Indycar | GP Detroit 2019: Dixon si aggiudica un’incredibile gara-2

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Tempo di lettura: 11 minuti
di Andrea Gardenal
3 Giugno 2019 - 00:59
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Che si corra sotto la pioggia o con una pista asciutta, il Gran Premio di Detroit regala sempre emozioni fortissime dal primo all’ultimo giro e la gara di oggi ne è un esempio. Dopo quasi due ore di lotta, cinque caution e una breve interruzione con bandiera rossa è stato Scott Dixon a transitare per primo sotto la bandiera a scacchi, “vendicando” così il brutto errore che ieri l’aveva messo fuori gioco.

La gara è stata un vero e proprio rompicapo strategico e, come spesso accade, è stato necessario attendere i giri conclusivi per valutare chi ha giocato al meglio le proprie carte. A posteriori si può dire che la scelta corretta sia stata quella di adottare la tattica più semplice possibile, quella che prevedeva due soli pit stop, privilegiando così la “track position” rispetto al ritmo gara in pista. Al contrario di quanto effettuato dalla stragrande maggioranza dei loro avversari, Dixon e la sua squadra hanno infatti deciso di non rientrare ai box dopo due soli giri per effettuare il cambio da gomme morbide a gomme dure, massimizzando così il tempo in pista con le gomme più morbide pur di rimanere su una strategia a due soli pit stop. La scelta, anche grazie al gioco delle neutralizzazioni, ha pagato e Dixon ha così potuto festeggiare il suo successo numero 45 in carriera, il primo in questa stagione.

Alle spalle del pilota del team Ganassi è giunto Marcus Ericsson, al suo primo podio in carriera nella Indycar Series: sapientemente coadiuvato dai box, lo svedese ha interpretato al meglio la strategia a tre soste girando al massimo delle sue possibilità, senza però commettere errori e tenendo dietro a sé Will Power negli ultimi concitati giri di gara. E proprio Will Power può essere preso ad esempio dell’andamento incredibile di questa gara: l’australiano è sprofondato in fondo al gruppo dopo aver causato una carambola al primo giro, si è fermato dopo pochi giri con la macchina in panne, è ripartito pochi secondi prima di essere doppiato, ha risalito la classifica giro dopo giro e, al termine dell’ultimo giro di soste, si è incredibilmente ritrovato ad occupare il terzo ed ultimo gradino del podio: una gara piena di alti e bassi, che però l’ha portato ad ottenere il suo miglior risultato dopo il terzo posto di St.Petersburg.

Quarto posto per Ryan Hunter-Reay, che ha seguito alla lettera la stessa strategia di Ericsson, davanti ad Alexander Rossi: nonostante la partenza dalla prima fila, anche il californiano ha vissuto una gara movimentata che l’ha portato a farsi largo in classifica a suon di sorpassi. Al contrario di quanto fatto da Power, che ha preso l’azzardo di rimanere in pista a lungo prima di effettuare l’ultima sosta nonostante il rischio di essere tagliato fuori da una caution, Rossi ha scelto una strategia più conservativa, probabilmente più valida in ottica campionato ma decisamente meno redditizia sulla singola gara.

La giornata di Rossi è stata comunque positiva, perché i suoi principali contendenti al titolo hanno raccattato una manciata di punti a testa dopo essere stati messi fuori gioco in due incidenti distinti: Pagenaud ha chiuso di fatto la sua gara già alla terza curva nell’incidente al via innescato da Power, mentre Newgarden è andato contro le barriere di protezione nel tentativo di attaccare Hinchcliffe, che era da poco uscito dai box; una parte in quest’ultima collisione ce l’ha avuta anche lo stesso Rossi, che ha involontariamente spinto il pilota canadese contro la monoposto del Team Penske danneggiandole la sospensione anteriore destra. Sia Pagenaud che Newgarden sono riusciti a riprendere la via della pista, sia pur con svariati giri di ritardo, ma alla fine hanno concluso la gara al 17° e 19° posto.

Per completare rapidamente la top-10, alle spalle di Rossi troviamo Andretti (che eguaglia il miglior arrivo stagionale ottenuto ad Austin), Rahal (partito ultimo), Veach, Bourdais e Ferrucci. Anche il pilota francese è stato protagonista in prima persona di un incidente piuttosto violento, quando a seguito di un’incomprensione ha spedito Spencer Pigot contro il muro che separa la pista dalla corsia box; nonostante nella collisione la sua monoposto fosse letteralmente decollata, Bourdais è riuscito a riportarla ai box per le riparazioni del caso, effettuate in più passaggi ai box per non essere doppiato dai leader. Ottima gara infine di Patricio O’Ward, che ha recuperato il giro perso nella collisione della prima tornata chiudendo a ridosso della top-10.

