IndyCar | GP Alabama 2023: McLaughlin ringrazia Grosjean per l’errore e torna al successo

IndyCar
Tempo di lettura: 13 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
1 Maggio 2023 - 12:10
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Grosjean domina dalla pole la prima parte di gara, poi dopo la caution per Robb la corsa si trasforma in un duello tra il francese su due soste e McLaughlin su tre. Il confronto duro sulla scia di Long Beach si risolve a 18 giri dalla fine con un lungo di Romain. Power in rimonta completa il podio


Quanto basta per creare una gara spettacolare? Guardando la NTT IndyCar Series la risposta è: evidentemente poco. Basta una pista relativamente recente (inaugurata 20 anni fa, in piena era Tilkodromi ma concettualmente opposta), delle monoposto accattivanti in pista ma anche esteticamente, una lineup di livello assoluto e anche ricca di vetture (27, alla faccia dei veti al limite del ricatto visti altrove).

Per non parlare – ovviamente – di un format semplice che prevede due sessioni di libere, una qualifica, un warmup (incredibile, vero?) ed una gara pure di lunghezza notevole che permette lo svilupparsi di varie strategie. Sembra tutto molto immediato, tuttavia evidentemente su altri lidi ben più rinomati amano complicarsi la vita andando alla caccia di altro.

Confronti facili vista la vicinanza temporale con altre gare disputate questo weekend, ma è meglio tornare a quanto successo in Alabama. Che sarebbe stata una sfida molto strategica fra due e tre soste era prevedibile, ma alla fine due protagonisti sono emersi, uno per ciascuna delle parti. Una caution poco prima di metà gara ha rimesso Romain Grosjean e Scott McLaughlin vicini, poi la differenza l’hanno fatta la gestione sfalsata delle gomme, quella del push to pass ed infine la freddezza nei momenti decisivi. E su questo ha avuto nettamente la meglio il neozelandese del Team Penske che ha conquistato la quarta vittoria in IndyCar.

La cronaca della gara

Dopo le qualifiche del sabato con una pole position notevole di Romain Grosjean, la pioggia notturna e la gara della Indy NXT, al momento del main event sulla pista dell’Alabama ci sono 19 °C e la pista a 36 °C e che si sta scaldando ulteriormente malgrado il forte vento.

La prima fila composta da Grosjean e Palou opta per le gomme dure, mentre alle loro spalle gran parte dei piloti (le eccezioni sono McLaughlin, Newgarden, Lundgaard, Rossi e Power) optano per quelle morbide. Queste decisioni possono essere un segnale prematuro della strategia scelta dai vari muretti se optare per le due soste (quindi con passaggi ai box teorici ai giri 30 e 60 sui 90 totali e tanto fuel saving) oppure per le tre, con stint dunque da 22-23 giri, ogni metro tirato a ritmo di qualifica e con la speranza di non trovare tanto traffico al rientro in pista.

Alla bandiera verde Grosjean scatta subito benissimo al punto che si porta sulla sua destra completamente davanti a Palou per approcciare al meglio la prima curva. Che la partenza di Alex non sia stata esaltante lo dimostra l’attacco di O’Ward all’esterno di curva2 che permette al pilota McLaren di passare al secondo posto. Il messicano di slancio tenta addirittura il sorpasso a Grosjean al tornantino, ma è all’esterno, finisce leggermente lungo e questo apre di nuovo la porta a Palou che alla chicane ha la traiettoria migliore e torna secondo.

Dietro il gruppo scorre via senza problemi tranne per un caso: in curva2, lottando per la settima posizione, Rosenqvist si tocca leggermente con Newgarden mentre è all’interno del pilota Penske, perde il controllo e finisce in testacoda evitato per fortuna da tutti. Altri sorpassi da notare sono quello di Dixon su McLaughlin per il quarto posto e quello dello stesso Newgarden su Lundgaard per il sesto.

I primi giri sono molto combattuti: mentre O’Ward non riesce a tenere il ritmo dei primi due e si stacca di circa 1″ dalla vetta, uno dei più veloci si dimostra Colton Herta che, partito soltanto 14°, dopo il primo giro è 12° e al secondo passaggio supera anche Will Power.

Al terzo giro c’è forse l’unico vero attacco di Palou su Grosjean ed avviene ovviamente al tornantino, ma in accelerazione il francese ha la traiettoria migliore e si difende; O’Ward non ne approfitta. Prosegue ancora la rimonta di Herta che entra nella top10 scavalcando Kirkwood mentre Rossi fa lo stesso con Lundgaard per portarsi all’ottavo posto seguito, al giro successivo, dallo stesso Herta.

