In ricordo di Ivano Beggio: il mondiale 1992 di Gramigni

Storia
Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
14 Marzo 2018 - 09:52
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La scomparsa di Ivano Beggio, l’uomo che ha portato l’Aprilia al successo e ha saputo incarnare durante la sua esistenza l’essenza e lo spirito di un marchio che è entrato nella storia delle corse, mi ha portato subito indietro con i ricordi al 1992, l’anno del primo titolo mondiale della storia della squadra di Noale.

Il progetto della 125cc, nata dalla mano geniale di Jan Witteveen, si rivela da subito vincente con Alessandro Gramigni che conquista la vittoria al terzo GP della stagione in Malesia. Un successo frutto di un lavoro che iniziava a progredire sempre di più, grazie anche alla gestione del team di Carlo Pernat. Le vittorie, però, a volte “nascondono” storie incredibili che anche uno sceneggiatore di Hollywood non riuscirebbe a scrivere così bene.

Prima della gara di casa al Mugello, Gramigni viene investito in sella alla sua moto da una macchina fratturandosi tibia e perone della gamba sinistra con anche seri problemi alla caviglia. Una vera e propria disdetta per il pilota e per l’Aprilia, che dopo il responso dei medici pensano di abbandonare i sogni iridati. Non è dello stesso parere il dottor Costa che decide, in accordo con Gramigni stesso e Carlo Pernat, di operare immediatamente la frattura per tentare di mettere in sella il pilota italiano per la gara di casa.

Una vera e propria “follia” che gli stessi protagonisti a distanza di anni riconoscono per i rischi e il pericolo di andare a correre in condizioni così critiche. Al “rientro” Gramigni è 11° e da quel momento inizia la sua cavalcata verso un clamoroso titolo. Nonostante le stampelle e l’aiuto dei meccanici nello scendere e nel salire dalla sua 125, il numero 39 comincia a portare a casa una serie di risultati “utili” che culminano con il ritorno al successo sul circuito dell’Hungaroring.

È la 125 dei Gresini, dei Gianola, dei Raudies, della truppa “giappo” capitanata da Ueda e del recentemente scomparso Waldmann. Una classe che ha al suo interno una qualità immensa e lancia talenti veri e propri, che nel corso degli anni diventeranno campioni del mondo in altre categorie. Il mondiale arriva in Sudafrica in una gara non “banale”, come del resto tutta quella stagione dell’Aprilia.

A mezz’ora dalla partenza la moto di Gramigni non ne vuole sapere di accendersi. Nel caos più totale Rossano Brazzi, capotecnico della squadra ufficiale che corre in 250, decide di mandare i suoi uomini in aiuto del team gestito da Carlo Pernat. In 20 minuti la moto viene riparata e riaccesa. Grazie a questo grande lavoro di squadra, l’Aprilia e Gramigni diventano campioni del mondo per la prima volta nella loro storia. Da quel successo la squadra di Noale e il suo patron, Ivano Beggio, non si sono più fermati. 19 mondiali piloti, 19 mondiali costruttori e 7 titoli nella SBK hanno di fatto permesso all’Aprilia di entrare nella storia delle grandi Case.

Tanti piloti sono stati lanciati nel grande circus del Motomondiale dall’Aprilia sotto la gestione di Beggio. Da Max Biaggi a Valentino Rossi, tanto per citarne due che valgono come 100. Se l’Aprilia continua ad essere un marchio di grande prestigio e fama in tante categorie del motorsport a due ruote (500 prima e MotoGP adesso) lo deve ad Ivano Beggio, che ha di fatto messo la sua vita a disposizione di un sogno diventato realtà.

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