Indycar | GP Indianapolis 2022: La cronaca e le classifiche

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Tempo di lettura: 15 minuti
di Andrea Gardenal
20 Maggio 2022 - 13:52
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A seguire il resoconto e le classifiche del GP di Indianapolis 2022 vinto da Colton Herta davanti a Simon Pagenaud e a Will Power.

La cronaca

Le condizioni meteorologiche prima del via sono a dir poco incerte: visto l’arrivo di una perturbazione proprio in corrispondenza del via, nella mattinata americana viene deciso di anticipare la partenza alle 21:07, circa 40 minuti prima dell’orario inizialmente previsto.

L’iniziativa della direzione gara non va però a buon fine: il maltempo sia abbatte in anticipo sul circuito e un segnale di allerta per i fulmini allunga ulteriormente i tempi. Il risultato è che le condizioni meteo consentono di dare il via alla gara solamente alle 21:47, praticamente la stessa ora prevista nel programma ufficiale. Al momento del via la pista è ancora umida e per questo motivo la direzione gara dichiara gara bagnata, obbligando tutti a partire con gomme scolpite; viene inoltre imposto il tempo limite di due ore alla gara.

La combinazione tra una pista oramai quasi asciutta e l’obbligo di utilizzare gomme da bagnato (giova ricordare che nella NTT INDYCAR SERIES non esistono gomme intermedie) fa sì che il primo giro sia a dir poco caotico. Alla partenza Power tiene il comando della gara davanti a Palou e Newgarden; più indietro Lundgaard finisce largo alla prima variante e perde qualche posizione.

La leadership di Power dura pochi secondi: Palou e Newgarden escono meglio di lui dalla chicane 5-6 ed entrambi lo attaccano alla staccata di Curva 7: lo spagnolo passa con una manovra pulita, l’americano allarga la traiettoria e costringe Power a finire sull’erba. Ne approfitta O’Ward, che scavalca entrambi e si porta in seconda posizione.

Il duello tra i due piloti del Team Penske prosegue nelle curve successive: in Curva 10 Power restituisce lo sgarbo a Newgarden, che finisce a sua volta sull’erba perdendo qualche posizione. Davanti a loro si scatena O’Ward, che dopo essersi liberato di Power e Newgarden va a riprendere anche Palou, attaccandolo alla staccata di Curva 12.

Sul traguardo del primo giro transita per primo O’Ward davanti a Palou, Power, Rosenqvist, Daly, Harvey, Grosjean, Newgarden (scivolato all’ottavo posto), Ilott e Rahal.

In condizioni miste le due Arrow McLaren SP si esaltano: con un giro di ritardo, Rosenqvist ripete quanto eseguito in precedenza dal compagno di squadra: esce meglio di Power dalla chicane 5-6 scavalcandolo ancor prima di arrivare alla Curva 7 per poi avvicinarsi a Palou e superarlo in Curva 12. Perde ancora terreno Newgarden, che commette un errore in Curva 12 e viene scavalcato da Ilott e da McLaughli, che nel frattempo era risalito in Top-10 superando Rahal.

Proprio al termine del secondo giro iniziano le prime soste per i cambi gomme: i più solleciti a fermarsi sono Colton Herta e Takuma Sato, che si trovavano a centro gruppo. Ancora prima di poter vedere la bontà della loro scelta, le varie squadre si organizzano per una tornata di cambi gomme: al termine del terzo giro si fermano ben 13 piloti tra cui O’Ward e Power; restano invece in pista Rosenqvist, Palou, Grosjean e McLaughlin.

Che le gomme da asciutto siano la scelta migliore si vede subito: nonostante l’aderenza precaria e le gomme fredde, durante il suo primo giro con le slick Herta ha recuperato talmente tanto tempo da trovarsi immediatamente alle spalle di O’Ward, che prima delle soste si trovava una dozzina di posizioni davanti a lui.

