A seguire il resoconto e le classifiche del Gran Premio di St.Petersburg 2020, che ha visto Josef Newgarden tagliare per primo il traguardo davanti a Pato O’Ward e a Scott Dixon, laureatosi campione della NTT IndyCar Series per la sesta volta in carriera.
La cronaca
La griglia di partenza dell’ultima gara stagionale della NTT IndyCar Series vede Will Power in pole position seguito da tre monoposto del team Andretti: al suo fianco c’è Alexander Rossi, mentre dalla seconda fila partono Colton Herta e James Hinchcliffe. I due contendenti al titolo, Dixon e Newgarden, partono rispettivamente dall’undicesima e dall’ottava posizione.
La gara inizia in modo pulito con i primi quattro che mantengono le rispettive posizioni senza troppi problemi; alle loro spalle O’Ward scavalca Harvey per la quinta posizione. In Curva 4 Newgarden prova un attacco nei confronti di Sebastien Bourdais, che però mantiene il suo settimo posto. I due contendenti al titolo conservano quindi le posizioni in griglia.
Al termine del Giro 5 arriva il primo colpo di scena: in Curva 10 Power subisce un problema al cambio in frenata, arriva lungo e in uscita da quella stessa Curva viene sfilato da Alexander Rossi, che diventa così il nuovo leader della gara.
Lo stesso problema si ripresenta all’ingresso di Curva 13/14: Power arriva lungo e permette a Herta di attaccarlo nel rettilineo di fronte ai box; l’australiano prova a resistere, ma la sua macchina si scompone nuovamente in frenata, finisce verso l’esterno e consente sia a Herta che a Hinchcliffe di superarlo.
All’inizio del Giro 7 Newgarden prova nuovamente un attacco su Bourdais in Curva 1, ma la sua frenata è troppo lunga e il francese gli torna davanti; da dietro arriva anche VeeKay, che in Curva 4 prova ad attaccare il pilota del Team Penske senza però riuscire a passarlo.
Dopo un paio di giri difficili, Power riprende in mano la situazione e riesce a conservare la quarta posizione dagli attacchi di O’Ward, ma i problemi tecnici alla sua macchina lo portano a perdere qualche decimo ad ogni giro nei confronti dei primi. Dopo 10 tornate Rossi guida la gara con 2 secondi di vantaggio su Herta, 3.5 su Hinchcliffe e oltre 7 su Power, che dal canto suo guida il resto del gruppo; l’unico staccato è Scott McLaughlin, rientrato da poco ai box per provare la carta delle tre soste.
Il “tappo” creato da Power porta diversi piloti a cambiare la propria strategia: nel gruppo di testa i primi a fermarsi sono VeeKay e Bourdais, che rientrano ai box rispettivamente dopo 12 e 14 giri. Power riesce a gestire i problemi della propria monoposto, ma il ritmo gara ne risente: dopo 16 giri il suo distacco da Rossi è di 11 secondi.
La competizione prosegue senza altre emozioni fino la Giro 28, quando Newgarden si ferma ai box per la sua prima volta. La classifica prima della sosta del pilota del Team Penske vedeva Rossi al comando con 2.5 secondi su Herta e 9 secondi su Hinchcliffe; Power si trovava ancora quarto, ma ad oltre 16 secondi dalla prima posizione.
Dixon rientra ai box un solo giro dopo Newgarden per mantenere il contatto nei suoi confronti in caso di caution; il neozelandese torna in pista alle spalle di Newgarden e di Bourdais, che si trova sulla strategia a tre soste. Al 31° giro tocca a Power fermarsi ai box, mentre tutti gli altri piloti rimasti in pista si fermano tra il 32° e il 34° passaggio.
Al 33° giro Newgarden attacca e supera Power in Curva 4, nonostante la tenace resistenza del proprio compagno di squadra.
A posizioni stabilizzate, la gara continua ad essere guidata dai tre piloti del team Andretti con Rossi davanti a Herta e Hinchcliffe. VeeKay è momentaneamente quarto, ma con una sosta in più da effettuare, davanti a Newgarden, Harvey, Power, Rahal, O’Ward, Bourdais (anche lui sulle tre soste) e Dixon, che al termine del ciclo di soste ha mantenuto l’11esima posizione in cui si trovava fin dall’inizio della gara.
