P300.it ha intervistato Giacomo Altoè, pilota di DragonSpeed in IMSA, durante il secondo ACI Racing Weekend al Mugello
da Scarperia e San Piero – Giacomo Altoè è uno dei piloti GT più promettenti della sua generazione. Il ventiquattrenne di Adria, che ha legato il suo nome a Ferrari da diversi anni, sta, difatti, ottenendo grandi risultati con le vetture del Cavallino in IMSA, a cui partecipa in classe GTD Pro con DragonSpeed. In questa intervista esclusiva, svolta durante il secondo ACI Racing Weekend al Mugello, il veneto ha raccontato il suo percorso e non solo.
Partiamo dagli inizi. Hai corso in kart, anche se per poco tempo, e subito dopo sei saltato a bordo di una Formula 4. Com’è stato il tuo approccio con una categoria che per molti è il primo passo oggi giorno?
“Devo dire che il vero motivo per cui ho fatto la Formula 4 è perché è l’unico l’unico campionato che potevi fare quando avevi quindici anni. Penso sia ancora così. Aiuta tantissimo come primo step, perché anticipi di un anno qualsiasi categoria, dato che puoi già imparare le piste. Non lo sapevo prima, me ne sono accorto durante la stagione e dopo nel tempo: è una macchina che ti forma tantissimo perché impari veramente le basi della guida. Non hai troppa potenza, quindi quella poca che hai la devi sfruttare bene. Penso sia un’auto veramente formativa. L’anno in cui ci sono stato io (2016, n.d.r.) il livello era altissimo. A Misano mi ricordo che abbiamo fatto le manche ad eliminazione, un po’ come nei kart. Quindi ho veramente imparato tantissimo da lì, tant’è che ho pensato di fare un secondo anno, ma poi, per varie decisioni e motivi, abbiamo cambiato strada.“
Infatti l’anno successivo sei andato nel TCR. Anche se ora magari è vista come una scelta atipica, ai tempi l’hai ritenuta valida. Come mai? Com’è stato divdersi tra molti campionati nello stesso anno?
“Ti dirò, è stato bellissimo, perché di base la mia aspirazione non è mai stata andare avanti nel mondo formula, ma subito passare nel GT o nel Turismo, quindi, in generale, nelle ruote coperte. Quindi già competere a 16 anni in un campionato mondiale, senza passare per i campionati nazionali, è stato importantissimo, ma veramente difficile. Questo perché l’asticella era rappresentata dai migliori: c’erano Comini, fortissimo, Tarquini e potrei continuare. Questi piloti qui che per me erano idoli. Ho imparato veramente tantissimo da loro, c’era molto da lavorare per crescere, cosa che mi è servita tanto. Poi, ovviamente, era una categoria completamente diversa, quindi bisognava riadattarsi nonostante non ci fosse tempo per fare tanti test. Andavo alle gare e bisognava subito arrivare al passo giusto. Lo ripeto, è stata anche lì una grandissima esperienza.“
Cosa ti ha allontanato dalla categoria TCR? Penseresti mai di tornarci?
“Mi hanno allontanato, tra virgolette, le scarse opportunità di diventare professionista. Ovviamente, il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare un pilota professionista, e lì non ho visto il coinvolgimento al 100% dei costruttori, o comunque di team ufficiali che potessero darmi un futuro in quella categoria. Il WTCC, inoltre, era giunto al suo ultimo anno di attività, quindi era un po’ una categoria strana e non si capiva bene che direzione stava prendendo. Da lì, io ho avuto un’opportunità in GT, che è sempre stato il mio obiettivo, il mio sogno. Quindi ho preso quella strada, che ritengo quella giusta perché dopo un anno sono diventato professionista.”
Nel 2019 hai fatto il tuo debutto in terra americana, in IMSA, con Ebimotors, alla 24h di Daytona. Ti ricordi com’è stato?
“Era la mia prima volta in America nella vita in generale. Sono arrivato direttamente per la gara, senza test precedenti. Avevo poca esperienza, perché avevo fatto solo un anno di GT. Ero comunque ancora molto giovane, avevo 18 anni, ed è stato bellissimo fra tante cose nuove e tante cose da imparare. Quindi per me era tutto nuovo ovviamente. In questo tipo di occasioni lasci un attimo da parte il lato prestazione pura perché hai tantissime cose che devi controllare e fare. Poi ovviamente in una 24 ore la cosa principale è non fare errori, e quindi mi ero concentrato più su quello fino alle prove libere. Però anche quel weekend lì era andata alla grande, è stato un gran bel pezzo del percorso.”
A proposito dell’America, sappiamo che lì il motorsport è molto diverso da quanto si vede in Europa. Dalla tua prospettiva, quanto è diverso a livello generale e più in specifico, in termini di sicurezza?
“E’ molto diverso sotto tanti punti di vista. Il settore di sicurezza è molto diverso perché è molto meno sicuro: come sono gestite le piste, come sono attrezzate, come sono allestite in generale. E’ molto più old school, che è una parte che piace molto ai piloti, anche per il discorso track limits, che in realtà in America non esistono. E questo è bello, perché i tagli sono sempre una situazione scomoda. Diciamo che sulla sicurezza potrebbero sicuramente migliorare. Però è molto molto bello anche sotto altri punti di vista: l’engagement con i fan, tutte le attività che gli organizzatori creano durante il weekend di gara. Anche come gli spettatori vivono l’evento è completamente diverso, dato che arrivano dal mercoledì e fanno un bivacco. Per loro è una settimana di festa. E’ veramente bello. Comunque, il livello in pista rimane altissimo, nonostante tu te lo viva in modo diverso.”
