Indycar | Indianapolis 500 2023: La cronaca della gara

IndyCar
Tempo di lettura: 16 minuti
di Andrea Gardenal
30 Maggio 2023 - 00:15
Home  »  IndyCar

L’edizione numero 107 della 500 Miglia di Indianapolis prende il via sotto un cielo plumbeo ma con previsioni meteo buone in vista della gara.

Ancor prima del via, all’inizio del giro di ricognizione, Graham Rahal rimane fermo a causa di un problema alla batteria e viene riportato ai box. Riuscirà a prendere il via, ma solamente un giro e mezzo dopo lo sventolio effettivo della bandiera verde.

La griglia di partenza determinata dalle qualifiche di domenica scorsa vedono Alex Palou in pole position con Van Kalmthout e Rosenqvist al suo fianco; dietro a loro si schierano Ferrucci, O’Ward e Dixon, in terza ci sono Rossi, Sato e Kanaan ed in quarta Ericsson, Pedersen e Will Power.

Dopo i tre giri di ricognizione viene data la bandiera verde con Palou che mantiene la prima posizione davanti a Van Kalmthout e Rosenqvist; seguono Dixon (che ha guadagnato una posizione), Ferrucci, Rossi, O’Ward, Sato, Power (il migliore nello scatto al via tra le prime file del gruppo) e Kanaan che completa al top 10.

La prima fase di gara prosegue in modo relativamente tranquillo: gli unici avvicendamenti nelle prime posizioni sono quelli che vedono coinvolti Palou e Van Kalmthout, i quali si scambiano la prima posizione numerose volte.

Il primo colpo di scena arriva poco prima del ventesimo giro quando Dixon viene superato in rapida sequenza da Ferrucci, Rossi e O’Ward, scivolando così al settimo posto. I problemi del neozelandese appaiono più evidenti nei giri seguenti, quando perde ulteriori posizioni. La successiva comunicazione radio col box fa trasparire un problema con una delle due gomme del lato sinistro della vettura, soggetta a forti vibrazioni.

Dixon resiste per alcune tornate ma è costretto ad imboccare la via della pit lane al Giro 27, in leggero anticipo rispetto a quanto previsto dalla canonica strategia di gara a cinque soste.

Per i piloti di testa il primo round di soste inizia al Giro 30 quando si fermano Palou, in quel momento leader della gara, e Ferrucci; due giri dopo si ferma Van Kalmthout mentre al Giro 33 la pit lane si riempie con le soste di Rosenqvist, Ericsson, Newgarden e Kanaan. Passa un’ulteriore tornata e anche Rossi, O’Ward e Power si fermano per la loro prima sosta.

Al termine di questo giro di soste, Palou è nuovamente al comando davanti a Van Kalmthout, Ferrucci, Rosenqvist, Rossi, O’Ward, Power, Ericsson e Newgarden; rallentato dalla vibrazione alla parte sinistra della vettura, Dixon è ora scivolato al 21° posto e, per aggiungere danno alla beffa, è costretto a correre al risparmio per recuperare quei 2/3 giri in meno fatti nel primo stint rispetto agli avversari.

Il primo round di pit stop porta anche al ritiro di Katherine Legge, che sbanda ripartendo dalla propria piazzola andando a sbattere contro il muretto di sinistra della corsia box. La pilota del team Rahal-Letterman-Lanigan Racing proverà a compiere qualche tornata, ma la sua gara finisce qui.

Il secondo stint di gara è più movimentato del primo: Ferrucci perde un paio di posizioni si Rosenqvist e Rossi, con quest’ultimo che però verso il Giro 50 inizia a staccarsi dai primi tre portando il suo svantaggio nei confronti di Rosenqvist attorno ai 2 secondi.

Per non perdere il treno dei primi, sia Ferrucci che O’Ward scavalcano il caiforniano e si rimettono alla caccia dei tre fuggitivi. Nel frattempo non è variata la strategia di Palou e Van Kalmthout, che come nei primi 30 giri continuano a scambiarsi la prima posizione.

