Indycar | Power al comando nei test al COTA

IndyCar
Tempo di lettura: 5 minuti
di Andrea Gardenal
13 Febbraio 2020 - 10:05
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I due giorni di test collettivi che la Indycar concede prima dell’inizio della stagione hanno permesso di ricavare ben poche indicazioni. Come avevano suggerito le previsioni della vigilia, per gran parte del tempo sulla pista si sono riscontrate precipitazioni più o meno intense e temperature molto basse, tanto che fino al mezzogiorno di ieri (ora locale) la maggior parte dei turni cronometrati è stata sospesa dall’intervento della bandiera rossa.

Solamente la seconda metà della giornata di ieri ha permesso di vedere le macchine girare a lungo e con tempi competitivi, al netto di qualche breve interruzione causata da testacoda o da problemi tecnici.

Il programma, rivoluzionato per l’occasione, ha visto di fatto un unico vero turno di prove, da mezzogiorno alle sei di sera, che è stato sfruttato al massimo dalle squadre: al calare della bandiera a scacchi sono stati ben 1480 i giri percorsi, oltre 59 a testa per ciascuna delle 25 macchina in pista.

Al termine delle prove il miglior tempo è stato ottenuto da Will Power che ha girato in 1:46.7603, un decimo più lento rispetto al record di Colton Herta nei test dello scorso anno e 1.2 secondi più lento del record della pista messo a segno da Felix Rosenqvist durante le qualifiche dell’Indycar Classic dello scorso anno.

Secondo tempo a due decimi per Alexander Rossi, unico oltre a Power ad essere sceso sotto l’1:47 (sia pur di un solo decimillesimo). Rossi ha provocato una breve bandiera rossa verso le 14:30 per via di un testacoda compiuto in curva 7, nella parte finale delle “Esse” in discesa che caratterizzano la prima parte del circuito di Austin.

Terzo tempo per un sorprendente Scott McLaughlin, che ci ha messo veramente poco ad adattarsi alla guida di una Dallara Indycar. Il campione della Supercars australiana ha girato a mezzo secondo dal miglior tempo di Power e ha completato 62 giri; da segnalare anche per lui un innocuo testacoda all’uscita di curva 1 nella fase iniziale delle prove.

Alle spalle di McLaughlin troviamo Josef Newgarden, campione Indycar in carica, con un ritardo di un solo centesimo rispetto al neozelandese; quinto il vincitore della gara di Austin nel 2019, Colton Herta, a 6 decimi da Power. Assieme ad Ericsson, Herta è stato uno dei due piloti che si sono insabbiati all’esterno dell’insidiosa curva 19, che già lo scorso anno aveva mietuto parecchie vittime. Alle spalle di Herta troviamo Simon Pagenaud, ultimo dei quattro piloti del team Penske.

Al di là di McLaughlin, per il quale al momento è prevista una sola gara sullo stradale di Indianapolis, il miglior rookie è stato Oliver Askew, vincitore dell’ultimo campionato Indy Lights; il pilota della Florida non ha commesso particolari errori e si è piazzato alle spalle di Pagenaud con un ritardo di 43 decimillesimi di secondo.

Ottavo tempo per Scott Dixon, cinque volte campione della categoria, che ha preceduto due delle giovani leve più interessanti di questa stagione: al nono posto troviamo Alex Palou con la nuova Coyne #55, al decimo Pato O’Ward con la seconda McLaren, che si è insabbiato all’esterno di curva 18 ad una decina di minuti dalla bandiera a scacchi. Tutti e tre questi piloti si sono fermati a poco più di nove decimi dal tempo di Power.

Per quanto riguarda gli altri rookie, Rinus VeeKay ha ottenuto il 18° tempo dopo essere stato il più veloce al termine della prima giornata di prove; il valore di quest’ultima considerazione è tuttavia estremamente relativo, dato che VeeKay aveva girato quasi un minuto più lento rispetto ai rilevamenti cronometrici che le Indycar registrano solitamente sul Circuit of the Americas.

Sergio Sette Camara e Felipe Nasr si sono divisi il volante della monoposto #31 del team Carlin, ottenendo rispettivamente il 21° e il 26° tempo a fine giornata. A “discolpa” di Nasr va però detto che lui è rimasto in pista solamente nella prima fase delle prove, quando la pista era ancora umida e l’aderenza non ottimale, mentre Sette Camara ha potuto usufruire di una pista in condizioni decisamente migliori.

Chiude la classifica l’ultimo rookie, Dalton Kellett, che per la prima volta ha guidato la DW12 dotata del nuovo pacchetto aerodinamico UAK18 dopo aver guidato quasi tre anni fa una macchina del team Andretti equipaggiata con l’aerokit Honda. Nella fase finale delle prove il canadese ha completato 20 giri, il migliore dei quali ad oltre quattro secondi dal tempo di Power, al volante della monoposto #14 del team Foyt; prima di lui la stessa macchina era stata usata da Sebastien Bourdais.

Per completare l’elenco delle bandiere rosse accennato in precedenza va segnalato il testacoda di Ryan Hunter-Reay, insabbiatosi all’esterno delle curve 16-17 (la prima parte del lungo curvone verso destra che precede i box).

Tutte le altre interruzioni sono state provocate dai cedimenti tecnici di cui sono stati vittime Marco Andretti (appena 10 minuti dopo l’inizio delle prove), Scott McLaughlin, Santino Ferrucci e Sergio Sette Camara.

Le prove collettive pre-stagionali sono terminate, ma questo non significa che i test siano finiti: già venerdì 14 febbraio si svolgerà un altro test al Texas Motor Speedway, al quale prenderanno parte quasi esclusivamente piloti esordienti nella Indycar Series.

Tra questi l’osservato speciale sarà sicuramente Scott McLaughlin, che per il quale continua il percorso di avvicinamento al mondo della Indycar dopo i trionfi ottenuti con le Supercars. Il neozelandese non potrà prendere parte alla Texas 600 di inizio giugno a causa dei propri impegni in Australia, ma le prove saranno certamente utili per prendere confidenza con il mondo degli ovali.

Oltre a McLaughlin scenderanno in pista Ed Carpenter, che per la prima volta guiderà una Indycar dotata di aeroscreen, e i rookie VeeKay, Palou e Askew.

Questi i tempi ottenuti al termine delle prove di ieri.

Immagine di copertina da https://twitter.com/Team_Penske

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