IndyCar | 500 Miglia di Indianapolis 2023: Josef Newgarden batte Ericsson in uno sprint di un giro e vince per la prima volta la Indy500!

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
28 Maggio 2023 - 23:45
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Finale tormentato da ben tre bandiere rosse, l’ultima che strozza l’urlo in gola a Marcus Ericsson. Alla ripartenza Newgarden passa lo svedese in vista di curva3 e poi si difende strenuamente fin sul traguardo. Paura per una ruota volata fuori pista, per fortuna atterra nel parcheggio senza feriti


Prima la grande paura, poi la grande gioia, con il tutto che avviene non in pista ma al di fuori della stessa. Partendo dalle note finali, Josef Newgarden fa quello che nessuno aveva fatto nella storia: in molti si erano fermati arrampicandosi sulle reti, lui ha deciso di festeggiare la sua prima Indianapolis 500 con i tifosi, fra i tifosi. Per fortuna, per quello che si può definire un miracolo, invece la ruota posteriore sinistra di Kyle Kirkwood, staccatasi dopo l’incidente con Rosenqvist e volata oltre le reti, non è finita nella tribuna di curva2 ma è finita in un varco fra due spalti, atterrando nel parcheggio retrostante provocando solo danni alle autovetture senza feriti.

Non c’è stato un vero momento decisivo per la vittoria di Newgarden, la 19esima per il Team Penske nella 500 Miglia, la prima per Roger da quando è proprietario di pista e campionato nonché la 100esima per lo sponsor Shell-Pennzoil con la scuderia del Capitano, dato che Josef è scattato solamente al 17° posto dopo un’altra qualifica non esaltante per la sua squadra in vista della Indy500. La sua rimonta è stata progressiva e costante, arrivando nelle prime posizioni attorno a metà gara e sfruttando poi ogni caution per superare gli ultimi piloti mancanti. Alla fine per lui solo cinque giri in testa.

La corsa è stata relativamente tranquilla, scandita in principio da appena due caution in momenti cruciali, la prima poco prima di metà gara (giro 92) per il rookie Sting Ray Robb finito a muro in curva1 e la seconda a tre quarti per il contatto di Romain Grosjean contro le barriere in curva2. Entrambe le caution hanno regolarizzato le possibili diverse strategie che si stavano delineando.

A rompere il ritmo nel finale, invece, tre caution con annesse bandiere rosse negli ultimi 17 giri. La prima è la più paurosa. Rosenqvist, per stare dietro proprio a Newgarden, finisce largo e tocca il muro in curva1 e poi viene centrato mentre sta andando sull’apron da Kirkwood. L’impatto è devastante e la ruota posteriore della #27 si stacca volando a velocità notevole oltre le reti infilandosi per fortuna nel varco fra le tribune di curva2. Dopo minuti di terrore per fortuna arriva la buona notizia che gli unici danni provocati sono materiali e nessuno è rimasto ferito.

La seconda bandiera rossa alla ripartenza dei -8 ha tolto di scena un possibile favorito. Pato O’Ward, infatti, dopo essere stato scavalcato da Newgarden ed Ericsson ha provato il contrattacco sullo svedese in curva3, ma il tentativo non è andato a buon fine e il pilota Arrow McLaren ha concluso la sua gara insieme a Pagenaud (centrato da McLaughlin) e Canapino, finiti con lui nel parapiglia.

L’ultima rossa è decisamente la più controversa e farà discutere a lungo. Nella ripartenza dei -4, prima ancora di tagliare il traguardo, un contatto fra Andretti, Rahal, Carpenter e Lundgaard ha provocato l’esposizione della bandiera gialla. Gara finita e nelle mani di Ericsson? Tutt’altro: la direzione gara espone la bandiera rossa mandando tutte le auto ancora in gara verso uno sprint di un solo giro, esattamente come nel già controverso finale del 1997.

In questa occasione Ericsson è stato molto intelligente ed ha accelerato subito su un gruppo appena ricompattato ed ha provato la fuga. Marcus non ci è riuscito del tutto, ma ha così selezionato il plotone dei possibili avversari al solo Newgarden. Il pilota del Team Penske ha preso la scia della #8 in uscita di curva2 e già a due terzi del rettilineo opposto aveva completato il sorpasso.

A regalare una nuova chance al pilota del Chip Ganassi Racing ci ha pensato lo stesso Josef che è finito appena largo in curva3 permettendo ad Ericsson di rifarsi sotto in curva4 e con la scia a favore. Il weaving estremo della #2, fin quasi al muretto interno all’ingresso della pit lane, ha permesso a Newgarden di difendersi e conquistare la sua prima Indianapolis 500 al 12° tentativo con un margine di soli 0.0974″ su un Marcus Ericsson decisamente contrariato dalla decisione della direzione gara.

Terzo sul traguardo uno dei grandi protagonisti della gara, ovvero Santino Ferrucci, il quale ha fatto sognare a lungo AJ Foyt (in pista malgrado tutti gli acciacchi ed i problemi della vita) con la sua consueta audacia e aggressività ancora una volta senza errori ad Indianapolis (quinta top10 in cinque apparizioni), ma che nel finale ha pagato la caution immediata alla ripartenza dei -4 quando stava attaccando e poi il poco tempo a disposizione nello sprint.