Al Giro 61 inizia la seconda tornata di soste: i primi a fermarsi sono Palou, Ferrucci e Dixon, nuovamente in leggero anticipo rispetto al previsto. Tre giri dopo si ferma anche Van Kalmthout, che riparte davanti a Palou. Al Giro 66 si fermano Rosenqvist, Rossi e Newgarden ed al passaggio successivo tocca a O’Ward ed Ericsson rientrare ai box.

Il secondo giro di soste regala anche un nuovo leader: la sosta ritardata rispetto agli avversari consegna la leadership a Rosenqvist davanti a O’Ward, mentre Van Kalmthout rimane in terza posizione. Rosenqvist e O’Ward ripetono il gioco che Palou e Van Kalmthout hanno fatto nei primi 60 giri, scambiandosi ripetutamente la posizione per non consumare troppo etanolo. Questo obiettivo è agevolato dalla presenza davanti a loro di Richard Clay Enerson, che sta per essere doppiato e che taglia l’aria ai leader.

Al di là degli avvicendamenti tra i primi due, il terzo stint vede il recupero di Ferrucci che si porta in terza posizione scavalcando prima Palou e poi Van Kalmthout.

Al Giro 91 arriva la prima caution di giornata a causa dell’errore di Sting Ray Robb, che finisce contro il muro in Curva 1. L’interruzione arriva poco prima delle soste di metà gara e così al Giro 94, all’apertura della pit lane, tutti i piloti rientrano ai box anticipando il terzo pit stop. Fa eccezione Callum Ilott, che rimane in pista passando così al comando della gara.

La terza tornata di soste, effettuata al Giro 94, vede una collisione tra Palou e Van Kalmthout, con quest’ultimo che sbanda alla ripartenza dalla piazzola andando a travolgere l’incolpevole pilota spagnolo. Sulla vettura #10 del Team Ganassi si piega l’ala anteriore e si rende pertanto necessaria una sostituzione, con Palou che scivola in fondo al gruppo. Per questo incidente, alla successiva ripartenza Van Kalmthout verrà penalizzato con un drive through che lo farà finire in coda al gruppo.

Anche durante la sosta delle vetture doppiate, eseguita due tornate dopo, si rischia grosso: Lundgaard fa erroneamente la mossa per imboccare la piazzola del suo compagno di squadra Harvey e non appena se ne ravvede sterza bruscamente per rimettersi sulla linea di transito della pit lane; questa mossa non gli impedisce di toccare la ruota posteriore sinistra che l’equipe di Harvey aveva preparato per la successiva sosta. Fortunatamente la collisione avviene a bassa velocità e non vengono riportati danni né alla macchina di Lundgaard, né ai meccanici.

Si riparte al termine del giro 100 con Ilott al comando davanti a Rosenqvist, O’Ward, Ferrucci e Power. Lo scatto migliore ce l’ha Ericsson, che si libera prima di Van Kalmthout e Rossi (ancor prima di arrivare sulla linea del traguardo) e poi di Power e Newgarden salendo così dal 9° al 5° posto. Perde terreno invece Power, che scivola fino al 17° posto.

Le due McLaren si liberano rapidamente di Ilott e ricominciano a scambiarsi le posizioni come fatto nello stint precedente. Nell’arco di poche tornate Ilott viene scavalcato anche da Ferrucci, Newgarden ed Ericsson, con quest’ultimo che era tornato alle spalle del pilota del Team Penske durante il Giro 104.

La gara continua a giocarsi principalmente sul passo, anche perché la sosta anticipata durante la caution ha sparigliato le carte in tavola costringendo tutti a girare relativamente piano (sul ritmo delle 214/215 mph) per risparmiare carburante ed arrivare fino in fondo con due sole altre soste.

Se si esclude la lenta discesa di Ilott, che viene via via scavalcato anche da Herta, Rossi, Daly, Kirkwood e Sato, l’unico avvicendamento nelle prime posizioni è quello che al Giro 125 vede Rossi guadagnare la quinta posizione ai danni di Herta.

Ilott si ferma fuori sequenza al Giro 128, ma quel che più sorprende è la sosta anticipata di O’Ward alla tornata successiva; si scopre in questo frangente che i suoi meccanici non riescono più a riempire completamente il serbatoio della sua vettura a causa di un problema tecnico. Ciò significa che, rispetto agli altri, O’Ward sarà costretto ad effettuare una sosta in più per arrivare in fondo.

