herta è un po’ lento e così Palou (leader virtuale) e Newgarden lo sorpassano; seguono O’Ward, Rossi (scambio in casa McLaren), McLaughlin, Dixon, Lundgaard, Rahal e Rosenqvist che sta rimontando. Gran parte dei leader si gioca ora il set di gomme morbide da montare obbligatoriamente, ovviamente non Dixon, Rosenqvist Ericsson che dunque tornano prepotentemente in corsa per la vittoria.

Si riparte con 27 giri da disputare (dunque metà gara esatta) e la ripartenza viene animata dai doppiati Grosjean ed Harvey che sono in mezzo ai leader. Palou cerca di liberarsi di Jack già all’ultima curva riuscendoci, Newgarden prova a seguirlo ma viene clamorosamente infilato prima da Herta e poi da O’Ward. Perde invece terreno Rossi, scavalcato prima da McLaughlin e poi da Dixon che nello stesso giro supera anche Scotty.

Siamo al giro 29, ma si pensa già all’ultima sosta ed è chiaro nei team radio che è imperativo arrivare fino al 41 (dunque ai -14) per non avere problemi di sorta. Herta non è felice della notizia ma accetta il da farsi.

In vetta Armstrong allunga di addirittura 2.2″ in un solo giro perché Power fatica a liberarsi di Grosjean. Il gruppo così rimane abbastanza compatto dietro alla #12 ed i sorpassi arrivano in maniera naturale. Uno scatenato Herta decide di giocarsi qui il bonus del Push2Pass e ai -25 passa Palou in curva6 (sì, quella cieca in salita) e torna leader virtuale della corsa. Più indietro Rossi torna davanti a McLaughlin ed è ottavo. Meno riuscita la manovra di Pedersen su Ferrucci che manda il compagno di squadra nella ghiaia e Santino finisce in fondo.

Sorprende dopo i guai precedenti il sorpasso di Rosenqvist su Ericsson che gli vale la top10, soprattutto perché Marcus sembrava lanciato verso un potenziale podio seguendo Dixon, ed invece prima viene attaccato dal connazionale, poi lo ostacola verso Canada Corner e la direzione gara gli intima di cedere la posizione.

-24: Armstrong non ha ricevuto in dono la caution e così deve pittare ponendo fine tecnicamente alla sua gara. Power passa al comando con 1.9″ su Herta che è seguito da Palou, O’Ward, Newgarden, Dixon, Rossi, McLaughlin, Rosenqvist ed Ericsson.

Power è costretto a tirare, ma i giri veloci servono poco a salvare la sua gara. Passano altre due tornate e al giro 33 è il suo turno per cambio gomme e rifornimento.

È questo anche il momento in cui le gomme dure tornano ad essere più efficienti delle morbide. Ericsson si risveglia e torna davanti a McLaughlin per l’ottavo posto. A creare scompiglio però è ancora Grosjean che è davanti a Dixon e nel trenino che rallenta Rosenqvist il quale quasi ne approfitta per passare il compagno di squadra Rossi.

Sembra nascere una fuga a tre con Herta, Palou ed O’Ward, ma ai -20 Newgarden reagisce portandosi dietro tutti gli altri e quindi si riforma il lungo serpentone con 11 vetture (l’ultima è un Rahal che zitto zitto è ancora lì) in 6.7″. Prosegue la rimonta di Ericsson che col sorpasso su Felix – a parità di gomme – è ora settimo. Marcus è scatenato e al giro successivo si mette dietro anche Rossi che stavolta sì viene fregato da Rosenqvist dopo un bel duello.

Ericsson, pur usando tanto Push2Pass, torna così in scia al teammate Dixon su una strategia potenzialmente vincente. Chi invece va in crisi è McLaughlin che viene scavalcato da Lundgaard ed è così 10°. Mancano soli cinque lunghi giri alla sosta che vuol dire salvezza per molti. Grosjean prosegue intanto nel suo “show” personale con un altro wheelie in curva1.

Le gomme morbide soffrono, ma i tempi non crollano. Lundgaard passa sì Rossi ai -16, ma la #7 rimane lì nel trenino che ora si è ridotto a nove vagoni in 4.5″ dato che McLaughlin (+6.0″) e Rahal (+8.1″) si sono staccati.

Giro 40: il momento decisivo. Ad Herta (e tanti altri) avevano detto che l’obiettivo era il giro 41, ma Colton non ce la fa a raggiungerlo e va ai box. Con lui però anche Rosenqvist, Lundgaard, Rahal, Pagenaud e Hunter-Reay. Alla tornata successiva è la volta di tutti gli altri tranne – ovviamente – Power su una sua strategia.