Quarto incredibilmente Alex Palou. Lo spagnolo di Ganassi partito dalla pole position ha rischiato di terminare la sua 500 Miglia in netto anticipo alla caution di metà gara quando Rinus VeeKay, accelerando in uscita dal suo stallo dopo la sosta, ha perso il controllo della vettura stringendo la #10 contro il muro rovinandogli però solo il muso. La rimonta di Palou è arrivata senza grandi manovre, ma indubbiamente Alex ha ringraziato le caution che gli si sono presentate lungo il percorso, combattendo per una posizione ai piani alti malgrado una vettura sicuramente non più perfetta.

Quinto Alexander Rossi, il migliore delle Arrow McLaren all’arrivo. Zak Brown, presente al muretto ad Indy e non a Monaco, sicuramente mastica amaro perché O’Ward e Rosenqvist avevano dominato la fase centrale della corsa mentre Rossi era sì vicino a loro, ma un passo più indietro e quindi le pedine su cui puntare, prima degli incidenti, sembravano essere il messicano e lo svedese. Indubbiamente però la prestazione di Rossi, vincitore qui nel 2016, è una di quelle che gli regala fiducia per il futuro.

Scott Dixon col sesto posto ha messo in pratica un’altra delle sue prestazioni consistenti. Negli ultimi anni non è stato fortunato ad Indianapolis e anche quest’anno tutto sembrava perso nelle primissime fasi quando aveva dovuto pittare in anticipo di quasi 10 giri rispetto ai leader per una vibrazione insostenibile alla posteriore destra. Finito poco fuori dalla top20, Dixon ha recuperato nel finale senza però entrare nella lotta per la vittoria.

Ottima prestazione anche per Takuma Sato, settimo e sempre ai margini della top10 senza mai venire inquadrato molto. Per il giapponese l’attimo buono è sembrato quello fra prima e la seconda bandiera rossa quando si è trovato sulla stessa strategia di O’Ward (poi leader effettivo della gara dopo l’ultimo giro di soste) e pure davanti al messicano dopo la ripartenza. Poi una incomprensibile sosta anticipata rispetto al messicano lo ha lasciato nel limbo.

Bene anche altri due piloti inquadrati poco. Conor Daly ha disputato quasi certamente la gara migliore degli ultimi anni con una vettura, a suo dire, ben equilibrata ma con poca velocità di punta. Per il pilota di casa una botta di positività a lungo cercata persino in NASCAR. Dietro di lui Colton Herta, nell’ombra praticamente fino a due terzi di gara e poi quando era arrivato ai piani alti è stato frenato da un contatto in pit lane con il compagno di squadra Grosjean, con Colton che ripartiva e Romain che frenava per entrare nello stallo. Un drive through giusto ha rimandato Herta indietro fino alla rimonta finale.

In chiusura di top10 un altro protagonista della gara, quel Rinus VeeKay rimasto in lotta per la vittoria per i primi 100 giri (numerosissimi i lead change fra l’olandese e Palou fino alla prima caution) fino al contatto con lo stesso Alex in pit lane. Dopo la penalità subita Rinus non è stato più lo stesso e la decima posizione è stata più frutto dei guai altrui nel finale.

Soltanto altri sette i piloti che hanno concluso a pieni giri. 11° ha terminato un Ryan Hunter-Reay andato quasi certamente anche oltre le sue aspettative, a seguire poi Ilott (fortunato con la strategia a metà gara e poi in difesa), DeFrancesco, McLaughlin (mai protagonista tranne nel tamponamento di Pagenaud), Castroneves, Kanaan (spettacolare il suo sorpasso sull’erba in un 3-wide sul rettilineo opposto) ed un Marco Andretti che ha sofferto tanto il sovrasterzo.

Doppiato di un giro e 18° Jack Harvey che ha patito il mese terribile del RLL Racing ma che ha portato la macchina al traguardo davanti a Lundgaard (-2 dopo l’incidente alla ripartenza a quattro giri dalla fine), Carpenter (-3), Pedersen (-4) e Graham Rahal (-5), il quale ha iniziato la 500 Miglia con due giri di ritardo a causa di un problema alla batteria.

Praticamente 11 i piloti ritirati malgrado le poche caution. Power ha concluso 23° e in pista dopo aver baciato il muro in curva2 ma con cinque giri di ritardo dopo le riparazioni, nel garage invece nell’ordine O’Ward, Pagenaud, Canapino, Rosenqvist, Kirkwood, Malukas, Grosjean, Robb ed infine Enerson (trasmissione rotta) e Katherine Legge, protagonista suo malgrado di una pericolosa perdita di controllo in pit lane con bacio al muro annesso ma meccanici illesi. Tutti i piloti, malgrado la severità degli incidenti, sono usciti indenni senza necessità di controlli ulteriori dopo il passaggio al centro medico.

Questa la classifica finale della 107esima Indianapolis 500:


Immagine: IndyCar Media

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