Al Giro 36 arriva la prima caution della gara: la monoposto di Power va in sovrasterzo in percorrenza di Curva 3, il pilota prova a controllarla, ma così facendo innesca un effetto pendolo che porta la #12 a picchiare violentemente contro il muretto esterno. Power riesce ad arrivare fino a Curva 4, ma non riesce a mettere la propria monoposto in una posizione di sicurezza e la pace car è costretta ad entrare in pista.
Chi perde maggiormente da questa situazione sono i piloti sulla strategia a tre soste, che con pochi giri di carburante ancora nel serbatoio sono costretti a rientrare ai box durante la neutralizzazione scivolando a fondo gruppo; solo VeeKay, che si trova in quarta posizione, prova a rimanere in pista.
Si riparte al Giro 40: i primi tre mantengono le rispettive posizioni, mentre Newgarden e Harvey scavalcano VeeKay alla prima staccata portandosi in quarta e quinta posizione. La bandiera verde, tuttavia, dura per pochi secondi: a centro gruppo la macchina di Ferrucci finisce contro il muro di Curva 2 a causa di un problema alla sospensione e la pace car è costretta nuovamente a tornare in pista.
Questa volta VeeKay è costretto ad alzare bandiera bianca e a fermarsi ai box per la seconda sosta, trovandosi così in fondo al gruppo. Al momento di rientrare in pista, l’olandese provoca un po’ di scompiglio a centro gruppo e chi ne fa le spese è il suo compagno di squadra Conor Daly, che blocca le ruote per evitare i piloti davanti a lui e tocca il muretto danneggiando la sospensione posteriore sinistra; il pilota di Indianapolis riuscirà tornare in pista, ma con un ritardo di due giri dai primi.
Si riparte al Giro 47, ma anche stavolta il regime di bandiera verde dura poche curve: alla staccata di Curva 1 McLaughlin tocca con la propria anteriore sinistra la posteriore destra di Marco Andretti; la monoposto #3 si intraversa e centra la parte anteriore sinistra della monoposto dell’incolpevole VeeKay. Il rookie del Team Penske è costretto al ritiro, mentre l’olandese riesce a tornare ai box per le dovute riparazioni che, come accaduto al suo compagno di squadra, gli faranno perdere due giri.
Dopo 15 giri quasi ininterrotti di caution, la gara riprende con una certa regolarità all’inizio del Giro 53: Rossi tiene facilmente la prima posizione, mentre Herta deve difendersi dall’attacco di Hinchcliffe per la seconda posizione. Dietro a loro si accende la lotta per il quinto posto tra Harvey, O’Ward, Rahal e Dixon; il messicano si prende la posizione, mentre Dixon si libera di Rahal dopo aver percorso al suo fianco le curve 4-8; all’uscita di Curva 9 il leader del campionato riesce a sfilare anche Jack Harvey, risalendo così al sesto posto.
Mentre nelle prime posizioni la gara procede con relativa tranquillità, da centro gruppo emerge in modo prepotente Marco Andretti che in soli tre giri risale dalla 16esima alla settima posizione approfittando della confusione provocata da Jack Harvey, in difficoltà con delle gomme non ancora in temperatura.
Nelle prime posizioni solo Herta sembra in grado di tenere il ritmo di Rossi, ma in mezzo ai due c’è il doppiato Rosenqvist che fa da scudo al pilota della #27; Hinchcliffe, terzo, deve invece pensare soprattutto a difendersi da Newgarden, che a sua volta ha un paio di secondi di vantaggio su O’Ward.
Al Giro 63 Herta commette un errore mancando il punto di frenata di Curva 4; per evitare l’urto con le gomme di protezione, il pilota della #88 tira dritto nella via di fuga, compie un testacoda di 180° e si reimmette sul percorso di gara; l’errore costa due posizioni a Herta a tutto vantaggio di Hinchcliffe e di Newgarden, che si trova così virtualmente sul podio.
I tempi sono maturi per l’ultimo giro di soste e al termine del 65° giro Newgarden imbocca la corsia dei box; la stessa manovra viene compiuta un giro dopo da Rossi, ormai leader in solitaria, e da Dixon, che non vogliono evidentemente essere danneggiati da un’eventuale caution. Il giro di soste dei primi si completa tra il Giro 68 e il Giro 69, quando si fermano ai box prima Hinchcliffe e poi Herta. Al rientro in pista la classifica virtuale (giacché non tutti si sono ancora fermati) vede Rossi al comando davanti a Herta, Hinchcliffe, Newgarden, O’Ward e Dixon
Al Giro 70 arriva il secondo colpo di scena: Rossi commette un errore in Curva 3 e perde il controllo della propria monoposto, andando a sbattere verso le barriere interne e fermandosi di traverso alla pista nell’allungo che porta a Curva 4. Il pilota del team Andretti è costretto al ritiro, mentre la direzione gara manda nuovamente in pista la pace car.