Al Giro 130 Ericsson scavalca nuovamente Newgarden per la terza posizione alle spalle di Rosenqvist e Ferrucci. Due giri dopo lo svedese della McLaren apre il quarto round di soste, il penultimo della gara a meno di sorprese; una tornata dopo rientrano anche Ferrucci, Newgarden, Herta, Kirkwood, Sato, Dixon e Power.

Alla ripartenza dalla sua piazzola, Herta colpisce il compagno di squadra Grosjean, che invece si stava fermando, e lo fa intraversare facendogli perdere numerosi secondi. Il francese scivola nelle retrovie, ma va ancora peggio a Herta che viene penalizzato con un drive through.

Al Giro 134 si completa il round di pit stop per i leader con le fermate di Ericsson, Rossi e Palou. La classifica a questo punto vede Rosenqvist in testa davanti ad Ericsson, Newgarden, Ferrucci (che ai box ha perso un paio di posizioni), Rossi, Carpenter, O’Ward, Daly, Kirkwood e Sato. Passano tre tornate ed Ericsson si porta al comando della gara scavalcando il connazionale della McLaren; due tornate dopo la stessa manovra è compiuta da Newgarden che si porta in seconda posizione.

Nelle posizioni di rincalzo è da segnalare la rimonta di Palou, che tra il Giro 136 ed il Giro 141 risale dalla 13ª alla 9ª posizione liberandosi di McLaughlin, Ilott, Sato e Daly; perde invece un po’ di terreno Ferrucci, che dalla quarta posizione che occupava subito dopo la sosta scivola alla sesta, dopo essere stato passato da Rossi e da O’Ward.

Al Giro 150 arriva la seconda caution della gara: Grosjean tocca il muro all’uscita di Curva 2 e danneggia la sospensione posteriore sinistra, dopodiché perde il controllo della vettura e finisce verso la parte interna dell’ovale dove termina la sua corsa.

Chi ringrazia maggiormente per questa neutralizzazione è O’Ward, che può così effettuare “gratis” la sosta extra che gli serve per arrivare fino in fondo. Quel che non ci si poteva aspettare è che all’apertura della pit lane, al termine del Giro 151, il gruppo si spacca: oltre ad O’Ward si fermano altri 14 piloti, tra cui Sato e Carpenter, permettendo così al messicano di perdere molte meno posizioni del previsto.

La bandiera verde arriva al termine del Giro 156: Newgarden scavalca immediatamente Ericsson per la seconda posizione mentre Ferrucci salta in un colpo solo Rossi e Rosenqvist salendo in terza posizione.

La precedente neutralizzazione dà a tutti la garanzia di arrivare in fondo con un solo altro pit stop, pertanto il ritmo della gara si alza: al Giro 158 Ericsson torna davanti a Newgarden ma nella tornata successiva entrambi vengono scavalcati da uno scatenato Ferrucci, che si porta così al comando della gara.

Le prime posizioni non mutano per qualche giro mentre da dietro risale prepotentemente Kyle Kirkwood che in poche tornate supera Rossi (Giro 164), Rosenqvist (Giro 166) e Newgarden (Giro 168) portandosi in terza posizione alle spalle di Ericsson e Rosenqvist. Nel frattempo Will Power rientra lentamente ai box dopo aver toccato il muro all’uscita di Curva 2; i meccanici riescono a riparare la sospensione danneggiata, ma i cinque giri persi mettono fine alle sue speranze di ottenere un risultato di rilievo.

L’ultimo round di pit stop si apre al Giro 169 con la fermata di Ferrucci: la sua sosta non è perfetta, una gomma sfudde al controllo dei meccanici e finisce in pit lane, ma viene prontamente recuperata. L’incidente è messo sotto inchiesta dai commissari, ma si risolve con una reprimenda ed una sanzione finanziaria che non estromettono il pilota del team Foyt dalla lotta per la vittoria.

Due giri dopo si fermano Ericsson, Kirkwood, Newgarden e Rosenqvist; non è eccellente nemmeno la sosta di Kirkwood, che perde qualche secondo nel fissaggio della posteriore destra. Al Giro 173 si fermano Rossi e Palou che lasciano terreno libero a Sato e O’Ward, che comandano il gruppo dei piloti che si sono fermati durante la caution precedente.

