Una serie di caution finali ricompatta il gruppo. O’Ward – partito 16° – sorpassa cinque vetture, incluso il leader Newgarden a tre giri dal traguardo ed è il nuovo leader del campionato
Sull’isola di Belle Isle a Detroit, fra marmotte, scoiattoli ed oche, alla fine a prevalere è una papera: Pato O’Ward si prende la vittoria in Gara 2 al termine di una rimonta esaltante, iniziata dal 16° posto in griglia di partenza dopo un errore in qualifica, si è conclusa con un successo grazie ad una caution provocata dal testacoda di Jimmie Johnson a 17 giri dalla fine, ma soprattutto con cinque incredibili sorpassi ai danni di Dixon, Rahal, Palou, Herta ed infine Newgarden, il quale è uscito beffato dalla strategia, unico dei big a seguirla, e dalle gomme morbide ormai consumate.
La rimonta esaltante di O’Ward, oltre al tuffo nella fontana dopo aver dedicato il successo al compagno di squadra Felix Rosenqvist (vittima del brutto incidente in Gara 1) ed al recentemente scomparso Mansour Ojjeh, gli vale anche il primo posto in campionato, dato che il mancato sorpasso di Palou a Newgarden vale il +1 del messicano sullo spagnolo. Ed ora per O’Ward i sogni diventano sempre più in grandi in vista dell’autunno, e non si parla ovviamente del test in F1 promessogli da Zak Brown, bensì il titolo IndyCar.
La gara
Già prima del via si nota qualcosa di strano: sui 25 piloti ben in 22 scelgono le gomme alternate (dalla mescola più morbida), quelle meno performanti in una gara come quella di Detroit per liberarsene subito; i tre che decidono di partire con gli pneumatici primary sono James Hinchcliffe (14°), Will Power (20°) e soprattutto il poleman Josef Newgarden, il quale dunque dovrà fare la gara perfetta per non soccombere a tutti i rivali. Inoltre a Detroit fa caldo (26 °C nell’aria, 37 l’asfalto) e questo rischia di condizionare i consumi degli pneumatici.
Tutte le vetture sono in griglia, anche se Santino Ferrucci ha rischiato di mancare il via: la vettura, un muletto assettato in origine per gli ovali, viene preparata in tempo, tuttavia una perdita di benzina rischia di mandare tutto all’aria quando ormai la riparazione sembrava terminata. Nel frattempo arriva la notizia che Felix Rosenqvist è stato dimesso dall’ospedale e questo rincuora molti, anche il compagno di squadra Pato O’Ward che parte solo 16°.
Alla bandiera verde Newgarden scatta bene, mentre poco dietro di lui Rossi va 3-wide all’interno di curva1, Dixon all’esterno probabilmente non si accorge di questo e curva come se avesse solo Grosjean alla sua destra, invece il francese finisce nel mezzo del panino e riesce a frenare in tempo prima di subire danni notevoli; a rimetterci così è solo Rossi che ha l’ala anteriore ammaccata sul lato sinistro, mentre Dixon si rende protagonista di un salvataggio clamoroso.
La caution però non arriva da questo incidente, bensì poco più avanti in curva3, dove in coda al gruppo Bourdais salta troppo sul cordolo interno, deve rallentare, Hinchcliffe frena bruscamente per non tamponarlo, cosa che invece fa Chilton sulla ruota posteriore destra del canadese. L’inglese poi alla curva successiva, probabilmente con lo sterzo fuori uso, finisce nelle gomme ed a questo punto l’intervento della pace car è inevitabile.
Questa caution immediata fa già saltare parzialmente i piani di Newgarden, dato che così in molti (Veekay, Harvey, Askew, Sato, Grosjean, Bourdais, Ericsson e Chilton che è doppiato) possono andare ai box a sbarazzarsi delle gomme morbide e proseguire la gara solo sulle dure. La ripartenza al giro 5 dei 70 in programma vede dunque Newgarden ancora al comando su Herta, Palou, Rossi, Rahal, Jones, Dixon, Daly, Ferrucci e Pagenaud, il quale però alla prima curva viene fulminato da O’Ward (sarà solo il primo della lista) che entra così nella top10.
In coda il compito di chi si è fermato ai box è più difficile del previsto, infatti un contatto fra Sato e Grosjean manda ancora più indietro il francese, mentre poco più avanti Johnson sorpassa Kellett e si mette alla guida del trenino che ha un passo decisamente più lento. Chi viaggia come un treno è invece Newgarden, il quale deve costruirsi da solo la gara: in un giro guadagna 2″ ad Herta, che invece deve gestire le gomme morbide fino al giro 18 o 19.
Josef vola, al giro 8 ha 3″ di margine su Herta, poi diventano 4″ al giro 9, 5″ al giro 10 (mentre Daly effettua una sosta fuori sequenza quando è ottavo), in sintesi il pilota del Team Penske guadagna 1″ al giro su tutti gli inseguitori; solo Palou resta vicino a Colton, Rahal alle loro spalle è da solo dato che Rossi con l’alettone danneggiato ha un pronunciato sottosterzo.
