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Indycar | Milwaukee 1991: Un podio tutto Andretti

di Andrea Gardenal
Pubblicato il 8 Febbraio 2020 - 21:58
Tempo di lettura: 10 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
Indycar | Milwaukee 1991: Un podio tutto Andretti
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Domenica 26 maggio 1991: sull’ovale di Indianapolis Rick Mears vince per la quarta volta in carriera la Indy 500, eguagliando il record messo a segno prima di lui da AJ Foyt e da Al Unser sr. Il grande deluso della giornata è Michael Andretti, che dopo aver condotto in testa alla gara 97 giri su 200 è stato beffato dal pilota del Team Penske a 13 tornate dalla conclusione; per Andretti non è la prima delusione ad Indy e soprattutto non sarà l’ultima.

Nel weekend successivo le Indy Cars sono nuovamente di scena al Milwaukee Mile per la Miller Genuine Draft 200, gara da 200 giri sullo storico short oval da 1 miglio. I piloti iscritti sono 21: con un cambiamento dell’ultimo minuto, Dale Coyne   accantona Buddy Lazier e prende personalmente in mano il volante della monoposto #19 del suo stesso team.

In qualifica Mears prosegue sull’onda del successo della Indy 500 conquistando la pole position in 22.186 secondi alla media di 162.264 miglia orarie, staccando di quasi mezzo secondo Mario Andretti, suo più diretto inseguitore. La pole di Mears rappresenta anche il nuovo record della pista, che infrange quello da lui stesso stabilito due anni prima col tempo di 22.385 secondi.

Dalla seconda fila partono Michael Andretti e Danny Sullivan, con l’unica Lola-Alfa Romeo in gara schierata dal team di Pat Patrick; terza fila per John Andretti, cugino di Michael, e per Bobby Rahal; quarta fila per Scott Brayton ed Emerson Fittipaldi, quinta per Scott Pruett e Al Unser jr, campione Indycar uscente e vincitore dell’appuntamento di Milwaukee dell’anno prima.

Per il giorno della gara non sono previsti problemi di carattere meteorologico: le poche nuvole in cielo non minacciano pioggia e la temperatura è di poco inferiore ai 30°C.

Alla partenza Mario Andretti prende subito il comando all’esterno di curva 1 seguito a ruota da Michael mentre Mears scivola al terzo posto davanti a Sullivan e Rahal, con quest’ultimo che già al terzo giro si prende la quarta posizione; segue poi John Andretti al sesto posto.

In testa alla gara Mario Andretti allunga mentre Michael fa da tappo su Mears e Rahal; la Penske ne ha di più e al settimo giro infila la Lola #2 in curva 3-4 per poi staccarla definitivamente nel successivo allungo di fronte ai box; la stessa manovra viene compiuta al giro successivo da Rahal.

In meno di 10 giri iniziano i primi doppiaggi, con Dale Coyne che viene sfilato dai piloti di testa: la sua gara non durerà molto, visto che dopo 26 giri si fermerà a causa di alcune vibrazioni.

Un po’ più indietro rispetto ai primi, Al Unser jr inizia la sua rimonta liberandosi in pochi giri di Pruett, Brayton, John Andretti e infine di Sullivan, risalendo così in quinta posizione a meno di 5 secondi da Mario Andretti.

Mears arriva in scia a Mario Andretti ma non trova il guizzo per passarlo, permettendo così a Rahal di attaccarlo all’interno di curva 4 al 23° giro; i due lottano per l’intero giro successivo, ma alla fine il pilota dell’Ohio ha la meglio e conquista la seconda posizione.

La lotta tra i due permette il riavvicinamento di Michael Andretti e soprattutto di Al Unser jr, oramai giunto in scia al pilota del team Newman/Haas; i doppiaggi dei piloti più lenti complicano ulteriormente la situazione e chi ci rimette maggiormente è proprio Mears, che al 26° giro viene scavalcato sia da Andretti che da Unser.

Unser è scatenato e nell’arco dei 6 giri successivi sorpassa agevolmente Michael Andretti, Rahal e Mario Andretti, guadagnando così la testa della gara a metà del 32° giro. L’usura delle gomme e il consumo del carburante modificano continuamente lo stato di competitività delle vetture e in questo frangente chi soffre maggiormente è Rahal, che tra il 39° e il 45° giro viene scavalcato da Michael Andretti, Mears e John Andretti scivolando al sesto posto.

