Indycar | Mid Ohio 200 2023: Palou fa tris a Lexington, la cronaca della gara

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Andrea Gardenal
2 Luglio 2023 - 22:46
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La Mid-Ohio 200 prende il via sotto un cielo nuvoloso dopo che la pioggia mattutina ha portato la direzione gara ad obbligare le squadre ad installare sulle monoposto i speciali deviatori di flusso anti-pioggia (“Rain Vanes”) allo scopo di far defluire l’acqua al di fuori della zona dell’aeroscreen.

Si parte con Herta in pole position e con Rahal al suo fianco; in seconda fila si allineano Kirkwood e Palou seguiti da Lundgaard e da Dixon.

La partenza, data come di consueto nell’allungo che porta a Curva 4, non vede grossi cambiamenti nelle primissime posizioni: Herta tiene la prima posizione davanti a Rahal, Kirkwood, Palou, Lundgaard e Dixon.

Il primo incidente della gara ha luogo già in Curva 6, nel bel mezzo del tratto guidato che caratterizza la pista di Lexington: Ericsson perde la corda della curva, allarga la traiettoria e sperona l’incolpevole Rosenqvist decollando sopra alla sua vettura.

Per i due svedesi la gara è compromessa: Rosenqvist riesce a ripartire, ma solamente dopo aver perso un giro nei confronti del resto del gruppo, mentre Ericsson rientra lentamente ai box con entrambe le sospensioni anteriori rotte; per quest’ultimo la gara finisce sostanzialmente qui, se si esclude una serie di 3/4 tornate percorse nelle battute conclusive della corsa per verificare lo stati della vettura.

La ripartenza dopo l’intervento della pace car arriva all’inizio del Giro 6, ma anche in questo caso non ci sono grossi cambiamenti rispetto alla situazione di partenza. Va rimarcato che Palou, quarto, è il primo tra i piloti che sono partiti con le gomme dure.

Il primo sussulto nelle posizioni di testa arriva al 13° giro, quando Herta esce male da Curva 1 e porge il fianco a Rahal per un attacco al Keyhole, le lunga curva verso destra che precede il rettilineo più lungo della pista. Nonostante ciò, Herta tiene il comando della gara e nel resto del giro si riporta ad un margine di sicurezza nei confronti del rivale.

Il primo a fermarsi è O’Ward, che rientra nel corso del 17° giro dopo essere risalito dalla coda del gruppo al 14° posto. La sua sosta è molto anticipata e prevede o un livello estremo di risparmio carburante o, all’estremo opposto, una sosta aggiuntiva rispetto a tutti gli altri.

Il primo sorpasso nelle posizioni di testa arriva al Giro 19, quando Palou attacca Kirkwood all’esterno di Curva 4. La lotta è dura, Palou lascia a malapena lo spazio per la vettura del team Andretti e i due entrano in contatto; Palou tiene la strada senza problemi, Kirkwood si scompone e va in testacoda scivolando al nono posto.

Dopo aver compiuto il sorpasso su Kirkwood, Palou ricuce il gap nei confronit dei leader: al Giro 22 è sotto ai due secondi da Herta e al Giro 25, in prossimità del primo round di pit stop, è praticamente in scia ai primi due.

Tra il Giro 27 e il Giro 28 si fermano prima Herta e poi Rahal, con quest’ultimo che non riesce a scavalcare il rivale; desta sorpresa O’Ward, che con alcuni giri velocissimi dopo la sosta anticipata è riuscito ad azzerare gli oltre 10 secondi di svantaggio nei confronti dei primi due portandosi addirittura davanti a Rahal.

Al Giro 29 si fermano Palou e Lundgaard, con lo spagnolo che passa alle gomme morbide e torna in pista abbondantemente davanti a tutti. Anche Lundgaard esce dalla pit lane davanti a Herta, ma nelle curve seguenti viene scavalcato sia dal californiano che da O’Ward.

Gli ultimi a fermarsi per la prima sosta sono Dixon e Power, che si fermano al Giro 30; come accaduto con Lundgaard, anche loro ripartono davanti a Herta salvo essere superati nelle prime curve per via delle gomme non ancora in temperatura.