In questo momento O’Ward rompe gli indugi e liquida in fretta Sato alzando prepotentemente il suo ritmo. Le telecamere non lo inquadrano, ma la colonna dei tempi è impietosa: nelle cinque tornate che vanno dal Giro 175 al Giro 179, il messicano guadagna 3,3 secondi nei confronti di Ericsson e, di riflesso, nei confronti del gruppo dei leader “virtuali”.

O’Ward si ferma al termine del Giro 180 e, grazie ad una sosta perfetta, torna in pista alle spalle solamente di Ericsson e Rosenqvist, una decina di posizioni più avanti rispetto all’inizio del round di soste. Anche dopo la sosta, il passo di O’Ward è superiore e nell’arco di un paio di tornate liquida i due svedesi davanti a lui portandosi al comando “virtuale” della gara; davanti a lui ci sono Hunter-Reay, Ilott e Canapino, ma non rappresentano un problema perché tutti e tre dovranno fermarsi nuovamente.

Negli ultimi 16 giri succede in negativo tutto quel che non era successo fino a quel momento. All’inizio del Giro 184 Newgarden scavalca Rosenqvist, che in quel preciso frangente vede la propria aerodinamica disturbata da quella del pilota Penske e perde il controllo finendo largo in Curva 1.

La vettura tocca con le due ruote di destra, prosegue per qualche decina di metri e si intraversa, prima verso l’interno di curva 2 e poi inesorabilmente verso l’esterno. Alle spalle dello svedese Ferrucci riesce miracolosamente a passare, Kirkwood no: la macchina di Rosenqvist lo colpisce nella gomma posteriore sinistra e fa da trampolino nei confronti della #27, che si cappotta rovinosamente.

La regia ci mette poco ad inquadrare il pilota del Team Andretti mostrando così che è cosciente all’interno dell’abitacolo, ma per alcuni minuti la vera apprensione riguarda il destino della gomma dello stesso Kirkwood, schizzata via come un proiettile in direzione delle tribune.

La bandiera rossa viene esposta quasi immediatamente sia per permettere di soccorrere in modo tempestivo i due piloti coinvolti nell’incidente, sia per permettere l’eventuale intervento dei mezzi di soccorso tra il pubblico. Fortunatamente, dopo pochi minuti, si scopre che la ruota volata via dalla macchina di Kirkwood si è infilata nel parcheggio tra le due tribune, andando a colpire un’automobile ferma lì e senza far male a nessuno.

La gara viene sospesa per 15 minuti, dopodiché si può ripartire con Hunter-Reay, Ilott e Canapino davanti a tutti ma fuori sequenza con i pit stop; i tre si fermano ai box sotto caution al Giro 188, lasciando così campo libero ad O’Ward, Ericsson, Newgarden, Rossi, Ferrucci, Palou, Daly, Dixon, Van Kalmthout e Herta.

La ripartenza viene chiamata al termine del Giro 191, ma il leader O’Ward è troppo lento e la direzione gara posticipa di un ulteriore passaggio la ripresa delle ostilità. Al Giro 192 viene data bandiera verde e il più lesto al via è Newgarden, che in un colpo solo supera Ericsson e O’Ward portandosi al comando della gara davanti allo svedese ed al messicano.

O’Ward prova subito il contrattacco e sul rettilineo opposto ai box si porta all’interno di Ericsson; forse la manovra del pilota McLaren è troppo ottimista, forse il pilota di Ganassi stringe troppo, fatto sta che le due vetture entrano in contatto e chi ha la peggio è proprio il messicano, che finisce in testacoda e poi contro le barriere all’esterno di Curva 3.

Il fumo innalzato dal testacoda di O’Ward genera scompiglio a centro gruppo e viene a crearsi una carambola che coinvolge Pagenaud e Canapino, che finiscono a loro volta contro le barriere. La vettura dell’argentino, senza freni e senza sterzo, finisce rovinosamente contro quella di O’Ward, che nel frattempo si era già fermata.

La gara viene nuovamente interrotta per permettere ai commissari di ripulire la pista e concludere la gara in regime di bandiera verde. Si riprende dopo una dozzina di minuti di pausa con Newgarden al comando davanti ad Ericsson, Ferrucci, Rossi, Palou e Dixon.

