Indycar | L’analisi dei passi gara sulla base delle prove di lunedì

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Andrea Gardenal
27 Maggio 2017 - 09:00
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Le prove libere che si sono svolte lunedì scorso sono un buon contesto per provare a capire la direzione nella quale potrebbe svilupparsi la 500 Miglia di Indianapolis di domani: gli assetti erano fondamentalmente quelli che si vedranno in gara, a meno di alcuni piccoli aggiustamenti che possono esserci stati ieri durante il Carb Day, e i piloti hanno girato a lungo in gruppo, simulando quindi le condizioni che ci saranno durante la corsa.

Per questo motivo abbiamo deciso di prendere ed analizzare i passi gara dei piloti, soffermandoci in particolare sul tempo medio di ogni singolo stint e sulla deviazione standard, parametro che può dare una buona stima della regolarità dei giri percorsi. Sono stati presi in considerazione stint da almeno 8 giri, dai quali sono state eliminate le tornate palesemente troppo lente a causa di problemi di traffico, errori o rallentamenti volontari; per dare un’idea, dal computo di ogni stint sono stati eliminati i tempi la cui differenza rispetto al valore medio era approssimativamente pari a tre volte la deviazione standard.

Per prima cosa andiamo ad inserire la tabella completa che contiene il riassunto dei dati più significativi, specificando che con “durata effettiva” si intende il numero di giri percorsi dal pilota in quello stint, mentre con “giri considerati” si intende il numero di giri che sono stati utilizzati per i vari calcoli statistici. In tabella non figurano i nomi di Ryan Hunter-Reay e Spencer Pigot perché nessuno dei due ha mai completato un run sufficientemente lungo da poter essere conteggiato.

Ad una prima occhiata la classifica rispecchia, dal punto di vista della lotta tra motoristi, i valori visti in termini di velocità pura: Honda davanti, Chevy ad inseguire. Il miglior stint è stato realizzato da Aleshin che, all’inizio del turno, ha completato 14 giri impiegando in media 40,2036 secondi per ogni giro, con uno scarto medio inferiore ai tre decimi; due stint molto brevi, composti da nove giri ciascuno, hanno invece permesso ad Alexander Rossi di ottenere sia il secondo che il terzo miglior stint di giornata, con un distacco medio di 6 e 11 centesimi da Aleshin.

Stupisce, ma solo fino ad un certo punto, il quarto posto di Fernando Alonso conquistato grazie ad uno stint di 15 giri, pari a circa metà della distanza che i piloti percorreranno effettivamente in gara tra una sosta e l’altra; anche lo scarto è abbastanza contenuto, stimato in circa tre decimi e mezzo, a riprova che dopo quasi 500 giri percorsi il livello di confidenza raggiunto con la DW12 è tale da permettergli di disputare una gara da assoluto protagonista.

Quinta posizione per Chilton, che ha fatto registrare una prestazione quasi analoga a quella di Alonso, ma con quattro giri percorsi in meno; al sesto posto troviamo nuovamente Aleshin davanti a Kanaan, che non brilla tanto per il tempo medio ottenuto quanto per la grande regolarità mostrata.

All’ottavo e nono posto troviamo i primi due piloti motorizzati Chevy, e sono due outsider: Sage Karam con la #24 del team Dreyer&Reinbold e Conor Daly con la #4 del team Foyt, entrambi protagonisti di due stint piuttosto brevi. Decima posizione per il primo dei piloti di Penske, Will Power, che è anche l’unico ad aver ottenuto un piazzamento in top-10 con avendo percorso più di 20 giri consecutivi. Undicesima posizione per Dixon, rimasto che per tutta la giornata di prove non ha mai realmente scoperto tutte le proprie carte, davanti a Kanaan e Jones.

A questo punto vediamo di capire chi sono stati i migliori nelle sequenze da pochi giri e chi invece è emerso maggiormente nei long run. Per far questo abbiamo diviso le simulazioni di gara in tre gruppi: gli short run, composti da 8-12 giri, i long run, composti da almeno 20 giri, e gli stint di lunghezza “media”, compresi tra i due estremi elencati sopra. La suddivisione scelta è puramente indicativa, ma fa capire chi potrebbe trovarsi meglio in condizioni di gara “sprint” e chi invece potrebbe essere più avvantaggiato da lunghi periodi senza neutralizzazioni.

Partendo dagli short run la situazione è simile a quella vista in precedenza, con la Honda che occupa le prime quattro posizioni e, più in generale, otto dei primi 10 posti. I due stint migliori sono stati fatti segnare da Rossi davanti a Chilton e Aleshin. Karam e Daly si sono insediati al quinto e al sesto posto davanti a Dixon e Kanaan; chiudono la top-10 Ed Jones e Jay Howard.