Non finisce qui, perché, con gomme già calde, Herta ha la possibilità di attaccare anche il pilota messicano: all’uscita di Curva 7 Herta perde il controllo della vettura che gli si mette di traverso, ma con una manovra strabiliante riesce a tenerla in pista percorrendo di traverso l’intera Curva 8 senza nemmeno perdere terreno nei confronti di O’Ward. L’inevitabile sorpasso arriva all’uscita di Curva 10, quando Herta scavalca in accelerazione il rivale issandosi al comando virtuale della gara.

La leadership di Herta diventa effettiva nel giro successivo, dopo la sosta di tutti gli altri piloti che nella tornata precedente erano rimasti in pista.

Al termine del quinto giro arriva il primo colpo di scena della gara: all’uscita di Cuva 10 Palou va in testacoda e finisce sull’erba bagnata della via di fuga; lo spagnolo si riporta con grande fatica sul tracciato, ma proprio quando la sua vettura ha rimesso le ruote sull’asfalto il motore si spegne e la pace car è costretta ad effettuare il suo primo intervento della giornata. Palou viene fatto ripartire, ma nel frattempo i primi erano transitati sul luogo del testacoda relegandolo ad un giro di ritardo.

La cauton annulla i distacchi e permette di fare un po’ di ordine dopo i primi caotici giri: al termine del Giro 9, quando torna a sventolare la bandiera verde, la classifica vede Herta al comando davanti a O’Ward, Rosenqvist, Power, Daly, Newgarden, Sato, Rossi, McLaughlin e Grosjean nelle prime 10 posizioni.

Per i primi due giri le posizioni non cambiano: all’inizio del Giro 12 Newgarden attacca e supera Daly in Curva 1 e Sato compie la medesima operazione in Curva 7: dopo aver subito questi due sorpassi il pilota del team Carpenter si trova in enorme difficoltà e nelle curve successive viene sfilato da una decina di piloti sprofondando a centro gruppo.

In testa alla gara Herta allunga senza troppi problemi: al termine del Giro 15 ha 4 secondi di vantaggio su O’Ward, 5 su Rosenqvist e 8 su Power, tallonato da vicino da Newgarden, Sato, Ross e Harvey.

Al Giro 16 arriva il secondo colpo di scena ai danni di uno dei protagonisti del campionato: Sato attacca Newgarden all’interno di Curva 7 per poi scavalcarlo di forza tra l’esterno della 8 e l’interno della 9; il duello fa sì che l’americano presti il fianco a Rossi, che a sua volta passa all’esterno di Curva 10. All’uscita della curva il pilota del team Andretti si sposta verso destra, costringendo Newgarden a muoversi a sua volta verso la stessa direzione; così facendo, tuttavia, il due volte campione della serie va a toccare con la posteriore destra il baffo anteriore sinistro di Harvey, che a sua volta aveva tentato di approfittare del duello davanti a lui.

Newgarden perde il controllo della vettura, finisce in testacoda verso la parte interna del tracciato per poi ripresentarsi in pista con entrambe le gomme posteriori bucate e la vettura danneggiata; il pilota prova a riportare la macchina ai box, ma alla frenata di Curva 12 arriva lungo ed è costretto a parcheggiarla sul tratto di asfalto normalmente utilizzato dalle moto. Newgarden abbandona l’abitacolo e la pace car è costretta a tornare in pista.

All’inizio del Giro 21 si riparte, ma l’azione in pista ha vita breve: alla prima staccata Ilott tenta un attacco su Van Kalmthout, che all’uscita di Curva 2 è costretto ad allargare e a finire sull’erba bagnata; l’olandese tiene il controllo, ma al rientro in pista la sua macchina si intraversa e Devlin DeFrancesco non può far nulla per evitarlo. Le due macchine si toccano, il canadese prosegue mentre Van Kalmthout fa spegnere il motore. La pace car torna in pista mentre i commissari rimettono in moto la vettura #21, la quale torna ai box per delle riparazioni di emergenza.

