Ecco il racconto del GMR Grand Prix, secondo appuntamento col campionato 2020 della NTT IndyCar Series che ha visto il secondo successo stagionale di Scott Dixon.
La cronaca
La griglia di partenza determinata dalle prove del venerdì vede Will Power in pole position con Jack Harvey al suo fianco; Rahal e Herta partono dalla seconda fila mentre in terza ci sono Askew e Newgarden.
La riduzione della distanza di gara da 85 a 80 giri, allo scopo di permettere alla Nascar Xfinity Series di scendere in pista alla conclusione del GMR Grand Prix, aggiunge una variabile strategica, dato che diventa ora possibile pensare di completare la gara con due soli rifornimenti anziché con tre.
Tutto regolare alla bandiera verde, con i primi quattro che mantengono le posizioni conquistate in qualifica: Rahal sfiora lo pneumatico posteriore destro di Harvey con la propria ala anteriore, ma nessuno dei due riporta danni. Alle loro spalle, Askew perde un paio di posizioni a vantaggio di Newgarden e Dixon. All’inizio del secondo giro anche Daly passa Askew e sale al settimo posto.
Nei primi giri di gara il gruppo rimane molto compatto: Power mantiene circa un secondo di vantaggio su Harvey, ma non riesce a scappare. Solamente dopo 6/7 giri i primi quattro iniziano a fare la differenza e si staccano da Newgarden, che a sua volta ha acquisito un buon vantaggio su Dixon.
Nel frattempo sono iniziate le prime soste ai box: Rinus VeeKay rientra al quinto giro, seguito poco dopo da O’Ward e da Pagenaud, rimasto bloccato nelle retrovie dopo il 20° posto conquistato in qualifica.
Il primo tra i piloti di testa a fermarsi è Scott Dixon, che fa la sosta al termine del 10° giro assieme al suo compagno di squadra Rosenqvist; il giro dopo si ferma anche la terza macchina del team Ganassi, quella di Ericsson, assieme a Rossi.
Dixon inizia a macinare giri molto veloci e, per evitare l’undercut, al 14° passaggio Newgarden rientra ai box e riparte mantenendo la posizione nei confronti del pilota neozelandese. Al giro successivo si ferma anche Herta, che però perde la posizione acquisita in pista proprio in favore del campione in carica.
Nel frattempo, in testa alla gara, Power ha cambiato strategia passando da una tattica a 2 soste, basata sul fuel saving, ad una a 3, iniziando ad allungare nei confronti di Harvey alle sue spalle. Alla 17esima tornata Power si ferma ai box ripartendo con un paio di secondi di vantaggio su Newgarden; al giro successivo rientra Harvey, che però al momento di tornare in pista si trova alle spalle della Penske #1.
In testa alla gara rimane quindi Rahal, unico tra i piloti del gruppo di testa a non essersi fermato, seguito da Daly, Pigot (autore di alcuni bei sorpassi nei primi giri di gara) e Ferrucci; questi quattro piloti sono gli unici che portano avanti la strategia delle due sole soste.
Al 23° giro Herta arriva lungo alla prima variante e per rientrare in pista deve prendere una via di fuga esterna; il tempo perso permette a Dixon di scavalcarlo e di conquistare l’ottava posizione alle spalle di Power, Newgarden e Harvey.
Al 26° giro si fermano contemporaneamente i quattro piloti sulla strategia delle due soste: Rahal torna in pista al quarto posto, davanti a Dixon, mentre Power riprende il comando della gara ed inizia ad allungare su Newgarden. Un problema con l’avvitamento della ruota posteriore destra e il successivo spegnimento del motore costa a Ferrucci diversi secondi.
La situazione in pista non vede grossi cambiamenti fino al 31° giro, quando VeeKay rientra ai box per effettuare la sua seconda sosta; un giro dopo è la volta di O’Ward, mentre al 33° passaggio si fermano contemporaneamente Dixon e Herta, che occupavano la quinta e la sesta posizione. Alla 34esima tornata è la volta di Rossi ed Ericsson, con quest’ultimo che perde diversi secondi a causa delle difficoltà di inserimento del bocchettone del carburante all’interno della vettura.
