Il primo vincitore del weekend della Indycar Series a Detroit è Josef Newgarden, uscito trionfante dalla roulette di gara 1 a Belle Isle. Le condizioni meteo sono state infatti il fattore clou della gara, che peraltro per questo motivo è stata posticipata e trasformata in una corsa a tempo da 75 minuti. Dopo una partenza con pista totalmente bagnata, si è arrivati al momento ottimale per il passaggio alle gomme slick dopo una quindicina di giri, anche se qualche pilota ha giocato d’azzardo anticipando la sosta.
Chi ha giocato al meglio le proprie carte è stato proprio Newgarden, che è rientrato ai box per il suo cambio gomme pochi secondi prima che arrivasse la seconda caution di giornata dovuta all’incidente provocato da Ed Jones. In questo frangente Newgarden ha effettuato la sosta, è passato alle gomme da asciutto ed è ripartito poche posizioni più indietro, trovandosi al tempo stesso in una situazione ideale per prendere il comando della gara non appena i piloti davanti a lui sono rientrati per mettere a loro volta le slick.
Da questo momento in poi, l’unico cliente in grado di tarpare le ali a Newgarden è stato Alexander Rossi: il pilota del team Andretti, che fino a quella caution aveva condotto abbastanza agevolmente la gara, si è ritrovato a doversi inventare un sorpasso su una pista sì asciutta, ma solo nella traiettoria principale. Alla fine nulla ha potuto il californiano, che si è quindi dovuto accontentare della seconda posizione sotto la bandiera a scacchi.
Dietro ai due americani hanno concluso due ottimi Takuma Sato e Felix Rosenqvist, seguiti da Ryan Hunter-Reay, uno dei primi a montare le slick, dal vincitore della Indy 500 Simon Pagenaud e da Graham Rahal. Tra questi l’unico che sembrava in grado di poter lottare per la vittoria nel finale era proprio il giapponese, che però nulla ha potuto contro il forte ritmo imposto dai due di testa. Zach Veach ha chiuso all’ottavo posto nonostante avesse commesso un testacoda alla fine dell’ultimo giro di ricognizione prima dell’inizio della gara; un grande aiuto per lui è sicuramente arrivato dal cambio gomme anticipato, effettuato assieme ad Hunter-Reay.
La top-10 viene completata da James Hinchcliffe e Spencer Pigot; per il team di Ed Carpenter Indianapolis sembra già un lontano ricordo, con Ed Jones che non è andato oltre la ventesima posizione anche per via dell’errore che ha, di fatto, deciso la gara provocando l’ingresso in pista della pace car proprio mentre si svolgevano i pit stop per passare dalle gomme rain alle slick.
Sfortuna nera per Will Power, che dopo aver rimontato a suon di sorpassi fino a portarsi in piena lotta per il podio è stato fermato da un problema di fissaggio alla ruota anteriore destra durante il pit stop. La gara dell’australiano è di fatto finita in questo momento, anche perché dopo essere rientrato una seconda volta ai box per fissare la ruota mancante la sua pit crew ha commesso una “pit safety violation” che gli è valsa un drive through. Alla fine Power ha terminato la gara in una mesta diciottesima posizione.
Il primo a provare il passaggio alle gomme slick era stato Marco Andretti, ma si è capito fin dai primi metri che la scelta era troppo prematura e il poleman 2018 non è andato oltre la sedicesima posizione. A regalare spettacolo nella prima fase di gara, oltre a Will Power, è stato Patricio O’ Ward, finito a centro gruppo dopo un contatto in partenza con Sato: sfortunatamente un cambio gomme non eccellente e una vettura probabilmente non proprio a posto dopo l’incidente iniziale hanno relegato il pilota messicano al 14° posto finale.
Va infine segnalato l’incredibile ritiro di Scott Dixon: il volpone neozelandese ha commesso uno dei suoi rari errori, colpendo il muro interno in curva 6 e rimbalzando poi sulle protezioni esterne.
Dopo la gara di oggi Newgarden torna in testa alla classifica generale con 303 punti contro i 278 di Pagenaud e i 270 di Rossi. La classifica generale potrebbe però subire nuove variazioni già nella giornata di domenica, quando si disputerà la seconda metà del weekend di Detroit con un altro turno di qualifiche e un’altra gara, nella speranza che stavolta il meteo interferisca in misura minore con le attività in pista.
