La lunga off-season della Indycar sta finalmente per terminare: a quasi cinque mesi dal Gran Premio di Monterey che ha incoronato campione Josef Newgarden per la seconda volta, piloti e squadre torneranno in pista ad Austin per i due giorni di test collettivi pre-stagionali previsti dal regolamento.
Sul Circuit of the Americas scenderanno in pista 27 piloti per 25 macchine che per la prima volta saranno tutte dotate dell’aeroscreen, il nuovo dispositivo di sicurezza volto a proteggere la testa del pilota.
In un contesto di grande stabilità, all’interno del quale lo sviluppo è fortemente limitato se non congelato, l’introduzione dell’aeroscreen è sicuramente uno dei principali motivi di interesse verso questi test che apriranno la stagione 2020.
Al di là delle questioni legate alla sicurezza, alla visibilità e al comfort, sulle quali saranno i piloti a giudicare, va rimarcato che l’aeroscreen va ad aggiungere circa 25 kg al peso totale della macchina
Non si tratta solamente di una questione di visibilità o di sicurezza, ma anche di messa a punto, visto che l’aeroscreen porterà sia ad un incremento di peso di circa 25 kg, sia ad uno spostamento del centro di gravità della macchina verso la parte anteriore e soprattutto verso l’alto.
Nonostante i piloti impegnati nello sviluppo dell’aeroscreen abbiano minimizzato i problemi a carattere meccanico legati alla sua presenza, soprattutto a livello di consumo gomme, è indubbio che sia necessario effettuare degli affinamenti al setup per ridurre il più possibile l’effetto negativo sul comportamento della macchina.
Al di là delle problematiche di carattere tecnico, i test di Austin rappresenteranno una prima volta per tanti piloti: saranno infatti ben 7 i rookie in pista al Circuit of the Americas, 2 dei quali non hanno mai avuto modo di testare una Indycar fino ad oggi.
Andando con ordine, il Team Penske porterà in pista i suoi tre piloti titolari ai quali si aggiunge Scott McLaughlin, che a maggio farà il suo esordio ufficiale in Indycar al GP di Indianapolis. Per il neozelandese sarà il primo test “ufficiale” dopo la prova effettuata a Sebring lo scorso gennaio durante un test privato. Non ci sarà invece Helio Castroneves, che quest’anno prenderà parte solamente alla 500 Miglia.
Poco da dire per quanto riguarda gli altri due top team, che porteranno in pista i loro titolari: per Ganassi sulla #8 ci sarà Marcus Ericsson, che durante l’inverno si è aggiunto ai confermati Dixon e Rosenqvist. Allo stesso modo Michael Andretti ha confermato in blocco la compagine dello scorso anno, composta da Rossi, Hunter-Reay, Veach e Marco Andretti; a loro si aggiunge Colton Herta grazie all’acquisizione da parte di Andretti del team Harding-Steinbrenner. Conferme anche in casa Rahal-Letterman, che per il terzo anno consecutivo schiera Graham Rahal e Takuma Sato
Il team Arrow McLaren SP è sicuramente la novità più attesa dell’anno: l’arrivo della McLaren ha sicuramente innalzato le aspettative sulla squadra che fino allo scorso anno era diretta da Sam Schmidt e Ric Peterson, protagonista nel 2019 di una stagione abbastanza opaca.
Per loro è cambiato davvero tutto: via Hinchcliffe ed Ericsson, dentro Patricio O’Ward e Oliver Askew, 43 anni in due. Vincitore della Indy Lights 2019, Askew ha già provato la Indycar a Sebring un mese fa e, lo scorso anno, a Portland col team Ganassi. Per McLaren-SP cambia anche la motorizzazione con il passaggio dagli Honda agli Chevrolet, mentre l’equipe tecnica viene rafforzata dall’ingaggio di Craig Hampson, ex ingegnere capo di Sebastien Bourdais presso il team Coyne
Per Meyer-Shank, che ha confermato Jack Harvey come pilota full-time per il 2020, le novità sono soprattutto di carattere tecnico: con il passaggio del team McLaren SP dai motori Honda agli Chevy è infatti sfumata la collaborazione con il team di Sam Schmidt e Ric Peterson, al quale la squadra di Michael Shank si è appoggiata nelle ultime due stagioni. Per il 2020 Meyer-Shank ha stretto una partnership tecnica con la Andretti Autosport.
