Indycar | Big Machine GP 2021: La cronaca e le classifiche

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Andrea Gardenal
15 Agosto 2021 - 09:40
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A seguire la cronaca e le classifiche del Big Machine GP 2021 vinto da Will Power davanti a Romain Grosjean e a Colton Herta

La cronaca

La griglia di partenza dopo le qualifiche di venerdì vede Pato O’Ward e Will Power in prima fila seguiti da Romain Grosjean e dal rookie Christian Lundgaard in seconda; terza fila per Colton Herta e Alex Palou. La quasi totalità dei piloti si schiera con gomme dure, ma nelle prime file fanno eccezione O’Ward e Lundgaard che prendono il via con le morbide.

Nonostante qualche timore dato dalla presenza di ben 28 macchine al via, alla prima variante fila tutto liscio. Dopo le prime concitate curve, Herta passa Lundgaard alla staccata di Curva 7 per prendersi la quarta posizione.

I primi giri portano ad un po’ di confusione, in particolare a centro gruppo, con sorpassi e controsorpassi; l’unico pilota che riesce a guadagnare qualche posizione è Graham Rahal, che nei primi sei passaggi risale dalla 14esima all’11esima posizione.

Al Giro 10 Richard Clay Enerson alza il piede a causa di un problema meccanico e rientra lentamente ai box: il Top Gun Racing prova a rimandare in pista il suo pilota in due occasioni, ma il guasto è irreparabile ed Enerson è costretto a fermarsi.

Nel frattempo, Scott Dixon inaugura la sequenza di pit stop mentre in testa alla gara O’Ward ha 3 secondi di vantaggio su Power, 5 su Grosjean, 6 su Herta, 7 e mezzo su Lundgaard e 10 su Harvey.

Al termine del Giro 11 Chilton prova ad attaccare Newgarden in Curva 12, ma la manovra è decisamente troppo ottimistica ed entrambi finiscono sull’erba perdendo qualche secondo. Un giro dopo si ferma ai box Rossi, primo tra i piloti nella Top-10 a rientrare per il rifornimento.

Al Giro 13 si fermano Power, Herta e Harvey che passano su gomme morbide; stessa scelta per Grosjean, che si ferma alla tornata successiva e che al rientro in pista si ritrova alle spalle di Herta.

La sosta del leader O’Ward arriva al Giro 16, insieme a quella di Palou. O’Ward mette le gomme dure e al rientro in pista mantiene d’un soffio la posizione su Power. L’australiano, tuttavia, ha gomme più morbide e già in temperatura e non fatica a prendersi la leadership (virtuale) della gara al termine del Giro 17.

Al Giro 18 si ferma Lundgaard, che rispetto ai giri precedenti perde diverse posizioni a favore di Rossi, Harvey e Palou; due giri dopo, il danese viene passato anche da Rahal.

Al Giro 21 Daly attacca Pagenaud (che era appena uscito dai box) in curva 7, ma tira troppo la staccata e finisce sull’erba spiattellando le gomme; il pilota del Team Carpenter perde una sola posizione a vantaggio di Lundgaard, da lui superato in precedenza durante la fase dei pit stop.

In testa alla gara, O’Ward fatica moltissimo sulle gomme dure e al Giro 22 Herta lo passa all’ingresso di Curva 1; tre giri dopo anche Grosjean opera la stessa manovra e si riporta in terza posizione.

A posizioni stabilizzate, dopo 25 giri la classifica vede Power saldamente al comando con 4 secondi su Herta, 5 su Grosjean, 6 su O’Ward e 9 su Rossi, tallonato da Harvey e Palou; Rahal, Pagenaud e Lundgaard completano la Top-10 mentre Dixon e Newgarden sono in 18esima e 20esima posizione.

Nei giri successivi la lotta principale è quella per la quinta posizione che coinvolge Rossi, Harvey e Palou: l’inglese è più veloce dell’americano, ma non ha mai il guizzo necessario per passarlo.

Palou rompe gli indugi: tra il Giro 34 e il Giro 35 supera prima Harvey e poi Rossi, portandosi in quinta posizione. In questo momento, lo spagnolo ha 5 secondi di ritardo su O’Ward e 20 sul leader della gara Power.

Rossi è in evidente difficoltà con la gestione delle sue gomme morbide e in poche curve viene passato anche da Rahal e Rossi, prima che decida di fermarsi ai box al termine del Giro 36.