Mentre Rahal arranca, Michael Andretti si avvicina a Mario che, dopo aver rintuzzato un paio di attacchi, si trova costretto a cedere la posizione al termine del 47° giro; intanto Al Unser jr prosegue in prima posizione con quasi 10 secondi di vantaggio nei confronti delle due macchine del team Newman/Haas.

La situazione in testa alla gara si calma mentre nelle posizioni di rincalzo Rahal continua a perdere terreno e viene scavalcato anche da Brayton e Pruett; quest’ultimo ne ha di più e, al termine del 57° giro, supera Brayton l’avversario all’esterno di curva 3-4 prendendosi la sesta posizione approfittando del doppiaggio di Matsushita.

Tempo pochi giri ed è già momento di pit stop per una gara che, sulla carta, dovrebbe essere completata con due soste ai box. Tra i piloti di testa il primo a rientrare è Scott Brayton, che si ferma al termine del 60° giro.

Dopo 63 giri di gara rientra ai box Al Unser jr che riparte dopo 14 secondi di sosta; immediatamente dopo di lui si fermano Scott Pruett ed Emerson Fittipaldi, con quest’ultimo che è stato protagonista di una prima parte di gara molto difficile che l’ha visto perdere ben due giri. Al 65° passaggio si ferma Mears che perde 7 decimi in più rispetto ad Unser e, dopo un’ulteriore tornata, si ferma Mario Andretti, che a sua volta perde 14 secondi. Al 68° giro rientra anche Michael Andretti che riparte dopo 16 secondi.

La prima tornata di pit stop non muta la classifica, che vede ancora Unser al comando davanti a Michael e Mario Andretti. Proprio in questo frangente si rompe qualcosa sulla macchina del campione in carica: un problema elettrico induce misfiring nel motore e al 71° giro deve cedere il comando della gara a Michael Andretti, che lo supera di slancio all’uscita di curva 4.

Mentre la cavalcata di Unser si avvia ad un triste epilogo, alle sue spalle comincia quella di Rick Mears che supera prima Mario Andretti e poi Al Unser jr, guadagnando la seconda posizione all’84° giro. A questo punto Mears, fresco vincitore della Indy 500, può mettersi alla caccia di Michael Andretti.

All’86° giro Unser rientra ai box nel tentativo di far riparare la sua monoposto. Dopo aver perso più di 10 giri Little Al torna in pista, ma i suoi problemi non sono risolti e, dopo aver percorso un solo giro, torna di nuovo in pit lane per fermarsi definitivamente.

La classifica a questo punto vede Michael Andretti davanti a Mears e a Mario Andretti; al quarto posto è risalito uno Scott Pruett in grande spolvero che nei giri precedenti si era liberato della Lola-Chevy di John Andretti.

Pruett ha una delle macchine più veloci in pista e in breve raggiunge Mario, che resiste con le unghie e con i denti ai ripetuti attacchi del pilota californiano. La lotta tra i due ostacola Michael Andretti, che non riesce a trovare uno spiraglio per doppiarli permettendo così il riavvicinamento di Mears.

Al giro 105 Scott Pruett riesce finalmente ad affiancare Andretti in curva 3-4 e a superarlo in uscita artigliando la terza posizione alle spalle di Andretti e Mears, che oramai sono separati da pochi metri; pochi secondi dopo, al termine del giro 107, Mears supera Andretti all’interno di curva 4 portandosi al comando della gara.

Mentre Mears allunga e doppia Mario Andretti, Michael stringe i denti lottando contro una vibrazione che si è sviluppata negli ultimi giri e che gli ha fatto perdere del tempo.

In vetta alla gara le posizioni sono ormai sgranate e la grande attesa è tutta per il secondo e decisivo giro di pit stop, l’ultimo nel quale si può sperare di apportare qualche modifica significativa alla macchina per migliorarne il comportamento.

Dopo 123 giri la bella gara di Pruett subisce un brusco stop: la Truesports #11 rientra ai box per il secondo rifornimento, ma durante la sosta il motore si spegne: Pruett riesce a ripartire solo molto tempo dopo con tre giri di ritardo dal leader.