In vetta c’è molto elastico con Palou che si avvicina e allontana dal leader mentre O’Ward guida il trenino di Dixon, McLaughlin, Newgarden, VeeKay, Rossi, Herta e Lundgaard che si placa dopo circa cinque giri in attesa di valutare le strategie. Il movimento dunque sembra spostarsi in coda, con Rosenqvist che cerca una rimonta (e per sua fortuna ha gomme morbide), mentre Daly scivola all’ultimo posto dietro ad Harvey.

Dopo il decimo giro si ricomincia ad attaccare: Dixon inizia ad usare il push to pass per tornare sotto a O’Ward che nel frattempo è scivolato a 2″ da Grosjean ma che vede ancora vicino Palou. Poi però si apre il libro delle strategie.

Ad aprire le danze, non notato, è dopo 11 giri Malukas che era poco fuori dalla top15, a seguirlo poco dopo al giro 12 sono Ferrucci e Pedersen, al 13 iniziano i big con Newgarden (che monta gomme morbide), Robb e Rosenqvist, al giro 14 è la volta di Rossi e Daly, al 15 di McLaughlin e Power. Tutti questi, ovviamente, si mettono sulle tre soste e nessun altro seguirà la loro tattica. Da notare, inoltre, l’all in del Team Penske che non diversifica le strategie.

Davanti, dunque, rimangono i piloti su due soste: al giro 15 Grosjean precede Palou di 0.9″, O’Ward resiste a 1.6″ e tiene a bada Dixon (+2.3″) che probabilmente vuole rifarsi dell’incidente di Long Beach, più staccati e ad oltre 5″ VeeKay, Herta, Lundgaard (l’unico nella top12 con gomme dure), Kirkwood, Ericsson e Pagenaud.

Mentre al comando si gestisce la seconda metà di stint, con Romain che sembra sfruttare meglio le gomme morbide guadagnando centesimi su centesimi su Palou, si guarda anche a chi ha pittato per vedere la loro resa nel traffico. Newgarden è quello che ha avuto la sosta migliore e precede di un paio di secondi McLaughlin mentre più staccati ci sono Rossi, Power e Rosenqvist.

È proprio Josef quello che si sta divincolando meglio nel traffico dato che scavalca nell’ordine Harvey, Castroneves, Armstrong, Canapino, Rahal ed Ilott con il solo compagno di squadra McLaughlin a seguirlo mentre Rossi e Power soffrono di più e perdono da loro circa 5″.

Il passaggio del giro 20 è quello che fa capire chi ha gestito meglio le gomme. Il primo a crollare è Herta che viene scavalcato facilmente da Lundgaard al tornante; il danese non si ferma qui e approfitta anche del crollo di VeeKay sia per portarsi al quinto posto, sia per guadagnare decimi sul leader. Il crollo di Colton e Rinus è notevole al punto che scivolano in fondo alla top10 passati da Kirkwood, Ericsson (al pelo il sorpasso di Marcus su Herta) e Pagenaud. Il tracollo del pilota Andretti è talmente notevole che viene raggiunto da Newgarden.

Ad Herta chiedono comunque di provare ad arrivare al fatidico giro 30, ma Colton alza bandiera bianca addirittura al 26°. A seguirlo, a sorpresa forse, sono Lundgaard al 28° con VeeKay, al 29° invece la pit lane è piena con O’Ward, Dixon, Kirkwood, Pagenaud ed Armstrong, in perfetta tabella di marcia invece Grosjean, Palou (finito a 2.4″) ed Ericsson che si fermano ad un terzo di gara esatto.

Grosjean monta gomme dure e aumenta il suo margine su Palou che non ha una sosta perfetta e viene superato da O’Ward in uscita dai box, molto bene invece Lundgaard che con gomme calde passa di slancio Dixon all’ultima curva mentre Scott cercava un varco su Palou. La nuova classifica però è decisamente diversa da come ce la si aspettava.

L’efficacia di Newgarden e McLaughlin nel traffico è stata impressionante e Josef guida con 1.8″ su Scott, Rossi è a 5″, Power a 6.9″ (questi quattro gli unici di testa su gomme morbide), Rosenqvist al 9.7″, Grosjean addirittura a 16.1″ seguito da un buon Malukas (+16.8″), O’Ward (+19.4″), Palou (+20.5″), Lundgaard (+20.9″, anch’egli sulle rosse), Dixon (+21.5″) e Kirkwood (+26.1″).

