Indycar | GP St.Petersburg 2022: La cronaca e le classifiche

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Andrea Gardenal
1 Marzo 2022 - 21:54
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A seguire la cronaca e le classifiche del GP di St. Petersburg 2022 vinto da Scott McLaughlin davanti ad Álex Palou e a Will Power.

La cronaca

La stagione 2022 della NTT INDYCAR SERIES parte dalla Florida con un clima mite e soleggiato. La griglia di partenza vede Scott McLaughlin in pole position affiancato in prima fila dal suo compagno di squadra Will Power; alle loro spalle si schierano Colton Herta e Rinus Van Kalmthout con la coppia francese Grosjean-Pagenaud ad occupare la terza fila.

Alla bandiera verde Power, l’unico tra i primi ad essere partito con gomme dure, ha un’esitazione e viene infilato prima da Herta e poi da Van Kalmthout; non ha invece problemi McLaughlin, che mantiene la testa della corsa davanti al californiano e all’olandese. Dietro a loro sono autori di ottime partenze Marcus Ericsson, da ottavo a quinto, e soprattutto Patricio O’Ward, che in poche curve rimonta dalla sedicesima all’ottava posizione; pessima invece la partenza di Pagenaud, che scivola dalla sesta alla decima posizione.

I primi giri non portano cambiamenti significativi in classifica, perlomeno nelle prime posizioni. Le strategie vengono sparigliate molto presto, già alla fine del settimo giro quando Harvey rientra ai box per la sua prima sosta. Tra i protagonisti più attesi il primo a fermarsi è Newgarden, che rientra ai box dopo nove tornate mentre si trovava in undicesima posizione.

Nei primi dieci giri il divario tra McLaughlin e Herta oscilla tra il secondo e mezzo e i due secondi, mentre Van Kalmthout perde terreno e scivola ad oltre quattro secondi di distacco dalla vetta. È proprio in questo frangente, tuttavia, che il leader della gara inizia a martellare tempi ottimi ed incredibilmente costanti, tanto che tra il decimo ed il ventesimo giro il suo vantaggio nei confronti del più diretto inseguitore arriva a toccare i sei secondi.

Nel corso di questi passaggi, anche i piloti in Top-10 iniziano a fermarsi: i primi a rientrare sono Dixon e Pagenaud (Giro 11) seguiti da O’Ward (Giro 12).

Nel corso del Giro 15 Power, forte del buono stato delle sue gomme dure, scavalca Van Kalmthout e si porta in terza posizione a quattro secondi da Herta, mentre il distacco dal leader McLaughlin è di sette secondi.

Le difficoltà dell’olandese proseguono anche nei giri successivi: tra il Giro 18 ed il Giro 20 Van Kalmthout viene infilato nell’ordine da Ericsson, Grosjean, Palou, Rahal e Rossi, prima di fermarsi finalmente ai box per cambiare gli pneumatici e fare rifornimento.

In questi giri non è però solo il pilota del team Carpenter ad arrancare: il ritmo di Herta peggiora sempre di più e all’inizio del Giro 19 viene scavalcato da Power, che si porta così in seconda posizione alle spalle del compagno di squadra.

Nonostante il suo ritmo continui ad essere il migliore tra i piloti con gomme morbide, probabilmente anche in virtù del vantaggio di non avere nessuno davanti a sé, dopo la ventesima tornata anche McLaughlin ha un crollo e Power ne approfitta per recuperare decimi su decimi ad ogni giro.

Nel corso del Giro 25, quando ormai il distacco tra i primi due era arrivato a soli 3 secondi, arriva la prima (e unica) caution di giornata: un paio di giri dopo aver effettuato il cambio gomme, David Malukas perde il controllo della sua vettura all’uscita di Curva 3 andando a colpire prima il guard rail esterno e poi, dopo aver attraversato la pista, quello interno. La vettura si ferma in posizione pericolosa nel rettilineo che porta a Curva 4 e la Direzione Gara chiama in pista la pace car.

Il gruppo ovviamente si ricompatta e all’apertura della pit lane, che avviene al Giro 27, si fermano quasi tutti i piloti che non avevano ancora effettuato il rifornimento. McLaughlin è il primo ad uscire dalla pit lane davanti a Power, Palou (che recupera diverse posizioni) e Herta; dietro a loro Ericsson, Grosjean e Rahal arrivano alla collisione, fortunatamente senza conseguenze. Chi ne paga maggiormente le conseguenze è lo svedese, che viene spedito in fondo al gruppo per essere stato giudicato responsabile della collisione.

Tra chi non si era fermato, l’unico a rimanere in pista è Alexander Rossi che si ritrova così in testa alla gara davanti a Dixon, O’Ward, Newgarden, Pagenaud e Kirkwood. McLaughlin, Power e tutti gli altri piloti che si sono fermati sotto caution occupano le posizioni dalla dodicesima in poi.

La neutralizzazione porta via molti giri, anche perché l’urto di Malukas costringe i commissari a riparare le barriere di protezione. Si riparte al Giro 34 con Rossi sempre in testa davanti a Dixon e O’Ward; dietro a loro, Palou guadagna una posizione nei confronti di Power scavalcandolo all’esterno di Curva 4. Tra gli inseguitori il più in forma è Herta, che scavalca prima Rahal (Giro 35) e poi Power (Giro 38) per portarsi alle spalle di McLaughlin e Palou.