Nel corso del 36° giro arriva l’unica caution della giornata, che avrà un impatto decisivo sull’andamento della gara: Oliver Askew perde il posteriore della sua monoposto all’uscita dell’ultima curva, il pilota statunitense prova a controsterzare ma la macchina parte definitivamente e va a sbattere con il posteriore contro le barriere di protezione poste all’esterno dell’ovale.
La successiva chiusura della pit lane, avvenuta in corrispondenza del secondo giro di soste per chi ne aveva programmate tre, compromette seriamente le gare di Power, Newgarden e Harvey; alla riapertura della corsia box questi tre piloti effettuano le loro soste, ma al ritorno in pista sono 13°, 14° e 15°.
Al comando della gara si ritrova quindi Rahal seguito da Pigot, Daly e Dixon, il primo tra i piloti sulla strategia delle tre soste. Seguono Herta, VeeKay, Ferrucci, Pagenaud, O’Ward e Hinchcliffe a completare la top-10.
Si riparte al 40° giro con il gruppo diviso in due: il motore di Alexander Rossi inizia infatti a soffrire di misfiring e, quando è ora di accelerare, non riesce a trasmettere potenza alle ruote della sua monoposto, bloccando di conseguenza tutti gli altri piloti che si trovavano alle sue spalle; la gara del californiano durerà ancora un paio di passaggi, prima del ritiro definitivo al termine del 41° giro.
Dixon, nel frattempo, inizia a far valere il fatto di avere più carburante a bordo e di poterlo pertanto utilizzare senza dover pensare ai consumi: al 42° giro scavalca Daly (che nel volgere di pochi giri viene superato anche da Herta, VeeKay e Pagenaud), al 45° si libera di Pigot e al 48° si porta al comando della gara superando Rahal.
Come in Texas, il ritmo di Dixon è insostenibile per chiunque altro e al 50° giro, appena due tornate dopo aver preso il comando, il suo vantaggio su Rahal è già di 5 secondi; Pigot è terzo a 6 secondi tallonato da Herta, VeeKay e Pagenaud.
Il primo ad effettuare l’ultimo rifornimento è Daly, che rientra al 53° giro, imitato alla tornata successiva da Rahal e Pagenaud. Dixon si ferma al termine del 55° giro, mettendosi al riparo da un’eventuale neutralizzazione; assieme a lui si ferma anche Power, che aveva recuperato un paio di posizioni dopo la ripartenza; al momento di lasciare la piazzola per il rifornimento, l’australiano fa spegnere il motore e perde diversi secondi, tornando in pista in penultima posizione.
Al 56° passaggio rientrano ai box Pigot e Herta, mentre Newgarden rimane in pista per qualche altro giro per trarre vantaggio dal fatto di avere la macchina leggera. La scelta del campione in carica paga, perché al momento di tornare in pista Newgarden si ritrova in ottava posizione, mentre prima dell’ultimo giro di rifornimenti si trovava in dodicesima.
Un altro pilota che ha tratto vantaggio dal valzer dei pit stop è Pagenaud, che quando la situazione si stabilizza si ritrova davanti a Herta e VeeKay.
Al termine delle soste inizia l’agonia di Spencer Pigot, che a causa di un problema meccanico perde svariati secondi al giro e deve lasciare una terza posizione preziosissima per lui, che per questo 2020 ha in programma solamente un programma parziale nella NTT IndyCar Series. La sua agonia termina a 6 giri dalla fine, quando viene richiamato ai box.
Gli ultimi giri di gara non riservano particolari emozioni, se si fa eccezione per un paio di uscite di pista compiute quasi in contemporanea da Zach Veach e da Marco Andretti. Dixon aumenta il proprio vantaggio giro dopo giro, mentre Rahal deve resistere al rientro di Pagenaud, che negli ultimi giri di gara arriva ad insidiare la sua seconda posizione senza però mai provare un vero attacco.
Sotto la bandiera a scacchi transita quindi Scott Dixon, che coglie la sua seconda vittoria consecutiva; ottimo secondo è Graham Rahal che precede Pagenaud, Herta e VeeKay, miglior rookie al traguardo.
Le classifiche
Immagine di copertina da IndyCar Media/Chris Jones
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