Chi perde maggiormente da questa situazione sono Rahal, Hunter-Reay, Askew ed Ericsson, i quattro piloti che si sarebbero dovuti fermare di lì a breve e che devono quindi fermarsi sotto caution, ripartendo in fondo al gruppo.
Si riparte al Giro 75: Hinchcliffe arriva lungo alla prima frenata, evitando di un soffio la collisione con Herta. Alla staccata di Curva 4 Sato prova un attacco su Harvey e con la propria ala anteriore pizzica la ruota posteriore destra di Marco Andretti, che si trovava davanti a loro; lo pneumatico della #98 si buca immediatamente e nella successiva Curva 5 Andretti va in testacoda e termina la propria gara contro le barriere di protezione.
La pace car interviene per la quinta volta, ma questa volta nemmeno la fase di neutralizzazione è priva di inconvenienti: Hinchcliffe va in testacoda tutto da solo all’ultima curva e, nel tentativo di ripartire il più in fretta possibile, centra la ruota posteriore destra dell’incolpevole Jack Harvey; entrambi i piloti sono costretti a tornare ai box riparare le monoposto.
L’incidente di Hinchcliffe permette sia a Newgarden che a Dixon di guadagnare una posizione, ma non modifica la situazione in campionato. Si riparte all’inizio del Giro 80 con Herta al comando davanti ad Alex Palou, momentaneamente secondo ma con una sosta ancora da effettuare; Newgarden è terzo davanti a O’Ward e Dixon.
Alla ripartenza Palou attacca subito Herta in Curva 1 riuscendo a superarlo, ma entrambi finiscono larghi e Newgarden ne approfitta per superarli, portandosi così in testa alla gara; dopo qualche curva un po’ confusa, alle spalle del leader si porta Colton Herta davanti a Dixon, O’Ward e Palou.
Alla frenata di Curva 10 arriva l’ennesimo incidente della gara e ancora una volta il protagonista è Takuma Sato: il pilota giapponese attacca Askew toccando il cordolo interno della curva e rimbalzando contro il pilota della Arrow McLaren SP, che viene così spedito contro le gomme di protezione. La pace car entra in pista per la sesta volta; l’impegno richiesto alla vettura di sicurezza durante la gara è stato tale da costringerla a rientrare ai box con un giro di anticipo sul previsto per non correre il rischio di rimanere senza carburante.
Dopo un insolito giro percorso ad andatura ridotta ma senza pace car in pista, all’85° giro si riparte per l’ultima volta con Newgarden in testa davanti a Herta, Dixon e O’Ward: il messicano si riprende immediatamente la posizione su Dixon e poi in Curva 4 attacca anche Herta, salendo in seconda posizione.
O’Ward sembra essere più veloce anche di Newgarden, ma il tentativo d’attacco portato all’inizio del Giro 86 è troppo timido per sortire effetto; pochi secondi dopo, Herta finisce nuovamente lungo in Curva 4 e perde 10 posizioni, scivolando fino al 13° posto; Dixon sale così sull’ultimo gradino del podio.
O’Ward rimane incollato a Newgarden ancora per un paio di giri, dopodiché la Penske #1 inizia a guadagnare 2/3 decimi al giro nei confronti della Arrow McLaren SP #5 fino a costruire un buon margine nei suoi confronti.
Gli ultimi 10 giri non regalano cambiamenti significativi in classifica, ad eccezione del rientro ai box di Alex Palou per effettuare uno splash&go a 6 tornate dalla fine della gara.
Dopo 100 giri di gara Newgarden vince per la seconda volta consecutiva il Gran Premio di St.Petersburg con 4 secondi di vantaggio su O’Ward e 6 su Dixon, che vince il titolo per la sesta volta in carriera. Ottimo quarto posto per Sebastien Bourdais davanti a Hunter-Reay, entrambi bravi a recuperare posizioni nelle fasi finali della gara approfittando degli inconvenienti che hanno portato alle ultime tre neutralizzazioni.
Nonostante l’errore a 15 giri dalla fine, l’11° posto finale permette a Herta di conservare la terza posizione in campionato con soli 5 punti di vantaggio su O’Ward.
Le classifiche
Immagine di copertina da IndyCar Media/Chris Jones
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