Chi manca completamente dalle prime posizioni è il team Penske, che come vedremo si è concentrato maggiormente su segmenti di gara più lunghi: in questa speciale classifica Pagenaud, Montoya e Power occupano rispettivamente la 12ª, la 15ª e la 18ª posizione, mentre per trovare Newgarden bisogna scendere fino al 25° posto.

Un altro elemento interessante da notare è legato allo scarto, in generale insolitamente alto considerando che stiamo parlando di run composti da non più di 12 giri. Fanno eccezione Dixon, Kanaan e Jones, tutti rimasti abbondantemente al di sotto dei 2 decimi di scarto quadratico medio tra la prestazione media e il singolo giro preso singolarmente.

Per quanto riguarda gli stint “medi”, ancora una volta la classifica vede una netta prevalenza di Honda, che monopolizza la top-5 e mette 7 monoposto nelle prime 10 posizioni. Il miglior tempo è quello di Aleshin, che coincide tra l’altro col miglior tempo assoluto nella classifica degli stint, davanti ad Alonso, Kanaan, Jones e Hinchcliffe. Per quanto riguarda gli Chevy, il migliore è stato ancora una volta Sage Karam con un distacco di tre decimi e mezzo da Aleshin.

Settima posizione per Simon Pagenaud, alfiere del Team Penske, che precede Rossi e Sato della Andretti Autosport; chiude la top-10 Ed Carpenter, che dopo due splendide prestazioni in qualifica non ha dato l’impressione di essersi concentrato troppo nella simulazione di gara. Ancora più indietro il poleman, Scott Dixon, solamente 16°

Ancora una volta le vetture del team Ganassi fanno un’ottima figura in termini di costanza di rendimento: tra i primi 10 Kanaan è il migliore, con uno scarto medio di appena 15 centesimi, ma ancora meglio fa Chilton che riesce a tenere questo parametro al di sotto del decimo di secondo.

Gli elementi di rottura derivano dall’analisi dei long run: in questa specifica situazione è la Chevy a farla da padrone con Power, Hildebrand e Castroneves che occupano le prime tre posizioni. Particolarmente interessanti risultano i risultati dei primi due, sia in termini di tempi medi che di scarto, con quest’ultimo parametro che per entrambi si aggira attorno ai tre decimi dopo delle simulazioni di gara durate oltre 20 giri.

La prima monoposto Honda è quella di Fernando Alonso che precede Rossi, Sato e Chilton. Tutti e quattro questi piloti hanno girato praticamente sugli stessi tempi, pagando un distacco compreso tra i 15 e i 20 centesimi rispetto al tempo medio fatto registrare da Will Power. All’ottavo posto troviamo nuovamente il pilota australiano del Team Penske davanti a Jack Harvey e James Hinchcliffe.

Complessivamente si sono registrati solamente 16 long run compiuti da 12 piloti diversi: uno stakanovista in tal senso è stato Jack Harvey, autore di ben tre simulazioni di questo tipo nonostante i tempi finali non siano stati propriamente brillanti. Non figurano affatto in questa classifica nomi del calibro di Dixon, Carpenter, Montoya e Newgarden, che si sono concentrati prevalentemente su stint più brevi.

Un ultimo aspetto da analizzare è quello legato ai consumi, che l’anno scorso è stato fondamentale per permettere ad Alexander Rossi di vincere. Sul fronte Honda il pilota che ha percorso più tornate di tutti con un unico pieno di etanolo è stato Jack Harvey, autore di 31 giri consecutivi (che diventano 29 escludendo quelli di ingresso in pista e di entrata ai box); per quanto riguarda la Chevrolet, i piloti che hanno percorso più giri senza passare per i box sono stati Pagenaud e Castroneves, autori come miglior performance di 29 giri ciascuno.

Insomma, le conclusioni “di massima” che possono essere tratte sulla base dei tempi stabiliti lunedì vedono, a livello di costruttori, Honda più efficace di Chevy negli short e nei medium run, con la Casa americana che inverte i rapporti di forza sulle simulazioni di gara più lunghe. Per quanto riguarda le squadre, la Andretti Autosport sembra avere tutte le carte in regola per recitare ancora una volta la parte principale nella gara più importante della stagione; il team Penske sembra sia costretto a puntare soprattutto su Will Power per fermare la corazzata Honda, mentre la squadra di Chip Ganassi ha fatto della regolarità il proprio punto di forza.

Per sapere quanto sono fondate queste speculazioni non resta che attendere 36 ore, minuto più minuto meno, quando dovremmo essere a conoscenza del nome che succederà ad Alexander Rossi nell’albo d’oro della corsa più importante d’America.

 

Immagine di copertina da indycar.com

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