A pista libera i quattro di testa sembrano scappare via mentre Grosjean non riesce a sfruttare le gomme dure, al punto che Malukas, a parità di mescola ma con meno carburante dato che è su tre soste, poco più tardi riesce a superarlo portandosi al sesto posto.

In vetta però sta cambiando il vento. Newgarden sembra poter imporre il suo ritmo come in precedenza nel traffico, ma attorno al giro 35 inizia a cedere. Si pensa che siano le gomme e invece ha danneggiato la sospensione, non si capisce se nel contatto al primo giro con Rosenqvist oppure nella rimonta. McLaughlin così lo riprende e lo sorpassa prima del misto dell’ultimo settore al giro 37, giro al termine del quale Josef decide di andare ai box a montare gomme morbide rodate.

La gara svolta pochi istanti più tardi con l’unica caution della giornata: Robb si ferma a bordo pista a causa di un problema meccanico al giro 38. Istantaneamente tutti coloro che erano su tre soste si tuffano ai box per forzare la mano alla direzione gara e rallentare l’esposizione della bandiera gialla. McLaughlin (che aveva come riferimento 20″ su Malukas e 22″ su Grosjean), Rossi, Power, Rosenqvist, lo stesso Malukas ma anche Ferrucci, Daly, Ilott e Rahal pittano e poi arriva la caution.

È una caution che sicuramente favorisce la strategia più aggressiva perché arrivata più nella loro scansione della corsa mentre ora Grosjean e gli altri non possono sfruttare la pista libera. La classifica alla ripartenza (l’unico a fermarsi dietro la pace car è Canapino) vede dunque Romain di nuovo al comando davanti però ad una situazione intrecciata dato che precede McLaughlin, O’Ward, Palou, Lundgaard, Dixon, Newgarden, Rossi, Power, Kirkwood, Rosenqvist ed Ericsson con Herta 14°, VeeKay 16° e Malukas 17°.

Alla ripartenza del giro 43, dunque a poco da metà gara, Grosjean impone subito la fila indiana e gli unici movimenti di rilievo sono quelli dei piloti che hanno appena cambiato gomme e dunque Lundgaard, Newgarden e Rosenqvist scavalcano rispettivamente Palou, Rossi e Kirkwood. Pure McLaughlin ci prova su Grosjean, ma Romain si difende al tornantino.

Mentre Newgarden passa pure Dixon e Power fa lo stesso con Rossi, nasce in vetta una fuga a due con O’Ward che vede Grosjean e McLaughlin allontanarsi inesorabilmente. Col passare dei giri si scoprirà il perché: Pato è in fuel saving estremo e lo sarà praticamente fino alla bandiera a scacchi al punto che praticamente non toccherà più il push to pass. In coda, invece, Rahal allarga su Daly in uscita dal tornantino e lo manda nell’erba mentre anche Castroneves finisce fuori pista ma in curva1.

I piloti più in forma sembrano essere Grosjean e Lundgaard che firmano il proprio giro più veloce, tuttavia Romain non riesce a scrollarsi di dosso McLaughlin e Christian non passa O’Ward che dopo appena sette giri dalla ripartenza è già a 5.6″ dalla vetta.

Con il passare dei giri Grosjean si conferma il migliore nella gestione complessiva dello stint e allunga pian piano di qualche decimo su Scott fino ad avere circa 1.3-1.5″ di vantaggio. Ormai è chiaro che per la vittoria sarà una questione fra loro due dato che O’Ward è scivolato ad oltre 8″. Al giro 60, perfettamente in tabella di marcia, Grosjean va ai box seguito da O’Ward e Lundgaard.

McLaughlin decide invece di proseguire con l’overcut, ma dal muretto optano per non esagerare e quindi la #3 si ferma ai box tre giri dopo la sosta di Grosjean dopo che poco prima lo avevano fatto anche Palou, Dixon, Newgarden (sempre più in difficoltà) ed Ericsson mentre Rossi prosegue fino al giro 65 e la coppia Power-Rosenqvist addirittura fino al 66.

