Indycar | GP Toronto 2023: La cronaca

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Andrea Gardenal
19 Luglio 2023 - 20:05
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A seguire la cronaca del GP di Toronto 2023 vinto da Christian Lundgaard, al suo primo successo in carriera, davanti al leader del campionato Alex Palou e a Colton Herta

Si parte con Lundgaard in pole position affiancato da Scott McLaughlin; dalla seconda fila partono O’Ward ed Ericsson, a seguire Rosenqvist e Power. Dopo la pioggia vista in qualifica, il cielo è sereno e non promette di scaricare altra acqua sul percorso.

Tra i piloti di testa Lundgaard, O’Ward e Rosenqvist partono con le gomme morbide prevedendo di fermarsi verso il 15° giro, tutti gli altri si schierano con le gomme dure per arrivare attorno al 30°.

Alla bandiera verde i primi mantengono le rispettive posizioni col solo Dixon che guadagna un paio di posti salendo dalla settima alla quinta piazza. È però alla prima curva che si scatena il finimondo: a centro gruppo procedono affiancati, nell’ordine, Blomqvist, Hunter-Reay e Harvey, con quest’ultimo che, dall’interno della pista, si sposta progressivamente verso l’esterno; Hunter-Reay si sposta a sua volta verso l’esterno e finisce contro Blomqvist, che non ha più posto alla sua sinistra per evitare il contatto col muro.

Le tre vetture si intraversano e bloccano la pista, coinvolgendo nella carambola anche Robb, Ferrucci, Pedersen, Rossi e Rahal, con quest’ultimo che è l’unico che ha la prontezza di inserire la retromarcia, arretrare di alcuni metri e prendere la via di fuga esterna per evitare l’incidente; Robb è costretto al ritiro mentre gli altri piloti perdono chi uno (Rossi), chi più giri (Ferrucci e Pedersen).

In questo frangente è obbligato l’ingresso della pace car, che scorta il gruppo per i primi nove giri mentre i commissari ripuliscono la pista dai rottami. La ripartenza arriva al Giro 10 con Lundgaard al comando davanti a McLaughlin, O’Ward, Ericsson, Dixon e Rosenqvist; quest’ultimo viene immediatamente attaccato da Kirkwood che sale in sesta posizione.

Herta, a centro gruppo, è il principale protagonista in queste prime tornate: al Giro 11 passa Palou, approfittando del tentativo di sorpasso fallito da parte dello spagnolo nei confronti di Grosjean, e al passaggio successivo scavalca anche il franco-svizzero, suo compagno di squadra.

Al giro 13 Newgarden sale in nona posizione scavalcando Armstrong in Curva 3 e Herta, nello stesso punto, compie una manovra analoga nel giro successivo per guadagnare la decima posizione. Nel frattempo Lundgaard ha già 3 secondi di vantaggio su McLaughlin, 4 e mezzo su O’Ward e 6 su Ericsson.

Tra i piloti di testa Armstrong è quello più in difficoltà con le gomme morbide: al Giro 16 viene scavalcato prima da Grosjean e poi da Palou, infine al termine del giro rientra ai box per passare alle gomme dure.

La fermata del neozelandese apre il valzer delle soste per i piloti partiti con le morbide: si fermano nell’ordine Rosenqvist (Giro 17), Kirkwood, Newgarden (Giro 18), il leader Lundgaard (Giro 19) e O’Ward (Giro 20). Le attenzioni sono ovviamente puntate sul danese che è ripartito in 12esima posizione alle spalle di Callum Ilott.

Dopo le prime soste dei piloti partiti con le morbide, la situazione in classifica non vede grossi cambiamenti: McLaughlin continua a guidare il gruppo con 3 secondi su Ericsson, 4 su Dixon, 7 e mezzo su Power, 10 su Herta tallonato da Grosjean e Palou. Poco più indietro Lundgaard e O’Ward recuperano qualche posizione ai danni dei piloti più lenti davanti a loro (Ilott, Castroneves, Van Kalmthout).

Al Giro 30 Palou rompe gli indugi e si libera di Grosjean in Curva 5 con un sorpasso deciso che gli vale la sesta posizione; alle spalle dei due inizia ad intravedersi Lundgaard, in rimonta nei confronit del gruppo di testa. McLaughlin, intanto, allunga il suo vantaggio portandolo sopra ai cinque secondi nei confronti di Ericsson, che invece viene insidiato da Dixon.

Al Giro 32 Palou passa anche Herta e si porta al quinto posto. Al termine di quello stesso giro si ferma Grosjean, il primo a rientrare tra i piloti partiti con gomme dure; un giro dopo si ferma anche Herta.

Il leader McLaughlin rientra ai box al termine del giro 35 e al rientro in pista si trova nuovamente dietro a Lundgaard e davanti a O’Ward, come nei primi giri di gara; il suo ritardo nei confronti del danese è salito a 5 secondi.

Il giro di pit stop dei piloti di testa si completa nelle tornate successive con le fermate di Ericsson (Giro 36), Dixon, Power e Palou (Giro 37); questi ultimi tre rientrano insieme e, a sorpresa, Power riesce a scavalcare Dixon grazie ad una sosta rapidissima.

Al termine del primo giro di soste Lundgaard è al comando con 7 secondi su McLaughlin, 8 su O’Ward, 15 su Kirkwood, 16 su Ericsson e 18 su Newgarden, tallonato da Power e Dixon.