Seguono la cronaca e le classifiche a cura di Andrea Gardenal
La cronaca
Con un’ora di ritardo rispetto al previsto a causa delle avverse condizioni meteo, la prima delle due gare di Detroit della Indycar può finalmente prendere inizio. Rispetto al programma originario, le modifiche più significative riguardano la partenza, che si svolgerà su fila singola, e la durata della gara, ridotta da 70 giri a 75 minuti di gara.
Al termine dell’ultimo giro di ricognizione Zach Veach va in testacoda all’uscita di curva 8, ma fortunatamente riesce a riprendere la via della pista. L’incidente obbliga tuttavia a mantenere in pista la pace car e così la gara prende ufficialmente il via in regime di caution.
Al secondo giro viene finalmente sventolata la bandiera verde con i primi 6 che alla prima curva mantengono le posizioni occupate in partenza; Dixon però esce benissimo dalla prima chicane e nel successivo rettilineo che porta in curva 3 scavalca Newgarden prendendosi subito la seconda posizione.
Alla staccata di curva 3 i piloti si aprono a ventaglio, fortunatamente senza provocare incidenti di rilievo, ma nonostante ciò la caution viene chiamata a causa di un paio di contatti avvenuti in precedenza a centro gruppo durante le prime curve. Nello specifico, Leist è finito in testacoda alla prima variante e poco avanti a lui Sato ha colpito con la propria ruota posteriore destra la monoposto di O’Ward, spingendola contro il muro. Fortunatamente tutti i piloti coinvolti in incidenti riescono a proseguire senza riportare danni significativi.
Sotto caution la classifica vede Rossi al comando davanti a Dixon, Newgarden, Rosenqvist, Herta, Hunter-Reay, Sato e Hinchcliffe. Dopo una neutralizzazione insolitamente lunga si riparte all’inizio del sesto giro con 63 minuti di gara ancora da disputare. Nelle posizioni di rincalzo Sato e Power sono quelli più attivi, tanto che nell’arco di un paio di tornate risalgono rispettivamente dal settimo al quinto posto e dal nono al sesto; poco avanti a loro, Rosenqvist strappa la terza posizione a Newgarden. Dopo un paio di minuti di relativa tranquillità, all’inizio del nono giro Power scavalca Sato e si issa al quinto posto alle spalle di Rossi, Dixon, Rosenqvist e Newgarden.
Al decimo giro arriva un errore di Hunter-Reay, che arriva lungo alla frenata di curva 7 e finisce nella via di fuga: dopo un testacoda completo a 180° l’americano torna in pista, ma nel far ciò scivola a centro gruppo fino alla 15esima posizione. Un errore simile, ma molto meno grave, viene commesso un paio di giri dopo da Rosenqvist, che perde il terzo posto a vantaggio di Newgarden.
Dopo 12 giri rientra ai box Marco Andretti, il primo pilota a provare l’azzardo delle slick; il suo giro di uscita dai box è tuttavia molto lento e lascia intendere che per il momento sia ancora troppo presto per montare le gomme da asciutto. Mentre Marco fatica a tenere in pista la sua monoposto, Power scavalca Rosenqvist e si prende il quarto posto. Al tempo stesso, dalle retrovie O’Ward riemerge dopo le difficoltà iniziali tanto che al 15° giro si trova al nono posto davanti a Colton Herta.
Un paio di giri dopo la sosta, finalmente i tempi di Andretti iniziano ad assestarsi e così anche Ferrucci prova l’azzardo delle slick dopo 15 giri; il ritmo delle gomme da asciutto migliora sensibilmente, tanto che dopo un altro giro si fermano anche Hunter-Reay e Pigot.
Tra i leader il primo a fermarsi è Newgarden, che rientra ai box al termine del 17° giro. Proprio mentre il pilota del Team Penske è ai box arriva una nuova caution a causa dell’uscita di pista di Ed Jones, che arriva lungo alla frenata di curva 7 e colpisce le gomme di protezione.