La bandiera verde sventola al termine del Giro 196 e ancora una volta il leader è alla mercé dei diretti inseguitori, tanto che Ericsson scavalca Newgarden ancor prima di arrivare sulla linea del traguardo. Dietro a loro succede di tutto: Andretti stringe troppo verso l’interno e Lundgaard e Carpenter, che si trovavano alla sua sinistra, non hanno più posto dove andare; la collisione fra i tre è inevitabile. Un incidente dalla dinamica analoga si verifica dietro a loro e vede coinvolti Rahal e Pedersen. Tra tutti questi piloti, solo Andretti e Lundgaard riescono a proseguire.

La pista è invasa dai detriti e dalle vetture danneggiate, ma il direttore di gara lascia esposta la bandiera gialla per più di un giro, prima di prendere in mano la rossa ed interrompere la gara per la terza volta. L’interruzione arriva nel corso del Giro 198: c’è margine solamente per un giro di lancio all’uscita dei box e poi per un ultima tornata sotto bandiera verde per decidere il vincitore della 500 Miglia di Indianapolis.

Dopo un’ulteriore sosta di circa 10 minuti si riparte: Ericsson guida il gruppo prendendo la bandiera verde al termine del Giro 199 davanti a Newgarden, Ferrucci, Rossi, Palou e Dixon. Lo scatto dello svedese è ottimo e in Curva 1-2 tiene la prima posizione nei confronti di Newgarden. Dietro a loro Ferrucci non riparte molto bene e perde il treno dei primi due, che si trovano così a giocarsi la vittoria nell’ultimo mezzo giro di gara.

Newgarden esce molto bene da Curva 2, Ericsson si produce in un paio di zig zag in rettilineo per rompere la scia, ma l’inerzia della vettura #2 è talmente buona che Newgarden affianca e supera Ericsson all’esterno ancor prima di arrivare in Curva 3. C’è spazio per un ultimo rettilineo ma Newgarden esce molto bene da Curva 4 e non dà modo ad Ericsson di prendere slancio.

Un paio di ondeggiamenti a dir poco marcati nel rettilineo del traguardo pongono fine alla partita: Ericsson non riesce ad affiancare Newgarden che taglia così per primo il traguardo andando a vincere per la prima volta in carriera la 500 Miglia di Indianapolis, la 19esima nella storia del Team Penske, la prima da quando, a fine 2019, Roger Penske ha rilevato l’Indianapolis Motor Speedway e l’intero campionato.

Al termine del giro d’onore Newgarden si ferma nuovamente sul traguardo e scende dalla vettura, si infila in un’apertura tra le barriere e si getta in mezzo al pubblico per festeggiare il successo più importante della sua carriera.

Ericsson chiude secondo in volata con l’amaro in bocca per quell’ultima bandiera rossa che gli ha negato il secondo successo consecutivo ad Indianapolis; terzo chiude Ferrucci, al miglior risultato in carriera alla Indy 500 davanti a Palou, che nonostante l’incidente in pit lane chiude in quarta posizione e conserva la leadership del campionato. Quinto è Rossi davanti a Dixon, bravo a rimontare dopo le sfortune iniziali e a seguire Sato, Daly, Herta e Van Kalmthout che chiude la Top-10.

La carriera di Tony Kanaan nella NTT INDYCAR SERIES si chiude col sedicesimo posto alle spalle di un’altra vecchia gloria dell’automobilismo brasiliano, Helio Castroneves, che invece non sembra ancora intenzionato ad appendere il casco al chiodo.

In campionato Palou comanda la classifica generale con 219 punti contro i 199 di Ericsson e i 185 di O’Ward, salvato dal fatto che da quest’anno la 500 Miglia di Indianapolis non assegna più punteggio doppio.

Domenica prossima si torna in pista a Detroit non più sul circuito di Belle Isle ma nuovamente nel centro della città, sede dello storico Gran Premio nella città del Michigan dal 1982 al 1991.

Qui i risultati della gara

Leggi anche

Tutte le ultime News di P300.it

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA
Lascia un commento

Devi essere collegato per pubblicare un commento.

COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

MENU UTENTE

REGISTRATI

CONDIVIDI L'ARTICOLO