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IndyCar | Analizzando l’unità ibrida: come Honda e Chevrolet hanno collaborato per l’avanzamento tecnologico

di Alyoska Costantino
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Pubblicato il 2 Luglio 2024 - 18:50
Tempo di lettura: 3 minuti
IndyCar | Analizzando l’unità ibrida: come Honda e Chevrolet hanno collaborato per l’avanzamento tecnologico

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Tramite due video pubblicati su YouTube, la IndyCar ci presenta la grande novità che verrà introdotta da Mid-Ohio.


Tra meno di una settimana la IndyCar tornerà in azione per la Honda Indy 200 di Lexington a Mid-Ohio, tappa che non solo darà seguito alla lotta iridata tra Will Power, Scott Dixon ed Álex Palou ma che vedrà anche il fatidico ed atteso debutto delle unità ibride.

Nella giornata di ieri la IndyCar, tramite il proprio canale ufficiale YouTube, ha pubblicato un paio di video con la quale ha illustrato alla massa il processo di creazione delle suddette unità e di quali vantaggi procureranno.

Nel primo video, James Hinchcliffe ci presenta la struttura delle suddette componenti ibride e di come “nessuno abbia mai lavorato sull’ibrido così nelle corse”. Le unità, sviluppate in coppia da Honda e Chevrolet-Ilmor, sfrutteranno i supercondensatori montati sulla parte superiore di esse per poter accumulare e sviluppare energia in tempi ristrettissimi, nonché limitando il più possibile la componente peso (da sempre il tallone d’Achille delle vetture elettriche o ibride).

L’obiettivo, come enunciato da Hinchcliffe, era quello di creare sì l’unità ibrida in grado di lavorare con gli attuali motori V6 biturbo e con l’attuale telaio Dallara usato dai team IndyCar, ma anche di renderlo estremamente compatto.

Quella in foto è, appunto, la componente ibrida che verrà aggiunta al propulsore. Nella parte inferiore c’è ciò che deve lavorare in sincronia coi supercondensatori, ovvero l’MGU (Motor Generator Unit). Il suo compito, oltre quello di trasmettere alle ruote l’energia accumulata nell’ESS (Energy Storage System, appunto i condensatori), è quello anche di raccogliere la suddetta nelle fasi di frenata, “immagazzinandola” poi nell’ESS in modo che venga sfruttata successivamente.

L’azione di rigenerazione (comunemente detta “regen”) potrà essere compiuta sia automaticamente che manualmente dal pilota, tramite un bottone o un levetta (come avviene in Formula E). Tutto questo viene amalgamato dal software prodotto in collaborazione tra Honda, Chevrolet e McLaren, coi due motoristi che hanno dovuto collaborare per la salute del campionato e per la crescita del progetto.

L’unità ibrida, in accoppiata col sistema Push-to-Pass già esistente, darà un boost di potenza pari o addirittura superiore ai 120 cavalli. Inoltre, essa permetterà ai piloti di riaccendere il motore in caso di stop, anziché dover aspettare l’intervento dell’IndyCar Safety Team.

Il secondo video vede Dave Furst insieme a Rob Buckner, Program Manager della Chevrolet, e a Kelvin Fu, vicepresidente di Honda Racing Corporation U.S.A. Il video racconta la collaborazione dei due colossi motoristici, con Honda che si è occupata della fornitura dei supercondensatori e Chevrolet che ha lavorato sull’MGU.

Si può poi discutere di come, all’inizio di un regolamento tecnico, i due marchi rivali si mettano a collaborare per sviluppare una nuova componente anziché farlo autonomamente, ma per la visione di crescita globale della IndyCar come campionato ciò è stato essenziale, per far sì che esso potesse fare un passo avanti del genere.

Fonte immagine: indycar.com

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