IndyCar | Iowa 2023: La cronaca di Gara-1

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Andrea Gardenal
23 Luglio 2023 - 09:41
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All’Iowa Speedway si parte con Will Power in pole position e con Scott McLaughlin al suo fianco; seguono Newgarden e Dixon in seconda fila e O’Ward e Herta in terza. Il cielo è prevalentemente sereno e la pioggia della mattinata che aveva portato ad un rinvio delle qualifiche è solo un ricordo.

Al via le prime posizioni non cambiano e tutto il gruppo procede regolarmente senza incidenti; Power mantiene regolarmente la testa davanti a McLaughlin e a Newgarden, che viene attaccato senza successo da Dixon.

Con 28 macchine in pista e un tempo giro attorno ai 20 secondi, fin da subito i doppiati diventano un fattore di cui tenere conto; già dopo una dozzina di tornate, Power e gli altri piloti di testa sono alle spalle di Pedersen e di Robb, che chiudono il gruppo.

Nelle posizioni di testa il primo avvicendamento arriva al Giro 16, quando O’Ward supera Dixon per la quarta posizione; una decina di giri dopo, Herta inizia a manifestare i primi problemi di assetto e in pochi giri viene scavalcato da Palou, Malukas ed Ericsson, scivolando in nona posizione; lo stesso capita a Dixon, che in questi primi giri non è a posto con la vettura e che viene a sua volta superato dai tre piloti citati precedentemente.

Nel frattempo, in testa alla gara, i tre piloti di Penske allungano e accumulano un vantaggio di oltre cinque secondi nei confronti di O’Ward dopo appena 30 giri. In generale, però, i distacchi sono funzione principalmente dei vari doppiati incontrati in pista e basta poco per perdere o per recuperare un paio di secondi a causa della presenza delle vetture più lente.

Al Giro 41 rientra ai box Colton Herta, che nel frattempo era scivolato fino al 12° posto. La fermata che dovrebbe dare una svolta alla sua gara, risolvendo alcuni problemi di assetto, si trasforma in un incubo: ci sono dei problemi con la sostituzione dell’anteriore sinistra e successivamente si spegne il suo motore Honda. Complessivamente la fermata dura oltre 40 secondi e, al rientro in pista, Herta è ultimo a tre giri da Power.

Nei successivi 15 giri rientrano alla spicciolata quasi tutti i piloti di centro e fondo gruppo ma i primi, almeno per il momento, rimangono fedeli alla tattica delle tre soste. Tra i piloti di testa il primo a fermarsi è O’Ward, che rientra al termine del Giro 59 mentre si trovava in quarta posizione ad oltre 10 secondi da Power. Tre giri dopo si fermano i tre piloti del Team Penske, che alla ripartenza mantengono le rispettive posizioni, e dopo un’ulteriore tornata si ferma anche Palou.

Le soste anticipate di chi ha deciso di puntare sui quattro rifornimenti hanno rivoluzionato la classifica: alle spalle dei tre piloti di Penske c’è infatti Van Kalmthout, che prima delle soste era solamente 17°; seguono O’Ward, Sato, Ericsson, Grosjean, Rahal e Hunter-Reay.

In questo frangente di gara restano a pieni giri solamente 14 piloti; tra di essi non c’è Scott Dixon, che durante le fasi del rifornimento è stato doppiato da Power ed è scivolato al 17° posto.

Col passare dei giri i piloti che hanno beneficiato delle gomme nuove per recuperare posizioni in occasione della prima sosta perdono terreno a causa del degrado degli pneumatici; Van Kalmthout scivola ben presto dalla quarta alla settima posizione mentre Hunter-Reay, poco dopo l’80° passaggio, finisce fino al 17esimo posto.

Il primo brivido della gara arriva al Giro 82, quando Rahal va largo in Curva 2 senza però toccare il muro; i trucioli di gomma si accumulano all’esterno della traiettoria ideale e rappresentano un rischio per tutti non appena ci si finisce sopra.

Mentre Rahal lotta per tenere in pista la sua vettura arriva il primo attacco di McLaughlin nei confronti di Power, ma il campione in carica della NTT INDYCAR SERIES si difende e mantiene la testa della gara. Dieci giri dopo è McLaughlin che deve difendersi dall’attacco di Newgarden; i due percorrono un intero giro affiancati, ma alla fine il pilota del Tennessee ha la meglio e soffia al compagno di squadra la seconda posizione.

Mentre la gara si avvicina al Giro 100, anche Ilott finisce largo in Curva 2; com Rahal, anche l’inglese tiene in strada la monoposto senza danneggiarla contro le barriere esterne.

Nel frattempo inizia l’assedio di Newgarden nei confronti di Power, che rispetto al primo stint sembra essere più in difficoltà; la vettura #2 ci prova prima al Giro 101 e poi al 108, ma l’australiano per ora mantiene la posizione.