Al termine del Giro 24 si riparte con Herta sempre in testa davanti a O’Ward, Rosenqvist e Sato, che alla precedente ripartenza aveva fatto in tempo a scavalcare Power prima dell’incidente tra Van Kalmthout e DeFrancesco. Seguono Rossi, Harvey, McLaughlin, Grosjean e Ilott a completare i primi 10. Questa volta la ripartenza è relativamente tranquilla anche se, al contrario di quanto accaduto in precedenza, Herta non riesce a scrollarsi di dosso O’Ward.

Gli animi in pista ricominciano a scaldarsi al 30° giro, immediatamente prima della seconda tornata di soste: nell’arco di un paio di tornate Harvey si porta in quinta posizione scavalcando prima Rossi e poi Power, mentre Grosjean si libera di McLaughlin salendo all’ottavo posto. Poco dopo Power perde anche la sesta posizione a vantaggio di Rossi.

Per vedere le soste dei primi bisogna attendere il Giro 32, quando Herta si ferma ai box subito dopo aver fatto segnare il suo giro più veloce in gara; insieme a lui si fermano anche Sato e McLaughlin.

Come accaduto ad inizio gara per il passaggio dalle gomme da bagnato alle slick, per vedere la pit lane riempirsi è sufficiente aspettare un’altra tornata. Al Giro 33 si fermano O’Ward, Rossi, Power e Grosjean; Rosenqvist e Harvey aspettano un altro passaggio e si fermano ai box al termine del Giro 34.

Terminato il round di soste per i piloti di testa Herta è sempre davanti alle due McLaren, ma stavolta Rosenqvist si ritrova davanti ad O’Ward, penalizzato dall’aver dovuto aspettare che Rossi superasse la sua piazzola prima di ripartire. Harvey si ritrova virtualmente quarto davanti a Sato, McLaughlin, Grosjean e Power; Pagenaud risale (virtualmente) in nona posizione davanti a Rossi, che avendo perso 5/6 secondi di troppo al pit stop è scivolato a centro gruppo.

Al Giro 35 si ferma anche Scott Dixon, ma come accaduto alla 500 Miglia dello scorso anno rimane a secco in pit lane a poche decine di metri dalla sua piazzola e i suoi meccanici devono correre a recuperarlo; il neozelandese tornerà in pista, ma il tempo perso gli costerà il doppiaggio da parte dei primi.

Mentre il 6 volte campione della serie annaspa, Dalton Kellett vola fuori pista alla chicane 5-6 sbattendo contro le gomme di protezione. Dato che la vettura si trovava fuori pista e che era in corso il round di pit stop, la direzione gara aspetta un giro prima di chiamare la caution per concedere la sosta a chi era rimasto in pista.

La bandiera gialla viene sventolata nel corso del Giro 36 mentre in testa alla gara si trovano Ericsson e Kirkwood, gli unici due piloti su una strategia sfalsata rispetto a quella degli altri; alle loro spalle Herta mantiene la leadership virtuala davanti a Rosenqvist, O’Ward, Harvey, Sato, McLaughlin, Grosjean, Power, Pagenaud e Rossi.

Mentre la pace car è in pista, la pioggia ricomincia a cadese sull’Indianapolis Motor Speedway: tra i piloti nel giro del leader il primo a fermarsi per mettere le gomme da bagnato è Rossi; il giro dopo si fermano anche Rahal, Johnson e Malukas proprio mentre la pace car imbocca la pit lane.

La gara riprende al Giro 42, ma ancora una volta le ostilità durano pochi secondi: alla prima staccata O’Ward arriva lunghissimo con le slick sulla pista umida, ma nonostante tutto riesce a chiudere la curva schivando d’un soffio la vettura di Herta; purtroppo per lui la sua monoposto si scompone in uscita e finisce in testacoda proprio davanti al compagno di squadra Rosenqvist, che non può fare nulla per evitarlo.

Chi ha la peggio tra i due è lo svedese che rompe l’ala anteriore e fa spegnere il motore. Alle loro spalle Sato si butta all’interno di Curva 2 per evitare la collisione, ma l’erba bagnata non lo perdona e anche il giapponese finisce in testacoda sprofondando a centro gruppo. Per la quinta volta in appena 42 giri di gara, la pace car è chiamata in pista.

