La sessione di qualifiche decisiva per l’assegnazione della pole position per l’edizione 104 della Indianapolis 500 è stata uno scontro a distanza tra Marco Andretti e Scott Dixon lungo 10 miglia.
I due si sono sorpassati “virtualmente” diverse volte, si sono allontanati e riavvicinati e alla fine la qualifica si è decisa proprio negli istanti finali del giro conclusivo di Marco Andretti, l’ultimo dei piloti della Fast Nine ad entrare in pista.
Ecco quindi l’analisi comparata dei tentativi di qualifica dei piloti che, al termine delle prove di ieri, hanno conquistato le prime due posizioni sullo schieramento.
Giro 1
All’inizio del primo giro cronometrato Andretti è leggermente più veloce di Dixon: la velocità media per percorrere le 0.1871 miglia che separano la linea della partenza dalla prima antenna è di 238.725 mph da Andretti, 238.227 mph per Dixon; Andretti mantiene un piccolo vantaggio in termini di velocità anche in Curva 1, anche se la differenza tra i due si assottiglia: 234.165 mph per l’americano, 234.097 mph per il neozelandese.
Curva 2 è a netto vantaggio del neozelandese, che guadagna un intero centesimo di secondo nei confronti dell’avversario portandosi in vantaggio; la differenza in termini di velocità tra i due sfiora il mezzo miglio orario. Uscendo più forte da Curva 2 Dixon guadagna qualche millesimo anche nel rettilineo opposto ai box, ma il divario tra le velocità dei due piloti si assottiglia man mano che ci si avvicina a Curva 3.
Curva 3 e Curva 4 sono a netto vantaggio di Andretti, che riguadagna tutto quello che aveva perso in Curva 2 da Scott Dixon portandosi al comando per 174 decimillesimi di secondo. Il più veloce all’uscita dell’ultima Curva è però proprio il pilota del team Ganassi, che guadagna qualche decimo di miglio orario dimezzando lo svantaggio; al primo passaggio sul traguardo, la differenza tra i due è di 98 decimillesimi di secondo a favore del pilota della #98.
Giro 2
L’inizio del secondo giro è una fotocopia di quello del primo: Andretti solleva il piede dall’acceleratore più tardi rispetto a Dixon e guadagna nei suoi confronti 0.6 mph di velocità media, pari a 73 decimillesimi di secondo.
Andretti è più veloce di Dixon anche nelle prime due Curve della pista, dove guadagna complessivamente un centesimo; all’uscita di Curva 2 il vantaggio di Andretti è di 266 decimillesimi di secondo. Al termine dei quattro giri cronometrati sarà questa la massima differenza in termini cronometrici tra i due piloti.
Ancora una volta è Dixon ad uscire meglio da Curva 2, ma stavolta non riesce a concretizzare il suo vantaggio: Andretti limita i danni e riesce a percorrere la seconda metà del backstretch ad una velocità leggermente superiore a quella del rivale; all’ingresso in Curva 3, Andretti e Dixon sono separati da 208 millesimi.
La seconda parte del giro stavolta vede Dixon recuperare terreno nei confronti di Andretti: la differenza maggiore emerge in Curva 4, che viene percorsa da Dixon con un vantaggio di 0.3 mph. Il neozelandese conserva un piccolo vantaggio anche in uscita di curva; al passaggio sul traguardo il suo svantaggio da Andretti si è ridotto a soli 69 decimillesimi.
Giro 3
Anche la prima parte del terzo giro è in linea con gli altri due: Andretti alza il piede con leggero ritardo rispetto a Dixon e passa in fondo al rettilineo del traguardo con una velocità media più alta di 0.3 mph e con 107 decimillesimi di vantaggio.
Le prime due curve non modificano in modo sostanziale la situazione: Marco è più veloce in Curva 1, Scott in Curva 2, ma all’inizio del backstretch i decimillesimi che li separano sono 113, solamente 6 in più rispetto quelli rilevati in fondo al rettilineo dei box.
Stavolta è Andretti ad uscire più forte da Curva 2 e, forte di una macchina leggermente più orientata alla velocità in rettilineo che a quella in curva, incrementa il proprio vantaggio portandolo a 229 decimillesimi.
