Paura e prime volte a Detroit. Marcus Ericsson vince la prima gara in Indycar dopo l’incredibile incidente del connazionale al giro 24.
La prima gara a Detroit ha regalato emozioni e incertezza per tre ore. Dalle leadership incontrastate di O’Ward, Power e Dixon, all’incidente pauroso di Rosenqvist, fino alla vittoria inaspettata di Marcus Ericsson. Il pilota di Chip Ganassi, oltre a ottenere il suo primo successo in IndyCar, e oltretutto il primo trionfo dalla Feature Race del Nürburgring in GP2 nel 2013, è anche il settimo vincitore diverso nelle prime sette gare. Essendo inoltre anche della settima nazionalità diversa, questo crea un nuovo record per la IndyCar.
LA GARA
Al via partono bene i piloti delle prime due file che riescono a conservare le proprie posizioni di partenza, con O’Ward capace di mantenere Rossi e Grosjean alle sue spalle e quindi la leadership della gara. Dietro di loro, invece, Newgarden ha perso due posizioni a vantaggio di Herta e Power, mentre anche Pagenaud e Dixon sono riusciti a fare passi avanti rispetto alla loro piazzola di partenza.
Il circuito di Detroit oggi ha portato i piloti partiti con gomme option (quelle più morbide, ndr) a rientrare sin dal secondo giro. I primi ad aprire le danze sono stati Veekay, McLaughlin, Harvey e Ryan Hunter-Reay. In totale tra il secondo e il quinto giro sono stati ben nove i piloti a passare dalle gomme option alle primary, portando così Will Power, Ed Jones e Takuma Sato nelle prime tre posizioni.
Al quinto giro però il primo colpo di scena vede Josef Newgarden toccare il muro nel tentativo di difendere la posizione su Colton Herta, dopo la sosta ai box di entrambi. Il pilota Penske è stato costretto a tornare ai box dopo aver addirittura perso lo pneumatico posteriore sinistro.
Con le coperture più dure a rendere meglio rispetto a quelle morbide, Scott Dixon, partito con le gomme con banda nera, si è portato davanti al gruppo nel corso del 12° giro passando Will Power rimasto secondo. Nel mentre Alexander Rossi ha iniziato la sua rimonta da centro gruppo, dopo la sosta effettuata pochi giri prima. A differenza dello statunitense, Pato O’Ward ha fatto più fatica a recuperare le posizioni perdute, ritrovandosi così nel traffico di centro gruppo, con il rivale di Andretti in fuga.
Diversi piloti sono arrivati al ventesimo giro senza effettuare alcuna sosta, mentre c’è stato chi come Grosjean, McLaughlin e Veekay hanno effettuato la seconda in così poche tornate.
Ma il vero punto di svolta della gara è stato al 24° giro, quando un pauroso incidente ha visto coinvolto Felix Rosenqvist. Il pilota svedese di Arrow McLaren SP, nello scalare due marce, si è ritrovato passeggero di una vettura impazzita. La sua Dallara ha infatti accelerato a tavoletta a circa 50 metri dal punto di corda spedendolo contro le barriere. Il pilota è rimasto cosciente e non ha mai perso la sensibilità agli arti. Il suo soccorso e la sostituzione delle barriere danneggiate ha portato alla sospensione della gara per ben 80 minuti.
Nel momento della sospensione Scott Dixon comandava il gruppo davanti a James Hinchcliffe e Santino Ferrucci (tutti e tre senza pit, ndr), quindi Alexander Rossi rimontato fino al quarto posto e Rahal, anche lui senza pit, a chiudere la top-5.
Alla ripartenza tutti i piloti che ancora non avevano effettuato la sosta, insieme a diversi altri, sono rientrati ai box prima della bandiera verde data all’inizio del 32 giro.
A quel punto il nuovo leader è stato Will Power davanti a Marcus Ericsson e Takuma Sato. Da questo momento in poi è iniziata una cavalcata quasi vincente per il pilota australiano. L’alfiere del Team Penske è infatti più volte riuscito a contenere gli attacchi dello svedese, salvo poi mettere circa un secondo di gap tra sé e l’avversario per il resto della gara.
Dopo il giro di soste precedentemente citato, Dixon e Rossi stavano riuscendo a risalire la classifica, insieme a Grosjean che, invece, ha avuto difficolta durante il secondo stint. Una volta conquistato il sesto posto, però, il francese ha dovuto fare i conti con una foratura che lo ha portato in fondo alla classifica.
Il nuovo giro di cambi gomme è avvenuto circa dieci giri più tardi con Harvey, Herta, Palou, Dixon e Hinchcliffe rientrati tutti al 43° giro. In seguito all’ultimo pit stop non si sono più visti tanti avvicendamenti in classifica, ad eccezione di uno strepitoso Takuma Sato che stava pian piano risalendo, arrivando nelle posizioni per il podio.
A rimescolare nuovamente le carte ci ha pensato Romain Grosjean, finito a muro a cinque giri dalla fine e causando così la seconda bandiera rossa della gara. Non solo la neutralizzazione ha riavvicinato tutti i piloti, ma alla ripartenza, data dopo 10 minuti, Will Power è stato costretto a lasciare la propria leadership a Marcus Ericsson.
Un problema alla centralina ha impedito ai meccanici del Team Penske di riuscire a rimettere in moto la Dallara dell’australiano, costretto a scivolare in fondo al gruppo.
La bandiera verde è stata esposta con solo tre giri da completare e la lotta alle spalle di Ericsson è stata accesissima. Veekay ha subito bruciato Sato per il secondo posto, mentre Pagenaud si è fatto largo risalendo verso il sesto, salvo poi scivolare alle spalle di diversi avversari.
Alla fine Marcus Ericsson ha tagliato per primo il traguardo, davanti a Rinus Veekay e Pato O’Ward. Takuma Sato ha chiuso al quarto posto davanti al suo compagno di squadra Graham Rahal. Sesto posto per Santino Ferrucci e quindi Alexander Rossi che, nonostante il buon passo, si è dovuto accontentare della settima piazza. Amarezza anche per Dixon solo ottavo, davanti a Ed Jones e a Josef Newgarden che, dopo essere finito sotto di un giro, chiude la top ten.
Immagine di copertina: IndyCar Media Site / Chris Owens
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