Al Giro 37 Rossi rientra finalmente ai box per la sua prima sosta e lascia campo libero a Dixon, che giro dopo giro allunga nei confronti di O’Ward fino ad arrivare a quasi quattro secondi di vantaggio sul messicano.

Il secondo giro di pit stop per chi ha programmato tre soste inizia al Giro 41, quando si fermano Newgarden e Kirkwood; un giro dopo anche Pagenaud e Rosenqvist rientrano in pit lane, con il francese che al ritorno in pista si trova davanti a Newgarden.

Tra il Giro 47 e il Giro 48 si fermano prima O’Ward, che torna in pista davanti a Rossi, e poi Dixon, che esce dalla pit lane precedendo un gruppo di vetture più lente composto da Johnson, Daly, Harvey e Castroneves. A pista libera, il neozelandese può ridurre il gap che lo separa da Takuma Sato.

Con la sosta di Dixon si porta al comando Van Kalmthout, che ha bisogno di risparmiare una gran quantità di etanolo per poter chiudere la gara su due sole soste. Alle spalle dell’olandese si trova Callum Ilott seguito da McLaughlin, Palou, Herta e Power.

Escludendo la sosta di Ilott, i giri successivi non portano ad ulteriori cambiamenti, anche perché la tempistica con cui è avvenuta la prima sosta porta tutti a correre sulla difensiva senza poter consumare troppo carburante.

L’ultimo round di pit stop inizia al Giro 62 quando Van Kalmthout rientra ai box lasciando campo libero a McLaughlin e ai suoi inseguitori. Da questo momento in poi le soste si seguono a ritmo serrato e, dopo l’olandese, si fermano anche Herta (Giro 63), McLaughlin (Giro 64), Palou, Rahal, Sato, Grosjean (Giro 65) e infine Power (Giro 66), che ha sfruttato fino all’ultimo le gomme morbide ed il poco carburante a bordo per guadagnare terreno nei confronti degli inseguitori.

Al termine di questo giro di soste, McLaughlin e Palou si ritrovano davanti a Van Kalmthout, sceso in terza posizione (virtuale); alle spalle dell’olandese si trovano Power e Herta, che rispetto alla classifica precedente si sono invertiti le posizioni.

Gli unici piloti che restano in pista sono Dixon e O’Ward, che decidono di sfruttare al massimo la strategia a tre soste anche a costo di rischiare di finire in coda al gruppo a causa di una neutralizzazione. Si arriva ad un passo dalla caution nel corso del Giro 73, quando Dalton Kellett arriva lungo in Curva 10. Proprio mentre il Direttore di Gara era pronto ad esporre la doppia bandiera gialla, il canadese riesce a ripartire scongiurando così il secondo ingresso in pista della vettura di sicurezza.

Visto il rischio di neutralizzazione, O’Ward entra ai box al termine del Giro 73; Dixon al contrario, che al momento dell’errore di Kellett aveva già superato l’ingresso della pit lane, resta in pista per alcune tornate.

Al Giro 78 Power scavalca Van Kalmthout portandosi in quarta posizione, che diventa la terza alla tornata successiva in occasione del rientro ai box di Dixon. La sosta non è rapidissima ed il neozelandese perde un paio di secondi di troppo, tornando in pista solamente in ottava posizione alle spalle di Rahal e Grosjean e davanti a Lundgaard e Sato.

A causa del lungo periodo di bandiera verde, per i piloti di testa gli ultimi 20 giri si trasformano in una lotta contro il traffico: ad una quindicina di tornate dalla fine McLaughlin trova davanti a sé Jimmie Johnson, che non facilita il doppiaggio permettendo al suo compagno di squadra Palou di avvicinarsi; nelle tornate successive il 7 volte campione della Nascar Cup Series farà perdere un paio di secondi anche a Will Power, che così perde definitivamente ogni possibilità di attaccare la seconda posizione dello spagnolo.

Negli ultimi 10 giri il distacco tra McLaughlin e Palou rimane costantemente sotto il secondo, ma al pilota del Team Ganassi manca il guizzo necessario per provare un attacco.

Dietro a loro, vanno definendosi le posizioni di rincalzo: al Giro 97 Herta si prende la quarta posizione ai danni di Van Kalmthout e una tornata dopo Grosjean approfitta del duello tra l’olandese e Rahal per portarsi al quinto posto; più indietro, Lundgaard scivola al di fuori della Top-10 dopo essere stato passato sia da Ericsson che da Sato.

Gli ultimi brividi della gara li regala il doppiaggio di Devlin DeFrancesco, che mantiene ostinatamente la sua posizione davanti a McLaughlin senza però ostacolarlo mai al punto da concedere a Palou la possibilità di un attacco.

Dopo 100 giri di gara McLaughlin taglia il traguardo e va a cogliere il suo primo successo nella NTT INDYCAR SERIES alla sua 19esima gara in carriera; Palou chiude con un’ottima seconda piazza dopo essere partito dalla quinta fila mentre Power va ad occupare il gradino più basso del podio.

La classifica del campionato riflette quella di questa gara, con McLaughlin al comando con 54 punti davanti a Palou con 41 e a Power con 36.

Il prossimo appuntamento con la NTT INDYCAR SERIES si svolgerà presso il Texas Motor Speedway nel weekend del 20 marzo.

Le classifiche

Immagine di copertina da Penske Entertainment: Chris Jones

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