Indycar | Gateway 250s 2020: La cronaca e le classifiche di gara-2

IndyCar
Tempo di lettura: 7 minuti
di Andrea Gardenal
31 Agosto 2020 - 15:57
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A seguire il racconto di gara-2 della Bommarito Automotive Group Race 250s, nona prova del campionato 2020 della NTT IndyCar Series, conclusasi con il secondo successo stagionale di Josef Newgarden.

La cronaca

Nelle operazioni di pulitura della pista prima della gara, uno dei mezzi di soccorso riversa sull’asfalto del liquido posticipando l’inizio della procedura di partenza: il gruppo delle monoposto segue la IndyCar per sei giri, anche se già al termine del quarto viene dato ufficialmente il via alla gara; ciò significa che, quando viene sventolata la bandiera verde, le monoposto stanno di fatto terminando il secondo giro.

Al momento di iniziare effettivamente le ostilità, Takuma Sato mantiene la prima posizione davanti a Newgarden, Power, O’Ward e Dixon, che alla partenza ha scavalcato Harvey.

Chi vive il momento più difficile è, ancora una volta, Simon Pagenaud, stretto nella morsa di Ericsson e Herta in Curva 1-2; il francese alza il piede e nel successivo allungo verso Curva 3-4 perde ulteriori posizioni, tanto da tagliare il traguardo del terzo giro al 15° posto dopo essere partito ottavo. Ottime invece le partenze di Ferrucci e VeeKay, capaci di recuperare 6 posizioni ciascuno rispetto alla griglia.

Proprio Ferrucci è protagonista, assieme ad Hunter-Reay, di uno dei rari momenti di lotta di questa gara: al sesto giro il pilota del team Andretti attacca e supera all’esterno di Curva 1-2 Ferrucci, che a sua volta gli restituisce il favore nella successiva Curve 3-4, sempre all’esterno, mantenendo così la decima posizione.

Il gruppo si allunga leggermente, ma torna a ricompattarsi con rapidità non appena Sato arriva alle spalle di Ed Carpenter, il primo doppiato della gara. Ancora una volta il pacchetto aerodinamico ostacola tremendamente non solo i sorpassi, ma anche i semplici doppiaggi nei confronti di piloti più lenti di 7/8 decimi al giro.

La prima parte di gara diventa quindi una lunga attesa del primo giro di pit stop: l’unico che riesce a smuovere un po’ la situazione è Will Power, che dopo un paio di tornate di studio scavalca Newgarden nel corso del Giro 36.

I primi a fermarsi per il rifornimento, rispettivamente al 41° e 42° giro, sono Rinus VeeKay e Ryan Hunter-Reay.

Tra i piloti di testa, la prima sosta arriva al 46° giro da parte di Pato O’Ward, che si trovava in quarta posizione; una tornata dopo si fermano Newgarden e Dixon, seguiti dopo un ulteriore passaggio da Will Power.

A situazione stabilizzata, O’Ward passa virtualmente a condurre la gara tallonato da Power e VeeKay, risalito fino al terzo posto grazie alla sosta anticipata; Newgarden è quarto davanti a Dixon.

Sato, al contrario, allunga al massimo il suo primo stint di gara, nella speranza che una caution gli permetta di effettuare la sosta e ripartire davanti ai suoi diretti avversari; questi ultimi infatti, con la sosta, hanno accumulato tutti un giro di ritardo dal leader.

La bandiera gialla non arriva e Sato deve fermarsi al termine del 59° giro; quando torna in pista, il giapponese è scivolato in ottava posizione tra le due monoposto del team Ganassi di Rosenqvist ed Ericsson.

Il secondo stint di gara è una fotocopia del primo: O’Ward è al comando davanti a Power, VeeKay e Newgarden, ma neanche lui ha il ritmo necessario per vincere la resistenza del doppiato che gli sta davanti, in questo caso Tony Kanaan.

Le posizioni non cambiano fino al Giro 95, quando VeeKay ancora una volta anticipa tutti e si ferma ai box; un giro dopo si ferma anche O’Ward, mentre Dixon e Power aspettano il Giro 98 per rientrare.

Questa volta restare più a lungo in pista paga: Kanaan si ferma ai box un giro dopo di O’Ward e così Power ha un paio di giri per tirare al massimo e spremere tutto dalle sue gomme; l’ottimo lavoro dei suoi meccanici fa il resto e, al momento di tornare in pista, l’australiano occupa la prima posizione.