Oltre ai piloti già elencati in precedenza, gli altri ritirati del Gran Premio sono stati Kanaan, Leist (entrambi coinvolti a vario titolo nell’incidente di inizio gara), Hinchcliffe (fermato da un problema tecnico) e Rosenqvist; lo svedese ha piegato la sospensione posteriore sinistra toccando il muretto all’uscita della penultima curva a pochi giri dalla fine e poche centinaia di metri dopo è finito rovinosamente in testacoda con una macchina incontrollabile. Questo incidente, l’ultimo della gara, ha anche portato all’esposizione della bandiera rossa per una decina di minuti.

Il doppio (quasi) ritiro di Newgarden e Pagenaud riaccorcia la classifica generale: l’americano è sempre in testa con 316 punti, ma ora alle sue spalle c’è Rossi a quota 301 mentre Pagenaud segue a 291; Dixon è quarto a 264 punti davanti a Sato (255) e Power, che riporta al di sotto delle 100 lunghezze il suo ritardo da Newgarden arrivando a 232 punti.

Il prossimo appuntamento con la Indycar Series è per la notte tra sabato e domenica di questa settimana quando si disputerà la 600 km del Texas, una delle gare più serrate ed imprevedibili dell’intero calendario.

La cronaca

Al via tutto procede regolarmente finché non si è arrivati in curva 3, quando come spesso accade troppi piloti hanno cercato di infilarsi nello stesso spazio. Dietro ai primi Power si infila in un buco all’interno di O’Ward e Rosenqvist, ma non c’è spazio per tutti e tre: nella collisione che ne deriva Rosenqvist si salva, mentre O’Ward viene spedito in testacoda; da dietro arrivano Pagenaud e Kanaan che tamponano Power arrestandosi poi contro la monoposto di O’Ward. Nell’incidente vengono coinvolti anche Leist e Andretti. Tra tutti i piloti coinvolti nella carambola, gli unici che non riescono a ripartire sono Pagenaud e Kanaan.

Già al termine del secondo giro iniziano i pit stop per i cambi gomme da parte della maggior parte dei piloti che hanno iniziato la gara con le soft. In pista rimangono solamente Dixon, Pigoto, Power, Ferrucci, Rahal e Chilton. Alle loro spalle Newgarden è settimo davanti a Rossi, Hinchcliffe, Herta, Bourdais ed Ericsson.

La classifica cambia nuovamente al quinto giro, quando Power si ferma in una via di fuga con la monoposto danneggiata; dopo un paio di minuti di attesa, la sua monoposto viene però rimessa in moto e Power riesce a tornare in coda al gruppo pochi secondi prima che il gruppo riesca a doppiarlo.

All’ottavo giro finalmente si riparte con Dixon al comando, mentre Newgarden si libera immediatamente di Chilton scavalcandolo all’esterno di curva 3. La rincorsa arrembante del pilota del Team Penske si arresta però quasi subito, quando si accoda a Rahal senza riuscire a provare un attacco per alcuni giri; nel frattempo Rossi mantiene la settima posizione alle spalle di Chilton, mentre Dixon si costruisce un piccolo gap nei confronti degli inseguitori. Il sorpasso di Rossi su Chilton per la sesta posizione avviene finalmente al dodicesimo passaggio e dopo un giro anche Hinchcliffe, Herta, Bourdais e Rosenqvist riescono ad avere la meglio del pilota inglese.

Le gomme morbide dei primi cedono drasticamente tra il 13° e il 14° giro, con Dixon e Pigot che perdono svariate posizioni nell’arco di poche curve. Al termine del 14° giro Dixon rientra ai box per cambiare le gomme, ma proprio quando il pilota del team Ganassi ha attraversato la linea di ingresso box arriva la seconda caution di giornata: l’incidente vede protagonisti Bourdais e Pigot, con il francese che tampona violentemente il rivale mentre quest’ultimo stava rientrando ai box per il suo cambio gomme. La monoposto #18 decolla ma fortunatamente ricade sulle quattro ruote e Bourdais può proseguire per raggiungere i box, mentre Pigot viene spedito in testacoda e termina la sua gara contro la barriera di protezione del muretto che separa la pista dalla corsia box.

Con la pace car in pista, la pit lane viene riaperta al termine del giro 17: Ericsson, Sato, Hunter-Reay, Andretti, Chilton, Power e Leist ne approfittano per effettuare il cambio gomme e il rifornimento.

Al 21° giro finalmente si riparte con Ferrucci al comando davanti a Rahal, Newgarden, Rossi e Hinchcliffe. Nelle prime posizioni la bandiera verde non porta a delle modifiche di rilievo, mentre a centro gruppo si fa vedere Takuma Sato che risale fino al decimo posto. Dopo questa seconda ripartenza torna in pista Pagenaud con un ritardo di 22 giri.

In vetta alla gara Ferrucci mantiene qualche decimo di vantaggio su Rahal, il quale viene pressato da Newgarden, Rossi e Hinchcliffe.