Nella seconda parte del giro l’inerzia del confronto tra i due cambia completamente: Dixon percorre Curva 3 e Curva 4 ad una velocità di un miglio orario superiore rispetto ad Andretti, guadagnando ben 4 centesimi di secondo e passando virtualmente al comando di questa “gara” a distanza.
L’uscita dall’ultima curva premia ancora il neozelandese, ma Andretti riesce a limitare i danni nella seconda parte del rettilineo: Dixon percorre l’ultimo settore alla media di 235.368 mph, Andretti alla media di 235.330 mph. Al passaggio sul traguardo, Dixon è davanti ad Andretti di 218 decimillesimi di secondo.
Giro 4
La prima parte dell’ultimo giro rappresenta per Andretti una vera e propria progressione nei confronti del rivale: oltre ad aver alzato più tardi il piede in fondo al rettilineo, il pilota di Nazareth percorre Curva 1 con una velocità media di 233.0 mph contro i 232.3 di Dixon. Anche in Curva 2 Andretti è più veloce e all’inizio del rettilineo opposto a quello dei box torna al comando con 56 decimillesimi di vantaggio.
Anche l’uscita da Curva 2 premia la monoposto #98, che percorre la prima metà del backstretch ad una velocità di 0.7 mph superiore rispetto alla #9; il divario tra i due sale a 212 decimillesimi.
Dixon torna alla carica nella parte finale del suo tentativo di qualifica: tra Curva 3 e Curva 4 guadagna 3 centesimi pieni nei confronti di Andretti e all’uscita dell’ultima Curva si trova in vantaggio di 90 decimillesimi di secondo.
L’ultimo allungo è da cardiopalma: Andretti esce più veloce di Dixon da Curva 4 e a metà del rettilineo dei box il suo svantaggio è sceso a 77 decimillesimi di secondo; mancano 0.2379 miglia al traguardo, meno di 400 metri di pista.
Sembra fatta per Dixon, ma alla macchina del neozelandese succede qualcosa; forse il pilota commette un piccolo errore in un cambio marcia, forse il motore non riesce ad erogare tutta la potenza, fatto sta che Dixon percorre quei 400 metri scarsi a 234.4 mph di media, una velocità inferiore di circa un miglio orario rispetto ai rilevamenti fatti registrare nei tre passaggi precedenti. Andretti, al contrario, percorre quei 400 metri a 235.6 mph di media, mettendo a segno il proprio record personale in quella breve porzione di pista.
Quell’esitazione (sua o della macchina) costa meno di due centesimi a Scott Dixon; una differenza impercettibile, ma sufficiente a farlo scivolare alle spalle di Marco Andretti per 113 decimillesimi.
L’evoluzione del distacco tra Andretti e Dixon è rappresentato dal grafico sottostante: si vede bene come la pole position sia veramente stata decisa negli ultimi metri del tentativo di qualifica.
Per finire, andiamo a vedere l’evoluzione delle velocità medie per ciascuna delle quattro curve nel corso dei quattro giri lanciati:
In Curva 1 Andretti è stato costantemente più veloce di Dixon; la differenza tra i due è andata ad ampliarsi col passare dei giri, ma solamente nel corso dell’ultimo passaggio il pilota della #98 è riuscito a fare la differenza.
Le Curve 3 e 4, al contrario, sono tendenzialmente state a favore del neozelandese; fa eccezione il primo passaggio, nel quale Andretti è stato leggermente più veloce. È interessante osservare quanto Dixon sia andato forte nel corso del suo terzo giro, durante il quale ha ottenuto la propria miglior prestazione in Curva 4 e la seconda miglior prestazione in Curva 3, con un solo decimo di miglio orario di scarto rispetto al rilevamento ottenuto nel corso del primo giro.
Curva 2 è invece stata quella in cui il confronto è stato più equilibrato: Andretti è stato più veloce nel secondo e nel quarto giro, Dixon nel primo e nel terzo; convertendo le velocità in tempi, la differenza complessiva tra i due piloti nella percorrenza di Curva 2 è di soli 4,1 millesimi di secondo; per contro, nelle altre tre curve la differenza totale tra Andretti e Dixon oscilla tra i 2 e i 4 centesimi di secondo a favore di uno o dell’altro pilota.
Si ringrazia Francesco Ferraro per le grafiche presenti nell’articolo.
I dati per l’analisi sono stati ricavati da https://www.indycar.com/Stats
Immagine di copertina da IndyCar Media/Chris Jones
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