Durante la caution anche Rosenqvist, Kirkwood, Lundgaard e Sato si fermano per mettere le gomme da pioggia, la cui efficacia non è stato però possibile valutare nei pochi secondi di bandiera verde visti in precedenza.

All’inizio del Giro 46 si riparte nuovamente con la classifica rivoluzionata: Ericsson è sempre in testa mentre Herta, secondo, guida il gruppo dei piloti sulla strategia “standard”; alle spalle del californiano sono risaliti McLaughlin e Harvey, che hanno approfittato delle defaillances delle due McLaren e di Sato; seguono Grosjean, Power, Pagenaud, Castroneves, Ilott e O’Ward, scivolato al decimo posto dopo l’errore precedente. Rossi, primo tra i piloti con gomme da pioggia, e 14°.

La leadership di Ericsson dura pochi secondi: Dixon si sdoppia da lui già alla prima staccata, Herta se ne sbarazza agevolmente all’uscita di Curva 4 e prima del termine del giro lo svedese viene superato anche da McLaughlin, Harvey e Grosjean. Più indietro recupera bene O’Ward, che nell’arco di un paio di tornate scavalca Castroneves ed Ilott oltre allo stesso Ericsson.

Il dato più importante in questi primi giri, tuttavia, riguarda il rendimento delle gomme scolpite: nonostante sulla pista si sia depositato un velo d’acqua, la pioggia non è ancora abbastanza intensa e i piloti con le gomme slick girano 10-12 secondi al giro più veloci di quelli che si sono fermati per mettere le gomme da bagnato. In queste condizioni l’unica strategia possibile è fermarsi nuovamente ai box, anche a costo di subire il doppiaggio, sperando in una successiva neutralizzazione per tornare in partita; è esattamente ciò che succede tra il 49° e il 51° passaggio, quando tutti ritornano a montare le slick.

In condizioni di aderenza precaria, l’azione in pista non manca: al Giro 51 Grosjean attacca Harvey all’esterno di Curva 7, l’inglese allarga la traiettoria e tocca il rivale mandandolo in testacoda sull’erba: chi trae vantaggio da questa situazione è Pagenaud, che alla ripartenza aveva scavalcato Power e che ora si trova sul gradino più basso del podio; Grosjean sprofonda al 12° posto.

Power tenta a sua volta l’attacco su Harvey all’inizio del giro successivo, ma anche stavolta il pilota del team Rahal-Letterman tiene la posizione costringendo Power ad allargare; O’Ward ringrazia e supera Power all’esterno di Curva 2 salendo al quinto posto.

La rimonta del messicano prosegue nelle tornate successive, quando si libera prima di Harvey (Giro 53) e poi di Pagenaud (Giro 55) ritornando così in quella posizione da podio che occupava prima dell’ultima ripartenza.

Nel corso del Giro 57 la pace car entra in pista per la sesta volta a causa di Jimmie Johnson che è finito in testacoda tra le curve 9 e 10. In corrispondenza di questa caution, i tempi sono maturi per effettuare l’ultimo rifornimento della giornata e infatti tutti i piloti a pieni giri si fermano al termine del Giro 59. I meccanici più rapidi sono quelli di Scott McLaughlin, che con un’operazione rapidissima permettono al loro pilota di attraversare la linea di uscita della pit lane davanti a Colton Herta, prendendo così la leadership della gara.

Dopo le soste dei primi i piloti doppiati possono superare la pace car e, al termine del giro successivo, si fermano tutti ai box; al contrario di quanto fatto dai piloti di testa, tutti i doppiati decidono di montare le gomme da bagnato.

Al contrario di quanto accaduto una ventina di giri prima, stavolta la mossa corretta è proprio quella degli pneumatici scolpiti e, al termine del Giro 61, la pit lane torna ad affollarsi: si fermano ai box Herta, Pagenaud, Harvey e Power, mentre tra i piloti di testa rimangono in pista con le slick McLaughlin, O’Ward, Grosjean e Ilott, con quest’ultimo che però si ferma in pit lane al termine del giro successivo. A propiziare questa mossa hanno contribuito i testacoda di Van Kalmthout e di Rahal, avvenuti entrambi sotto caution, con l’olandese che ha avuto bisogno dell’intervento dei commissari per riaccendere il motore.