I due, nel frattempo, continuano a macinare doppiati su doppiati e in questo frangente ci sono solamente otto piloti a pieni giri. Tra questi figura Ericsson, che al Giro 110 è anche il primo tra i piloti a pieni giri a fermarsi ai box per il secondo rifornimento.

Al Giro 121 si verifica l’avvicendamento al vertice: anche Power, come Rahal, finisce largo in Curva 2, Newgarden non si lascia sfuggire l’occasione e infila il compagno di squadra per portarsi al comando della gara.

A metà gara, al Giro 125, si fermano ai box i tre piloti di Penske e Patricio O’Ward, che occupavano le prime quattro posizioni. Dopo di loro si ferma Sato, che nel primo round di soste era stato uno dei primi a fermarsi e che invece, in quest’occasione, chiude il secondo giro di rifornimenti.

La sosta anticipata aveva permesso ad Ericsson di issarsi momentaneamente al terzo posto, ma ben presto viene scavalcato da McLaughlin e da O’Ward. Il resto della classifica vede in sesta posizione Kirkwood, che ha approfittato della sosta anticipata per guadagnare diverse posizioni rispetto allo stint precedente; seguono Rossi e Palou, con quest’ultimo che chiude l’elenco dei piloti a pieni giri. Dixon è nono, doppiato, davanti all’ultima vettura del team Ganassi, quella di Sato.

Al Giro 145 arriva il secondo brivido di giornata per Power, che durante una situazione di doppiaggio finisce largo in Curva 4 colpendo, sia pur non in modo tale da danneggiare la macchina, il muretto esterno. L’australiano è costretto ad alzare il piede e perde qualche secondo a vantaggio di McLaughlin e O’Ward, che si portano in seconda e terza posizione.

La prima caution di giornata arriva al Giro 152, quando Rahal finisce contro il muro in Curva 4; stavolta il contatto col muro è violento, la sospensione anteriore destra si spezza e il pilota dell’Ohio parcheggia mestamente la vettura di fronte al traguardo, nella zona erbosa che divide la pista dalla corsia box.

La pit lane è aperta al Giro 157 e, arrivati ormai a metà stint, la sosta è obbligata per tutti i piloti nel giro di testa. Sei giri dopo si fermano anche i piloti doppiati, ai quali nel frattempo è stato concesso di scavalcare la pace car recuperando così un giro.

Si riparte al termine del Giro 166 con Newgarden in testa davanti a McLaughlin, O’Ward, Power, Ericsson, Kirkwood, Palou, Rossi, Dixon, Sato e Grosjean; questi 11 sono gli unici piloti a pieni giri a questo punto della gara. Power ha un’incertezza in ripartenza ed Ericsson ne approfitta, ma all’australiano bastano un paio di giri per riportarsi in quarta posizione.

Visto che è impensabile percorrere gli 84 giri mancanti senza fermarsi, tutti si propongono, di dividere la fase finale di gara in due stint da 40/45 giri ciascuno, una scelta che consente di spingere al massimo senza preoccuparsi troppo dei consumi né dell’etanolo, né degli pneumatici.

Tra il Giro 206 e il Giro 209 tutti rientrano ai box per la quarta ed ultima sosta, ma i cambiamenti in classifica sono pochi: Dixon ha guadagnato la settima posizione in classifica ai danni di Palou e Rossi, l’ultimo ad essersi fermato, perde una posizione a vantaggio di Sato venendo anche doppiato da Newgarden.

Mentre si conclude il giro di soste avviene una collisione in pit lane tra DeFrancesco e Pedersen, con quest’ultimo che stava ripartendo dalla propria piazzola mentre stava sopraggiungendo il canadese del team Andretti. Nell’incidente viene coinvolto anche Santino Ferrucci, visto che le due monoposto incidentate si fermano proprio all’uscita della sua piazzola. A Pedersen viene comminato un drive through che non cambia la sostanza della sua gara, visto che in quel momento era già ultimo con una decina di giri di ritardo da Newgarden.

I giri immediatamente successivi alla sosta finale sono anche gli ultimi in cui c’è un po’ di azione in pista: al Giro 211 Ericsson scavalca Power per la quarta posizione e tre tornate dopo Dixon si porta al sesto posto ai danni di Kirkwood; il neozelandese proverà anche a mettere pressione nei confronti di Power, ma senza esito.

Gli ultimi 35 giri di gara non vedono ulteriori avvicendamenti, con Newgarden che deve pensare solamente a destreggiarsi in mezzo al traffico; di tanto in tanto McLaughlin si riavvicina a lui, ma il divario tra i due piloti di testa rimane sempre sopra al secondo.

Mentre si appresta ad eseguire il doppiaggio del suo compagno di squadra Power, Josef Newgarden taglia il traguardo di Gara-1 in Iowa con tre secondi di vantaggio su McLaughlin, 9 su O’Ward, 14 su Ericsson e 22 su Power, ultimo pilota a pieni giri. Chiudono la Top-10 Dixon, Kirkwood, Palou, Sato e Rossi.

Immagine di copertina da IndyCar Media/Travis Hinkle

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