All’uscita dei box Herta è ancora al comando con 2″ su Palou, 4″ su Newgarden, O’Ward e Dixon. Colton ha usato tanto Push2Pass anche in questa fase, ma ora iniziano i problemi per lui dato che deve fare un giro in più di fuel saving (già non riuscito nello stint precedente) rispetto a Palou. E i 6.515 km di Road America sono infiniti, vallonati nonché impegnativi.

Il gruppone in uscita dai box è invece in battaglia. Lundgaard deve andare largo per evitare le McLaren in battaglia, Ericsson prova ad approfittarne per tornare davanti a Rosenqvist ma così in curva5 viene fregato da McLaughlin. E qui Marcus perde una bella chance di finire sul podio. In zona anche un altro show (eufemismo) di Grosjean: Pagenaud esce dai box, Romain va largo in curva1 per evitarlo, perde le coordinate e sbaglia di nuovo la frenata in curva3 senza però provocare danni stavolta.

Tutti si giocheranno la vittoria sulle gomme dure. A classifica assestata, mentre Power spara ancora giri veloci davanti a tutti, Herta ai -12 ha 2.1″ su Palou, 3.4″ su Newgarden e O’Ward, 5.2″ su Dixon, 6″ su Lundgaard, 9.5″ su Rossi, 10.5″ su McLaughlin, 12″ su Ericsson, 12.5″ su Kirkwood e Rosenqvist che si è giocato tutto il Push2Pass nella rimonta ed ora è come una sitting duck, ma non è possibile che questo sia l’unico problema che – ad esempio – gli ha fatto perdere tre posizioni in un giro girando 2″ più lento.

Palou ovviamente sa della situazione di Herta, ha una dozzina di secondi in più di Push2Pass e si lancia all’attacco. Ai -11 è già a solo 1.2″ di ritardo, ai -10 a 0.8″. Intanto Power va ai box per la sua ultima sosta ai -9 e così Herta (con qualche problema radio) torna effettivamente al comando. Sì, ma per quanto?

Palou lo ha già raggiunto. Lo attacca subito a Canada Corner, ma è all’esterno e così deve desistere sia qui che in curva1. Colton prova a difendersi ma così il suo disavanzo di Push2Pass aumenta a 18″. Al muretto sono disperati, hanno capito che la gara è persa.

Mentre Armstrong finisce nell’erba e McLaughlin passa Rossi ed è settimo, ai -7 è il momento del sorpasso in curva1. Palou infatti si deve sbrigare perché dietro Newgarden gira 1″ più veloce di Colton e si sta portando dietro gli altri. Il sorpasso di Alex dunque è rapido ed efficace lasciando Herta sul posto.

Palou dunque si invola verso la vittoria (e non solo), mentre Colton precipita dovendo gestire la benzina. In una situazione simile anche Rossi che viene superato da Ericsson che poi approfitta della battaglia fra Lundgaard e McLaughlin per guadagnare altri due posti.

Herta è totalmente indifeso: ai -5 lo supera Newgarden, ai -4 pure da O’Ward e Dixon, poi per fortuna riesce a resistere alla rimonta di uno scatenato Ericsson. L’unico brivido là davanti Palou lo corre solo all’ultimo giro quando alla kink si trova in traiettoria il compagno di squadra Armstrong, ormai perso dopo la strategia sbagliata, finito in testacoda al Carousel.

Alex Palou vince la sua terza gara stagionale, ma soprattutto la 250esima nella storia del Chip Ganassi Racing, davanti a Newgarden (+4.5″), O’Ward (+6.7″), Dixon (+6.9″), Herta (+10.9″), Ericsson (+11.5″), Lundgaard (+15.8″), McLaughlin (+16.2″), il rimontante Kirkwood (+17.5″) e Rossi (+19.6″). Fuori dalla top10 Rahal, VeeKay, uno scatenato Power (suo il GPV per distacco), Ferrucci 16°, Rosenqvist solo 20° nella crisi finale, Armstrong 24° davanti a Grosjean.

La classifica del “Sonsio GP 2023”

La classifica generale

Alex Palou con la vittoria di Road America si è involato in classifica generale. Con i suoi 324 punti infatti ora addirittura ne ha 74 di vantaggio su Ericsson, 81 su Newgarden, 98 su O’Ward e Dixon, tutti gli altri a partire da McLaughlin (-125) a ben oltre due gare di ritardo. La selezione sembra essere stata fatta, il campione 2023 uscirà da questi cinque piloti, ma il rischio è che il nome sulla Astor Cup 2023 sia già inciso.


Immagine: Media IndyCar

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