Le condizioni della pista sono critiche, in particolare per chi monta ancora le slick: Grosjean va in testacoda dietro alla pace car e perde tre posizioni a vantaggio di Herta, Pagenaud e Power. Pochi secondi dopo anche McLaughlin va in testacoda in Curva 11, proprio mentre la pace car si stava preparando per rientrare in pit lane.

La caution viene prolungata di altri due giri e alla ripartenza O’Ward si presenta al comando davanti a Herta, Pagenaud, Power, McLaughlin, Grosjean, Daly, Castroneves, Montoya ed Ericsson, con questi ultimi che hanno approfittato degli eventi per risalire tra i primi 10.

Al Giro 67 finalmente si riparte con Herta che scavalca il doppiato Johnson ancor prima del traguardo e che alla staccata di Curva 1 si trova già al comando della gara davanti ad O’Ward. In Curva 3 McLaughlin, ancora su gomme slick, va in testacoda e fa spegnere il motore, generando un po’ di scompiglio nelle posizioni retrostanti; nessuno colpisce il neozelandese, ma la sua vettura è ferma in pista con il motore spento e si rende nuovamente necessaria la caution.

Come McLaughlin e Grosjean prima di lui, anche O’Ward va in testacoda mentre è in pista la vettura di sicurezza e così facendo scivola in quarta posizione alle spalle di Pagenaud e Power. Al termine del Giro 70 la pace car rientra ai box e dietro a lei si fermano anche O’Ward, Grosjean e McLaughlin per passare finalmente alle gomme da bagnato, una mossa che li fa sprofondare in fondo al gruppo. Per aggiungere la beffa al danno, tutti e tre rientrano mentre la pit lane è chiusa e pertanto vengono penalizzati con un drive through.

Alla ripartenza Herta è sempre al comando davanti a Pagenaud e Power, con Daly risalito in quarta posizione davanti ad un incredibile Montoya, quinto, ad Ericsson, Castroneves, Ilott, Sato e Rosenqvist che chiude il gruppo dei primi 10.

In vetta alla classifica non c’è storia: Herta allunga facilmente nei confronti dei diretti inseguitori e, nonostante un lungo in Curva 12, mantiene facilmente la prima posizione. Alle spalle dei primi tre si accende la battaglia per le posizioni di rincalzo: Ericsson si porta dal sesto al quarto posto scavalcando prima Montoya e poi Daly, mentre Sato e Rosenqvist si liberano subito di Ilott e di Castroneves.

Il giapponese prova a sua volta ad attaccare Montoya all’inizio del Giro 72, ma arriva lungo in Curva 1 e permette non solo al colombiano di mantenere la posizione, ma anche a Rosenqvist di scavalcarlo; lo svedese, dal canto suo, riesce a scavalcare Montoya e a prendersi la sesta posizione.

A due minuti scarsi dalla bandiera a scacchi arriva l’ottava caution, quella che mette definitivamente termine alla gara: Montoya perde il controllo della vettura all’uscita di Curva 11 e va a sbattere violentemente contro le barriere di protezione, distruggendo il lato sinistro della monoposto e terminando anzitempo una gara da lui condotta con grande intelligenza fino a quel momento.

Dopo due giri scarsi sotto caution, Colton Herta transita per primo sotto la bandiera a scacchi precedendo Simon Pagenaud, al suo primo podio per il Meyer-Shank Racing, e Will Power, nuovo leader del campionato. Ericsson chiude al quarto posto, migliore tra i piloti di Ganassi, davanti a Daly, Rosenqvist, Ilott, Sato, Lundgaard (finito a muro all’ultima curva ma transitato comunque in nona posizione) e Dixon.

Le classifiche

Immagine di copertina da Indycar Media/Paul Hurley

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