Al 27° giro Rossi anticipa tutti e tra i piloti di testa è il primo a rientrare ai box per quello che, in teoria, dovrebbe essere il suo ultimo pit stop; sfortunatamente per lui la sostituzione della anteriore sinistra richiede un paio di secondi di troppo e il californiano riparte dopo otto secondi abbondanti; al giro successivo si ferma anche Newgarden, che riparte con un paio di secondi di vantaggio sul pilota del team Andretti.

Al 31° giro Rahal si ferma ai box per la sua prima sosta: l’americano torna in pista davanti a Newgarden e Rossi con gomme morbide; dopo un altro passaggio si ferma Hinchcliffe, che torna in pista subito davanti a Newgarden e Rossi; Newgarden prova un attacco all’interno di Hinchcliffe e ancora più all’interno si piazza Rossi. In staccata Newgarden passa Hinchcliffe, ma passando sullo sporco la sua macchina si intraversa; lo stesso succede a Rossi, a sua volta finito sullo sporco, che intraversandosi dà ad Hinchcliffe una spintarella leggera, ma sufficiente per portarlo a sbattere contro Newgarden, che a sua volta finisce contro le protezioni. La sospensione anteriore destra della macchina di Newgarden si piega e la sua gara finisce qui.

Dopo quest’ulteriore colpo di scena, la classifica vede Dixon al comando davanti ad Ericsson, Sato, Hunter-Reay, Andretti, Rahal, Bourdais, Rosenqvist, Rossi e Chilton.

Si riparte al 40° giro, ma è necessario aspettare il 41° per vedere il primo sorpasso per le posizioni di testa con Rossi che si riprende l’ottava posizione su Rosenqvist; tre giri dopo il californiano guadagna un’ulteriore posizione liberandosi di Bourdais in fondo al rettilineo dei box e mettendosi così alla caccia di Rahal.

Al 45° giro Dixon rientra ai box per la sua ultima sosta, proteggendosi in questo modo da un’eventuale caution dopo la sosta anticipata di Bourdais e Herta; oltre al neozelandese rientrano anche Hunter-Reay, Rahal e Veach. Un giro dopo si fermano anche Ericsson, Sato, Andretti, Rossi e Rosenqvist mentre Power rimane in pista. La sosta dello svedese è ottima, ma Dixon riesce comunque a sopravanzarlo e a conquistare così la leadership “virtuale” della gara.

Power rientra ai box al termine del 49° giro e torna in pista davanti al terzetto composto da Sato, Hunter-Reay e Rossi riuscendo a mantenere la posizione nei loro confronti; Sato prova un attacco, ma nel farlo lascia ad Hunter-Reay la possibilità di attaccarlo e scavalcarlo.

Le posizioni non cambiano fino al 53° giro, quando Power riesce a liberarsi di Jones alla staccata di curva 3. Al giro successivo Hinchcliffe si ferma all’uscita di curva 6 a causa di un problema meccanico e la Direzione Gara chiama in pista la pace car per la terza volta; come accaduto in passato, visto che il canadese non si trova in una posizione di pericolo ritarda l’esposizione della bandiera gialla per permettere ai pochi piloti che ne avevano bisogno (Jones in primis) di effettuare l’ultima sosta.

Al 60° giro si riparte con Dixon al comando davanti ad Ericsson, Power, Hunter-Reay e Rossi. Alla staccata di curva 3 Sato prova l’attacco su Rossi, ma l’americano si difende e chiude la porta al pilota del Team Rahal/Letterman; quest’ultimo viene successivamente attaccato in curva 4 da Rosenqvist, che nell’attacco procura una foratura al pilota giapponese.

Nell’arco di un paio di giri Dixon allunga e porta a 3 secondi il suo vantaggio su Ericsson e a 5 quello su Power, con quest’ultimo che prosegue tallonato da Hunter-Reay e Rossi.

La gara prosegue tranquillamente fino al 65° giro quando Rosenqvist va a sbattere nella S dopo il rettilineo dei box, probabilmente dopo aver piegato una sospensione in un precedente contatto contro il muro. La gara viene interrotta con la bandiera rossa per poter permettere ancora un paio di giri in regime di bandiera verde dopo la rimozione della monoposto dello svedese.

Dopo meno di 10 minuti di pausa la gara viene ripresa dietro pace car: la classifica vede Dixon al comando davanti ad Ericsson, Power, Hunter-Reay, Rossi e Andretti.

A 3 giri dalla fine viene esposta la bandiera verde per l’ultimo shoot-out della giornata: Dixon riparte ottimamente e tiene agevolmente la testa davanti ad Ericsson e Power. Gli ultimi giri non regalano altre emozioni, eccezion fatta per il sorpasso di O’Ward ai danni di Herta per l’undicesima posizione.

Dopo 70 giri Dixon si prende così la vittoria davanti ad Ericsson, al suo primo podio in carriera, e a Will Power; quarto Hunter-Reay che precede Rossi, Andretti, Rahal, Veach, Bourdais e Ferrucci.

Le classifiche

Immagine di copertina da https://twitter.com/cgrindycar

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