La gara prosegue senza sorprese fino al termine del Giro 42, quando Grosjean perde il controllo della vettura in Curva 10 andando a sbattere violentemente contro il muretto esterno. Mentre sono in corso le operazioni di rimozione della vettura si sfiora il dramma, con un mezzo di soccorso che viene evitato per un soffio da McLaughlin.

All’apertura della pit lane alcuni piloti azzardano il rientro ai box per effettuare l’ultima sosta, anche se mancano ancora più di 40 tornate alla conclusione della gara: al termine del Giro 44 si fermano Kirkwood, Palou, Rosenqvist, Herta, Malukas, Rahal ed Ilott. Un giro dopo viene sventolata la bandiera verde, ma dopo pochi secondi la gara viene nuovamente neutralizzata: Kirkwood commette un errore, sperona da dietro Castroneves e lo manda in testacoda; il brasiliano, dopo aver tentato di rimettere la macchina nel giusto senso di marcia, alza bandiera bianca e si ritira.

In questo stesso frangente Palou, per evitare Castroneves che si stava intraversando, tocca il muretto esterno dell’ultima curva piegando l’ala anteriore ed incrinando il musetto. Il danno non sembra troppo grave e la squadra decide di non richiamare ai box il suo pilota.

Chi invece rientra è buona parte del gruppo che era rimasta fuori durante la caution precedente: al termine del Giro 49 rientrano ai box Lundgaard, O’Ward, Ericsson, Newgarden, Power e Armstrong; restano in pista McLaughlin, Dixon e Van Kalmthout, oltre ovviamente ai piloti che si erano fermati precedentemente. Nel rientrare ai box Newgarden arriva lungo nella propria piazzola e perde quattro posizioni.

Al Giro 52 si riparte con McLaughlin davanti a Dixon, Van Kalmthout, Kirkwood, Herta, Palou, Lundgaard, Ericsson e Power. Palou attacca subito Herta, Kirkwood ha un’esitazione all’uscita di curva 1 e perde diverse posizioni; più indietro, Power passa Ericsson e si porta all’ottavo posto. Al termine del giro, Kirkwood è richiamato ai box per uno stop&go per aver causato la precedente collisione con Castroneves e finisce in coda al gruppo.

Al Giro 53 Lundgaard scavalca Herta in Curva 5 e sale in quinta posizione, dietro al solo Palou tra i piloti che si sono già fermati per l’ultima sosta.

La classifica non cambia fino al Giro 59, quando Van Kalmthout si ferma ai box per la sua ultima sosta; due giri dopo si ferma McLaughlin, leader della gara, che riparte in coda al gruppo dopo una sosta non particolarmente rapida; meglio va a Dixon, che si ferma un giro dopo riuscendo a tornare in pista davanti al connazionale.

Subito prima della sosta di Dixon, Lundgaard aveva affiancato Palou nel rettilineo che porta verso Curva 3 e, con una staccata molto profonda, si era preso la leadership “virtuale” della gara, divenuta effettiva pochi secondi dopo con la sosta del sei volte campione della NTT INDYCAR SERIES.

La lotta per la vittoria si chiude qui: il ritmo di Lundgaard è irresistibile per chiunque e Palou deve pensare principalmente a difendersi da Herta, anche perché il suo musetto è sempre più incrinato e dà l’impressione di potersi staccare da un momento all’altro.

Nei giri successivi la gara si congela, anche perché tutti i piloti di testa sono costretti a risparmiare molto carburante per poter arrivare in fondo, vista la sosta molto anticipata. Gli unici che muovono un po’ la classifica, anche se nelle posizioni di centro gruppo, sono Dixon e McLaughlin, che con il pieno di etanolo e gomme fresche riescono a superare gli avversari con una certa facilità.

Per contro perde posizioni O’Ward, alle prese con problemi di pescaggio del carburante, mentre si ritirano Malukas ed Ilott, autori entrambi di due toccate contro il muro che hanno compromesso l’integrità delle rispettive vetture.

L’ultimo colpo di scena arriva al penultimo giro, quando Power ed Ericsson rientrano incredibilmente ai box per effettuare un rabbocco-lampo di etanolo, gestito male da entrambi nei giri precedenti. La fermata dei due riaccende la suspance momentaneamente la suspance, ma nessun’altro pilota avrà problemi significativi nel corso dell’ultimo giro.

Al termine degli 85 giri di gara, Christian Lundgaard taglia per primo il traguardo e conquista la sua prima vittoria in carriera nella NTT INDYCAR SERIES con quasi 12 secondi di vantaggio su Palou, secondo nonostante la frattura sul musetto della sua vettura avesse continuato ad aprirsi giro dopo giro. Terzo è Herta, che taglia il traguardo con il serbatoio praticamente vuoto (si fermerà nel giro di rientro) riuscendo comunque a conservare l’ultimo gradino del podio nei confronti di Scott Dixon, che dopo la sosta ha recuperato oltre 10 posizioni.

Quinto chiude Newgarden, scavalcato da Dixon nel corso dell’ultimo giro, che precede il suo compagno di squadra McLaughlin, staccato di solamente due decimi da lui; settimo Marcus Armstrong, per l’ennesima volta miglior rookie in pista, davanti a O’Ward, Rahal (partito ultimo) e Rosenqvist.

In classifica generale, Palou rafforza la sua leadership portandosi a 417 punti contro i 300 di Dixon e i 291 di Newgarden.

I prossimi appuntamenti sono per sabato e domenica con le due gare presso l’Iowa Speedway, che anche quest’anno ospiterà l’unico double header stagionale.

Immagine di copertinda da Indycar Media/Chris Owens

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