Parliamo adesso della stagione attuale in IMSA. La stagione sta andando abbastanza bene, no? Gli ultimi due round hai fatto pole position, finendo a podio. Puoi raccontarci com’è andata fino a questo punto, e le aspettative per il finale di stagione?
“La stagione fino a questo punto è stata super positiva. Non avrei potuto immaginare una stagione migliore al momento. Fare tre pole position su quattro qualifiche in GTD Pro, che è di un livello altissimo, è tanta roba. I risultati in gara sono incredibili, perché abbiamo fatto quattro podi di fila. Nell’IMSA sappiamo quanto è complicato essere così costanti, in primis per il discorso strategie, perché ci possono essere situazioni dove anche se la performance c’è, ti va male la strategia e non riesci neanche a riprenderti in gara, ma anche, in secondo luogo, per le piste, che sono molto “old school” e non ti lasciano troppo margine di errore. Una cosa che non ci aiuta è che siamo l’unica Ferrari in GTD Pro, con un team di una sola macchina. Non possiamo quindi avere compagni di squadra che ci aiutano per fare strategie, quindi questo in confronto a Ford, BMW e Chevrolet un po’ si fa sentire. Però fino ad adesso sta andando veramente molto bene, ci stiamo preparando siccome siamo in lotta per il campionato. Io sarò presente solo a Road Atlanta, e punto a fare veramente il meglio possibile. Il team sta lavorando alla grande, quindi direi che tutti ci stiamo impegnando al 100% per raggiungere l’obiettivo finale.”
Prima del cavallino rampante hai avuto un lungo rapporto con Lamborghini. Che reazione hai avuto quando ti è stato comunicato che saresti diventato un pilota Ferrari?
“Devo dire che mentre ero in Lamborghini, a essere onesto, vedevo Ferrari come un semplice brand come tanti altri, come BMW, come Aston Martin, come qualsiasi altro brand, non dando molto peso alla questione. Me ne sono accorto solo quando sono passato a correre con team privati o ufficiali per Ferrari. Mi sono accorto della vicinanza di tutti i fan, di tutti i clienti e dell’importanza di questo brand. Lo dicono sempre, e me ne sono accorto nel tempo, che Ferrari è una grande famiglia, ed è veramente così: è un ambiente incredibile e ti dà veramente una diversa emozione correre per questo brand. Fin quando non l’ho provato, non sapevo esprimerlo ma adesso veramente lo sento. Quindi è veramente bello, sono orgoglioso di questo, è una cosa molto importante per me.”
A proposito di Ferrari, sei qui al round del Mugello del Campionato Italiano GT Endurance. Aspettative per il campionato e per questo round?
“Il Mugello è una delle mie piste preferite in assoluto e sono contentissimo di correre qui questo weekend, non vedo l’ora. Tra poco ci saranno le qualifiche, le prove libere sono andate bene, ci stiamo concentrando sul nostro lavoro. Per noi questa è una gara spot, quindi non puntiamo in realtà a risultati lato campionato. Ovviamente vogliamo ottenere il miglior piazzamento possibile, però è una gara pure per fare esperienza insieme al mio compagno di squadra (Oscar Ryndziewcz, n.d.r.) per progetti futuri, quindi ci concentriamo sul nostro e facciamo il meglio possibile. Vediamo cosa riusciamo a raccogliere.”
Guardando al passato, invece, qual è il momento della tua carriera che ti ha lasciato di più a livello emotivo?
“Ci sono state tantissime gare molto molto importanti per me, ma probabilmente la più importante, quella che mi ha svoltato anche la carriera, è stata la finale delle World Finals Lamborghini a Vallelunga. La domenica, quando abbiamo vinto la gara e le World Finals per un punto di distacco, che è stato quello della pole position, è stato incredibile. Quello è stato il terzo titolo nello stesso anno, perché abbiamo vinto il Campionato Italiano Gran Turismo a livello assoluto, iI Lamborghini Super Trofeo Europa e le World Finals. Quella, secondo me, è stata la goccia che mi ha fatto fare lo step in più, avendo poi iniziato l’anno dopo a lavorare con Lamborghini in maniera ufficiale.”
Ora ti faccio delle domande veloci su alcune tue preferenze. Pista preferita in assoluto?
“Ti direi l’Autodromo del Mugello.”
In America invece, che pista preferisci?
“In America mi piace veramente molto Road America. Le poche volte in cui sono stato lì sono sempre andato molto molto forte, quindi ovviamente quello aiuta (ride).”
Poi, auto preferita tra quelle che hai guidato?
“Probabilmente la Ferrari 296 GT3.”
E invece, tra quelle che non hai ancora guidato, ma che vorresti guidare?
“Decisamente la Ferrari 499P.”
Giungiamo ora all’ultima parte dell’intervista. A proposito del futuro: per il 2026 hai qualche piano già definito? Ti piacerebbe competere di nuovo in IMSA?
“Non ho ancora definito niente. Mi piacerebbe molto avere un’altra chance in IMSA, magari full-time, ma tengo aperta qualsiasi opportunità.”
E dove ti vedi fra 5 anni?
“Non voglio gufarmela (ride). Mi piacerebbe dirti in Hypercar, quello è l’obiettivo assoluto. Avere un programma top in un team ufficiale, in un costruttore sempre in GT rimane comunque l’obiettivo principale.”
Un grazie a Giacomo Altoè per la disponibilità e a Mattia Tremolada per aver concesso l’intervista.
Media: IMSA
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