I cambiamenti sono ancora parecchi: in casa Carpenter l’unica linea di continuità è il ritorno del pilota/team owner al volante della #20 sugli ovali. Spencer Pigot è stato sostituito da Rinus Veekay, vice-campione Indy Lights 2019, che ha già provato una Indycar a Portland, a Mid-Ohio e a Sebring. Al suo fianco per le gare sugli stradali e sui cittadini ci sarà Conor Daly, che torna quindi in Indycar quasi a tempo pieno dopo aver corso 11 gare negli ultimi 2 anni con 5 team differenti.
Tanti cambiamenti anche per Dale Coyne, anche se ben pochi sono positivi: Sebastien Bourdais è stato lasciato a piedi dalla squadra per motivi finanziari e il suo posto sulla monoposto #18 schierata congiuntamente al Vasser-Sullivan Racing è stato preso da Santino Ferrucci; quest’ultimo, a sua volta, ha liberato un posto per Alex Palou, al suo esordio in Indycar dopo aver svolto un test a Mid-Ohio lo scorso anno sempre col team Coyne. Lo spagnolo guiderà la macchina col numero 55 che sarà schierata congiuntamente al Team Goh, impegnato nel Super GT Giapponese.
Dal punto di vista tecnico, Coyne dovrà sopperire alla mancanza di due tecnici di valore come Craig Hampson, diretto verso la McLaren-SP, e Michael Cannon, che sarà il nuovo ingegnere di pista di Scott Dixon nel team Ganassi. Cannon sarà sostituito da Eric Cowdin, in arrivo dal team Foyt, che sarà l’ingegnere di pista di Palou.
Veniamo infine alle ultime due squadre ad aver annunciato i loro programmi. Per il team di Foyt l’off-season è stata complicata soprattutto a livello economico, data la perdita dello sponsor ABC Supply dopo 15 anni di partnership. A ciò si aggiunge la necessità di una profonda riorganizzazione interna dopo alcune stagioni nei quali la squadra diretta da Larry Foyt ha occupato stabilmente le posizioni di fondo classifica a fine gara.
Ad Austin proveranno Charlie Kimball, Sebastien Bourdais e Dalton Kellett: il primo, in arrivo dalla Carlin, guiderà a tempo pieno la #4; gli altri due si divideranno il sedile della #14 sia durante questi due giorni di test, sia nel resto della stagione sulle piste stradali e cittadine. Kellett, canadese di 26 anni, è uno dei due piloti che guiderà per la prima volta una Indycar durante questo test. Salvo sorprese in pista non scenderà Tony Kanaan che, nella sua ultima stagione in Indycar (al netto di possibili ulteriori partecipazioni alla Indy 500), correrà solo sugli ovali.
L’ultimo team a provare ad Austin sarà la Carlin, che tra l’altro non ha ancora pienamente definito i propri programmi per il futuro: la #59 sarà guidata da Max Chilton, confermato anche per il 2020 per tutte le gare sugli stradali, sui cittadini e per la 500 Miglia di Indianapolis.
Il nome del suo compagno di squadra non è ancora stato definito: per il momento si sa solo che ad Austin sulla seconda macchina, la #31, si alterneranno due brasiliani, Felipe Nasr e Sergio Sette Camara. Il primo, ex Formula 1, ha già provato a Mid-Ohio una Indycar del team Schmidt-Peterson lo scorso anno; il secondo, proveniente dalla Formula 2, è un rookie assoluto per la categoria.
Nei due giorni di test potrebbe essere il maltempo a farla da padrone: sono infatti previsti rovesci a tratti sia oggi che nella mattinata di domani, col sole che dovrebbe far capolino solamente nel pomeriggio di mercoledì; le temperature dovrebbero essere piuttosto basse, con punte massime non oltre i 16-17 °C.
I test potranno essere seguiti in diretta sia sull’app della Indycar, sia sul sito ufficiale. Gli orari di attività in pista saranno i seguenti:
Martedì 11 Febbraio
11:00-13:00 (17:00-19:00)
14:30-18:30 (20:30-00:30)
Mercoledì 12 Febbraio10:00-12:00 (16:00-18:00)
13:00-17:00 (19:00-23:00)
Edit: A seguito delle avverse condizioni meteo verificatesi al martedì, gli orari di prova del mercoledì sono stati modificati:
09:00-12:00 (15:00-18:00)
12:30-18:00 (18:30-24:00)
Immagine di copertina da https://www.instagram.com/cota_official/
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