Come accaduto spesso di recente, Palou fa gara a sé e a metà gara, al Giro 40, il suo vantaggio nei confronti di Herta è di otto secondi; Dixon segue ad un secondo mentre O’Ward, che nel frattempo aveva scavalcato Power, inizia a perdere un po’ di terreno e finisce ad un paio di secondi dal neozelandese. Alle spalle di Power la top-10 si completa con Lundgaard, Rahal, McLaughlin, Rossi e Malukas.

Al Giro 43 O’Ward rientra ai box per la seconda volta, certificando una volta per tutte che la sua strategia di gara è sulle tre soste; in questo stesso frangente Palou si trova davanti il doppiato Pedersen che lo rallenta, tanto che in pochi giri il suo vantaggio su Herta si assottiglia da otto a cinque secondi. Il doppiaggio ai danni del pilota del team Foyt arriva solamente nel corso del Giro 48, non prima di un ruota a ruota durato alcune curve.

Sbrigata la pratica Pedersen, Palou ricomincia a spingere riportando a quasi otto secondi il vantaggio nei confronti di Herta prima della seconda ed ultima sosta di giornata. I primi a fermarsi sono Rossi e Newgarden, che però si trovano a centro gruppo. Tra i piloti di testa i primi a fermarsi sono proprio Palou e Dixon, che rientrano al termine del Giro 53.

Nella tornata successiva è Herta ad imboccare la corsia dei box, ma la sua entrata è troppo irruenta e il californiano deve controsterzare perdendo qualche decimo; alla ripartenza è davanti a Dixon, che però riesce a scavalcarlo nell’allungo che porta a Curva 4 approfittando delle gomme calde.

Pochi secondi dopo arriva la mazzata per Herta, che dovrà rientrare nuovamente ai box per un drive through per aver superato la velocità massima in corsia box. Il pilota del team Andretti scivola all’11° posto perdendo così l’opportunità di lottare per un risultato di rilievo.

Al Giro 56 si ferma Rahal, ma anche la sua sosta non è perfetta: il meccanico addetto alla posteriore sinistra perde qualche secondo di troppo e il pilota di casa riparte in settima posizione, che diventa l’ottava a seguito del sorpasso di Malukas.

A tre quarti di gara Palou è sempre saldamente al comando con cinque secondi di vantaggio su O’Ward, che però dovrà fermarsi un’ultima volta; Dixon è terzo a nove secondi davanti a Power e a Lundgaard, staccati di sei secondi dal neozelandese; la top-10 si completa con McLaughlin, Malukas, Rahal, Rossi e Armstrong.

La sosta del messicano arriva al Giro 64; all’uscita dei box O’Ward viene sfilato da Rossi e si ritrova così in nona posizione. Poche tornate dopo sia O’Ward che Armstrong scavalcano Rossi, che scivola in decima posizione. Il californiano viene attaccato anche da Colton Herta, che però arriva lungo in Curva 4 permettendo a Rossi di tornargli davanti.

Gli ultimi 10 giri non vedono ulteriori cambiamenti di posizione: O’Ward ricuce il gap di otto secondi nei confronti di Rahal, ma le sue gomme non gli permettono di sferrare l’attacco nei suoi confronti.

Sotto la bandiera a scacchi transita per primo Alex Palou, alla sua terza vittoria consecutiva ed alla quarta nelle ultime cinque gare. Secondo posto per Dixon, staccato di cinque secondi, che completa la doppietta del team Ganassi davanti a Will Power, con un ritardo di 18 secondi dalla prima posizione di Palou; alle spalle del campione Indycar in carica troviamo Lundgaard, che replica il suo miglior risultato stagionale ottenuto sullo stradale di Indianapolis, e McLaughlin.

Sesto chiude un ottimo Malukas, che in questi giorni ha dato fiato alle voci che lo vedrebbero in partenza dal team Coyne in ottica 2024; alle spalle del pilota di origini lituane troviamo Rahal, O’Ward, Armstrong e Rossi.

Immagine di copertina da Indycar Media

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