Non appena viene aperta la pit lane, tutti quelli che non si erano ancora fermati rientrano per mettere le gomme slick. In pit lane tuttavia succede l’inferno: la pit crew di Power commette un errore e fa ripartire il suo pilota quando la gomma anteriore destra non è ancora stata fissata; l’australiano fa ora a percorrere solamente poche decine di metri prima che la ruota si stacchi dalla sua monoposto lasciandolo su tre ruote. Power è così costretto a tornare lentamente ai box per una sosta d’emergenza con tanto di cambio di musetto (rovinato nel giro di rientro) che lo porta a ripartire dall’ultimo posto in classifica.
Davanti a tutti, nel frattempo, Rossi, Dixon e Rosenqvist sono riusciti a completare la loro sosta tanto velocemente da essere riusciti a perdere una sola posizione a vantaggio di Newgarden, ripartendo quindi al secondo, terzo e quarto posto; alle spalle dello svedese ci sono Hunter-Reay, Sato, Pagenaud, Hinchcliffe, Rahal e Pigot, con quest’ultimo che completa la top-10.
Si riparte all’inizio del 23° giro con la classifica elencata precedentemente: in curva 1 l’unico sorpasso viene compiuto da Rahal che soffia l’ottava posizione a Hinchcliffe.
Dopo un giro e mezzo si verifica l’incredibile: all’uscita di curva 6 Dixon commette colpisce con la posteriore destra il muretto interno, la monoposto viene rimbalzata verso l’esterno e finisce contro le gomme di protezione danneggiandosi irrimediabilmente. Per il neozelandese si tratta del primo ritiro da due anni a questa parte: l’ultimo suo abbandono in gara si era verificato alla Texas 600 di due anni fa. La pace car viene richiamata in pista per rimuovere la monoposto #9.
Si riparte all’inizio del 29° giro con Newgarden ancora davanti a Rossi, Rosenqvist, Hunter-Reay e Sato, ma dopo solamente tre curve il giapponese si libera del pilota del team Andretti conquistando quindi la quarta posizione; dopo un altro passaggio Sato scavalca pure Rosenqvist e sale al terzo posto, mentre lo svedese viene messo sotto pressione da Hunter-Reay.
La bandiera verde non dura molto perché al 30° giro Leist commette un errore molto simile a quello effettuato da Jones una decina di giri primi e va a sbattere in curva 7 provocando la quinta caution della gara.
La gara riprende regolarmente al 34° giro con Newgarden ancora al comando davanti a Rossi, Sato, Rosenqvist, Hunter-Reay e Pagenaud. Sato prova subito un attacco su Rossi in curva 3, ma il californiano si difende e mantiene la seconda posizione.
Da questo momento il gruppo di testa si spacca in due: Newgarden e Rossi fanno un altro mestiere, mentre Sato fatica nei loro confronti, arriva a perdere in media un secondo al giro e deve preoccuparsi soprattutto degli attacchi di Rosenqvist e di altri ¾ piloti, tutti vicinissimi a lui.
In testa alla gara Rossi rimane incollato a Newgarden, ma quest’ultimo ha la possibilità di difendersi egregiamente sugli allunghi grazie al push to pass, al quale il team gli ha concesso il libero utilizzo dopo che le ultime caution gli hanno permesso di risparmiare quei pochi litri di etanolo che gli servivano per arrivare in fondo senza un’ulteriore pit stop.
Rossi, come detto, segue il leader della gara ad un incollatura ed è più veloce nella parte finale del tracciato, mentre in quella iniziale è Newgarden che dà l’impressione di essere più rapido.
Nonostante la tensione sia rimasta costantemente elevata per la lotta tra i primi due, gli ultimi giri di gara non regalano di fatto nessun attacco per le prime posizioni. Dopo 43 giri Newgarden taglia il traguardo, conquista la sua seconda vittoria stagionale e la leadership del campionato; Rossi è secondo davanti a Sato, Rosenqvist, Hunter-Reay, Pagenaud, Rahal, Veach, con questi ultimi 6 piloti che hanno completato la gara racchiusi in due secondi e mezzo; la top-10 viene completata da Hinchcliffe e Pigot.
Le classifiche
Immagine di copertina da https://twitter.com/Team_Penske
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