In questa fase di gara va segnalata la rimonta di Bobby Rahal, che dopo aver perso tanto tempo al termine del primo stint di gara risale di gran carriera passando dalla 13esima posizione, da lui occupata dopo la prima sosta, fino alla settima.

Al termine del 130° giro arriva la prima caution: un cedimento meccanico sulla macchina di Luyendyk, probabilmente ad una sospensione, porta l’olandese a toccare il muro in curva 3; l’olandese torna ai box, pur fermandosi nel mezzo della pit lane, ma nel frattempo la direzione gara aveva inviato in pista la pace car.

La neutralizzazione, pur se in leggero anticipo rispetto al 134° passaggio che segna il passaggio all’ultimo terzo di gara, porta tutti i principali contendenti ai box per effettuare quella che dovrebbe essere l’ultima sosta.

I pit stop non modificano le prime due posizioni, Mears si trova sempre al comando davanti a Michael Andretti, ma alle loro spalle John Andretti esce dai box prima di suo zio Mario strappandogli la terza posizione. Alle loro spalle è risalito Scott Brayton, rientrato ai box pochi giri prima dell’esposizione della bandiera gialla, davanti a Rahal e Sullivan con la Lola-Alfa Romeo.

Alla fine del 135° giro la gara riprende con Rick Mears che rientra improvvisamente ai box, vittima come Unser di problemi di misfiring: il quattro volte vincitore ad Indianapolis percorre la pit lane senza fermarsi e torna in pista, ma 3 tornate dopo imbocca nuovamente la pit lane per sottoporre la sua macchina #3 all’azione dei suoi meccanici.

La fermata di Mears porta tre Andretti in testa alla gara: Michael al comando, John secondo, Mario terzo. Al quarto posto è risalito Rahal, che in occasione della ripartenza ha sfilato Brayton; sesto è Sullivan, che pur avendo tre giri di ritardo dal leader è tra i più veloci in pista, davanti a Pruett, Cheever e Fittipaldi.

Al 145° giro il motore di AJ Foyt esala l’ultimo respiro, ma il 4 volte vincitore ad Indianapolis riesce ad arrivare ai box. La stessa scena si ripete 20 giri dopo con Scott Pruett, costretto al ritiro definitivo per la rottura del suo motore Judd mentre si trovava al settimo posto; al contrario di quanto accaduto a Foyt, la Truesport #11 si ferma in pista poco prima dell’inizio della corsia box, così al giro 167 la pace car torna in pista.

La neutralizzazione è breve e al giro 171 si può ripartire con Michael Andretti al comando con un giro di vantaggio nei confronti di John e Mario.

La 200 Miglia di Milwaukee diventa sempre più impegnativa dal punto di vista meccanico: al giro 178 Pancho Carter si ferma per la rottura del cambio, ma anche lui come Foyt riesce a riportare la propria macchina all’interno dei box.

Negli ultimi 20 giri si sviluppa l’ultima vera battaglia al vertice, quella per la quinta posizione tra le due Lola di Scott Brayton e di Danny Sullivan. La lotta trova il suo epilogo definitivo a 3 giri dalla fine quando Brayton rientra ai box per un veloce rabbocco di carburante che gli fa perdere un ulteriore giro.

È l’ultimo sussulto della gara: dopo 200 giri Michael Andretti va a cogliere la bandiera a scacchi e vince la Miller Genuin Draft 200, riscattando la delusione dell’anno prima quando, al termine di una gara dominata, ha dovuto rientrare ai box a due giri dalla fine per un rifornimento lampo.

Al secondo posto, con 22.481 secondi di svantaggio arriva suo cugino John, sdoppiatosi negli ultimi giri, mentre Mario arriva terzo con un giro di ritardo per completare un podio interamente targato Andretti.

Quarto posto a due giri per Bobby Rahal, quinto Sullivan a tre giri, sesto Brayton a quattro giri che, nonostante la sosta in extremis, è riuscito a precedere Cheever e Fittipaldi. Più staccati Goodyear, Matsushita, Jeff Andretti e Tony Bettenhausen, che completano non solo il novero dei piloti a punti ma anche quello degli arrivati sotto la bandiera a scacchi.

In classifica generale Bobby Rahal sale in prima posizione con 60 punti, forte di zero vittorie ma di ben tre secondi posti nelle prime tre gare; Mears scivola al secondo posto a 58 mentre Michael Andretti sale a quota 53.


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