L’attenzione però è tutta sull’uscita dei box al giro 63: McLaughlin ha sfruttato al meglio quei tre giri su gomme morbide ed esce davanti a Grosjean di circa 1″, Romain però ha gomme calde e può attaccare. Al tornantino è ancora troppo lontano, in accelerazione usa il push to pass, ma alla chicane è sulla traiettoria sfavorevole. McLaughlin, tuttavia, in uscita va un po’ largo e concede un’altra chance al francese. Grosjean non riesce a sfruttarla, però non demorde e passa di forza all’ultima curva prendendosi la rivincita di quanto successo a Long Beach.

Il fatto sorprendente però avviene dietro di loro: Power ha gestito ancora meglio le gomme e nel suo overcut di sei giri è riuscito a balzare dall’ottavo al terzo posto, seppur a 10.5″ dalla vetta, davanti a O’Ward, Palou, Lundgaard, Dixon, Rossi, Rosenqvist ed Ericsson.

La gara si spezza dunque in tre parti: davanti Grosjean e McLaughlin a lottare per la vittoria, nel mezzo Power che inizia un forcing clamoroso e poi O’Ward ancora in fuel saving che si tiene dietro il gruppo che non riuscirà però mai ad attaccarlo tranne, forse, una volta Palou.

Il problema di Grosjean, però, è uno ed è bello grande: nella lotta con il neozelandese ha esaurito completamente il push to pass mentre Scott ha ancora 29″ da giocarsi negli ultimi 20 giri. E così McLaughlin si rifà sotto, un primo attacco non va a buon fine, il secondo al giro 72 è un regalo di Grosjean che va lungo al tornante, apre la porta alla #3 che completa il sorpasso in accelerazione usando 8″ di push to pass lasciandone altri 13 da gestire per il finale.

Romain accusa il colpo e nei giri successivi scivola a 1.5-1.7″ di ritardo. Grosjean deve anche preoccuparsi della rimonta forsennata di Power che ad ogni giro guadagna decimi su decimi, ma Will finirà le gomme sul più bello.

Nei giri finali non succede molto, McLaughlin mette 2″ su Grosjean senza usare nemmeno il push to pass, Power recupera come detto ma si ferma sul muro d’aria sporca a 0.7″ dalla #28, O’Ward deve gestire la benzina e perde decimi su decimi ad ogni giro.

McLaughlin vince così la quarta gara in IndyCar con 1.7″ di margine su Grosjean, 3.2″ su Power (che all’ultimo giro ha alzato bandiera bianca senza attaccare), O’Ward quarto ma ad addirittura 20.5″ poi rimanendo a secco nel giro di rientro, Palou (+20.9″), Lundgaard (+23.5″, anche lui fermo senza benzina dopo la bandiera a scacchi), Dixon (+24.2″), Rossi (+25.0″), Rosenqvist (+25.5″ dopo un’ottima rimonta in seguito all’incidente iniziale) ed Ericsson (+26.0″).

Da notare le ottime gare di Armstrong e Kirkwood appena fuori dalla top10 così come Ilott, 13° con una rimonta nello stint finale, male invece Herta, Newgarden e VeeKay rispettivamente 14°, 15° e 16° dopo le difficoltà con gomme e sospensione. Sicuramente di più avrebbe meritato Malukas, 19° dopo essere stato insieme ai big nelle fasi iniziali seppur su una strategia sfalsata ma potenzialmente buona. Gara pulita e molto bella con una sola caution che ha provato l’unico ritiro, quello appunto di Robb.

Come detto in apertura, basta poco per creare una corsa emozionante, ma in molti ai piani alti di un’altra categoria di monoposto faticano a capirlo e i risultati sono evidenti.

I risultati odierni

La classifica della “Children’s of Alabama Indy Grand Prix”

La classifica generale

Dopo quattro gare, malgrado il decimo posto odierno, Marcus Ericsson rimane al comando della classifica generale con 130 punti, appena tre in più di Pato O’Ward e nove di Alex Palou. Molto vicini anche Scott McLaughlin, a -11 dopo aver guadagnato ben cinque posizioni, e Romain Grosjean a -15. Leggermente più staccati Newgarden (-25), Power (-26), Dixon (-32), Kirkwood (-38) ed Herta che chiude la top10 a -45.

I prossimi appuntamenti

Si apre oggi il mese di maggio che per la NTT IndyCar Series è sinonimo di Indianapolis. I motori si riaccenderanno venerdì 12 maggio per le prove libere che precederanno la gara di sabato 13 sullo stradale di Indy. Dopo due giorni di break, da martedì 16 inizierà la grande rincorsa verso le qualifiche (20-21 maggio) e poi la Indy 500 del 28 maggio.


Immagine: Media IndyCar

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