Nel trenino creato da Alexander ci sono i primi veri sorpassi nella top10: al giro 12 Dixon scavalca Jones portandosi al sesto posto aprendo così la fase difficile di Ed, dato che in poche tornate finisce anche dietro a Ferrucci e O’Ward. Se Jones non è riuscito a passare Rossi in sette giri, Dixon ce ne mette appena due e in un giro il campione in carica guadagna addirittura 2.3″ (2.8″ il gap totale sul giro) sul pilota di Andretti portandosi dietro anche Ferrucci.
Il primo brivido arriva al giro 16: sul rettilineo opposto VeeKay attacca all’interno Ericsson, tuttavia Rinus sbaglia le coordinate e stringe il vincitore di Gara 1 a muro; Marcus finisce leggermente lungo, mentre l’olandese rimedia una foratura e probabilmente per questo i commissari sono clementi e non gli assegnano una ulteriore penalità per blocking.
Alla fine dello stesso giro Hunter-Reay e Rossi sono i primi big, dopo Daly, ad andare ai box e per Alexander il pit stop è lungo perché si rende necessaria la sostituzione dell’ala anteriore. Newgarden intanto continua col suo ritmo ed al giro 18 raggiunge il suo vantaggio massimo: 13.5″ su Herta, 15.0″ su Palou, 15.9″ su Rahal, 21.0″ su Dixon, 27.5″ su Ferrucci, 28.1″ su O’Ward, oltre 30″ su Pagenaud e Power, nono dopo la sosta di Jones, e oltre 35″ su McLaughlin che chiude la top10.
Dopo questo momento, Herta comincia a rosicchiare qualcosa a Newgarden, tuttavia il recupero più consistente arriverà poco più tardi. Al giro 19 si ferma Pagenaud e con lui, molto più indietro, Kellett, il quale però riparte con una ruota mal fissata perdendo il bullone all’uscita delle pit lane. Per fortuna il canadese ha la freddezza di fermarsi subito, tuttavia potrebbe causare ugualmente una caution. E questo pericolo fa saltare, forse definitivamente, la strategia di Newgarden, il quale non può proseguire ancora per numerosi giri con le gomme dure e deve tuffarsi in pit lane con Herta e Palou prima di una caution che alla fine nemmeno arriverà perché la pit crew riesce a trainare Dalton di nuovo in pit lane.
All’uscita dai box, al giro 21 Newgarden è ancora al comando con 7.2″ su Power, non ancora fermatosi, 13.3″ su Herta, seguono Sato, Palou, Ericsson, Rahal, Harvey, Daly, Dixon, O’Ward e Ferrucci, col messicano che ha scavalcato nel giro di soste Santino; tutti hanno gomme dure, qualcuno da inizio gara (come Power, Sato, Ericsson e Harvey), altri invece dopo il pit stop.
La strategia ora si è ribaltata: Newgarden deve gestire le gomme per prolungare lo stint successivo su gomme dure per accorciare l’ultimo sulle morbide, Herta invece può attaccare e inizia il suo recupero. La prima botta Colton la dà subito ed il suo ritardo al giro 25 scende a 10″ e rimane tale nelle dieci tornate successive.
Nel frattempo è terminato anche lo stint di Power (che torna in pista al sesto posto davanti a O’Ward, tuttavia Pato lo passa mezzo giro dopo approfittando delle gomme fredde dell’australiano), Sato, Ericsson ed Harvey. Grosjean vorrebbe approfittare della debolezza di Jack in uscita dai box, tuttavia l’attacco arriva nel posto peggiore, non in fondo al rettilineo opposto bensì nella curva di ingresso. Grosjean colpisce Harvey, sfortunato come sempre, il quale non si aspettava decisamente un tentativo di sorpasso in quel punto. L’inglese rimedia una foratura, il francese una penalità.
A metà gara Newgarden ha 9.2″ su Herta, 15.2″ su Palou, 18.3″ su Rahal, 28.5″ su Dixon, 32.3″ su O’Ward, 40.2″ su Power, 43.2″ su Ferrucci, 45″ su Hunter-Reay e 46.7″ su Pagenaud che chiude la top10. Poi Herta piazza il secondo affondo: al giro 38 è a 8.4″ da Josef, al giro 41 a 7.8″, al giro 45, quando si ferma insieme a Palou, Rahal, Dixon e O’Ward, a meno di 5″. Si fermano ai box anche VeeKay, protagonista di un bel traverso a gomme finite, Hunter-Reay, Pagenaud, McLaughlin, Jones e Rossi, con Alexander che non riesce a passare Ed che prima aveva fatto da tappo a lui, Hinchcliffe e Daly.