Tutto è pronto per il secondo giro di soste: al Giro 37 si fermano Power e Grosjean, al 38 Herta e Palou e al 39 O’Ward, ma le posizioni al loro rientro in pista non cambiano: dopo 45 giri Power ha 8 secondi di vantaggio su Herta, 10 su Grosjean e 15 su O’Ward, tallonato da Palou; seguono poi Harvey a 17,5 secondi e Rossi a 19, con quest’ultimo che ha perso una posizione nei confronti del pilota inglese durante le soste.

In testa alla gara i distacchi iniziano gradualmente a ridursi: O’Ward e Palou recuperano su Grosjean tanto da portare il loro ritardo nei confronti del francese a circa due secondi e mezzo. Anche in testa alla gara il gap si assottiglia: il doppiato Hinchcliffe ostacola (in modo perfettamente legale) il ritmo gara di Power, permettendo al suo compagno di squadra Colton Herta di rifarsi sotto.

Dietro a loro prosegue la lotta tra Rossi e Harvey, con l’inglese che stavolta è costretto a correre sulla difensiva a causa di gomme soft usate poco performanti. Al Giro 58 il californiano conquista la sesta posizione e due giri dopo il pilota del Meyer-Shank Racing si ferma per la sua ultima sosta.

Come accaduto in precedenza, anche al termine di questo stint O’Ward incontra delle difficoltà con il consumo dei suoi pneumatici: al Giro 61 il messicano viene passato prima da Palou e poi da Rossi.

Al termine di quello stesso giro la maggior parte dei piloti si ferma per l’ultima sosta: rientrano ai box Power, Grosjean, Palou e O’Ward, mentre alla tornata successiva tocca a Herta e Rossi fermarsi.

L’ultima sosta non modifica l’ordine dei piloti in pista, ma la classifica è decisamente più compatta: Power è in testa con 2 secondi di vantaggio su Herta, 3 su Grosjean, 5 su Palou, 8 su Rossi e 12 su O’Ward; anche dopo l’ultima sosta, il (quasi) doppiato Hinchcliffe è sempre davanti a Power.

Al Giro 68 arriva il primo vero grande colpo di sena della gara: il motore Honda della vettura di Palou si rompe tra le curve 3 e 4 e il pilota spagnolo è costretto a parcheggiare nel rettilineo opposto a quello dei box. La sua fermata, oltre ad avere delle enormi implicazioni sul campionato, provoca anche il primo ingresso in pista della pace car.

Si riparte all’inizio del Giro 72: Power parte molto bene e tiene la prima posizione, mentre Herta si fa sorprendere da Grosjean alla staccata di Curva 1; il francese si prende così la seconda posizione e si mette alla caccia di Power, anche se non ha più Push-to-Pass a disposizione.

Più indietro, Pagenaud paga cara la ripartenza a gruppo compatto con gomme dure poco performanti e in poche curve scivola dalla settima alla dodicesima posizione.

Al Giro 73 sorpasso e contro-sorpasso tra O’Ward e Rossi: il messicano si prende la quarta posizione nella staccata in fondo al rettilineo dei box, ma il pilota del team Andretti non ci sta, compie un attacco a sorpresa all’interno di Curva 4 e si riporta ai piedi del podio.

Al Giro 77 VeeKay viene tamponato da McLaughlin all’ingresso di Curva 7, va in testacoda e fa spegnere il motore: ancora una volta entra in pista la pace car.

Si riparte all’inizio del Giro 80 con Power in testa davanti a Grosjean, Herta, Rossi, O’Ward, Harvey, Rahal, Sato, Newgarden ed Ericsson; alla bandiera verde le posizioni non cambiano.

All’inizio del penultimo giro Newgarden attacca in modo molto deciso Sato all’ingresso di Curva 1: i due si toccano, il giapponese è costretto ad allargare e viene sfilato anche da Ericsson, che sale così al nono posto. È l’ultimo brivido della gara.

Dopo 85 giri, Will Power taglia per primo il traguardo del Big Machine Grand Prix precedendo Romain Grosjean e Colton Herta. Quarto posto per Rossi davanti a O’Ward, Harvey, Rahal, Newgarden, Ericsson e Sato. Lundgaard chiude la sua prima gara in IndyCar al dodicesimo posto, Dixon è solo 17°.

Le classifiche

Classifica finale
Classifica del campionato

Immagine di copertina da IndyCar Media/James Black

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