Una strategia simile viene seguita anche da Newgarden, che al Giro 101 fa registrare il suo giro più veloce della gara e al Giro 102 imbocca la corsia dei box; il campione in carica trae a sua volta un vantaggio dalla strategia e, al momento di tornare in pista, è virtualmente terzo davanti a VeeKay.

Tra i piloti di testa, gli ultimi a fermarsi ai box sono Takuma Sato (Giro 109) e Colton Herta (Giro 113), rispettivamente ottavo e sesto nel corso del secondo stint di gara.

Quando tutti hanno effettuato la seconda sosta, Power è al comando della gara davanti a O’Ward, Newgarden, VeeKay e Herta. Cambia il leader, ma non cambia la storia della gara: pur essendo più veloce, Power non riesce ad avvicinarsi a sufficienza ad Oliver Askew per superarlo, così alle spalle del campione Indy Lights 2019 si forma un gruppetto di cinque piloti.

Una situazione simile si verifica alle loro spalle con Sato, Dixon, Daly, Rosenqvist ed Ericsson che sono bloccati dal doppiato Zach Veach.

Al Giro 129 si ferma ai box Ericsson, ma la sua non è una sosta di routine: la sua crew deve sostituire l’ala posteriore della monoposto #8 e, al momento di tornare in pista, lo svedese ha accumulato ben 10 giri di svantaggio sui primi. La gara, nel frattempo, prosegue senza intoppi e senza caution a spezzare il ritmo.

L’ultimo round di pit stop inizia al Giro 142, quando si ferma ai box Jack Harvey, ma per vedere le soste dei primi bisogna aspettare quasi 10 tornate: al Giro 151 rientrano contemporaneamente ai box O’Ward, Newgarden e VeeKay, che si trovavano in seconda, terza e quarta posizione. Il lavoro dei meccanici della Arrow McLaren SP è buono, ma quello del Team Penske è eccezionale e, al momento di togliere il limitatore di velocità, Newgarden è di mezza macchina davanti a O’Ward.

Il messicano prova disperatamente a rimanere affiancato alla monoposto #1, ma al momento di rientrare in pista Newgarden passa e, nonostante un ulteriore attacco di O’Ward all’esterno di Curva 3-4, il pilota del Tennessee tiene la posizione.

Power torna ai box nel giro successivo, ma questa volta la scelta di rimanere fuori un giro in più non paga: nonostante la lotta tra Newgarden e O’Ward in uscita dai box, l’australiano torna in pista alle spalle di entrambi. L’ultimo a fermarsi ai box, al Giro 156, è Colton Herta, che rispetto alla classifica dello stint precedente guadagna una posizione ai danni di Rinus VeeKay.

A soste ultimate, Newgarden è il nuovo leader della gara davanti a O’Ward, Power, Herta e VeeKay; con l’ultima sosta Dixon ha guadagnato la sesta posizione scavalcando Sato, ora settimo; Daly, Rosenqvist e Ferrucci completano la Top-10.

Al Giro 164 avviene l’ultimo avvicendamento nelle posizioni di testa: Herta arriva largo in Curva 1-2 e finisce sullo sporco, favorendo il ricongiungimento di VeeKay alle sue spalle; l’olandese si affianca all’esterno e chiude la traiettoria in Curva 3-4, guadagnando la quarta posizione.

La macchina #88 si scompone ulteriormente e finisce sullo sporco in Curva 3-4 arrivando vicinissima alle barriere, ma Herta riesce a controllarla grazie ad un paio di controsterzi; la manovra di Herta permette anche a Scott Dixon di avvicinarlo e di superarlo con facilità, prendendosi la quinta piazza.

Davanti, nel frattempo, continua l’inseguimento a tre fra Newgarden, O’Ward e Power: il messicano riesce a spingersi fino a tre decimi di distacco dalla monoposto #1, non abbastanza per provare un vero e proprio attacco.

La gara termina di fatto al Giro 197 quando Sato tocca le barriere esterne in Curva 1-2: la pista è in buone condizioni e il pilota giapponese riesce a proseguire, sia pur a rilento, ma la Direzione Gara decide di esporre la bandiera gialla che mette fine alla nona gara stagionale.

Sotto la bandiera a scacchi passa per primo Josef Newgarden, che vince la sua seconda gara stagionale davanti a O’Ward, Power, VeeKay e Dixon, che mantiene comunque un significativo margine di vantaggio in campionato. Sesto si classifica Herta davanti a Rosenqvist e a un ottimo Conor Daly. Sato riesce ad arrivare al traguardo in nona posizione precedendo Santino Ferrucci.

Le classifiche

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Immagine di copertina da IndyCar Media/James Black

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