Newgarden si ferma alla tornata numero 46, dunque solo una dopo Herta, e quando esce dai box ha solo 3.7″ sul giovane figlio d’arte; ora Josef ha dovuto montare le gomme rosse già usate in qualifica per segnare la straordinaria pole e dovrà tenerle per gli ultimi 24 giri. Nel primo giro Herta gli guadagna sette decimi e già si capisce il probabile esito della gara.
Dietro di loro c’è ancora Power, che come in precedenza è l’ultimo a fermarsi, Palou dunque è virtualmente terzo, ma a 12.5″. Più indietro da notare c’è il sorpasso notevole di VeeKay su McLaughlin alla curva della fontana ed il contatto fra Ferrucci e Pagenaud, con l’americano che stringe il francese fra curva3 e 4 e viene penalizzato di una posizione.
Come prevedibile, sulle gomme morbide in questo momento ci sono solo Newgarden, Dixon e Hinchcliffe, tuttavia l’attenzione è tutta sul leader, il quale viene raggiunto da Herta al giro 52, dopo aver recuperato dunque 3″ in sei giri. Tuttavia, Colton manca l’attacco di slancio, anche perché Josef ha gestito il Push to Pass, e subito dopo tutto viene congelato dalla caution provocata da Johnson che finisce in testacoda in curva1 poco davanti ai leader.
Siamo al giro 53 di 70 e la pace car annulla sì i 0.3″ fra Newgarden ed Herta, ma soprattutto i 9.5″ di ritardo di Palou, i 12.0″ di Rahal, i 23.9″ di Dixon, i 29.3″ di O’Ward ed i 34.7″ di Power che era da poco uscito dai box. In pochi vanno in pit lane (VeeKay, Jones, Johnson ed i doppiati Grosjean, McLaughlin ed Harvey), in quanto con 18 vetture ancora a pieni giri è fondamentale mantenere la track position.
Si riparte a 12 giri dalla fine e Newgarden scatta alla grande, allungando su Herta; dietro di loro O’Ward fulmina in curva1 Dixon ed entra nella top5. La competizione dura mezzo giro, poi arriva un’altra caution: Grosjean si è fermato in mezzo alla pista con un problema meccanico (pochi giri prima anche Askew si era ritirato precauzionalmente per qualcosa di non specificato). Il francese esce dalla vettura che ha i freni in fiamme e istintivamente si rivolge ad un commissario che gli porge un estintore, tuttavia quando torna alla vettura è giù arrivato il mezzo della sicurezza che gli toglie l’impegno.
Nessuno va di nuovo ai box e dunque si riparte a sette giri dalla fine, Newgarden ha 10″ di Push to Pass in più di Herta e anche in questo caso li sfrutta al meglio nello scatto iniziale. A regalare spettacolo, tuttavia, è ancora Pato O’Ward, il quale si ripete in curva1, stavolta su Rahal, e poi non si ferma, scavalcando Palou all’esterno di curva3; lo spagnolo accusa il colpo e parte una fuga a tre.
Ai -6 Herta più che pensare a Newgarden deve guardare negli specchietti: Pato non passa in curva1, né in curva3, ce la fa invece in fondo al rettilineo opposto portandosi in seconda posizione. Questa lotta regala 1″ di margine per Josef ai -5, tuttavia il messicano in mezzo giro è già sotto al leader che ai -4 ha appena 0.23″ di vantaggio.
Le gomme di Newgarden ormai sono distrutte e lo si vede tutto nel traverso di Josef nella curva di ingresso al rettilineo opposto, un errore fatale quello del pilota del Tennessee che è costretto a cedere la leadership al messicano di McLaren non senza lottare e fra i due c’è anche un piccolo contatto.
O’Ward vola via subito, in quello stesso mezzo giro guadagna 2.1″ su Newgarden che si ritrova dietro non Herta, bensì Palou che approfittato di un passaggio a vuoto di Colton. La resistenza di Josef negli ultimi giri è stoica e la resistenza su Palou è anche un ulteriore regalo ad O’Ward dato che così Pato si prende anche la testa del campionato.
O’Ward vince la seconda gara stagionale addirittura con 6.7″ su Newgarden, 6.9″ su Palou, 7.0″ su Herta, 7.6″ su Rahal, 8.4″ su Power, 8.8″ su Dixon, 9.0″ su Pagenaud, 9.5″ su Ericsson e 10.6″ su Ferrucci; il trenino infinito dietro a Josef si completa con Hunter-Reay e Sato. Più staccati Rossi, Hinchcliffe, Daly, Bourdais, Jones e Veekay; doppiati Harvey, McLaughlin, e Johnson, attardati Chilton e Keeltt, ritirati Grosjean e Askew.
Il doppio podio di Pato a Detroit, come detto, gli vale anche il primo posto in campionato, seppur con un solo punto di margine su Palou, Dixon è terzo a 36 lunghezze, Newgarden risale al quarto posto a -51.
La classifica completa di Gara 2 a Detroit:
Immagine di copertina da IndyCar Media / Chris Owens
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